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025

Alla fine Izuku l'ebbe vinta e riuscì a iscriversi al seminario, un percorso che lo avrebbe costretto per sei lunghi anni a studiare teologia e storia cristiana, materie per cui aveva già un'ottima infarinatura essendo cresciuto con i preti praticamente dal giorno della sua nascita.

Ovviamente i suoi allenamenti erano ancora in programma per lui e le lezioni le avrebbe svolte da solo con il monsignore o chi di dovere, lontano da preti non affiliati al monastero, troppo pericoloso metterlo in mostra davanti a persone sconosciute che avrebbero potuto rivelare il suo segreto.

Per quanto quegli uomini si fossero votati a dio, non era da escludere che peccassero di avarizia e lo vendessero per salvarsi o per arricchirsi. Don Keigo glielo aveva insegnato imprimendoglielo nella mente come se glielo avesse marchiato a fuoco, l'animo di tutti gli esseri umani era facilmente corruttibile.

Insegnamento che però non era ancora riuscito a verificare e non ci teneva particolarmente, perché nonostante si fosse un po' distaccato dalle figure che lo avevano cresciuto, a loro ci teneva e farli soffrire per colpa sua era una delle cose che lo spaventava di più.

Per quello si era deciso a iscriversi in seminario, era l'unico modo che vedeva nel suo futuro per stare con loro e non come un peso che gravava sulle loro spalle, ma come un effettivo membro della loro comunità. Una famiglia.

I giorni passavano lentamente e Izuku diventava ogni giorno che passava, sempre più bello e aggraziato, cosa che notarono tutti e se non fosse stato per le pozioni che la mattina Don Keigo portava nella sua stanza, avrebbe rilasciato il più fenomenale degli odori.

Alla fine il prete dai capelli biondi era riuscito a creare un soppressore abbastanza potente da permettere all'Omega di non rilasciare i suoi ferormoni costantemente, ma durante il calore era tutt'altra storia, la dose che serviva per quei giorni non era ancora perfezionata ed era successo che il ragazzo avesse cominciato a manifestare il suo odore a ridosso degli ultimi giorni del periodo, costringendolo a rifugiarsi nella cella nei sotterranei che per fortuna usava sempre di meno.

Erano tutti convinti che una volta sistemato questo problema, non sarebbe successo più nulla che potesse mascherare il ragazzo e quando al quinto anno di seminario, Don Keigo consegnò l'ampolla contenente il soppressore e il calore non si manifesto in nessuno dei quattro giorni a venire, tutti si entusiasmarono per la novella, compreso Izuku che gioioso come non lo era da anni, si precipitò fra le braccia del biondo, sentendo le braccia di lui ricambiare l'abbraccio che gli era mancato enormemente.

«Sono incredibilmente contento di questa splendida notizia.» sentenziò il monsignor Nezu, la voce leggermente acuta mentre si alzava dalla sua scrivania e andava a congratularsi con don Keigo, mentre il verdino se ne stava seduto in disparte a fissare gli uomini che lo avevano cresciuto radunati tutti insieme in quella stanza.

Don Torino che si era rimpicciolito con l'avanzare dell'età, si sorreggeva ad un grosso bastone di legno nodoso, invece Don Yagi era dimagrito a tal punto che si poteva avvolgere il suo polso con il pollice e l'indice, il volto un tempo roseo e dal sorriso radioso, era scavato e pallido, gli zigomi affilati tendevano ad infossare ancora di più gli occhi già abbastanza nascosti dalla fronte sporgente.

Quel giorno era presente anche il vescovo Sakamata, anche se il ragazzo non ne conosceva il motivo.

«Credo che non ci sia giorno migliore per festeggiare questa notizia, soprattutto perché ve ne è una seconda che farà compagnia a questa.» disse il monsignore facendo un segno con la mano a Izuku che si alzò in piedi per mettersi davanti la grossa scrivania del superiore, stranamente sgombra da ogni foglio e da ogni documento, «Izuku, con il vescovo Sakamata siamo d'accordo che tu sia pronto per dare l'esame che ti farà diventare ufficialmente prete.» terminò facendo calare un pesante silenzio.

Il verdino fisso i due uomini, ma soprattutto il vescovo che aveva incontrato una singola volta quando non era altro che un cucciolo e non aveva molti ricordi su di lui, a parte il sorriso che praticamente nessuno aveva visto.

«Non sei contento figliolo?» chiese Don Torino posando una mano sull'avambraccio del minore, che se ne stava imbambolato a fissare la scena come se fosse totalmente assente.

«Eh?» domandò stranito guardando Don Yagi che gli aveva alzato un pollice in segno di apprezzamento.

«Sei stato ammesso all'esame con un anno d'anticipo. Vedi di superarlo adeguatamente o potresti vedertela con me.» rispose il vescovo alzandosi in tutta la sua prestanza, ma il sorriso smagliante che gli rivolse contrastava con le sue dure parole.

«Veramente?» chiese di nuovo entusiasta, ma cercando questa volta di trattenere la sua gioia, nascondendola dietro le buone maniere.

«Preghiamo Dio che te la mandi buona.» gli bisbigliò l'ex militare senza farsi sentire dagli altri a parte il diretto interessato che rispose con un sorriso e la luce dei suoi occhi, quella che si pensava fosse sparita anni prima, nascosta dalla fermezza del suo secondo genere.

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