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chapter one

"Sono annoiato" sbuffó Sherlock, facendo volare con un calcio un mucchio di fogli attraverso il salotto del 221b di Baker Street.
"Strano, non te lo avevo mai sentito dire" mormoró John da dietro un giornale che stava cercando di leggere con ben poco successo. Il suo coinquilino aveva passato circa un'ora a lamentarsi della noia e John stava facendo del suo meglio per ignorarlo. Ovviamente, questo significava stare seduto su una poltrona e fissare l' inchiostro nero stampato sulla carta grigia del giornale senza leggere davvero, ma non c'era bisogno che Sherlock lo sapesse.
"Come puoi semplicemente startene seduto lì?" gli urló Sherlock, come se la sua immobilità avesse qualcosa a che fare con la mancanza di casi.
"In realtà è molto facile, ti consiglio di provarlo. Un po' di sana lettura ti farebbe bene"
"Siamo qui da un'eternitá e non hai ancora letto una singola parola."
"Io... uhm"
"Oh, che magnifica banale esistenza conducono le menti mediocri..."
"Oi! Come posso leggere con te che-
"Ho bisogno di un caso, John!" sbottó Sherlock, attraversando velocemente il salotto. Strappó il giornale dalle mani di John e lo lanció dietro le proprie spalle, per poi poggiare le mani sui braccioli della poltrona. John rimase con il fiato in gola mentre Sherlock gli si avvicinava.
"Beh, cosa ti aspetti che faccia, che uccida qualcuno?" riuscì a ribattere con voce strozzata, facendo del suo meglio per evitare i glaciali occhi azzurri a pochi centimetri dai suoi.
"Non essere ridicolo. Non riesco a immaginare omicidio più banale di uno commesso da te, il maestro del sentimento e delle giuste cause!"
John non era sicuro se esserne lusingato o offeso e optó per una via di mezzo, come sempre, del resto, trattandosi del suo coinquilino.
"Quindi cosa diamine vuoi da me?"
"Intrattenimento, John! Ho bisogno di qualcosa da fare, dannazione, non posso rimanere qui e aspettare un caso... non stanotte... non è la notte giusta per restare con le mani in mano"
"Esiste una notte del genere?" domandó John aspramente. E, nonostante ció, sentì i propri buoni propositi fallire orribilmente: aveva commesso l'errore di incontrare con lo sguardo gli occhi di Sherlock. Anche se l'uomo era un pozzo senza fondo di intenzioni imprevedibili, John lo conosceva abbastanza da riconoscere il silenzioso "per favore" dietro quella maschera.
Poteva anche sentire il respiro di Sherlock contro la propria pelle, cosa che lo toccava più di quanto volesse ammettere.
"E va bene, ti troverò qualcosa da fare, dammi solo un attimo per pensarci, ok?"
Riluttante, Sherlock si allontanó dalla poltrona di John e attraversó la stanza, lasciandosi drammaticamente cadere sul divano e passandosi le dita fra i capelli.
"Allora" disse John, riordinando i propri pensieri in cerca di ispirazione "Niente Cluedo, abbiamo già stabilito una volta che ti rende aggressivo"
"Sono al corrente delle cose che detesto fare, grazie molte. Perché mi disturbo-"
"E va bene... che ne dici del bowling?"
"Fuori questione"
"Potremmo andare al cinema"
"Avrei preferito che commettessi un omicidio..."
"Un museo?"
"...con me come vittima. Sul serio, poni fine alle mie sofferenze"
"Che ne dici di un dannatissimo picnic, allora?"
"È buio fuori, John. Capisco che le tue abilità deduttive sono decisamente inferiori alle mie, ma sono sicuro che avrai almeno notato-"
"Perché non continui ad insultarmi per il resto della serata, invece? Sembra che ti piaccia almeno quanto risolvere un caso" John si passó la mano sulla fronte e si alzó dalla poltrona avvertendo una fitta di dolore alla gamba ferita.
"Te ne starai da solo, Sherlock. Io vado al pub." annunció impetuosamente, zoppicando quasi impercettibilmente nel raggiungere il proprio cappotto.
"John!" esclamó Sherlock, saltando giù dal divano "Sei un genio!"
John lasció cadere il cappotto per terra e si voltó lentamente verso Sherlock, che si stava dirigendo verso di lui.
"Sono un cosa?"
Sherlock lo prese per le spalle.
"Un genio!" lo bació sulla guancia scuotendolo entusiasticamente. Le orecchie di John si tinsero di rosso.
"Uhm, sai con chi stai parlando, giusto? Un attimo fa ero "decisamente inferiore" alla tua geniali-"
"Non lo capisci? Andremo al pub insieme! È il modo perfetto per distrarmi"
John era sbalordito.
"Tu, Sherlock Holmes, vuoi venire ad un pub... con me?"
"Certo, John, pensaci un attimo, è perfetto!"
Sherlock si chinó, prese il cappotto caduto e lo tenne aperto per John. Lentamente, come se non avesse ancora del tutto capito cosa stesse succedendo, John spinse il suo braccio sinistro nella manica della giacca; Sherlock infiló il braccio destro e lo aiutó a metterlo sulle spalle.
John riflettè per un momento su quanto gli piacesse quando Sherlock lo aiutava a mettere il cappotto, ma gli fu concesso poco tempo per godersi il momento poichè Sherlock si allontanó per indossare la propria giacca.
"Andiamo!" disse.
"Ma... ehm" fu tutto ció che riuscì a dire prima che Sherlock lo afferrasse per la mano e lo trascinasse giù dalle scale e fuori dalla porta.
"Sherlock, aspetta!" Sherlock continuó a trascinarlo.
"Sherlock!"
Ancora niente.

                                       ***

"SHERLOCK!" John afferró la sua mano e la tiró, inciampando contro il suo petto.
"Che c'è, John?"
"Tu... tu..." balbettó, cercando di darsi un contegno, ma dimenticando momentaneamente ció che aveva intenzione di dire. Era stato troppo vicino a Sherlock per una sola sera, specialmente in quel momento; John deglutì. "Non sai neppure dove stai andando! Per una volta nella vita, puoi lasciare che ti guidi?"
Sherlock lasció la mano di John e aggiustó il bavero della propria giacca.
"Stai sbagliando strada" continuó John, girando.
"Non è vero"
John sospiró e lasció cadere le braccia.
"Non sai nemmeno a quale pub vado solitamente"
"Certo che lo so. Al Last Drop, su Grassmarket Avenue, a sette minuti da qui"
John di voltó e rimase a fissarlo per qualche secondo, vagamente cosciente di avere la bocca spalancata dalla sorpresa.
"Come-"
"Vuoi davvero saperlo o preferisci che ti indichi la strada più veloce per arrivarci?"
"Quindi non hai intenzione di lasciare che ti guidi nemmeno stavolta?" chiese John, con quello che sperava essere il suo migliore sguardo da "mi hai offeso e non ti importa".
"Se usi quello sguardo troppe volte perderà effetto, John. Ti consiglio di riservarlo per circostanze particolari."
John alzó gli occhi al cielo; non c'era mai modo di avere l'ultima parola. Il detective giró sui tacchi e continuó a camminare, lasciandolo dietro di sè.
"Sherlock, aspetta! Non faccio alcuno sguardo!"
Ma Sherlock lo aveva già superato a passi lunghi e John, sulle sue gambe corte, faticava a raggiungerlo; maledì silenziosamente la loro differenza d'altezza.
Lo seguì fra vicoli labirintici, giungendo ad una  strada che John non aveva mai visto in vita sua. Quando finalmente girarono l'angolo, si ritrovarono a pochi metri dal Last Drop.
La familiare porta rossa dell'edificio e la maniglia di metallo arrugginita furono una visione stranamente confortante per John, che era solito recarsi al pub per una birra e delle patatine nelle serate "vuote" di Sherlock. Era una sensazione strana, averlo con lui in quel momento, ma non gli dispiaceva.
"Ah, vedi?" Sherlock tenne il suo telefono sul palmo della mano per far leggere a John
"Sette minuti esatti"
"Lo hai cronometrato?" chiese questi. Il detective lo guardò come se non ci fosse nulla di più normale al mondo. "Andiamo dentro, huh?"
Mentre John spingeva la vecchia porta di legno, con Sherlock dietro di lui, il forte odore di birra, patate bollite e gesso si intensificó, colpendolo come un pugno allo stomaco. Girarono fra i tavoli, che avevano tutti al centro delle bottiglie di vino con delle candele da cui colava la cera, ricoprendo la liscia superficie del vetro. John si diresse verso il suo punto preferito: un piccolo tavolo, accanto alla finestra.
"Com'è questo posto?" chiese Sherlock, togliendosi il cappotto e poggiandolo sul retro della sedia in pelle nera. Tamburelló con le dita sul tavolo, nervosamente, per poi incrociate le braccia mentre con sguardo attento analizzava il locale.
"Cosa vuoi da bere?" chiese John, cercando di ignorarlo "Il primo giro lo offro io, ma non ti abituare"
"Niente. Sto bene così"
"Ma... devi bere qualcosa. Perché altro dovresti andare in un pub?" John cominciava ad essere scettico riguardo a quella serata. Sherlock doveva avere qualche sorta di agenda segreta su cui segnare di essere stato ad un pub con lui; era l'unica spiegazione, dato che non aveva intenzione di bere o di rilassarsi. Non che rilassarsi fosse mai stato nei suoi piani, del resto.
"E va bene, un gin and tonic"
John spalancó gli occhi, stupito. Non pensava che l'amico avrebbe ceduto così velocemente. Forse era stato troppo frettoloso nel giudicare il sociopatico.
"Ma deve essere Hendricks, nient'altro, con quattro cubetti di ghiaccio e acqua tonica imbottigliata, non quella schifezza che prendono dal lavandino. E niente lime. Cetriolo o niente."
Forse no.
John si alzó dal tavolo e attraversó il locale, ripetendo a mente le istruzioni di Sherlock. Dopo essere riuscito ad ordinare l'elaborato gin and tonic, decise di prendere lo stesso e facilitare il barista. Mentre i drink venivano preparati, rimase ad osservare l'amico, che non aveva ancora tolto il cappotto e stava osservando i clienti, probabilmente deducendo la storia della loro vita dalle loro ordinazioni o dalla punta delle loro maniche. Per quanto John fosse, come sempre, genuinamente affascinato e colpito dalle abilità di Sherlock e dalla sua mania di dedurre qualsiasi cosa sulle persone intorno a lui ma non intendeva lasciare che la su ossessione monopolizzasse la serata. Era riuscito a portare Sherlock Holmes in un pub e non aveva intenzione di sprecare quell'occasione.
Il barista poggió le due bibite sul bancone, distraendolo dai suoi pensieri.
"Potrei anche avere due shot di tequila? La migliore che avete" ordinó senza pensare.
"Patron va bene?"
John annuì. Sherlock si sarebbe fatto uno shot con lui e niente avrebbe potuto impedirlo. Ovviamente, si ricordó, molte cose lo avrebbero potuto impedire; nel migliore dei casi il detective gli avrebbe rovesciato lo shot in faccia, ma era un rischio che doveva correre.
"Vuole aprire un conto?" chiese il barista spettinato.
"Uhm... sì" rispose John ottimisticamente.
"Porteró al vostro tavolo gli shot, due spicchi di lime e del sale, allora. Arriverò in un minuto."
John annuì e prese i gin and tonic, attento a non rovesciarne una singola goccia e tornó al tavolo. Quando poggió la bevanda di fronte a Sherlock e si sedette, vide un lampo di soddisfazione nello sguardo del coinquilino.
"Io... uh" esordì John nervosamente "Ci ho preso un regalo"
Gli occhi di Sherlock smisero improvvisamente di guizzare avanti e indietro e si fissarono in quelli di John. Sentì un brivido attraversarlo.
"Un regalo?"
"Già" Come se avesse letto loro nel pensiero, il barista li raggiunse al tavolo con un vassoio in mano.
"Ecco a voi" disse lasciando le due tequile sul piano in legno del tavolo con un piatto di lime e  sale.
"Questo è il tuo regalo" constató. Non era una domanda.
"Ti... uhm... piace?"
Il silenzio che seguì gli parve lungo un secolo.
"Come hai dedotto che mi piacesse la tequila?"
John inspiró, senza curarsi di nascondere il sollievo. Non che Sherlock non lo avrebbe notato comunque.
"Non l'ho fatto. Ho solo... ho solo pensato che dovremmo bere stanotte"
Sherlock alzó un sopracciglio, ma non disse nulla.
"Hai avuto una giornata dura, e anche io quindi... ubriachiamoci completamente. Non abbiamo mai bevuto insieme, sarà divertente... penso"
Sherlock lo fissó attentamente per qualche secondo.
"Quindi? Che dici?"
John deglutì a vuoto, cominciando a chiedersi se quella sarebbe passata alla storia come una delle sue idee più stupide.
Sherlock si sfiló il cappotto e lo lasció cadere sulla sedia.
"Una gara di bevute, allora?"
"Perché deve essere tutta una gara con te?"
"Preoccupato di perdere?"
"Neppure per un secondo" John prese in mano lo spicchio di lime e lo sfregó fra l'indice e il pollice. Aspettó che Sherlock avesse finito con il sale prima di afferrare il bicchiere.
"A che brindiamo?" chiese Sherlock, vagamente colpito dalla disinvoltura dell'amico.
"Alla nostra prima uscita"
"Questa non è la nostra prima uscita"
"Beh, siamo fuori, non è per un caso e stiamo bevendo insieme per la prima volta. A questo" spiegó, brandendo il bicchierino di vetro, che tintinnó a contatto con quello di Sherlock. Insieme leccarono il sale dalla mano, inspirarono profondamente e bevvero. John sentì subito il calore del liquore irradiarsi dal suo petto: era piacevole, ma non voleva esagerare. Harry compariva sempre fra i suoi pensieri quando beveva.
"Non ti preoccupare di tua sorella. Non sei affatto come lei" lo rassicurò Sherlock. La sua voce era ancora leggermente roca per la tequila.
"Lo so" rispose, forse più per convincere sè stesso che l'amico. Ci fu un attimo di silenzio.
"Ne prendiamo un altro?"
"Certo che sì" rispose John. Sherlock si alzó subito dalla sedia e attraversó il bar a larghe falcate, tornando poco dopo alla sedia soddisfatto.
"In arrivo. Hai provato il gin and tonic? Presumo che tu non ne abbia mai bevuto uno simile."
"No, infatti. Non sapevo nemmeno che ci si potesse mettere il cetriolo"
"È la sola cosa che si possa mettere"
John sorride, afferrando la cannuccia e portandola alle labbra.
"Sei sempre sicuro di te, huh?"
John bevve, lasciando la bevanda aromatica e fredda scendere per la sua gola.
"Sempre. Anche se, lo devo ammettere, ogni tanto mi lasci perplesso."
Sentendo quelle parole a John andó di traverso il drink, tossendo imbarazzato. Sherlock alzó un sopracciglio.
"Tutto ok?" chiese in tono falso.
"Buono questo cocktail" riuscì a dire l'altro.
"Già, è buono quando non ti ci strozzi" dichiaró bevendo un sorso del proprio. "Non sapevo che fossi un tale mezzacalzetta"
"Non lo sono! È solo che... hai detto... condotto sbagliato..."
"Puoi provarlo?" chiese Sherlock indicando con lo sguardo il barista che di stava avvicinando al tavolo con il solito vassoio.
"Altri due shot, signori" disse, poggiando i due bicchierini sul tavolo.
Dopo aver finito la procedura pre-shot, alzarono i bicchieri ancora una volta.
"Ad un nuovo fottuto caso interessante prima che io impazzisca" dichiaró Sherlock.
"Posso certamente brindare a questo, dato che altrimenti saró io a dover sorbire le tue lamentele"
Bevvero e una volta passato l'iniziale brivido, tornarono ai propri cocktail.
"Perché non l'abbiamo mai fatto prima?" chiese John.
"Non ricordo che tu me lo abbia mai proposto"
"Beh, ovviamente no"
"Ovviamente? Perché ovviamente?"
"Tu... uhm... ho sempre dato per scontato che non avresti voluto"
"Cerchiamo di non dare niente per scontato in futuro, allora, specialmente senza informazioni sufficienti"
John sospiró e si passó la mano fra i capelli. Non pensava che la conversazione avrebbe preso quella piega.
"Perché ti lascio perplesso?"
"Bevi il tuo drink" rispose, come se quello avrebbe risposto a tutte le sue domande.
"E tu bevi il tuo"
Sherlock lo guardò male e afferró il proprio bicchiere, che era già mezzo vuoto. John fece lo stesso: Sherlock lo avrebbe battuto in quasi tutti i giochi o le competizioni esistenti, ma non aveva alcuna intenzione di perdere ad una gara di bevute. Aveva sicuramente fatto più pratica dell'amico, per non parlare delle frugali abitudini alimentari del detective. Il medico finì il proprio gin and tonic in due sorsi, sbattendo poi il bicchiere vuoto sul tavolo.
"Il gioco è iniziato, signor Holmes."

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