055
Il piano dedicato al monitoraggio di tutte le telecamere dell'edificio era buio e fresco, il climatizzatore era perennemente acceso per tenere freschi i server di immagazzinamento dei dati che venivano salvati e archiviati sotto stretta sorveglianza dell'Alpha che lo avrebbe dovuto controllare, ma Denki non lo aveva mai visto e anche per quel motivo, oltre alla strana familiarità delle macchine che lo circondavano, si sentiva particolarmente tranquillo in quel luogo.
I computer erano diventati il suo mondo quando aveva lasciato la "prigione" in cui era cresciuto, rivelandosi a lui come un puzzle finito, rivelandogli i loro segreti al minimo tocco delle sue dita sulla tastiera.
Si era scoperto portato per l'elettronica e i computer erano il suo forte, riuscendo a destreggiarsi fra i software e hardware più complicati. Concentrando la sua mente nel risolvere quei problemi che lo schermo gli rivolgeva, leggendo le righe di testo che il terminale gli mostrava, il suo cervello e il suo cuore non erano obbligati a ricordare quello che aveva perso e che ancora non era riuscito a superare.
Mettendosi le cuffie azzurre con le orecchie da gatto che colei che riteneva comunque la sua compagna gli aveva regalato, si isolò da tutto ciò che lo circondava, cominciando a digitare una riga di codice sul computer in modo da richiamare in uno dei tre schermi principali che aveva davanti, le immagini delle telecamere della stanza del minore dei Bakugou.
Una finestra si aprì comunicandogli che il video in questione era stato corrotto.
Per un secondo le mani si sollevarono dalla tastiera non riuscendo a credere a quello che vi era scritto, il sistema di sorveglianza non era ancora stato sottoposto al suo controllo e aggiornamento di sistema, ma lo aveva controllato appena arrivato lì per quel lavoro, lo aveva trovato abbastanza sicuro da non aver bisogno di un immediato lavoro di aggiornamento come invece era servito per lo smistamento dei dati, lì vi aveva passato un mese intero di lavoro, lavorando quasi fino a privarsi del sonno.
Invece forse sarebbe stato meglio partire da quello, pensò tornando a digitare sulla tastiera scrivendo codici su codici che però lo rimandavano sempre alla stessa conclusione, il file contenente le immagini delle ultime tre ore era danneggiato permanentemente e non sembrava che ci fosse un modo per rimediare.
«Vaffanculo.» gridò con voce abbastanza alta da potersi sentire nonostante la musica a tutto volume che veniva sparata nella sue orecchie, «Ora ti faccio vedere io.» continuò aprendo una seconda cartella dove aveva salvato alcuni alcuni malware che avrebbero potuto permettergli di bypassare ciò che gli stava impedendo di svelare ciò che era stato nascosto, perché se solo il video fosse stato cancellato non ci sarebbe stato modo di recuperarlo, invece era stato corrotto, il che voleva dire che era ancora presente e che avrebbe potuto visionarlo, doveva solo mettersi più di impegno.
Stava inserendo la prima riga di codice nel terminale quando una mano gli si posò sulla spalla facendolo saltare in aria, letteralmente perché si alzò in piedi e si rintanò in un angolo le mani a pugno davanti il volto pronto a picchiare chi gli si fosse avvicinato.
Un ragazzo appena illuminato dalla luce degli schermi stava parlando, ma Denki non sentiva niente di quello che gli diceva, la musica copriva le sue parole.
Vedendo che l'altro non avesse cattive intenzioni, l'Omega gli fece cenno con la mano di fermarsi e con una mano estrasse il cellulare dalla tasca stoppando l'ennesima canzone spacca timpani che stava ascoltando.
«Chi cazzo sei?» chiese il minore fissando quello che ovviamente era un Alpha.
Aveva delle pesanti occhiaie sotto gli occhi stanchi e i capelli erano sollevati e tirati all'indietro in onde morbide. La luce che lo colpiva non permetteva di distinguere il colore di capelli o degli occhi distorcendolo in una sfumatura scura, tanto da farla sembrare quasi nera.
«Ma che Omega impertinente che abbiamo qui.» disse con voce bassa, quasi un filo che al giallo arrivò appena, ma pensò anche che dipendesse dal fatto che avesse ancora addosso le cuffie che ne bloccavano una parte del tono.
«Ho chiesto chi sei?» ripeté con gli occhi che brillarono per un secondo furioso, una goccia dei suoi ferormoni si sparse prima che un ago gli penetrasse il collo somministrandogli un soppressore per impedirne una nuova fuoriuscita.
Non sentì minimamente il dolore familiare che la puntura gli trasmise, la sua concentrazione venne catturata dai ferormoni carichi di dominio che il maggiore emise facendolo cadere sottomesso a lui.
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