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Erano passati tre anni e la prima settima di Agosto stava per concludersi, quello sarebbe stato il mio ultimo giorno a Sheffield e per l'occasione i miei genitori avevano organizzato una cena con tutti i parenti.

Ovviamente non avevamo raccontato loro del nostro incontro nel bosco, erano convinti che sarei partita per studiare per diventare un dottore. Meglio non dire a tutti che la loro nipote sarebbe stata letteralmente andata nella fauci del lupo.

In questi tre anni tante cose erano successe.

Ogni notte incubi che terminavano tutti con la stessa identica scena, la morte dei miei genitori. Mi svegliavo sempre sudata fradicio e con il respiro corto a causa delle lacrime.

Il morso si era rimarginato pochi giorni dopo il mio arrivo a Sheffield lasciando il posto ad un'orrenda cicatrice.

Gaburel aveva ragione, quel marchio non era un semplice morso e feci i conti personalmente con il suo potere quando circa un anno prima un ragazzo, Matt, mi chiese di uscire.

Io gli dissi di sì sperando ingenuamente di potermi liberare in qualche modo da quel destino ormai già scritto.

Beh l'uscita andò abbastanza bene nel complesso se non che quando arrivò il momento di salutarci, Matt provò a baciarmi e nella mia testa si impose con forza l'immagine del lupo ci Carter, nonostante io non l'avessi mai visto.

Il ringhio che sentii nella mia testa fu così forte da farmi quasi cadere per terra dalla paura di trovarlo lì.

Non baciai Matt.

Ogni volta che pensavo a lui l'immagine di Carter si imponeva con forza, costringendomi quasi a pensare unicamente a lui. Per quanto odiassi ammetterlo con quel marchio addosso era come averlo lì sempre.

Appena chiudevo gli occhi vedevo il suo viso, sentivo la sua voce e il suo profumo persino.

Alice dal canto suo non aveva voluto sentir parlare di altri ragazzi che non fossero stati Gabriel. Si diceva innamorata.

Aspettava questo giorno come si aspetta il Natale.

Beh ovviamente non erano stati minacciati i suoi di genitori.

Sospirai.

Avevo finito di preparare la valigia, e ancora con gli occhi lucidi mi avviai verso le scale per scendere in salotto dove ormai la mia famiglia era quasi al completo.

Vedere tutti i miei parenti riuniti insieme sapendo che sarebbe stata l'ultima volta, mi face venir voglia di accasciarmi per terra e piangere.

Tuttavia mi ricprdai che dovevo partire per "studiare medicina" per cui indossai un sorriso il più convincente possibile ed andai a salutare tutti.

La serata trascorse più veloce di quanto avessi previsto e ben presto mi ritrovai nel letto a piangere sul cuscino per la mia famiglia, per i miei genitori, per me.

Piansi tutta la notte.

Il giorno dopo alle 8 di mattina ero già all'aeroporto con Alice a salutare i nostri genitori.

Ci imbarcammo quasi subito sull'aereo e il viaggio per mia fortuna fu lungo e stancante.

Nel tardo pomeriggio arrivammo in Canada.

Indossavo degli occhiali da sole per nascondere gli occhi rossi e gonfi a causa del pianto e il mio solito foulard nel collo per coprire la cicatrice.

Tuttavia appena io e Alice uscimmo dall'aeroporto un uomo ci venne incontro squadrandoci da capo a piedi, poi fissò i suoi occhi su di me.

- Seguitemi prego, il Re mi ha incaricato di portarvi da lui. -

Certo il Re.

Caricammo le nostre valigie nel portabagagli dell'enorme SUV nero.

E iniziammo il nostro viaggio di solo andata.

Arrivammo alla fortezza in troppo poco tempo a mio parere.

Ed eccoli lì fermi alla porta, Gabriel e Carter ad aspettare a braccia incrociate appoggiati al muro.

Non potrò fare a meno di sentire un brivido percorrermi la spina dorsale non appena lo vidi, un brivido che speravo essere di ribrezzo.

Non appena il lupo fermò la macchina Alice scese come una pazza e corse incontro a Gabriel per poi saltargli addosso.

Tempo due secondi e già erano spariti in mezzo al bosco.

Io intanto ero ancora dentro alla macchina che guardavo disgustata la scena.

Scesi dalla macchina, e dopo aver preso le mie cose mi assicura di chiudere il bagagliaio con un tonfo.

Solo dopo fatto ciò mi diressi lentamente verso la bestia.

Appena fui a qualche passo da lui si staccò dal muro e venne verso di me, studiandomi attentamente.

- Sei cresciuta. - mi disse quasi stupito.

- Che ti aspettavi sono passati tre anni. - Gli risposi sgarbatamente.

- Hai coperto il marchio. -

Fu in quel momento che lo guardai dritto negli occhi se pur attraverso gli occhiali da sole.

Era fuori di testa? Si aspettava che lo ostentassi in giro?

Mi si avvicinò lentamente e quando feci per spostarmi mi trattenne per le spalle. Fatto ciò mi tolse prima il foulard che avevo al collo, sorridendo appena vedendo il morso, e poi fece lo stesso con gli occhiali da sole rivelando i miei occhi rossi e gonfi.

Mi guardò.

- Hai pianto.-

Non risposi.

Carter a quel punto mi prese per la vita e fece aderire perfettamente i nostri corpi provocandomi mio malgrado dei brividi.

-Finalmente.- sentenziò.

Poi mi baciò, ignorando le mie proteste e resistendo ai miei graffi e non accorgendosi quasi delle mie mani che cercavano di spingerlo via.

Quando finalmente si staccò io avevo il respiro affannato e le guance arrossate.

Nulla mi trattenne a quel punto di tirargli lo schiaffo più potente che avessi mai dato in tutta la mia vita.

- Ti sei impazzito? Non hai nessun diritto di farlo. Potrei denunciarti per molestia lo sai? - Gli ormai contro.

Mi guardò furioso, poi mi afferrò il braccio per poi bloccarli tra il suo corpo e un albero.

-Ho tutto il diritto di baciarti. Tu sei mia e lo sai, il tuo corpo e la tua anima sono più miei che tuoi e tu lo senti. - detto questo si avvicinò di più fino a raggiungere il mio orecchio poi mi sussurrò

-Quando quell'insignificante camerino ha provato a baciarti tu non ce l'hai fatta perché vedevi me. Sentivi me. Mi avvertivi sottopelle. -

- È colpa di questo scempio che mi hai fatto. Io volevo baciare Matt con tutta me stessa ma questa...cosa mi faceva il lavaggio del cervello.- tuonai.

Appena finito il mio discorso sentii il ringhio assordante del Re, uguale a quello che avevo avvertito quel giorno con Matt.

Chiusi immediatamente la bocca e mi addossai il più possibile all'albero.

-Victoria tu sei mia, adesso che sei qui non ti lascerò più andare. Che tu lo voglia o no, e non potranno fermarmi né la tua famiglia né quel mezzo uomo. -

Setto questo si allontanò da me quel poco che bastava per permettermi di passare e prendere le mie valigie per entrare in quella che non avrei mai avuto il coraggio di chiamare "casa mia".

Allora che ne pensate di questo nuovo capitolo?  Vi è piaciuto? Fatemelo sapere nei commenti.

Un bacione.

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