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029

Un ringhio squarciò il silenzio religioso che si poteva trovare in quella chiesa vuota a parte per le due figure ai lati opposti che si voltarono lentamente per incrociare lo sguardo.

Izuku si sentì raggelare fin nel midollo, quando un paio di occhi rossi fiammeggianti s'incatenarono ai suoi, scatenandogli dei brividi sulle braccia, ma quello che lo spaventò di più fu che le iridi di quel color rosso, la stessa tonalità che aveva visto sul rubini del calice per la comunione del vescovo, si stavano assottigliando, venendo nascoste dalle pupille fortemente dilatate, rendendo il suo sguardo oscuro come la notte più nera.

«Omega.» disse il ragazzo dai capelli biondi piegando il busto in avanti, le braccia penzoloni con le mani ad artiglio, pronto a qualsiasi cosa potesse attirare la sua attenzione mentre il ringhio basso e gutturale continuava imperterrito ad uscire dalla sua bocca semi aperta.

L'odore che stava emanando era così impestante che il verdino dovette portarsi una mano a tapparsi il naso, quando un forte crampo al ventre lo stava quasi piegando in due, il suo dolce odore dovuto al liquido di lubrificazione stava coprendo persino quello dei sacchettini profumati che aveva nascosti sotto la tonaca, arrivando al suo naso, se non a quello dell'altro che continua a dilatare le narici alla ricerca di qualcosa.

Doveva fare un passo indietro, allontanarsi, fuggire, qualunque cosa che lo portasse lontano da quella situazione che si stava facendo spinosa e pericolosa. Un singolo movimento sbagliato e si sarebbe trovato quell'Alpha pericoloso ad un soffio dalla sua ghiandola, i canini esposti e colmi di saliva pronti ad affondare la sua carne tenera e profumata. Al solo pensiero si sentì inondare dalla paura che lo immobilizzò, mentre la sua mente si mise a lavorare ad una velocità tale che attorno a lui tutto sembrò immobilizzarsi.

Era bello, questo fu il suo primo pensiero che lo pervase, osservando come il cappotto caduto avesse nascosto quella curva muscolosa delle spalle, fasciate da una semplice camicia di cotone bianco, la vita era incredibilmente strette a avvolta da una sorta di cinghia di cuoio nero, che saliva fin sulle spalle. Izuku non capiva cosa fosse o perché indossasse una sorta di gabbia attorno al corpo, ma quando il biondo prese un respiro più profondo e le braccia si spostarono leggermente, vide le fondine sotto le ascelle e che contenevano due pistole nere, dall'aria minacciosa.

Fece un passo indietro, attento a non far rumore, gli occhi dell'altro che lo seguirono, ma non aveva fatto bene i conti sull'ambiente che lo circondava, dimentico della pavimentazione in pietra dissestata, infatti il suo tallone colpì un sasso sporgente, facendogli perdere l'equilibrio e cadere a terra mentre mulinava le braccia spaventato senza essere in grado di trovare un appiglio a cui aggrapparsi per rallentare la caduta.

Sbatté violentemente il sedere e per il volo la tonaca di alzò, rivelando le sue gambe avvolte da pantaloni neri di cotone troppo leggero. La stoffa della tunica che si era sollevata non era più in grado di celare quello che Izuku con tutto sé stesso aveva faticato a nascondere.

Un ringhio disumano tornò a rompere il silenzio, quando l'odore dell'Omega prevalse quello dei sacchettini profumati e fu libero di invadere tutto lo spazio della chiesa.

Ferormoni misti fra l'eccitato e lo spaventato del verdino arrivarono all'Alpha che si chinò ulteriormente in avanti, pronto a compiere un balzo che lo avrebbe condotto dal minore con un singolo movimento.

Sentiva i canini allungarsi e graffiargli l'interno del labbro da cui colava una copiosa quantità di saliva. Mai aveva sentito un odore così giusto, mai aveva percepito dei ferormoni in grado di risvegliare il suo Alpha, troppo potente per chiunque, anche per sé stesso, ma quell'Omega dall'odore invitante era giusto, perfetto e non gli dava nessuna spiacevole sensazione, tranne quella della voracità che lo stava sottomettendo.

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