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5 - Beware the Jabberwock, my son!

- Ma quindi tu... Chi sei? -

- Come? -

Replicò il ragazzo volgendo lo sguardo verso la piccola interlocutrice e strabuzzando gli occhi.

- Insomma... - Mormorò Haku, stringendo le mani dietro la schiena e distogliendo lo sguardo. - Ci hai detto che tra tre giorni potremo rivedere Satoshi, che vuoi organizzare una specie di riunione di gruppo e che noi dobbiamo aiutarti, però... -

- Chi cavolo sei tu? -

Concluse per lei Shinzou, incrociando le braccia al petto e fissando il diciannovenne dritto negli occhi.
Benchè lei avesse nove anni in meno e soprattutto ci fosse tra i due un abbondante mezzo metro di altezza di differenza, lo sguardo truce della bambina aveva sempre avuto l'abilità di far sentire gli altri come se fossero loro ad essere guardati dall'alto in basso e anche questa volta, benchè il ragazzo non ne diede alcuna prova evidente, la rossa fu certa che avesse funzionato.

- E non ti azzardare neanche a rispondermi: "il Jabberwocky". Voglio sapere come fai a sapere del nostro "gioco". -

Aggiunse non appena vide il maggiore aprire la bocca per risponderle.

Il ragazzo richiuse la bocca.

- Ho un idea. - Rispose dopo averci riflettuto per alcuni istanti. - Ve lo dirò se mi aiuterete fino alla fine senza protestare. -

- È chiaro che prima o poi qualcuno protesterà per qualcosa. - Replicò la Queen of Hearts assottigliando ulteriormente lo sguardo. - Ce lo dirai non appena avrai riunito tutta la combriccola, che noi nel frattempo decidiamo di fare ammutinamento o meno. -

E benchè quella sembrasse più un'affermazione (un ordine, per l'esattezza), piuttosto che una domanda, il Jabberwocky le rispose comunque, scrollando le spalle e sospirando un "e va bene, d'accordo. Come vuole lei, sua maestà".

All'udire quella risposta, la bambina annuì seccamente con il capo, quindi si voltò verso la sorella e le propose di andare in giardino a giocare, come se nulla fosse.

- Ora che ci penso... - Mormorò Akane guardandosi intorno. - Dove sono gli altri? -

- Oh, giusto... Tu non sei venuta domenica scorsa, vero? - Sospirò Shun, con fare fin troppo drammatico per starla semplicemente prendendo in giro. - Martedì scorso qui è successo il finimondo... Le nostre uniche certezze nella vita sono state smentite! - 

- Ma è terribile... -

- Ma è fantastico! -

La Dormouse e il Jabberwocky parlarono nel medesimo istante e così il sovrapporsi delle loro frasi disorientò per alcuni istanti i presenti, i quali nel realizzare che il "ma è fantastico!" era venuto fuori dalla bocca del diciannovenne, si voltarono subito verso di lui, rivolgendogli un'occhiataccia più spaventosa dell'altra.

- No, un attimo, lasciatemi spiegare! - Esclamò allora lui scuotendo il capo e alzando i palmi delle mani verso di loro. - Non ho detto che è fantastico perchè è fantastico, ma perchè è fantastico il fatto che io sia qui mentre c'è situazione terribile. -

Gli sguardi da spaventosi si fecero inferociti.

- Aspettate, provo a riformulare la frase! - Esclamò continuando a tenere le mani alzate di fronte al sè, come per essere pronto a difendersi da un possibile attacco. - È fantastico che sia successo qualcosa di terribile, perchè il mio intento è quello di sistemare tutto! ...Capite? -

Nessuno dei presenti aveva capito, ma il fatto che almeno avesse detto di volerli aiutare, contribuì a calmarli e così alla fine i loro sguardi omicida si trasformarono in semplici occhiate diffidenti.

- Ma ad ogni modo... - Riprese il Jabberwocky alcuni istanti dopo, provando a rompere il ghiaccio con una piccola risatina. - Secondo me state esagerando. Insomma, cosa può mai essere successo di tanto terribile da aver fatto addirittura vacillare le vostre certezze nella vita? -

~

- Alla fine... Il tempo non è che un invenzione dell'uomo, no? -

- Non ne sarei tanto sicuro, ma forse in un certo senso hai ragione. -

- Insomma, alla fine a cosa serve il tempo? Solo a metterti ansia. -

- In realtà credo che qualche altra utilità ce l'abbia... -

- Voglio dire, non sarebbe tutto più semplice se il tempo non esistesse proprio? Niente ansia per il tempo che passa, niente ansia per il tempo perso o sprecato, niente ansia e basta. Fai quello che devi fare, ma quando ti pare. Anzi, ormai neanche si può più dire "quando". -

- Trovo un po' difficile immaginare qualcosa del genere. -

- Io no, affatto. Ma ora che ci penso... questa conversazione non l'avevamo già fatta ieri? -

- Lo vedi? -

- Cosa? -

- Ti sei appena negato da solo. Hai detto "ieri", che è un'avverbio temporale. -

- Oh giusto, hai ragione! È più difficile di quanto mi sarei mai aspettato... -

- Vedrai che ci farai l'abitudine. -

- Tu dici? -

- Se eri riuscito a prendere l'abitudine di controllare il tuo orologio ogni mezz'ora spaccata, tanto che lo scopo stesso di possedere un orologio aveva iniziato a perdere senso, puoi abituarti a tutto. C'è solo una cosa che non capisco. -

- Ovvero? -

- E lo chiedi pure!? -

Sbottò a quel punto una terza voce.

Usaro ebbe un lieve sussulto nel sentire la voce di Akane, ma non fece alcun commento riguardo il fatto che  quella non fosse domenica.
Invece si voltò lentamente verso di lei osservandola interdetto, come a chiederle a cosa si stesse riferendo.

Il Withe Rabbit e il Caterpillar si trovavano in quel momento nella camera di quest'ultimo, ma ciò che sorprese la Dormouse non fu tanto il fatto che i due stessero passando il tempo parlando di argomenti pseudo-filosofici, nè che il quattordicenne, il quale era solito arrabbiarsi continuamente con il maggiore, in quel momento fosse così a suo agio con lui da essersi addirittura disteso sul letto posando il capo sulle sue ginocchia, usate alla mo' di un cuscino.
Ciò che davvero sconvolse la ragazzina fu la vista di decine e decine di orologi in frantumi sparsi per tutta la stanza, reduci da quello che era sicuramente una delle stragi più improbabili che fossero mai avvenute.

- Cos'è successo? -

Chiese la mora aprendo le braccia in un gesto che avvolgeva l'intera stanza, osservando sconvolta i resti sparsi intorno ai suoi piedi di un piccolo uccellino di legno, probabilmente un tempo appartenuto ad un orologio a cucù.

- Sta attraversando la sua fase di ribellione. - Rispose Sora con un'alzata di spalle. - E poi dovresti vedere la sua camera, è ridotta perfino peggio. -

- Ma è in queste condizioni da martedì scorso? -

- Eh già. -

Le rispose questa volta Shun, rimasto in corridoio con Kazuto per non rischiare di calpestare nulla.

- Che macello... -

Commentò invece il Jabberwocky, entrando nella stanza senza pensarci due volte e iniziando a guardarsi intorno con la stessa attenzione che un critico d'arte avrebbe dedicato ad una mostra di quadri particolarmente rari e ben fatti.

- Ma chi sei tu? -

Chiese Usaro aggrottando la fronte perplesso.

- Il Jabberwocky! -

Esclamò subito il diciannovenne a gran voce, voltandosi di scatto verso il minore e compiendo un passo verso di lui, finendo così col calpestare accidentalmente quello che un tempo era stato un orologio a muro, fracassandone il vetro che proteggeva il quadrante.

- Fantastico, un altro esagitato... -

Commentò sarcasticamente Sora con un sospiro sconsolato.

- Voi piuttosto. - Continuò il diciannovenne, quasi non avesse neanche sentito il commento dell'altro. - Sareste il White Rabbit e il Caterpillar, no? -

I due annuirono un paio di volte, quindi, mentre Usaro si sollevava per mettersi seduto, il Jabberwocky prese a guardarsi intorno, come alla ricerca di qualcosa, annusando più volte l'aria.

- Ma allora... Cos'è questo? - Chiese il ragazzo indicando gli orologi in frantumi. - E perchè non sento odore di fumo? -

- Visto che da martedì scorso Usaro ha iniziato a passare qui la maggior parte del suo tempo, ho smesso. - Rispose Sora con un'alzata di spalle. - Non posso mica rischiare di intossicarlo. -

- Lo vedi? - Esclamò tutto d'un tratto Shun, attirando su di sè l'attenzione dei cinque, i quali (fatta eccezione per Kazuto) sussultarono nel vedere i suoi occhi, diventati lucidi e arrossati a causa delle lacrime ormai sul punto di sgorgarne fuori. - Il mondo non ha più senso! - E nel dirlo gettò con fare melodrammatico le braccia al collo di Kazuto, il quale senza fare una piega prese a dargli pacche d'incoraggiamento sulla schiena.

- Dai, coraggio, vedrai che si risolve tutto. -

- Ma il White Rabbit non è più ossessionato dal tempo! -

- Si può rimediare. -

Replicò Akane, alzando gli occhi al cielo per il comportamento dell'amico. Ma lui non le fece minimamente attenzione, continuando invece a lagnarsi senza alcun ritegno (e nel mentre anche a riempire la maglietta del fidanzato di moccio, ma questi sono solo particolari di poco conto).

- E il Caterpillar non fuma più! -

- Sinceramente secondo me è una buona cosa. -

- Alice è andata via... -

- Lo rivedremo tra tre giorni. -

- ...E adesso visto che ci siamo ci diranno pure che non è vero che le lampade parlano! Tanto ormai... -

A quel punto la Dormouse strabuzzò gli occhi e stava per ribattere quando il Mad Hatter si voltò verso di lei, fissandola dritta negli occhi con sguardo incredibilmente serio e portando l'indice davanti al viso, mentre scuoteva lentamente il capo.

- E i gemelli non stanno più insieme! - Continuò il March Hare. - Se questa non è la fine del mondo, ditemi voi cos'è! -

- Maddai. - Sbuffò la Dormouse. - Basta lagnarti e vedi di darti un contegno. Guarda che c'è sempre una soluzione a tu... No, un attimo, cos'hai appena detto riguardo i gemelli!? -

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