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25 - 'Twas brillig, and the slithy toves

- Già. - Concordò il Cheshire Cat, mentre faceva di tutto per reprimere un sorriso divertito e assumere invece un'aria quanto più seria possibile. - Potrebbe averci davvero dato indicazioni così assurde per farci perdere un po' di tempo e avere così la possibilità di sbrigare in gran segreto chissà che faccenda, oppure... -

Ma a questo punto non resistette e scoppiò in una fragorosa risata.

Alice aggrottò la fronte a quella reazione, ma tutto fu chiaro quando l'altro gli porse il foglio delle indicazioni, indicandogli un punto in particolare.
Infatti sul retro, nell'angolo in basso a destra, era stata incollata una minuscola pezzetta di carta, che essendo così piccola in un primo momento nessuno dei due aveva notato.
Ormai però era stata quasi interamente tolta da Hajime e così erano state rivelate, sotto un sottile strato di colla, le vere indicazioni lasciate loro da Megumi, scritte in caratteri piccoli ma comunque leggibili:

"Mitsuda, Iryohojinsowakaishigei Hospital, ultimo piano, stanza 42"

- Quell'ospedale ha un nome davvero assurdo... -

Fu tutto ciò che il biondo riuscì a dire prima che l'altro gli sfilasse il foglio dalle mani e, dopo aver osservato nuovamente le indicazioni, commentasse con un'alzata di spalle:

- Beh... Che sia un caso o meno, alla fine il "mitsu" e la "d" c'erano davvero nel nome della città. -

Quindi si voltò e stava già per mettersi in marcia, quando fu nuovamente costretto ad interrompersi a causa delle parole di Satoshi.

- Ma dove si trova Mitsuda? -

- ...Bella domanda. -

~

Mentre Alice e il Cheshire Cat si recavano in un negozio di souvenir, alla ricerca di una mappa del Giappone per individuare la posizione della sconosciuta città di Mitsuda, a solo pochi chilometri di distanza, all'interno di un vecchio ospedale psichiatrico abbandonato, diverse paia di occhi osservavano sbalordite l'indirizzo trovato sul retro del foglio con le indicazioni, prima nascosto da una piccola pezzetta di carta.

- Capisco perchè non abbiano mai fatto il nome di quell'ospedale in nessun telegiornale. -

Commentò la Mock Turtle alla vista di quel nome impronunciabile.

Quindi, una volta scoperto dove si trovasse Mitsuda e aver constatato che distasse da lì solo un paio di ore in treno, i due decisero che sarebbero partiti la mattina seguente, mentre tutti gli altri, diretti a casa dei quattro sovrani, si sarebbero mossi quella notte stessa, nella speranza di riuscire così ad evitare possibili pattuglie di poliziotti che si sarebbero potute aggirare lì nei dintorni.

- Lo sapevo che avrei dovuto colpirlo più forte. - Sospirò Shinzou, quando realizzò che a quell'ora il poliziotto che li aveva inseguiti doveva essere già riuscito a chiamare i rinforzi. - Saranno gli unici due rimpianti della mia vita. -

- Che intendi? Perchè due? -

Replicò Haku, osservando la sorella incuriosita.

- Non è ovvio? - Replicò la Queen of Hearts alzando gli occhi al cielo. - Il primo rimpianto è di non essermi presa quel taser... - Disse sospirando sconfortata, prima che uno strano luccichio le illuminasse i piccoli occhi scuri. - Mentre il mio secondo rimpianto è di non aver sfruttato l'occasione che avevo per divertirmi un po'... Ad esempio, mi sarebbe piaciuto sparargli "tu sai dove" e vedere la sua reazione. Sarebbe stata memorabile, ne sono certa... - Concluse sospirando per l'ennesima volta.

La White Queen aggrottò la fronte perplessa a quel "tu sai dove" e stava per dirle che invece non lo sapeva affatto, quando all'improvviso realizzò ciò che l'altra intendeva dire.

- Shinzou! -

Esclamò allora, sgranando gli occhi dallo stupore e arrossendo fino alla punta delle orecchie dall'imbarazzo.

- Che c'è? A chiunque sarebbe venuta voglia di provarci, no? - Ribattè con un'alzata di spalle, per poi guardarsi intorno e notare gli sguardi sconvolti che anche tutti gli altri le stavano rivolgendo. - Ma insomma, si può sapere cos'avete che non va!? - Sbottò, alzando lo sguardo al cielo. - Insomma, è divertente, dai! ...Kazuto, Shun, Akane e Hajime mi avrebbero capita! - Borbottò alla fine, incrociando le braccia al petto e rivolgendo un'occhiataccia ai presenti. - Non ne posso più di questa situazione, non vedo l'ora che quella Jabberwocky ci porti tutti nel nuovo Wonderland... -

~

- Salve, sono venuta per vedere il paziente della camera quarantadue. -

Annunciò candidamente una diciannovenne dai corti e spettinati capelli verde fluo, appoggiandosi con gli avambracci sul bancone posto nella sala d'ingresso dell'ospedale.

La donna seduta dietro il bancone la salutò con un sorriso e annuì leggermente con il capo all'udire quella richiesta, ma poi, nell'alzare il capo dai documenti che stava controllando, ritrovandosi quegli occhi vermigli puntati contro, non potè che sussultare dallo stupore.
Ma la sorpresa che aveva avuto nel notare il bizzarro aspetto della giovane visitatrice, non fu nulla se paragonata a quella che ebbe non appena ebbe realizzato chi fosse il paziente della camera 42.

- È sicura che sia proprio quello il numero della stanza che cerca? - Chiese allora, mentre controllava più volte lo schermo del computer che aveva davanti, come per accertarsi di non aver capito male. - Lì è ricoverato solo il signor Haya... -

- Sì, sono qui per lui. -

La interruppe la ragazza continuando a sorridere.
Era a dir poco inquietante quanto quel sorriso fosse innocente e terrificante al tempo stesso, tanto che la donna ci mise alcuni istanti per riprendersi e riuscire a dare una risposta come si deve a quella strana visitatrice.

- Ecco... Mi dispiace, ma non posso farti entrare in quella camera se non hai un permesso speciale. Quel paziente, benché al momento sia in coma, si trova sotto la stretta sorveglianza della polizia, quindi... -

Ma a quel punto alle spalle della donna comparve un uomo sulla quarantina, il quale le posò una mano sulla spalla facendola sussultare.

- Va tutto bene, Miura. Do io il permesso a questa ragazza di entrare. -

Le disse sorridendole con fare rassicurante.

Quindi, sotto lo sguardo stupito della donna, il medico e la ragazza si diressero insieme verso l'ascensore.

- Tu sei la Jabberwocky, vero? -

Chiese lui non appena le porte automatiche si furono chiuse.

- Esatto. -

Rispose, precedendo l'altro nel premere il pulsante che li avrebbe portati al quarto piano.

- Alice...? -

- Non penso che arriverà prima di domani. Baby ti ha avvertito del nostro arrivo? -

- Sì, mi ha chiamato poche ore fa. -

La diciannovenne annuì leggermente all'udire quelle parole, ma poi, mentre l'ascensore si fermava e le porte si aprivano lentamente, il suo sguardo si rabbuiò e con un filo di voce chiese:

- Lui... Come sta? -

- Le sue condizioni sono stabili. - Rispose subito il medico, usando il suo miglior tono di voce professionale e disinteressato. - Il suo è solo un coma superficiale, tecnicamente potrebbe svegliarsi in qualsiasi momento. Però in pratica... - E nel dirlo uscì dall'ascensore e si avviò verso la terza porta sulla destra. - In pratica è in queste condizioni da quasi un anno intero. -

Concluse con un sospiro, mentre spalancava la porta della camera numero quarantadue.

In un primo momento Megumi strabuzzò gli occhi alla vista dell'uomo e dalla sorpresa quasi fu sul punto di indietreggiare, poi però si riprese, scosse lievemente il capo e riuscì perfino ad abbozzare un sorriso.

- Sei l'unico ad occuparti di lui? -

Chiese mentre si avvicinava al letto.

- No, ci sono anche un paio di infermieri che lo controllano ogni quattro o cinque ore. Però ad eccezione di noi tre nessun'altro può entrare. A meno che uno non ottenga quel "permesso speciale", ma è praticamente impossibile. Solo un familiare potrebbe riuscirci e lui non ha nessuno. -

- Questo non lo fermerà... - Mormorò però la ragazza, storcendo leggermente il naso alla vista delle decine e decine di piccole cicatrici bianche che coprivano l'intero corpo dell'uomo, dal viso fino alla punta dei piedi. - Dobbiamo prendere delle precauzioni, in caso Alice una volta qui dia di matto. -

- Ma se andassimo direttamente al Wonderland? Prima che Alice arrivi, intendo. -

- Impossibile. - Replicò la ragazza scuotendo il capo. - Come si fa a portare fuori di qui un uomo privo di conoscenza senza che nessuno se ne renda conto? Soprattutto considerando le telecamere in corridoio. -

- Scusa, ma allora come dovremmo fare? Anche una volta che Alice e gli altri saranno qui, la situazione sarà la stessa, no? -

- No, perchè ho un piano. Solo che appunto potrà essere messo in atto solo una volta che Alice sarà qui. È per questo che l'ho messo nel mio "gruppo", altrimenti non ci sarebbe stato motivo di rischiare così tanto, no? - Ribattè la Jabberwocky, per poi chinare lo sguardo su Humpty Dumpty e sorridere leggermente, allungando con fare esitante una mano verso il suo volto e accarezzandone con il dorso la tiepida guancia ruvida. - Andrà tutto bene, non ho dubbi al riguardo. Ho detto che nel nuovo Wonderland dovranno esserci tutti, nessuno escluso, e così sarà. -

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