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I successivi calori il ragazzo li passò da solo, non consentendo a nessuno di entrare nella cella in cui si rifugiava al minimo segnale che il suo corpo si stesse preparando per attraversare quel periodo.

Non permise neanche più che Don Keigo assumesse la pozione che manifestava i ferormoni da Alpha, troppo preoccupato che gli effetti collaterali fossero eccessivi.

Ma quella sorta di preoccupazione che si portava dietro e che lo colpiva ogni volta che vedeva le persone accanto a sé affannarsi per lui, stava pian piano sparendo, sostituendosi con una calma che sentiva strisciare nel proprio animo, ma che risultava del tutto innaturale, anche se sapeva perfettamente di chi fosse la colpa di quello scombussolamento.

Il suo Omega risvegliatosi era così forte e in contrasto con il suo animo dolce e infantile che cercava di assumere il controllo su quel corpo che mi stava sviluppando con troppa fretta.

Quello che se ne accorse per primo fu il monsignore, un uomo particolarmente attento ai dettagli e sorprendentemente intelligente per essere un Beta. Aveva notato immediatamente come i muscoli sottili e affusolati del ragazzo si fossero gonfiati per via degli allenamenti, nonostante non fossero più impegnativi o intensivi del solito. Aveva visto soprattutto il suo sguardo diventare più serio e meno gioioso di una volta, quell'ombra che avevano notato i due preti dai capelli dorati, ormai perennemente presente a velare gli smeraldi del ragazzo.

Sembrava che di Izuku fosse rimasto solo il guscio, mentre l'Omega aveva preso il pieno controllo del corpo ormai completamente sviluppato, infatti all'età di sedici anni sembrava aver raggiunto il massimo che il fisico di un'omega potesse raggiungere.

I muscoli erano formasi, ma non eccessivi, lasciando al ragazzo un fisico delineato e con la vita stretta da cui partivano i fianchi leggermente rotondi, ma a prima vista poteva essere confuso tranquillamente a un Beta particolarmente allenato o a un Alpha non dominante, un genere di Alpha i cui ferormoni non erano così forti da sottomettere neppure un Omega.

E con il compimento dei sedici anni Izuku decise che fosse il momento di prendere i voti, conscio che comunque non sarebbe mai uscito dalle mura del monastero.

«Ne sei sicuro?» gli chiese Don Torino quando il ragazzo gli fu andato a dichiarare la sua intenzione.

«Che alternative ho?» domandò a sua volta il verdino seduto composto sulla sedia incredibilmente scomoda in camera del maggiore, gli occhi fissi nei suoi a dichiarare tutta la serietà che aveva.

«Non saprei, potresti sempre voler uscire un giorno e cercare una vita al di fuori del convento.» gli fece notare il vecchio alzandosi e cominciando a fare avanti e indietro per la piccola stanza.

«Se lo facessi potrei essere catturato e di sicuro costretto a rivelare come ho fatto a sopravvivere per così tanto tempo senza collare. Non sono certo di avere la forza di resistere alle torture a cui mi sottoporrebbero.» rispose figurandosi dei possibili scenari in cui sarebbe potuto incappare una volta che fosse stato catturato, immagini di sé stesso legato e picchiato fino alla morte deformarono per meno di un istante il suo volto, «Non voglio mettere in pericolo nessuno e comunque se resto qui sarei più al sicuro, infondo non è mai venuto nessuno in sedici anni a indagare qui dentro.»

«Preghiamo Dio che non accada in futuro, ma per favore pensaci ancora un po' prima di prendere questa decisione.» disse alla fine Don Torino avvicinandosi al ragazzo e posandogli una mano sulla spalla, sentendo quella voragine che li aveva allontanati nel corso degli anni farsi sempre più profonda.

«Ci penserò ancora un po', ma le posso dire che questa decisione l'ho presa da molto tempo e sarebbe pressoché impossibile che cambiassi idea.» rispose Izuku alzandosi e avviandosi alla porta chiudendosela alle spalle con un tonfo lieve.

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