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031

Izuku gemette quando i ferormoni del biondo gli arrivarono alle narici che si dilatarono per inspirarne il più possibile, la mano che impugnava la pistola tremò per quella sensazione che lo scosse fin nelle ossa, mentre il suo calore si accendeva come non era mai successo prima.

Odore di menta e melissa si sparse per tutto lo spazio che lo circondava infiammando non solo il suo ventre, ma anche l'Alpha sotto di sé che impazzito per l'odore dell'Omega in calore, si dimenò con una tale forza da scaraventare via da sé il verdino che sbatté violentemente la spalla al suolo.

«Omega, spogliati.» ordinò l'Alpha con voce perentoria e bassa, gattonando verso il più piccolo che in una sorta di trans si portò una mano al colletto della tonaca nera per sbottonarne i piccoli bottoni. I suoi movimenti erano incerti, come se dentro di sé non volesse ubbidire a quell'ordine, ma il suo Omega anelava a compiacere quella risposta, divaricando le gambe quando il biondo gli si avvicinò.

Era così vicino e i loro odori si stavano fondendo creando un'unione sublime che ad entrambi piacque continuando a respirare quel nuovo mix a pieni polmoni.

Però il desiderio di autoconservazione di Izuku era più forte del desiderio del suo Omega di farsi sottomettere, così lasciò avvicinare l'altro continuando a slacciare i bottoni della tonaca, mentre nascondeva l'altra mano dietro la schiena dopo aver lasciato la presa sulla pistola. Le dita trovarono immediatamente la dura impugnatura di un coltello a scatto infilato della cintura dei pantaloni e quando il maggiore su sopra di lui, petto contro petto, con le sue mani che gli esploravano il volto e la gola con movimenti brutali, il verdino si mosse rapidamente, facendo scattare il meccanismo del coltello e piantandolo nella coscia dell'altro.

La lama entrò tutta nella carne dell'Alpha che gridò di dolore, scattando all'indietro, lontano dalla portata dell'altro che poté mettersi seduto, fissando il biondo con sguardo di trionfo riabbottonandosi la tonaca.

«Ora non m'interessa più chi sei.» disse Izuku riavvicinandosi al maggiore che si contorceva per il dolore tenendosi stretta la ferita che sanguinava copiosamente dopo aver estratto la lama, la pistola di nuovo in mano pronto a mettere fine a quello spiacevole incontro, «Di addio Alpha.» lo schernì puntando la canna dell'arma fra gli occhi del biondo.

Uno sparo risuonò nella chiesa.

«Qualcuno ha visto Izuku?» chiese Don Yagi ai novizi che stavano dando una mano a Don Keigo nelle serre.

«Credo che sia ancora in chiesa a confessare.» rispose un ragazzo piuttosto alto e dall'aria seria mentre si sistemava gli occhiali squadrati sul naso con un movimento casuale, «Mi aveva detto che sarebbe passato di qui una volta terminato, ma non è ancora arrivato.»

«Grazie giovane Iida.» disse il biondo alzando una mano per salutare anche gli altri che si inchinarono con fare impacciato verso il superiore.

Era tutto il pomeriggio che Don Yagi aveva una sorta di presentimento che gli scombussolava le budella della pancia, facendole gorgogliare. Non era mai stato una persona che crede al destino o qualcosa di mistico e più grande di sé, anche il suo essersi dato alla vita da prete era una sorta di bufala per lui che aveva sempre creduto che il male non è qualcosa che viene sparso nel mondo da un essere demoniaco, ma che è nella natura umana. Solo che quella sensazione era fastidiosa e sapeva anche che non sarebbe sparita fino a quando non avesse avuto il ragazzo sotto il suo sguardo attento e controllato che in effetti stesse bene.

Avrebbe voluto correre per andare verso la cappella che però si trovava dall'altra parte del monastero, ma il medico che lo aveva visitato qualche giorno prima, gli aveva tassativamente vietato di fare altri sforzi, ora che non aveva più un polmone e un rene, doveva stare il più possibile a riposo, ma come poteva se il pensiero che gli si stava formando nel cervello fosse stato reale?

Ci mise un'eternità per arrivare alla porta sul retro della chiesetta che usavano per la messa ai fedeli e tirò un sospiro di sollievo nel vedere il suo protetto in piedi al centro della navata.

Tutto precipitò quando un colpo di pistola squarciò il silenzio.

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