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Capitolo 6

Quel ragazzo mi aveva inquietato non poco, sapevo che il mio radar non funzionava molto bene quando doveva captare i bravi ragazzi, ero certa di non sbagliarmi su di lui, era strano, il suo modo di guardarmi era profondo, intenso, ma non in modo sensuale come quello di Tom o esitante come quello di David, né tantomeno curioso come quello di Liam, sembrava che fosse alla disperata ricerca di qualcosa, come se si aspettasse che da un momento all'altro io gli fornissi le risposte che tanto agognava, ma non avevo idea di cosa potesse volere da me. Non si era rilassato quando gli avevo detto di non conoscerlo, anzi era come se con quelle parole gli avessi cucito addosso un altro fardello, quello di sentirsi responsabile per me, sembrava volermi mettere in guardia, ma da cosa? Non sapevo cosa potesse avergli fatto Liam, era così educato che stentavo a credere che potesse aver fatto qualcosa di sbagliato, tantomeno riuscivo a credere che potesse intimidire qualcuno come aveva lasciato intendere, non lo conoscevo ma era evidente chi dei due avessi dei problemi, non era un fatto estetico, ma di atteggiamento, il suo astio verso il professore andava al di là del risentimento dovuto al licenziamento di suo nonno, il rancore che covava non corrispondeva alla gravità dell'accaduto, lo aveva portato ad avvicinare una estranea e a metterla in guardia contro di lui, avrei potuto raccontarlo al professore facendogli fare una pessima figura o peggio, no, aveva certamente qualcosa che non andava.

Scossi la testa per togliermi le sue parole dalla mente.

"Stai attenta"

Quelle parole mi avevano messo i brividi, mi avevano istillato il seme della paura, ricordai di averle dette anch'io, ad Ani, quando sottovalutava il rischio che correva, quando il pazzo aveva iniziato a perseguitarla. Mi aveva riportato alla mente momenti della mia vita che lottavo per dimenticare.

Ero di fronte all'aula dove si sarebbe tenuta la lezione di Letteratura, respirai profondamente e provai a lasciare le mie paure fuori dalla soglia, promise a me stessa di non lasciarmi condizionare, non volevo permetterlo al mio passato e di sicuro non lo avrei permesso a uno sconosciuto. Varcai l'ingresso con la sicurezza ritrovata, ma pregando di non avere questo corso in comune, di certo non mi ci sarei seduta accanto, a costo di rimanere in piedi tutta la lezione.

Fortunatamente il fato mi diede tregua, non lo incontrai per il resto della giornata, ed ero riuscita a evitare anche Liam, a quanto pareva aveva cose migliori da fare che perseguitare me, avevamo avuto in tutto 3 incontri ed erano stati uno più imbarazzante dell'altro, più ci pensavo e più avevo voglia di dissolvermi mescolando le mie molecole con l'aria.

Uscendo dell'edificio mi squillò il telefono, tirai fuori il cellulare dalla borsa e guardai il display, era Kate, sapevo cosa voleva ...

<<Hey tutto bene?>> domandai non appena accettai la telefonata.

<<Non che non lo è, ti ho dato il tuo spazio, ma ho pensato che mi avresti chiamata, ma niente, nemmeno un misero messaggio per dirmi "Hey Kate, sai, sono arrivata e sono viva">>

Aveva ragione ma tra la stanchezza e le nuove emozioni avevo preferito non farlo, volevo prendermi qualche ora per ambientarmi, anche mia madre di sicuro stava consumando il pavimento a forza di camminare avanti e indietro davanti al telefono aspettando mie notizie, mi aveva promesso che non mi avrebbe subissato di chiamate e finora aveva compiuto la sua parte, ero stata io a non aver tenuto fede al patto, l'avrei dovuta tenere informata.

<<Scusami Kate, non ci ho pensato, ero occupata a sistemare le mie cose, ma lo avrei fatto stasera dopo aver fatto la spesa.>>

<<Non hai niente da mangiare?>>

<<In questa casa non c'è neanche il caffè.>>

<<Sacrilegio.>> disse in tono drammatico.

<<Ieri ho mangiato al bar e voglio evitare di farlo anche oggi, non vorrei incontrarlo nuovamente...>> mi sfuggì quell'informazione senza volere, mi coprii subito la bocca con la mano libera, in quei momenti mi rendevo conto dell'importanza del filtro bocca-cervello, che io evidentemente non possedevo, le mie parole erano come i pistoleri più veloci del West, prima sparavo e poi chiedevo scusa o mi pentivo, in quel caso mi pentii, e tanto.

<<Parla subito o giuro che vengo là e ti torturo finché non sputi fuori fino all'ultimo segreto. Chi è che non vuoi incontrare?>>

<<Kate ...>> provai a tergiversare ma non mi veniva niente in mente per giustificare le mie parole.

<<Non dire niente, sono tua amica, dimentica di chi sono sorella e parla ti prego, voglio esserti vicina ma devi permettermelo.>>

Sapevo che il suo intento non era quello di sostituire Ani, la mia migliore amica non c'era più e nessuno mai avrebbe potuto prendere il suo posto nel mio cuore, ma Kate mi voleva bene, e provava ad aiutarmi, inoltre sapeva sempre pronunciare le parole giuste per farmi vuotare il sacco, infatti stavo per dire tutto, ma ancora non riuscivo a dimenticare la sua parentela con Tom, non solo era sua sorella, ma erano gemelli, era ovvio che ogni cosa di lei mi ricordava lui.

<<C'è questo ragazzo, Liam.>>

<<Bel nome!>> se si aspettava un finale felice, sarebbe rimasta delusa.

<<Già.>>

<<Oddio, non è bello solo il nome, vero? Voglio ogni particolare.>>

<<Eh, sì, è bello, educato, gentile, simpatico ...>>

<<Fermati! Ti rendi conto anche tu che qualcosa non torna vero?>>

<<In che senso?>> domandai confusa, che voleva dire? Anche lei diffidava di lui?

<<Troppo perfetto, deve avere un enorme difetto da qualche parte, nascosto sotto tutti quegli strati di perfezione, per forza deve averlo. Forse ha tre mogli, un cadavere nel bagagliaio o un alito cattivo. Oh no! Non me lo dire, non ha mai letto Harry Potter.>> meglio se la fermavo.

<<Basta Kate, sei una deficiente, comunque l'ho incontrato al bar, era così simpatico, calmo ed interessato a me che per un po' mi ha fatto distrarre dalle mie sofferenze, anche se non l'ho trattato benissimo, poi questa mattina l'ho incontrato in segreteria e ... l'ho trattato male nuovamente per poi scoprire che era il mio professore. Quanto sono sfigata?>> la sua risposta fu una risata sguaiata dall'atra parte del telefono, aveva i decibel più alti che avessi mai sentito.

<<È troppo esilarante.>> mi disse tra una risata e l'altra.

<<Felice d'intrattenerti!>> dissi io sarcastica.

<<Dai non te la prendere, quante probabilità c'erano? Te lo dico io, nessuna.>> e ricominciò a ridere <<Descrivilo, ti prego, voglio saperne di più.>>

<<Non gli renderei giustizia, è veramente bello, alto, moro con gli occhi più oscuri che io abbia mai visto.>>

<<Non sembra niente male in effetti.>>

<<Non lo è, credo che a parte chi sai tu, e anche Will, sia l'uomo più bello che io abbia mai visto.>>

Non finii di parlare che sentii alle mie spalle la sua voce:

<<Mi auguro di essere io quell'uomo.>>

<<Oddio!>> sentii dire a Kate dall'altra parte del telefono, mentre io rimasi pietrificata sperando che la terra si aprisse e m'inghiottisse, dopo quella figuraccia potevo anche cambiare residenza sulla luna.

<<Abbie è lui? Non riattaccare devo sentire meglio la sua voce.>> non sembrava solo curiosa, c'era altro nella sua voce.

Riattaccai ovviamente, quella figuraccia me la volevo tenere per consumo personale. Mi girai lentamente e mi ritrovai di fronte il suo sorriso splendente.

<<Ma tu spunti fuori dappertutto, mi segui per caso?>>

<<Assolutamente sì! Sono io l'uomo stupendo?>> non mollava l'osso, ed io che speravo di cavarmela con l'antipatia.

<<Ho detto bello non stupendo.>> dissi come una bambina senza rendermi conto di quanto ero stupida, avevo peggiorato la situazione.

<<Ma allora sono io veramente!>> il suo sorriso se possibile si allargò ancora di più.

<<Non ti rispondo nemmeno.>> dissi indispettita, ma lui non aveva bisogno di una mia conferma, ero diventata rossa come un pomodoro.

<<Non ti devi vergognare, tanto ormai ti ho detto che mi piaci.>> il mio stupido cuore mancò un battito, non mi aspettavo tanta schiettezza, lui puntava dritto al cuore quando sparava. Ma poi cambiò argomento <<Ti ho visto parlare con quello strano ragazzo che era seduto accanto a te a lezione, tutto bene? Non mi sembra un tipo raccomandabile, fai attenzione.>> mi scrutava molto attentamente, cercava nel mio viso una qualche reazione alle sue parole, ma che avevano tutti?

<<Voleva solo presentarsi, in classe non abbiamo avuto tempo.>> non so perché mentii, ma non me la sentii di dirgli la verità, non volevo ferirlo, in fine dei conti era la persona più simile a un amico che io avessi al momento.

Mi guardò in modo diffidente e scorsi nel suo sguardo la consapevolezza che le mie parole erano una menzogna.

<<Ok, ma sta attenta.>> dopo quella frase non seppi trattenermi e i miei buoni propositi andarono a farsi benedire.

<<È giusto quello che mi ha detto lui.>> s'immobilizzò per un momento, avevo sbagliato nuovamente, dovevo prendere in seria considerazione l'idea di tagliarmi la lingua.

<<Scusa?>> chiese confuso.

<<Mi ha messo in guardia su di te, e ora tu mi metti in guardia su di lui, vi conoscete per caso?>>

<<Non lo conosco, l'ho visto oggi per la prima volta, ho solo pensato che non fosse il tipo ideale con il quale fare amicizia.>> aveva ragione, quel ragazzo era stato inquietante oltre ogni misura, mentre lui era sempre stato dolce con me.

<<Scusami hai ragione.>> dissi sommessamente.

<<Vuoi che ti accompagni a casa?>> cambiò argomento.

<<Oh no! Grazie ma non ti preoccupare, ho la macchina.>> indicai la bellissima carrozzeria rosa, che era poco distante e lui scosse la testa e poi fece un piccolo sorriso storto.

<<Proprio quello che mi sarei aspettato da te, a più tardi bellissima Abbie.>> si avvicinò e mi depositò un bacio sulla guancia, mi accorsi che non era freddo come qualche ora prima, concluse che risentiva della temperatura che c'era in aula.

Improvvisamente realizzai... Cosa voleva dire con "a più tardi"?

<<Che vuoi dire?>> gli urlai mentre si allontanava, ma lui si girò, alzò una mano e mi salutò guardandomi con un sorriso che non seppi interpretare.

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