Prologo
"Credi davvero che le persone che abbiamo amato ci lascino mai del tutto?"
— J K Rowling, Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban
Ci aveva lasciato così, nei tardi pomeriggi di settembre, con gli ultimi bagliori del giorno che ancora ricamavano con merletti di luce le palpebre abbassate sugli occhi slavati da una morte che l'aveva raggiunta anzitempo; il volto privo di ogni lucentezza, sulla pelle ancora i lividi di quella malattia che nel silenzio l'aveva devastata da dentro, spegnendola lentamente, nella sofferenza, giorno dopo giorno.
Si era addormentata così, con il conforto dei propri cari che l'avevano assistita fino alla fine, stringendole le mani, snocciolando preghiere e suppliche sui grani dei rosari. I loro occhi distrutti dal pianto che a stento erano riusciti a trattenere.
I giorni che ne erano seguiti erano stati devastanti.
I parenti e gli amici più stretti che si erano avvicendati sull'uscio di casa, portando tutto il conforto di cui disponevano, la loro presenza, per quanto poco potesse compensare la grave perdita. Gli abbracci, trattenendo a stento le lacrime. Le parole strozzate che si intrappolavano in fondo alla gola, impigliate al cuore. Senza ancora riuscire a crederci.
Poi il silenzio della notte, che lasciava riemergere il dolore in tutta la sua violenza. Si finiva per addormentarsi per puro sfinimento, risvegliandosi più e più volte fino a fare mattina, con gli occhi lasciati gonfi dal pianto e languide ombre scure percettibili nonostante le ciglia socchiuse.
E fu proprio in una di quelle notti distrutte dal pianto che tutto ebbe inizio.
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