Capitolo 6
Dopo minuti che sembrano infiniti la lezione giunge al termine e mi sbrigo a raccattare tutte le mie cose dal banco, gettandole alla rinfusa nella borsa per scappare da qui il più presto possibile.
Neanche fossi inseguita da qualcuno...
La verità è che non voglio incrociare nemmeno per sbaglio lo sguardo di Brandon, mi è bastata la scena imbarazzante di poco fa davanti a tutta la classe, tengo lo sguardo fisso a terra facendomi spazio tra i banchi ormai vuoti e scatto per raggiungere la porta.
La mia fuga improvvisata però viene fermata dal richiamo del professore.
«Jackson» ecco ora mi dirà che non sono abbastanza intelligente per studiare qui, oppure che sono una vigliacca a svignarmela così.
Mi volto chiudendo gli occhi e le mani a pugno, pregando mentalmente. Gesù fa che non sia nulla di grave. Apro lentamente le palpebre e mi ritrovo lo sguardo dei due addosso, devo sembrare davvero una scema viste le loro espressioni, ma non ci do peso e mi avvicino incerta.
Il professore fa un cenno al moro di uscire dall'aula e quando mi passa vicino sento il suo profumo di menta stordirmi completamente, tempo fa era così familiare, mentre ora mi sembra soltanto un ricordo lontano e irraggiungibile, devo riuscire ad archiviarlo in un angolo remoto della mia mente.
«Prego signorina, si accomodi pure qui» mi indica la sedia vicino alla cattedra e mi siedo titubante, mi sudano le mani e odio essere così dannatamente nervosa!
Si sistema i suoi buffi occhiali tondi e congiunge le mani davanti a se scrutandomi lentamente in viso e dire che mi sento in soggezione è dire poco.
«Lei conosce il signorino Johnson?» se non fossi davanti a lui sarei probabilmente scoppiata a ridere, il modo nasale con cui pronuncia la frase lo fa sembrare meno severo di quello che è, reprimo un sorriso e cerco di rimanere il più seria possibile.
Annuisco senza ancora capire dove voglia andare a parare e seguo ogni suo singolo movimento compreso il suo continuo sbattere le ciglia concentrato.
«Ho visto che eravate parecchio distratti da quando è entrato» sento le guance andare a fuoco e la mia coscienza mi consiglia di mandare al diavolo il professore e di uscire a mangiarmi un panino, ma la ignoro e rimango seduta ad ascoltare.
«Mi scusi, non succederà più» tento di scusarmi e lui sospira come se non fosse la prima volta che affronta un discorso del genere e mi domando quante altre volte gli sia capitato che un suo aiutante distraesse un'alunna.
«Me lo auguro signorina Jackson, non vorrei che ci fossero... come dire, problemi che possano influenzare l'andamento della classe e soprattutto il suo» annuisco mortificata e quando mi congeda esco dalla classe quasi correndo. Maledetto Brandon! E maledettisima me!
Sento una rabbia montarmi dentro come una furia e mi dirigo a passo spedito verso la caffetteria per affogare le mie frustrazioni in un enorme frullato.
Ne ordino uno alla fragola e lascio i soldi sul banco, mentre prendo posto in un tavolino all'aperto completamente libero. C'è un grosso via vai di persone e per un attimo il fresco della bevanda sembra placare il fuoco che divampa dentro di me dalla precedente conversazione.
Continuo a sorseggiare tranquillamente il mio frullato quando una figura che passa davanti a me attira la mia attenzione.
«Tu!» esclamo balzando in piedi e alcune persone si voltano nella mia direzione, non saprei dire se per il tono che ho utilizzato o per l'intensità del mio movimento che ha quasi ribaltato il fragile tavolino bianco.
Un ragazzo vicino al mio obbiettivo mi guarda con un'espressione interrogativa e puntandosi un dito al petto.
«Io?» alzo gli occhi al cielo e quello fa una faccia ancora più confusa.
«Non tu idiota, quello vicino a te!» lui alza le spalle e se ne va borbottando qualcosa sottovoce che non riesco a capire, non me ne preoccupo e rivolgo la mia totale attenzione al ragazzo voltato verso di me con l'espressione annoiata e indifferente, del tutto diversa a quella di poco fa in classe.
«Parlo con te, sai!» richiamo ancora la sua attenzione e si avvicina cacciandosi una mano in tasca e una tra i capelli spettinandoli.
«Che vuoi?» mi domanda maleducato come pochi e conto fino a dieci mentalmente per evitare di commettere omicidi il primo giorno di università.
«Il professore prima mi ha parlato della nostra distrazione in classe» alla parola distrazione mimo le virgolette per aria e leggo tutta la sua indifferenza negli occhi.
«E con questo?» stringo i pugni a causa del menefreghismo.
«E quindi... questa cosa tra di noi deve finire» ribatto decisa, ma le parole che ho scelto non sono le più giuste e mi accorgo pure io di quanto possa risultare ridicola e la mia teoria viene confermata quando Brandon scoppia a ridere di gusto facendomi sbuffare.
«Spero che ti soffochi!» dopo due minuti buoni finge di asciugarsi le lacrime dagli occhi e torna ad essere serio ed impassibile. Bipolarità portami via.
Cerco di rimanere composta anch'io e riprendo il discorso, stavolta scegliendo le parole giuste. «Intendo dire che da ora in poi dovrà essere come se non ci conoscessimo» le mie parole non sembrano colpirlo minimamente, anzi si limita ad un cenno di assenso nonostante il lampo di luce diverso nei suoi occhi, non faccio in tempo a capire cosa sia che sparisce e torna la solita freddezza.
«Quindi... siamo apposto così?» non so nemmeno io cosa dire, è come se la rabbia di poco fa fosse sparita lasciando spazio ad una strana inquietudine.
«Apposto così.» conferma per poi andarsene senza aggiungere altro, nemmeno un saluto e mi stupisco di me stessa quando mi accorgo di aver sollevato la mano come per fermarlo, la riabbasso all'istante stupendomi del mio stesso gesto.
Davvero stavo per fermarlo? Anche l'avessi fatto, poi cosa gli avrei detto? Scuoto la testa come per liberarmi del turbamento che ho incollato addosso ormai come una seconda pelle e finisco di bere la mia bevanda nel tragitto fino all'aula della prossima lezione.
Mentre cammino penso a quanto la sua presenza non mi renda più nervosa come tempo prima, ma non posso fare a meno di domandarmi come possa una persona cancellarti in questo modo dalla sua vita, come se nulla fosse.
È vero a volte ci sono cose che vorresti soltanto cancellare dalla tua mente, ma non è così semplice e non ci si mette di sicuro così poco tempo, ma per lui sarà veramente come se non fossi mai esistita? Non saprò mai la risposta probabilmente.
Quando termino il delizioso frullato allungo una mano per gettarlo nel cestino, ma nello stesso momento un'altra persona sta per fare il mio stesso gesto e le nostre mani si sfiorano.
«Scusami» borbotto imbarazzata e un profumo fresco arriva alle mie narici costringendomi ad alzare lo sguardo sul ragazzo fermo vicino a me.
È parecchio alto e muscoloso, ma non in modo eccessivo come altri ragazzi che ho visto, è molto più naturale come se il suo fisico fosse legato al lavoro che svolge. Spalle larghe e mascella squadrata, occhi castani grandi e dolci totalmente fuori luogo sul suo viso, zigomi alti e capelli castano scuro spettinati, come se si fosse appena alzato dal letto.
«Nessun problema» sfoggia un sorriso amichevole e ricambio timidamente. Mi fa cenno di gettare per prima il rifiuto e subito dopo ripete il mio gesto gettando una bottiglia d'acqua finita, mi schiarisco la voce imbarazzata e sto per voltarmi per proseguire verso la mia classe, ma i suoi occhi si posano sul libro di letteratura che tengo in mano e si illumina di colpo.
«Shakespeare interessante... sei al primo anno?» annuisco senza proferire parola e mi dondolo sui talloni, ansiosa di terminare la conversazione.
Dopo Brandon non sono più riuscita ad apprezzare nessun approccio da parte di altri ragazzi, come se volessi conservare il suo ricordo ancora per un po', assolutamente patetico, ma non riesco proprio a farne a meno.
«Vedrai che ti troverai molto bene qui. A proposito io sono Christian, per gli amici Chris» mi fa l'occhiolino e non posso evitare di sorridere, sembra simpatico e gentile, nessuna traccia di malizia nei suoi occhi.
«Isabelle» stringo al petto i miei libri e do un'occhiata all'orologio, ma sono in perfetto orario stranamente.
«Quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle, allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte» recita a memoria come se fosse a teatro, accompagnando il tutto con un gesto delle mani verso il cielo, sorrido divertita e lui fa un piccolo inchino.
«Hai letto Romeo e Giulietta?» sono davvero colpita dalla sua frase e piacevolmente sorpresa che conosca Romeo e Giulietta, non è una lettura amata da tutti e il fatto che un ragazzo come lui l'abbia apprezzata mi lascia un po' spiazzata.
«Si, inizialmente soltanto perché mi era stato richiesto dal professore, ma dopo soltanto qualche pagina ho iniziato ad appassionarmi molto alla storia d'amore dei protagonisti, l'hai letto anche tu?»
«L'ho soltanto iniziato» biascico riprendendomi dall'incanto che esercitano i suoi occhi.
«Ti piacerà molto, o almeno per me è stato così»
«Allora spero proprio che tu abbia ragione» la sua espressione da amichevole passa a stupita quando lancia un'occhiata al suo orologio nero.
«Se non mi muovo rischio di fare tardi a lezione, spero di vederti ancora Isabelle» sorride ancora e penso che tra poco possa venirgli una paralisi,ma non succede e mi volto salutandolo un'ultima volta e andando verso la mia classe.
Sento il suo sguardo addosso finché non giro l'angolo, buttando fuori l'aria trattenuta finora, forse le cose possono veramente iniziare ad andare per il verso giusto una buona volta.
Angolo autrice:
Ciao a tutti, come state? Spero bene! Nel prossimo capitolo avremo il ritorno di alcuni personaggi, curiosi di sapere quali? Fatemi sapere se la lettura vi è piaciuta, un bacione!
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