039
Ci vollero due ore di cammino sfiancante prima che Katsuki riuscisse a trovare un'abitazione che non fosse disabitata e quando l'ebbe trovata, scoprì che ci vivevano due vecchi che non avevano nemmeno idea di cosa fosse un cellulare.
Di male in peggio pensò accomodandosi nella vecchia casa in stile giapponese, con i tatami a terra e i mobili bassi. Era tutto perfettamente pulito e la nonnina gli diede un cambio di vestiti per non macchiare il pavimento.
Erano una coppia di vecchietti molto graziosa, con il sorriso perennemente stampato sul volto rugoso e colorato dal sole. Lei indossava un kimono semplice, ma tra i capelli portava un fermagli di vetro molto vecchio che doveva essere costato molto.
Katsuki ringraziò prendendo il fagotto di abiti datogli dal vecchio che gli indicò una zona fuori dalla veranda in giardino, una piccola struttura in legno dove al suo interno vi erano delle vasche per il bagno, si vedeva l'acqua fumare ancora. Dovevano averla appena riscaldata, pensò il ragazzo avviandosi e trattenendo un grugnito e cercando di mascherare le zanne ancora sporgenti.
Si beò dell'acqua calda quando, dopo essersi strofinato di dosso il fango e la puzza delle risaie, vi si immerse dentro. Stava così bene lì dentro che ci sarebbe potuto rimanere per ore, se non fosse stato per il suo Alpha che continuava a farlo ringhiare ed emettere ferormoni carichi di dominio.
Ci volle mezz'ora per calmarsi abbastanza, masturbandosi l'erezione gonfia e dura che non sembrava volerlo lasciare in pace.
Le sue mani si muovevano per tutta la lunghezza, stringendo alla base o strusciando la punta con movimenti forse un po' brutali, dettati dal bisogno di ricevere sollievo.
Niente serviva, anche se un paio di orgasmi lo avevano quasi fatto ruggire per quanto forte fosse stato il piacere provato. La maglietta con ancora quella traccia di odore premuta sul suo naso come a ricercare una sensazione che solo quel profumo avrebbe potuto dargli.
Alla fine ci rinunciò, infilandosi dentro i pantaloni del kimono da uomo che gli erano stati dati, il membro ancora duro.
Non ricordava l'ultima volta in cui si era vestito in modo così tradizionale, probabilmente alle cene con i suoi nonni. Giorni lontani e incredibilmente felici dove veniva visto come un ragazzino dal talento incredibile, soprattutto quando sviluppò il suo secondo genere.
Era presto e nessuno era preparato, ma i suoi nonni quel giorno, lo sommersero di doni e complimenti, poi non li aveva più visti.
Non si chiese mai il perché, sua madre si inventava ogni sorta di scusa e lui l'accettava con obbedienza, almeno fino a quando non vennero assassinati nella loro casa di campagna durante le vacanze invernali.
Quel giorno il suo Alpha si era scatenato e aveva distrutto metà dell'appartamento in centro città dove vivevano all'epoca, con quell'evento il suo carattere di indurì, diventando a sprazzi violento e ancora più dominante.
Con una scrollata di spalle, Katsuki mise da parte quei vecchi ricordi per tornare dalla coppietta che se ne stava nel salotto con lei che sbucciava delle mele che non facevano in tempo a lasciare le sue mani che il marito se le era già messe in bocca con la disapprovazione della donna che lo ammoniva che la frutta era per l'ospite.
«Non si preoccupi per me nonnina, ho solo bisogno di fare una telefonata.» disse con il suo tono più calmo, richiamando lo sguardo della vecchia che gli sorrise facendogli segno di accomodarsi sul piccolo cuscino vicino al basso tavolino in centro alla stanza.
«Mi dispiace caro, ma dovrai aspettare un pochino, noi non ne possediamo uno, ma nostro nipote dovrebbe essere qui a breve e so che lui ne ha uno, vero tesoro?» chiese al marito che stava sbirciando un giornale di nascosto da lei.
«Oh...sì, lui ha quello lì, c'è sempre attaccato. Alle volte si dimentica di noi per colpa di quell'aggeggio.» rispose distrattamente il vecchio per poi tornare a leggere una qualche notizia che lo stava entusiasmando.
«Dovrebbe volerci molto?» domandò Katsuki notando l'ora tarda su un piccolo orologio posato sulla cassettiera ridosso il muro.
«Dovrebbe ess...» ma le parole della donna vennero interrotte dalla porta scorrevole che si apriva.
«Nonna, sono qui.» disse un ragazzo della stessa età del biondo.
Aveva capelli giallo canarino inframmezzati in un unica ciocca da una saetta nera, semi nascosta da un paio di grosse cuffie azzurre alla cui sommità avevano due triangolini di plastica che dovevano sembrare le orecchie di un gatto.
«Ciao tesoro, saluta che abbiamo ospiti.» continuò la vecchia rivolta a quello che doveva essere il nipote che in effetti aveva il volto completamente concentrato sullo schermo di un cellulare su cui stava digitando furiosamente.
«Come?» chiese il nuovo arrivato sollevando lo sguardo e incrociandolo con quello di Katsuki che vide un paio di occhi gialli, dello stesso colore del miele.
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