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Episodio V: Spartacus lo schiavo ribelle. (73-71 a.C.)

A Capua, dopo tre giorni fu ritrovato il corpo senza vita del magistrato Calavio nelle fogne. Il responsabile dell'accaduto fu il lanista Solonio, colto sul fatto. Solonio, fu il giorno dopo giustiziato nell'arena di Capua. Ma presto ebbe inizio un'altra tragedia a Capua: Spartacus, insieme ad altri gladiatori distrusse la scuola di Batiato. Lo stesso Batiato morì per mano di Spartacus dopo che gli schiavi fuggirono presso il Vesuvio. Il Senato di Roma, per respingerli inviò il pretore Glabro a risolvere la ribellione che era nata.

Glabro, lo stesso ufficiale Romano che aveva portato Spartacus in catene a Capua, si preparava ad uccidere il Trace. Con un esercito di tre legioni affrontò gli schiavi ribelli presso il Vesuvio; nonostante fosse netta la superiorita numerica, Glabro venne sconfitto da Spartacus. Alla fine della battaglia, Glabro fu ucciso da Spartacus in persona sotto il Vesuvio. Dopo questi avvenimenti, molti schiavi si ribellarono ai loro padroni e alla Repubblica di Roma.

Sia il Senato che il console Cicerone volevano che Mariano riprendesse le armi e partecipasse in prima persona ad eliminare Spartacus e i suoi seguaci, ma Mariano rifiutò, allora Cicerone inviò il pretore Varinio a stroncare la Ribellione contro Roma. Ma come era successo a Glabro anche Varinio venne sconfitto da Spartacus presso Napoli. Ma, al contrario del suo precessore Varinio, riuscì e scappare dalla battaglia e dalla morte. In seguito, altri schiavi si riunirono da Spartacus che riuscì a formare un'esercito di 150.000 persone, tra cui uomini, donne bambini e vecchi. Ci furono altri scontri contro il Legato Varinio, che nonostante le dure sconfitte riuscì sempre a salvare la pelle.

Il vero obiettivo di Spartacus non era quello di dar vita ad una rivoluzione vera e propria, ma voleva ridare la libertà ai suoi compagni. Voleva, infatti risalire l'Italia varcando le Alpi per poter tornare nei loro paesi di origine. Intanto, nell'accampamento di Varinio gli venne a fare visita il console in persona Cicerone:

-Un altro stendardo perso? La Repubblica ha subito una grave ferita, Varinio.- disse il console Cicerone.

-Se non mi fossi ritirato, sarebbe stato anche più grave.- rispose Varinio.

-È incomprensibile, come può un pugno di schiavi erranti darci filo da torcere.- disse Cicerone.

-Temo che sia tu che il Senato abbiate sottostimato pesantemente il loro numero, l'orda di schiavi di Spartacus è aumentata a ogni vittoria dopo la sconfitta di Glabro sul Vesuvio, e ha acquisito migliaia di uomini liberando le miniere lucane. Schiavi fedeli alla Repubblica e grati ai loro padroni per tanti anni hanno tradito sulla scia della sempre più diffusa leggenda di Spartacus. Folle immense combattono per lui dalla mia sconfitta sulle rive del Calore. I nostri stendardi e i nostri fasci sono caduti nelle mani di Spartacus.- rispose Varinio.

-Tanto caos e distruzione, tutta per colpa di un miserabile schiavo.- disse Cicerone.

-Quel miserabile schiavo sarà presto alle porte di Roma, se non organizzerete dei rinforzi.- rispose Varinio.

-Mariano non vuole partecipare allo scontro contro Spartacus, e non sappiamo neanche il perché; Lucullo si batte contro Mitridate sul Mar Nero; Antonio contrasta i pirati che affliggono Creta; e Pompeo non ha ancora debellato la rivolta di Sertorio in Spagna. Questi conflitti hanno prosciugato le casse del Senato non abbiamo né uomini né denaro per assoldarli.- disse Cicerone.

-C'è uno fra noi che potrebbe finanziare l'impresa di tasca propria, intaccando una minima parte dei suoi averi.- rispose Varinio.

-Speravo di non doverlo coinvolgere.- disse Cicerone.

-Nemmeno io vorrei indebitarmi con lui, come te Cicerone. Se hai un'alternativa proponila.- rispose Varinio.

-Molto bene: tornerò a Roma e supplicherò Crasso perché ci aiuti a schiacciare Spartacus e i ribelli; e, al contempo, a porre rimedio alla grave ferita inflitta all'onore della Repubblica.- disse Cicerone.

Nel frattempo, Spartacus prepara i suoi 150.000 uomini per un attacco decisivo al Legato Varinio. Allo stesso tempo, a Roma il console Cicerone si incontra con l'uomo più ricco della Repubblica, Marco Licinio Crasso, che era in compagnia di suo figlio maggiore Publio Licinio Crasso.

-Le voci sono vere, Crasso prende lezioni da uno schiavo.- disse Cicerone.

-Per anni, Hilarus è stato un campione dell'arena. Tu non vedrai mai tanti soldi quanti quelli che ho sborsato per comprarlo e imparare ciò che ha appreso nell'arena. E da coloro che la insanguinano.- rispose Crasso.

-I gladiatori. E giusto questo il motivo della mia visita. Possiamo parlarne in privato?- domandò Cicerone.

-Publio sa come funzionano certe cose. Può benissimo sentire cosa hanno da dire il console e i senatori.- rispose Crasso.

-D'accordo. Ci sono state complicazioni inaspettate nella guerra contro Spartacus.- disse Cicerone.

-Varinio è morto?- domandò Crasso.

-No, ma ha bisogno di rinforzi. Un notevole aggravio economico, visti i tempi.- disse Cicerone.

-Spartacus deve averlo ridotto proprio male, se siete venuti a supplicarmi.- rispose Crasso.

-Nessuno sta supplicando. Chiedo solo l'aiuto di un leale membro del Senato.- disse Cicerone.

-Quanto aiuto?- domandò Crasso.

-10.000 uomini.- disse Cicerone.

-Trovarli sarebbe molto costoso e gravoso.- rispose Crasso.

-In cambio ti offriamo di comandarli. Sotto Varinio, ovviamente.- disse Cicerone.

-Un'offerta che mi piacerebbe sentire dalla sua bocca.- rispose Crasso.

-Si è ritirato in una villa nei dintorni di Nocera, poco a sud di ciò che resta della sua legione. Spartacus continua a radunare truppe nelle valli della Campagna. Non sarei mai venuto se la situazione non l'avesse richiesto.- disse Cicerone.

-No, non saresti venuto. Accetto le condizioni.- rispose Crasso.

-Faccio subito recapitare il messaggio.- disse Cicerone.

-Senza offesa console, ma è meglio che mandi i miei uomini per essere certo che arrivi a destinazione.- rispose Crasso.

-Come preferisci. Pensavo che avresti chiesto un titolo in cambio del tuo aiuto, come ha fatto Pompeo in cambio del suo aiuto contro Sertorio.- disse Cicerone.

-Titoli e onori li guadagno sul campo.- rispose Crasso.

-Mi scuso per aver sospettato il contrario.- disse Cicerone salutando Crasso e suo figlio andandosene.

-Acconsenti e sottostare a Varinio e non ti batti per un vero comando?- domandò Publio.

-Così pare.- rispose il padre.

-Ti ho sentito dir male di lui so che lo reputi un idiota e un presuntuoso, come il console Cicerone. Padre perché?- domandò ancora il figlio.

-Il tempo delle parole è finito. Spartacus deve essere sconfitto e farò tutto il necessario perché quel giorno si avvicini. Per la gloria di Roma.- rispose il padre sorridendo.

Intanto, un attacco a sorpresa di Spartacus nell'accampamento di Varinio. Sia lui che la sua ultima legione fu distrutta dallo schiavo ribelle e dai suoi uomini e Varinio fu decapitato da Spartacus in persona. Dopo l'accaduto, il console Cicerone affidò l'incarico a Marco Licinio Crasso, il quale chiese aiuto anche a un amico di suo padre, Caio Mariano, il quale rifiutò. Nel frattempo, Spartacus conquista la città Lucana di Paestum dove si prepara ad abbandonare l'Italia alla volta della Tracia. Ma Crasso, grazie al suo intelletto, riesce a riconquistare la città infiltrando uno dei suoi uomini nelle file dei ribelli per aprire le porte della città mentre tutti dormivano. Attaccati sia per terra che per mare, Spartacus con i suoi uomini si ritirò sulle montagne dove fu bloccato dalle legioni di Crasso che costruirono una cinta di mura per impedire che i ribelli potessero scappare. Ma alla fine, dopo un mese, Spartacus riuscì a superare la cinta di mura ed entrò in Campagna, dove si affrontò più volte con Crasso. Alla fine dell'inverno del 72 a.C., Spartacus riuscì ad arrivare fino all'Umbria dove si preparava ad abbandonare l'Italia, verso Nord, verso la Gallia. Ma ci fu un grosso dispiacere per Spartacus, Crisso, uno dei suoi generali, un amico conosciuto fin da quanto erano gladiatori a Capua decise di abbandonarlo. Così, nella primavera del 72 a.C., i ribelli si divisero in due parti: Spartacus, con i suoi 120.000 uomini marciò verso Nord in direzione della Gallia; mentre Crisso, con gli altri 30.000 uomini si diresse verso Sud per saccheggiare l'Italia centro-meridionale.

I due compagni non si rivedranno mai più.

Crasso decise di fermare prima Crisso e poi di occuparsi di Spartacus. Lo scontro avvenne in Apulia nella battaglia del Gargano. Nella battaglia che ne seguì, Crisso si servì della sua fanteria per tentare di decimare i romani prima di dare il via ai suoi gladiatori d'élite. La fanteria fu tuttavia sbaragliata, Crisso perse ben 10.000 uomini. Con i suoi 20.000 uomini rimasti, Crisso fu costretto a mettere in atto una strategia difensiva che si rivelò inefficace. Alla fine della battaglia Crisso fu decapitato ed i suoi 30.000 soldati uccisi tutti.

Crasso inviò la testa di Crisso a Spartacus, che si trovava in Transpadana vicino ai confini dell'Italia e della Gallia. Quando arrivò un messaggero che portò la testa di Crisso a Spartacus, quest'ultimo decise di ritornare indietro e vendicare la morte del suo compagno, uccidendo Crasso. Spartacus divide i ribelli in due partì, poiché la maggior parte degli uomini aveva seguito Crisso, una formata da 5.000 unità composta da donne, bambini e vecchi avrebbe continuato la marcia verso il Nord, ovvero verso la Gallia; l'altro, formato da 115.000 uomini, marciò verso Sud ad affrontare Crasso. Spartacus, rientrando in Campania sconfisse tre intere legioni romane e catturò 300 prigionieri romani.

Come facevano gli aristocratici romani, Spartacus onorò la memoria dell'ex-gladiatore con giochi funebri nei quali, quei 300 prigionieri romani furono costretti a combattere sino alla morte come i gladiatori. Mariano, che venne a sapere dell'accaduto decise alla fine di partecipare alla guerra al fianco di Crasso.

Crasso aveva mandato un messaggio a Spartacus per incontrarsi e decidere dove affrontarsi per l'ultima battaglia. Li Spartacus incontrò Mariano, il quale fu molto felice di rivederlo ancora vivo. La battaglia finale fu preceduta da numerosi e cruenti scontri nei quali Spartacus perse 55.000 uomini. Durante lo scontro finale, presso il fiume Sele nel 71 a.C. 30.000 schiavi ribelli affrontarono 45.000 soldati romani. Spartacus andò personalmente alla ricerca di Crasso per affrontarlo direttamente, egli non riuscì a trovarlo ma si batté con grande valore uccidendo anche due centurioni che lo avevano attaccato. Spartacus rimase al centro della mischia mentre i ribelli erano ormai in rotta; circondato da un numero soverchiante di legionari venne massacrato di colpi, e morì combattendo fino alla fine.

Alla fine della battaglia, Crasso ordinò di crocifiggere lungo la via Appia, da Capua a Roma, tutti i ribelli che avevano combattuto, ma non Spartacus di cui non fu più ritrovato il corpo. Fu Mariano a prenderlo, lo salvò e lo seppellì da uomo libero, e non come uno schiavo:

-Un giorno, Roma si frantumerà e svanirà. Ma tu resterai per sempre nel cuore di chi lotta per la libertà.- disse Mariano, salutando il grande gladiatore che un tempo era il campione di Capua Spartacus.

I 5.000 ribelli che si erano diretti a Nord in Gallia vennero intercettati e spazzati via dalle truppe di Gneo Pompeo Magno, che sopraggiungeva direttamente dalla Spagna. Terminò così la rivolta di Spartacus.

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