5-DAYA
Il freddo dell'aria che mi sferzava la pelle nuda non era niente in confronto al dolore rovente del proiettile conficcato nel braccio sinistro, alla vergogna del trovarmi senza vestiti davanti ad un ragazzo mai visto prima e allo stupore dovuto alla situazione in cui mi trovavo.
Non ricordavo niente di come ero arrivata in quel punto preciso del bosco, né avevo idea del motivo per cui quel ragazzo di fronte a me avrebbe dovuto spararmi (avevo dedotto che fosse stato lui dal momento che impugnava una piccola arma nera dalla canna ancora fumante). Però mi ricordavo come si faceva a parlare e nonostante la paura e la confusione sapevo di dover dire qualcosa per cercare di chiarire la situazione, e magari anche guadagnare un po' di tempo per fuggire.
Fissai gli occhi in quelli rancorosi di quel ragazzo dalla mascella squadrata ed i corti capelli a spazzola senza riuscire a collocare il suo viso nella mia memoria: ero sicura come la morte che lui non fosse della mia cittadina perché era talmente piccola che noi ragazzi ci conoscevamo tutti fra di noi.
E, detto sinceramente, mi sarei certamente ricordata di un volto bello come il suo.
"Chi sei?"
Fu lui a parlare, il tono meno duro di quanto me lo sarei aspettata vista la sua posizione e la mia. Un moto di incredulità mi crebbe nel petto mentre, ancora nuda davanti a lui, cominciavo a pensare di dover trovare un modo di coprire in qualche modo almeno le parti più importanti.
"Sono Daya...." Sussurrai flebilmente, la voce rotta come se l'avessi sforzata troppo a gridare ed i muscoli tremanti che rispondevano a malapena mentre mi raggomitolavo a sedere e lasciavo che i capelli mi coprissero in più possibile il petto.
"Che sta succedendo?" Chiese lui, lasciandomi ancora più basita.
"Che significa cosa sta succedendo? Mi hai appena sparato!"
"Non fare la santarellina con me" il suo tono si inasprì "Sai a cosa mi riferisco."
Era pazzo.
"Credo tu abbia preso un abbaglio... non ho la più pallida idea di chi tu sia e..."
"Ovviamente non sai chi io sia" una risata amara e crudele gli uscì di bocca, lasciandomi basita e spaventandomi ancora di più "il punto è che io so perfettamente cosa sia tu."
Il mio cuore saltò un battito e la fredda morsa della paura mi attanagliò le viscere, causandomi un brivido freddo che mi percorse la schiena e mi lasciò senza fiato. La mia mente già in subbuglio esplose e sentii qualcosa dentro di me ribellarsi mentre il respiro mi si faceva affannoso ed il cuore accelerava i battiti.
"Che cosa vuoi?" Chiesi col cuore in gola, le lacrime che premevano agli angoli dei miei occhi.
Il ragazzo fece una smorfia ed un verso di chiaro disappunto e distolse per un attimo lo sguardo, voltando la testa verso gli alberi. Si passò nervosamente una mano fra i capelli e sospirò prima di tornare a dirigere lo sguardo nella mia direzione senza però incontrare i miei occhi.
"Non lo so" ammise "quando mi hanno fatto la soffiata pensavo di trovare qualcosa di diverso ad attendermi... Di certo non mi aspettavo che mi chiedessero di eliminare una come te."
Mi si seccò la gola ed il mio cervello smise di funzionare.
"Eliminare?" Sussurrai, terrorizzata. Abbassai lo sguardo sulle mie mani e mi sorpresi ad essermi dimenticata completamente del sangue che mi sgorgava dalla ferita e finiva dritto sul terreno sotto di me.
"Merda"
Alzai lo sguardo sul ragazzo, sentendomi vergognosamente inerme e piccola mentre il mio cervello provava a focalizzarsi su qualsiasi aspetto razionale riuscissi ad estrapolare dal contesto assurdo in cui mi trovavo.
"Mi spieghi perché diavolo hanno tutti paura di te?!" Lui si inginocchiò per poter fissare gli occhi scuri nei miei pieni di lacrime e terrore e per un attimo mi incolpai perché nonostante la situazione in cui mi trovavo non riuscivo a non pensare a quanto fosse bello quel ragazzo e a quanto volessi che non mi avesse sparato e che non rappresentasse una minaccia per la mia vita.
"Paura di me?" L'incredulità più totale mi colse, aggiungendosi alle molteplici emozioni che già provavo. "Non capisco perché qualcuno dovrebbe aver paura di me... Voglio dire, è vero, a volte sono stramba e molti a scuola mi lanciano occhiate strane per via di mia zia ma non vedo chi mai potrebbe avere paura di me. Non ho mai fatto male a nessuno e giuro che non sono un tipo litigioso..."
Stavo chiaramente blaterando.
"Mi prendi in giro?" Le parole del ragazzo mi scossero. Lo guardai senza capire.
"Seriamente non sai che cosa sta succedendo? Perché ti trovi qui?"
Scossi la testa, ammutolita mentre quello che pensavo fosse lo shock che mi aveva pervasa fino a quel momento cominciava ad allentare la sua morsa sul mio cervello e a lasciare che riprendessi lentamente contatto con la realtà.
"Vaffanculo, vuoi farmi credere che non sai perché ti ho sparato?"
"No" singhiozzai, mentre calde lacrime cominciavano a scendermi sulle guance. Improvvisamente sentivo il freddo come amplificato sulla mia pelle ed il dolore trapassarmi come mille lame affilate. Cominciai a battere i denti.
"Oh mio dio..." Sussurrai, afferrandomi la testa con le mani. "Oddio... sono pazza, sono impazzita, che cosa mi sta succedendo?"
"Ascoltami ragazzina..." lo sguardo del ragazzo si fece tormentato mentre mi guardava "Non puoi restare qui da sola... hai bisogno di qualcuno che ti medichi quel braccio. Quanto a me..." fece una pausa, come se fosse incredulo di fronte a ciò che stava per dire. Sospirò.
"Devo cercare di capirci qualcosa perciò verrai con me."
"Venire con te?!" Ero seriamente spaventata. "Dove? E per quanto? No, non se ne parla... Devo tornare da mia zia, sarà preoccupatissima..."
"Non puoi tornare da tua zia, la metteresti in pericolo!" Alzò leggermente i toni per interrompere il mio delirio, tuttavia nelle condizioni in cui ero non fece che aggravarle.
"No, io non lo farei mai.... Non la metterei mai in pericolo."
"Non intenzionalmente forse. Ma alla luce dei fatti mi sembra chiaro che tu sia un ibrido fuori controllo e come cacciatore non posso assolutamente lasciare che tu metta in pericolo umani innocenti."
Le sue parole mi entrarono da un orecchio e mi attraversarono leste il cervello, insensate e assolutamente senza nessun collegamento con la realtà.
"Io sono cosa?"
"Un ibrido, accidenti, e temo che tu potessi non esserne a conoscenza finora."
"Che diavolo vuol dire?" Domandai, ormai al limite dell'incredulità "Che cos'è un ibrido?"
Un muscolo guizzò nella mascella del ragazzo ed i suoi occhi scintillarono, attraversati da una strana emozione che non riuscii a definire.
"Non puoi non aver sentito parlare delle nuove razze meta umane create in laboratorio che sono sfuggite di mano al governo. Sono ovunque: creature per metà uomini e per metà canidi. Sono ovunque."
Sapevo chi erano gli ibridi, ne parlavano tutti i giorni al telegiornale e li dipingevano come dei criminali fuori controllo che minacciavano i civili ed in particolare le donne che gli servivano per la riproduzione. E quel ragazzo stava insinuando che io fossi uno di loro. Ero disgustata e confusa, non riuscivo a capire sulla base di quale informazioni stesse facendo simili supposizioni.
E poi, come in un lampo, i ricordi tornarono a galla mentre ricostruivo gli ultimi momenti in camera mia. Ricordavo il tremore, il caldo insopportabile ed il dolore e rivissi come in trance il tragitto fin dentro al bosco. Rievocai la paura, le emozioni e quel cambiamento che tanto mi aveva terrorizzata e destabilizzata e riuscii a dare un senso agli odori penetranti che avevo percepito e alla visione del mondo che mi era apparsa così diversa, più viva e pulsante di energia.
Alzai lo sguardo e fissai gli occhi in quelli del ragazzo di fronte a me mentre capivo che ciò che mi era successo quella notte era stata una trasformazione in piena regola.
Il mio cervello vorticò ad una velocità pazzesca dandomi la nausea mentre realizzavo che ciò che mi stava dicendo quel ragazzo era vero: ero un mostro.
Alzai lo sguardo verso di lui, un singhiozzo sfuggì alle mie labbra prima che il dolore e lo stress accumulato fino a quel momento avessero la meglio e lo sguardo mi si oscurasse. Poi caddi a peso morto e le braccia di quello che era uno sconosciuto che molto probabilmente avrebbe approfittato della mia debolezza per finire ciò che aveva cominciato.
Tuttavia mi lasciai andare lo stesso, seguendo un istinto primordiale al quale non avrei saputo ancora dare un nome.
SORRY I'M LATE
Okay ragazze ci siamo, questo è già il secondo capitolo che posto in tre giorni (non male, anche se questo avrei voluto postarlo ieri sera hahaha).
Non so se stasera ve ne farò avere un altro, penso di sì ma bisogna vedere come si svolgono le lezioni di oggi, se il russo mi avrà traumatizzata troppo mi rintanerò sotto le coperte e non sentirete più parlare di me per mooooolto tempo hahaha
NO SCHERZO
Comunque, lasciate che vi ringrazi di cuore per tutti i voti ed i commenti che mi avete lasciato, sia per augurarmi il bentornato sia per esprimere il vostro amore per i miei personaggi, sappiate che li leggo tutti e continuo a volervi un bene dell'anima.
GRAZIE PER NON AVERMI ABBANDONATA NONOSTANTE LA MIA LUNGA ASSENZA.
Dunque, tornando serie per un attimo...
So benissimo che questo capitolo è un po' (tanto) caccoso, ma l'ho scritto nel poco tempo libero a mia disposizione (un tre quarti d'ora prima di andare a letto) e nonostante non rispecchi in tutto i miei gusti ho pensato che a voi avrebbe fatto più piacere un aggiornamento che un non aggiornamento haha
Vi mando un bacione grande grande
Al prossimo capitolo
William
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