001
Era un vecchio prete che ora non riusciva quasi più a stare dietro ai lavori del convento, le sue gambe a fatica lo reggevano ancora, ma quando il suo sguardo si posò sul fagottino di coperte lise e macchiate, tutte le forze che pensava di aver perso con la vecchiaia, tornarono facendolo inginocchiare per terra per prendere il piccolo cucciolo che si trovava fra esse.
Si tirò su come se il peso degli anni fosse sparito alla vista del piccolo che si stava per mettere a piangere, ma che interruppe la fuoriuscita di lacrime una volta che i loro sguardi s'incontrarono.
Era un cucciolo bellissimo, i grandi occhi verdi riuscivano a trasmettere al vecchio tutto un mondo di emozioni che non credeva avrebbe mai provato.
Era così tanto vecchio e rinchiuso in quel monastero da così tanto tempo che aveva dimenticato cosa si provasse ad avere tra le braccia una creaturina così piccola, che richiamava le tue attenzioni muovendo le piccole e paffute manine che cercavano di afferrargli la barba.
«Ma cosa ci fa qui un frugoletto così carino?» chiese il prete pizzicando dolcemente una guancia del cucciolo che rispose con una sonora risata.
Non c'era nessuno nei dintorni, niente che potesse testimoniare chi fosse stato a portare quel bambino davanti alla porta di quell'edificio così fuori mano dalle comodità della città situata alle pendici di quel colle.
Cullò il piccolo mentre scrutava l'oscurità, forse c'era stato un errore e la madre del cucciolo sarebbe presto tornata a riprenderlo per riportarselo a casa, ma nessuno arrivò e il freddo quella notte non era clemente con le articolazioni artritiche del vecchio che con un sospiro si richiuse la porta alle spalle portando con sé il cucciolo che ancora sghignazzava allegro ora che aveva afferrato la barba del vecchio.
«Sei un cucciolo vivace, sarà dura accudirti?» si chiese abbandonando il suo posto di guardia per andare verso le cucine, forse ci sarebbe stato qualcosa lì che avrebbe potuto dare al piccolo da mangiare.
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«Da da da da...» ciarlava il cucciolo che ormai aveva un anno, sgambettando i primi passi nel piccolo cortile interno al monastero.
Era stato subito accolto con entusiasmo dai preti che avevano preso subito a cuore la sua salute, viziandolo per come potevano ricoprendolo di attenzioni e affetto.
Non avevano atteso a lungo l'arrivo della madre del piccolo, avevano capito immediatamente che non sarebbe mai tornata a riprenderselo, il dolce odore che spigionava nei momenti di gioia era un chiaro segnale del perché della sua decisione di abbandonarlo in quel luogo sperduto e fuori da ogni giurisdizione politica.
Il bambino era un'Omega, dolce come ogni creatura di quell'età, ma con già scritto nel suo destino una vita orribile dedita al piacere dell'Alpha che lo avrebbe comprato.
Non potevano permetterlo, non a quel piccolo che li rincorreva con il sorriso perennemente stampato in volto, le manine protese per farsi afferrare, gli occhioni che nascondevano mille possibilità.
Lo avrebbero nascosto e fatto spacciare come uno di loro, facendolo confondere tra gli altri Beta che nel frattempo si sarebbero presi cura di lui.
Perché Izuku era speciale, perché aveva ricordato loro che nonostante fossero preti, rinchiusi in quel monastero sperduto fra i colli, anche loro erano ancora in grado di provare qualcosa che non fosse l'annichilimento provato nei confronti di quei potenti Alpha che li governavano.
Angolo Ice:
Primo capitolo un po' corto, ma che vi darà l'idea di quello che potrebbe accadere in un prossimo futuro.
Alla prossima.
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