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045

Lo percepiva, come se fosse dietro di lui e gli stesse passando le unghie sulla schiena, lasciandovi scie rosse e sanguinolente, ma se provava a voltarsi non vedeva nessuno e Katsuki era altamente irritato da questa situazione.

Perché da quel giorno in cui si era ritrovato con l'acqua delle risaie a fargli da coperta, non era mai stato capace di ricordare il volto che era sicuro di aver visto e che doveva appartenere al proprio Omega. In più la camicia con il suo odore, aveva perso quella traccia che riusciva a calmarlo e che ora gli faceva salire la frustrazione a livelli inaccettabili.

Però lo sentiva.

Le sue narici si dilatarono alla ricerca di una traccia, di una nota appena accennata di quell'odore, dolce e fresco che si sarebbe sposato a meraviglia con il suo.

Lo bramava.

La bocca si socchiuse, facendo colare fuori una generosa dose di saliva che colò lungo il suo mento e gocciolare sui pettorali che si espandevano ad ogni respiro profondo.

Le pupille di dilatarono e l'Alpha prese il controllo sulla mente del ragazzo, ma questa volta lasciandogli un barlume di lucidità, rendendolo partecipe a quello che stava capitando e quando un fischio acuto risuonò per la stanza, lui era pronto a schivare il proiettile che si andò a conficcare sul muro di pietra della colonna che separava le due vetrate.

«Sei finalmente tornato da me?» chiese con voce carica di potere il biondo nel vano tentativo di sottomettere il giovane Omega che si palesò da dietro un mobile abbastanza grosso da nascondere la sua figura.

E fu così che Katsuki vide colui che gli era destinato.

Era alto e abbastanza muscolo da non sembrare un debole Omega, le braccia muscolose s'intravedevano attraverso la stoffa tirata della giacca che indossava, il volto era leggermente arrotondato sulla mascella, dando l'idea di un ragazzino cresciuto troppo in fretta, ma gli occhi luminosi e accesi in preda al volere del secondo genere, erano fermi a fissare l'Alpha che sorrideva estasiato.

«Sono venuto a finire quello che non sono stato in grado di fare la prima volta.» rispose Izuku rilasciando ad ondate i propri ferormoni che scombussolarono il maggiore, facendolo contorcere per il piacere. Vedeva la sua testa ondeggiare annusando l'aria attorno a sé alla ricerca di quel profumo di menta e melissa che aveva scoperto di bramare, le mani artigliavano lo spazio attorno a sé, come a catturarlo nonostante gli fosse a debita distanza.

«Vorresti uccidermi? Oh, ma che peccato.» lo schernì Katsuki avvicinandosi di un passo verso il verdino che gli stava ancora puntato la glock munita di silenziatore contro, «Perché quello che voglio io è molto più allettante. Ho passato tutto questo tempo a cercarti, ma non ci sono tracce su di te, da nessuna parte il che è strano, dopotutto chiunque ha un passato e tu che sei un Reale come me, devi per forza averne uno.» continuò annusando l'aria e sfarfallando con gli occhi in preda ad un Rut controllato, ma che lo voleva sopraffare, «Ci sono pochissime famiglie che potrebbero concepire un Omega Reale come te, ma nessuna di loro ha mai avuto figli. Quindi dimmi da dove sei venuto mio bellissimo Omega.»

Izuku non si mosse e tenne la posizione mentre sentiva i ferormoni di lui arrivargli a naso, ma si era preparato all'eventualità, ingerendo dosi sconsiderate di soppressori e inalando gli odori nauseanti di tutti gli Alpha che gli passavano accanto, tutto per prepararsi a quel giorno.

«E cosa vuoi che ne sappia da dove vengo.» rispose con onesta il verdino con un sorrisetto furbo a sollevargli un angolo del labbro, «Inoltre perché dovrei rivelarti qualcosa di me se tanto stai per morire?» domandò sbeffeggiandolo con una risatina cristallina che incantò il biondo.

«Sei uno splendore mio Omega, finora non avevo mai capito perché gli altri mi facessero rivoltare le viscere, ma tu...tu sei forte e testardo, potresti piegarmi al tuo volere se solo lo volessi, ma sei troppo buono per sprigionare veramente il odore. Sei perfetto per me.» ansimò Katsuki che si era avvicinato talmente tanto che ormai la canna della pistola gli sfiorava il petto ad ogni respiro che faceva.

«Hai ragione su tutta la linea, sono forte e testardo, ma non abbastanza buono da risparmiarti, perché amo troppo la mia vita per passarla rinchiuso.» il dito ben saldo sul grilletto, pronto a farlo scattare per rilasciare il colpo che avrebbe colpito l'Alpha al centro del petto.

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