011
Tutto sembrava filare liscio nella piccola bolla di vita creatasi nel monastero, Don torino si svegliava di buon'ora, faceva colazione alle prime luci dell'alba per poi mettersi subito a preparare il pasto per il piccolo Izuku che ormai aveva compiuto sei anni. Più tardi avrebbe seguito qualche lezione per imparare a scrivere e a leggere, ormai era abbastanza grande e alcuni preti si erano offerti per aiutare il vecchio a svolgere quel compito. Subito dopo pranzo sarebbe corso da Don Yagi che lo aspettava per fargli fare un po' di movimento, non aveva ancora iniziato ad addestrarlo a dovere, prima avrebbe dovuto aiutarlo a sviluppare al meglio i suoi muscoli, altrimenti non avrebbe retto, soprattutto perché il suo fisico era minuto anche per via del suo secondo genere. E per concludere si sarebbe diretto alle serre ad aiutare Don Keigo che era riuscito a far crescere a dovere le piante per creare i soppressori.
Izuku aveva proprio una giornata piena e ogni giorno era simile al precedente, tranne la domenica quando si dirigeva nella cappella per ascoltare la messa e fu grazie a quelle scritture che i primi dubbi vennero al bambino che si sentiva così disorientato nell'ascoltare le letture.
La sua vita era sempre stata chiusa tra le mura del monastero e le uniche persone che aveva visto erano i preti con cui passava le sue intere giornate.
Ma le letture dicevano che Gesù aveva avuto una mamma, solo che lui non sapeva minimamente cosa fosse.
Fu così che una mattina, mentre faticava a mangiare la sua fetta di pane con la marmellata di agrumi, il suo sguardo si diresse verso Don Torino che si era accomodato accanto a lui con il volto solcato dalla preoccupazione di vedere il piccolo così serio e senza il suo solito sorriso sul volto.
«Cosa succede Zuzu, non ti piace più la marmellata?» chiese il vecchio posando una mano sul capo del verdino.
«No, la marmellata è buona, però mi stavo chiedendo una cosa.» disse posando la fetta di pane e alzando lo sguardo titubante verso il maggiore, ma solo per un momento prima di fissare il bicchiere di latte ancora caldo, «Ieri il monsignore a messa ha detto che Gesù ha la mamma, ma che cos'è? Don Michiru non ne ha mai parlato a lezione.» le guance si colorarono per l'imbarazzo di non conoscere una cosa che avrebbe dovuto sapere.
«Oh.» sussurrò semplicemente Don Torino guardandosi intorno, come alla ricerca di un aiuto, ma nella sala da pranzo erano rimasti solo loro due.
Il silenzio si stava protraendo e Izuku si sentì male al pensiero di aver fatto una cosa sbagliata, aver posto quella domanda aveva messo a disagio il vecchio che apriva e chiudeva la bocca ogni pochi secondi alla ricerca di una risposta a quella domanda inaspettata.
Le lacrime presero ad uscire dagli occhioni del piccolo che si ritrovò a desiderare di non aver fatto mai quella domanda.
«No, cucciolo, non piangere.» disse Don Torino accortosi del pianto silenzioso del bambino e prendendolo in braccio per farlo sedere su un ginocchio, «Non hai fatto nulla di sbagliato.»
«Non so cos'è la mamma e sei arrabbiato per questo.» continuò il cucciolo singhiozzando sommessamente.
«Non sono arrabbiato perché non sai cos'è una mamma, solo che non so come rispondere a questa domanda.» lo tranquillizzò il maggiore accarezzandogli la schiena con dolci movimenti della mano.
«Perché?» domandò asciugandosi la scia lasciata dalle lacrime con la manica della grembiulino che gli avevano fatto in modo che non si sporcasse i vestiti, «Perché non è una cosa che i bambini devono sapere?»
«No, Zuzu.» disse prima di prendere un grosso respiro, «La mamma è la persona che ci fa nascere. Vedi, quando due persone si vogliono tanto bene e decidono che vogliono passare tutta la vita insieme, festeggiano. Dopo la festa alla mamma comincia a crescere la pancia, lì si formerà il bambino che appena sarà grande abbastanza nascerà.» Don Torino si sentì incredibilmente confuso a dover fare un discorso del genere, non si era minimamente preparato ad una tale eventualità, sperava di avere ancora un po' di tempo, non aveva fatto conto con l'intelligenza che il piccolo mostrava e alla sua incredibile curiosità.
«Quindi anch'io ho una mamma?» domandò il verdino afferrandosi il labbro inferiore fra le dita e cominciando a confabulare sottovoce.
«Sì, anche tu ce l'hai?» rispose il vecchio con un sorriso triste a deformargli il volto.
«E dov'è?» chiese con un sorriso smagliante che fece fermare il cuore del maggiore non sapendo cosa dire.
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