078
Izuku non era in sé mentre percorreva con lentezza barcollante il corridoio del palazzo dei Bakugou. Il suo naso continuava ad annusare l'aria circostante per cercare la scia lasciata dal suo Alpha.
Ne sentiva i ferormoni forti e carichi di emozioni contrastanti creare una sorta di percorso che il verdino seguì fino ad un ascensore, ma qualcosa nell'odore che stava seguendo lo stava irritando, come una nota che non doveva essere presente in quel profumo che era destinato ad unirsi al suo, una vaga traccia di limone che gli fece sollevare gli angoli della bocca a mostrare i piccoli canini che si stavano facendo un poco più sporgenti.
Era l'odore di un Omega e questo lo stava mandando in bestia, scatenando il suo secondo genere con forza affinché riaffermasse il dominio che gli era dovuto verso quell'Alpha che non era con lui in quel momento.
Le mani si chiusero a pugno e con forza scagliò un colpo verso i pulsanti per la chiamata dell'ascensore data l'ira che non riusciva a contenere. Il tempo di attesa fu estenuante anche se durò meno di quanto in effetti gli fosse sembrato, ma quando le porte si aprirono davanti a lui non vi era Katsuki pronto a scusarsi per averlo lasciato solo in balia dei suoi ferormoni, ma uno sconosciuto che vedendolo con gli occhi luccicanti per via del suo Omega che aveva preso il controllo di lui, aveva portato una mano sotto l'ascella dove di sicuro vi era una pistola già armata a sparare.
Non ci pensò neanche per un istante, l'istinto disse ad Izuku di scatenare con forza tutti i suoi ferormoni, sottomettendo l'Alpha a cui si dilatarono le pupille fino a coprire le iridi marroni degli occhi.
Il potere di un Reale era così forte che nessuno avrebbe potuto ostacolarlo neanche un misero Alpha dominate.
«Omega.» gemette l'uomo che gli si prostrò ai piedi, la lingua di fuori che colava saliva come un cane felice di rivedere il padrone.
L'Omega fece le fusa per la sensazione di dominio totalitario che provò per la prima volta in vita sua, così sollevò il piede ancora nudo e sporco di sangue e lo posò sulla spalla dell'uomo mettendoci quel poco di forza perché lo costringesse ad appiattirsi a terra.
«Portami dal mio Alpha.» disse con voce armoniosa e spargendo un po' di più il suo odore alla menta, meno seducente ma allo stesso tempo carico di tutto il suo potere. Non si sollevò da terra per farlo, almeno non completamente, ma abbastanza per arrivare al tasto di uno dei piani intermedi.
«Sì. Subito.» rispose l'altro allungando la mano e premendo un bottone sulla parete dell'ascensore.
Non ci fu bisogno che il verdino gli dicesse chi fosse l'Alpha in questione, tutti sapevano chi lui fosse e a chi fosse destinato.
«Che piano è?» chiese Izuku fissando la schiena dell'uomo a terra su cui era posato il suo piede che stava macchiando la giacca.
«Il piano del servizio informatico.» rispose ubbidiente tra gemiti eccitati muovendo il bacino contro il pavimento del cubicolo.
Il giovane spostò il piede da sopra la schiena dell'Alpha, al suo sedere, gravandoci sopra con il suo intero peso e immobilizzando quella specie di masturbazione che stava compiendo.
Il bip che indicava che fossero arrivati al piano selezionato, fece tornare un briciolo di lucidità all'Omega che stava inondando il piccolo spazio con i suoi ferormoni, tanto che quello a terra rovesciò gli occhi all'indietro sopraffatto da quella forza.
L'apertura delle porte disperse il suo odore quel tanto che permise all'uomo di non svenire, ma non al punto da uscire dal giogo dei ferormoni.
Davanti a Izuku si dipanò un corridoio buio e freddo dove l'odore del suo Alpha era presente come lo era prima nel corridoio che aveva lasciato salendo nell'ascensore.
Con un ultimo sguardo verso le porte che si stavano per chiudere, il ragazzo mollò un calcio in faccia all'Alpha facendolo svenire sul colpo, per poi dirigersi verso il fondo del piano da Katsuki.
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