016
Un'ondata di ferormoni si propagò con prepotenza dalla ghiandola di Izuku, invadendo tutto lo spazio che lo circondava profumandolo di menta. L'odore era afrodisiaco e talmente intenso che i preti che ne entrarono in contatto si ritrovarono piegati a quella prepotenza, ansimando prepotentemente nonostante fossero dei Beta e non assoggettabili ai ferormoni degli altri due generi, ma nulla poterono fare quando sentirono quelli del verdino, così particolari e dolci.
«Chiamate subito Don Keigo.» gridò il monsignore tappandosi il naso non staccando gli occhi dalla figura del ragazzo che piano piano si stava piegando su sé stessa e gli occhi diventavano lucidi, non più per la paura che provava nei confronti del suo maestro, ma per i crampi che il calore gli stava facendo provare, tanto che si ritrovò a terra mentre il suo corpo si ribellava al bisogno che stava provando.
Gli altri preti richiamati dal superiore, scossero la testa ritornando lucidi, almeno in parte e mentre alcuni portavano fuori Don Yagi con la barella che nel frattempo era stata portata, qualcun altro andò alla ricerca del prete menzionato, l'unico in grado di fare qualcosa in quella situazione così inimmaginabile.
Il giovane prete dai capelli biondi si trovava nel laboratorio al piano inferiore, una stanza nascosta atta a celare il lavoro che stava portando avanti, tutto per quel giorno avvenuto con troppo anticipo.
Quando gli riferirono l'accaduto, Don Keigo si ritrovò impreparato, ovviamente aveva lavorato sodo per creare quei soppressori che sarebbero serviti al giovane Omega, ma non erano ancora stati perfezionati e dosati a dovere per l'uso specifico del ragazzo che ora gemeva oscenamente davanti a coloro che lo avevano cresciuto.
«Non sono ancora pronti.» gridò il biondo sbattendo i pugni sul tavolo su cui erano allineate ordinatamente una decina di contenitori colmi di piante finemente tritate che sbatacchiarono per il colpo. Mai si sarebbe aspettato uno sviluppo così improvviso, erano rari i casi in cui il secondo genere di un'Omega si sviluppava con così tanto anticipo.
«Non credo che abbiamo alternative, Izuku è sotto shock.» disse il giovane prete che era andato a chiamarlo, il fiatone che usciva a sbuffi per la corsa che aveva fatto, i capelli neri come la notte incollati al volto sudato, il freddo dei piani inferiori insignificante in quel momento di crisi.
«Perché sarebbe sotto Shock? Cos'è successo?» domandò voltandosi Don Keigo gli occhi increduli si piantarono su quelli dell'altro prete che si sentì fremere per l'intensità del suo sguardo.
«Don Yagi è collassato e Izuku lo ha trovato a terra con del sangue sul viso, è allora che si è scatenato il calore.» rispose facendo calare un silenzio così assordante che avrebbe potuto sentire il sangue scorrergli nelle vene o il battito d'ali di una farfalla.
Don Keigo rimase allibito a quella rivelazione, per poi tornare a fissare il tavolo e le boccette che ora sembravano aver preso un nuovo aspetto. Il fatto che il ragazzo avesse subito uno shock del genere spiegava la manifestazione del calore, per non parlare della forza che avrebbe avuto il suo Omega una volta risvegliatosi. Quando avevano scoperto che fosse un'Omega Reale, non avevano pensato di documentarsi meglio riguardo alla maturazione sessuale che li risvegliava, pensando ingenuamente che fosse uguale per tutti.
Mai fecero errore più grave, penso Don Keigo furioso con sé stesso per quella negligenza.
«Di al monsignore di portare il ragazzo nella stanza che abbiamo preparato e che arriverò a momenti.» disse semplicemente il biondo afferrando l'unica bottiglietta contenente un liquido dal color latte, «Vedi di fare presto che più aspetti più Izuku soffrirà.» continuò lanciando un'occhiata al giovane prete che era rimasto imbambolato a fissare la sua schiena ingobbita per la concentrazione che stava mettendo nella miscelazione di alcuni ingredienti.
Il giovane annuì senza che l'altro lo potesse vedere e si precipitò dal monsignore a riferirgli quello che don Keigo gli aveva detto.
«Tsukauchi, dammi una mano.» disse monsignor Nezu facendosi aiutare dal proprio segretario a sollevare il verdino che si dimenava strusciando i fianchi alla ricerca di sollievo, «Presto starai meglio, te lo prometto.» sussurrò accarezzando i capelli del minore che rispose con un gemito forte che fece arrossire il superiore.
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