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In quel momento non riuscivo a capire niente, marchiare in
che senso.
-Che significa? - gli dissi a fiato corto.
Non mi rispose, mi rivolse solo un'occhiata che la diceva
lunga.
Successe tutto in un attimo, i suoi denti che si allungavano
fino a diventare zanne e il dolore lancinante al collo.
Riuscii a sentire le urla concitate dei miei genitori e di Alice
che chiedeva disperata a Gabriel di fare qualcosa,
quest'ultimo dopo averlo supplicato di lasciarmi si avvicinò
velocemente ma si bloccò quando venne bruciato da uno
sguardo del lupo.
Pensavo di morire il dolore mi aveva lasciata senza respiro e
ormai avevo il viso completamente bagnato a causa delle
lacrime che scendevano copiose.
Si staccò ed io senza forze mi aggrappai alle sue spalle per
non finire per terra. Intanto lui mi aveva cinto il busto con le
braccia.
Mi sussurrò una serie di "shh" all'orecchio.
Dopo diversi minuti di singhiozzi mi ripresi e balzai
all'indietro ancora piangendo.
-Sei un mostro. -
Lui non rispose, si limitò a fissarmi.
-Vi accompagno all'uscita. - disse superandomi.
Arrivammo al portone d'ingresso tutti sconvolti, io tra le braccia dei miei genitori che cercavano di tranquillizzarmi e
Alice tremante appena dietro di me.
Lui aprì la porta e piano piano ci osservò uscire tutti, quando
arrivò il mio turno lo superai velocemente a testa bassa.
Tuttavia prima di uscire mi prese abbastanza delicatamente
il braccio.
-Hey vieni qui. - mi sussurrò.
Chiuse il mio corpo in un abbraccio che solo lui voleva, io
aspettai, rigida, che mi lasciasse.
-Non avrei mai voluto farti del male credimi, ma sarebbe
dovuto succedere prima o poi comunque. Questo è l'unico
modo che ho per assicurarmi che non ti succeda niente
mentre sei lontana. - detto questo si allontanò leggermente
da me e poi mi baciò.
-Ricordati della promessa che mi hai fatto. Tra 3 anni ti voglio
qui o ti verrò a prendere personalmente e le conseguenze
saranno spiacevoli. - disse riacquistando immediatamente il
suo tono freddo e impassibile.
Lo guardai un'ultima volta provando a mettere in quel
semplice gesto tutto l'odio che provavo verso di lui.
Tutti estremamente turbati arrivammo nel luogo inizialmente
designato per il pranzo, grazie alla guida di Gabriel.
Stavo per montare in macchina quando Gabriel mi chiamò
-Victoria mi dispiace, veramente, ma fidati se ti dico che
Carter ha fatto tutto questo per proteggerti. Certo ha
sbagliato a farlo in quel modo ma andava fatto, marchiandoti
ha impresso su di te la sua aura. Nessuno ti farà del male
sentendo su di te il potere del Re. -
-Gabriel, io apprezzo la tua gentilezza e capisco che essendo il tuo capobranco tu voglia proteggerlo, ma per questo gesto
non ci sono giustificazioni. Adesso devo andare. -
-A presto Victoria. -
Gli feci giusto un cenno con la testa prima di chiudermi lo sportello alle spalle.
Il viaggio verso l'aeroporto fu a dir poco terrificante, mio padre guidava ancora con i nervi a fior di pelle e mia madre e Alice cercavano di tamponarmi come meglio potevano la ferita che continuava a rigettare sangue.
- Luke ti prego andiamo da un dottore, non può continuare a stare così le servono dei punti. - disse confusamente mia madre a mio padre.
-Come spiegherai ai medici che nostra figlia ha un maledetto morso sul collo eh?-
Dopo poco scoppiò una tremenda discussione tra i miei genitori su cosa convenire fare.
Io sentivo tutto ma non riuscivo a reagire agli stimoli esterni a causa dello shock.
Ad un certo punto scattai.
-Andiamo direttamente all'aeroporto, voglio andarmene da qui il prima possibile. -
All'interno del veicolo piombò il silenzio, così appoggiai la testa al finestrino chiudendo gli occhi e lasciando scorrere qualche ultima lacrima ritardataria.
Capitolo cortino me ne rendo conto ma è un capitolo che purtroppo non potevo allungare in nessun modo. Ho voluto concludere la parte del viaggio in Canada senza iniziare una nuova sequenza per poi interromperla a metà. Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti e al prossimo capitolo che sarà sicuramente più lungo!
Un bacione
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