007
Don Keigo, vedendo come il vecchio collega fosse agitato per le condizioni del cucciolo e come tremasse, lo fece dirigere verso la zona dedicata al giorno del monastero, vicino alle cucine dove avrebbe trovato alcune cose che avrebbero potuto aiutarlo.
Il monsignore intanto seguiva ogni movimento con preoccupazione, anche perché il giovane prete non aveva più parlato e si muoveva silenzioso per i lunghi corridoi della struttura.
«Don Keigo per favore ci dica cosa dobbiamo fare.» lo redarguì Don Torino fissando il piccolo che respirava a rantoli dalla boccuccia socchiusa e leggermente screpolata.
Il giovane, troppo concentrato sul da farsi preparò una piccola bacinella piena per metà di acqua non troppo calda, afferrò anche un pentolino e la polvere di latte che tenevano di scorta, mettendo sul fuoco a scaldare l'acqua in cui versarcela.
Nella tinozza ci lasciò cadere anche un rametto di salvia intrecciato a foglioline di menta e rosmarino, il tutto sotto lo sguardo attento dei due uomini che non sapevano come comportarsi.
«Don Keigo, per favore.» lo richiamò il vecchio passando il bambino in braccio al suo superiore e avvicinandosi al biondo.
«Vada a prendere un antipiretico, dovrebbero essere nella stanza accanto.» rispose finalmente Don Keigo togliendo l'acqua dal fuoco e aggiungendo il latte in polvere e un cucchiaino di zucchero.
Don Torino non se lo fece ripetere due volte e corse con tutte le sue forze nella stanza accanto per prendere ciò che gli era stato chiesto.
Quando tornò il giovane gli strappò la scatola di pastiglie dalle mani, cercando immediatamente il foglietto illustrativo.
Non ci mise molto a trovare le dosi e le età indicate per l'assunzione e con un veloce calcolo a mente trovò la dose necessaria da somministrare al piccolo Izuku che ne frattempo si era svegliato annaspando con la bocca alla ricerca di qualcosa da bere.
Il prete si affrettò immediatamente a tagliare in più parti la piccola pastiglia e sminuzzarla, schiacciandola con la punta del coltello prima di andarla ad aggiungere al latte che aveva preparato prima e che si stava pian piano raffreddando.
«Dov'è il suo biberon?» chiese Don Keigo pronto a prendersi cura del cucciolo.
Fu il monsignore ad andare a prendere il biberon di scorta che tenevano nella cucina.
Il piccolo si attaccò alla tettarella con disperazione, facendo piccoli versetti da apprezzamento quando il liquido tiepido e zuccherato cominciò a scendere giù per la gola arsa dalla sete e dal caldo. Le mani corsero a stringersi attorno al vetro della bottiglietta, anche se con scarsa forza, la febbre lo aveva debilitato parecchio.
«Quanto ci vuole perché faccia effetto?» chiese il vecchio fissando il bambino che beveva avidamente, gli occhietti chiusi, ma la boccuccia che si muoveva a succhiare il latte.
«Una mezz'oretta almeno, intanto possiamo fargli un bagnetto per pulirlo dal sudore e rinfrescarlo.» rispose il biondo con un sorrisetto felice nel vedere Izuku già più tranquillo.
«Se avete tutto sotto controllo allora, io me ne andrai.» disse il monsignor Nezu sollevato, avvicinandosi al cucciolo per accarezzargli una guancia ancora calda.
«Sì. Non si preoccupi, ce la possiamo cavare.» rispose Don Torino inchinandosi al collega che gli posò una mano sulla spalla in un gesto di conforto prima di avviarsi per la stessa strada che aveva imboccato prima.
Il latte nel biberon finì in fretta, bevuto tutto dal cucciolo che si staccò dal biberon con un sonoro ruttino prima di mettersi a tremare lievemente per il freddo. Ci voleva ancora un po' perché il medicinale potesse fare effetto, nel frattempo il giovane prete avvolse di nuovo il piccolo nella coperta da cui si era liberato quando il caldo era eccessivo.
Insieme i due preti lo osservarono mentre tornava a scaldarsi e a liberarsi di nuovo delle coperte, i braccini iperattive che si muovevano in tutte le direzioni e gli occhi che finalmente si erano aperti, leggermente oscurati dalla malattia.
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