21.09.2016

Era accaduto solo una settimana più tardi, quando il cordoglio funebre e tutta l'angoscia prodotta dall'inaccettabile fattosi realtà avevano iniziato a disperdersi nella quotidianità del ricordo.

Non riuscivo a dormire. Le palpebre socchiuse in attesa di sollievo, di un sonno che tardava ad arrivare. Il bruciore prodotto dal pianto che pizzicava fino a fare male.
Poi di colpo lo sfinimento, la stanchezza che mi era precipitata addosso che aveva avuto la meglio sul dolore che mi infestava il cuore.

Per quante ore fossi rimasta in quello stato d'incoscienza non avrei saputo dirlo.
Ma ricordo con esattezza la sensazione che ne seguì. Di colpo una sensazione di gelo improvvisa iniziò a lambire la pelle della spalla, per poi pervadermi dentro.
Come di dita ghiacciate che carezzavano le superficie accalorata della pelle. Per poi affondarvi dentro.
La carezza impalpabile di chi non ha più un corpo con cui toccare.
Un' ultima carezza, un ultimo addio.

Mi ci volle più di qualche istante per capacitarmi che nessuna coperta era stata spostata, nessuna finestra o porta era stata aperta.
Gelo, nonostante le coperte.
Non poteva essere normale.

Mi svegliai di soprassalto, il respiro che veniva meno, il cuore balzato in gola dal terrore. La paura agghiacciante che mi pervase mi costrinse a cercare con furia cieca, a tastoni, gli interruttori appesi alle pareti, per fare quanta più luce possibile, aspettandomi chissà quale creatura ai margini del letto, pronta a piombarmi addosso.

Mi accecai, ma poco m'importava.
Un lampo di luce inondò la stanza.
Ma non c'era nessuno.
Nessuna creatura, nessun mostro pronto a balzarmi addosso. Nessuno.

Diedi la colpa ai libri che stavo leggendo, a tutti quei romanzi che avevo lasciato impudentemente scivolare sotto gli occhi, che avevano acceso suggestioni tali da non dormirci la notte.

La realtà era che nessuno, nessuno, lascia questo mondo davvero per sempre. O forse avevo solo bisogno di crederci.

***

Ne parlai con qualcuno. Mi è stato consigliato di coricarmi a braccia conserte.
Le volte successive mi addormentai così, con le braccia raggomitolate sul petto, racchiuse a formare una croce. Per allontanare, per bandire.
Ma non fu sufficiente.