Capitolo 9
<< Ella mi tremano le mani >> dichiaro a mia sorella mentre percorriamo il giardino di casa. L'aria pura mi invade le narici insieme al dolce profumo dei biscotti di mia madre. È strano riconoscere l'odore di qualcosa che non hai mai assaggiato in un'altra vita.
<< La mamma li fa durante ogni ricorrenza della tua morte >> afferma. Gia, io sono morta per tutti coloro che abitano qui. << Non essere triste >> cerca di risollevarmi il
morale << Anche lei sa che tu adesso stai vivendo una vita sulla terra. Sa che stai bene, ma nonostante tutto le manchi, come sei mancata ad ognuno di noi >> appoggia la sua mano sulla mia spalla.
<< Ella! >> la porta di casa viene spalancata e la figura prominente di un uomo che non ho mai conosciuto ci si piazza davanti. << Che fine hai fatto! Mi sono preoccupato tantissimo, pensavo ti fosse successo qualcosa. >> si vede che è turbato, il suo sguardo sembra stanco e i suoi capelli sono tutti arruffati. Scommetto che li stava tormentando con le mani a causa dell'ansia per Ella.
<< Scusa se non ti ho avvertito che avrei fatto tardi >> mia sorella sorride.
<< Vedo che hai portato un'amica >> mi indica.
<< Sì. Resterà con noi per un po', la sua casa deve essere ristrutturata. È una delle insegnanti al corso di pre-mamma angelica >>.
<< Spero che tu possa far diventai questa qui una mamma per il mio futuro figlio >>
Vorrei dirgli che sono una frana con i bambini, sulla terra ho provato a lavorare come babysitter ma con scarsi risultati e con cesti del bucato pieni di magliette sporche di vomito, ma alla fine decido di sorridere e basta.
<< Piacere, io sono Joel. Il marito di Ella >> mi tende la mano e io l'afferro.
<< Io sono Ev... >>
<< ... elin >> continua Ella. Joel fissa la moglie con un sopracciglio alzato per lo scatto improvviso che ha fatto, se non mi avesse aiutata avrei detto il mio vero nome.
<< Spero che ti troverai ben qui Evelin>> sorride << Scusate ma adesso devo andare, ho del lavoro da svolgere >> ci saluta volando via.
<< Che lavoro fa? >> chiedo.
<< Aiuta papà con le nascite angeliche >> annuisco.
<< Sono contenta che tu abbia Joel al tuo fianco, sembra un brav uomo >> dico entrando in casa perdendomi in mille ricordi. Quante volte ho percorso quelle scale e tante altre mi ricordano i bernoccoli a causa delle cadute; ci sono persino ancora le assi su cui papà segnava la nostra altezza ed io ed Ella facevamo a gara a chi crescesse di più. Volevo essere più alta per differenziarmi da Ella, eravamo identiche e tutti facevano più attenzione a lei. Se fossi stata più alta avrei avuto qualcosa di mio soltanto, ma in realtà quella somiglianza era solo apparenza, io e mia sorella siamo totalmente diverse.
<< Mamma! >> urla Ella facendo accorrere nostra madre in salotto.
<< Stai per partorire? >> chiede preoccupata, ma Ella scuote la testa beccandosi un rimprovero. Mia madre non cambierà mai.
<< Questi litigi non cesseranno mai? >> la domanda retorica di mio padre accompagna il suo ingresso nella stanza in cui ci troviamo. Rivederlo mi fa un certo effetto, forse perché credo di averlo deluso come figlia per essermi innamorata di Egon.
<< E lei chi è? >> indica me.
<< Lei è Evelin, una mia amica del corso che sto frequentando >> spiega << Come mai non sei a lavoro? >> chiede cercando di distogliere l'attenzione da me. Papà mi fissa ancora per un po' con il suo sguardo indagatore, lo stesso che usava per scoprire cosa avessi combinato quando ero bambina.
<< Ho mandato Joel, non mi sento bene >> spiega.
<< Certo. Ogni volta la stessa storia >> commenta sarcastica Ella << Guarda caso non ti senti bene lo stesso giorno della ricorrenza della morte di Eva >> mio padre si rabbuia.
<< Io vado di là. Quando esci dimmelo e se incontri Egon digli che devo parlargli >> sapere che mio padre ed Egon si parlino mi fa un certo effetto, sapere che vanno d'accordo e che lui non lo incolpi della mia morte mi fa stare bene. Soprattutto mi rassicura che Egon abbia lui come punto di riferimento, adesso che ci penso ho sempre fatto attenzione ai particolari del ragazzo di cui mi sono innamorata, ma non ho mai indagato sulla sua vita. Non ho mai saputo come fosse nato o come ha reagito quando ha scoperto che la sua nascita era stata voluta da Lucifero in persona, una nascita vincolata ad una maledizione. Conoscere persone, vederle cambiare e poi morire, aspettando in solitudine il giorno in cui tutto sarebbe finito. Poi l'ho incontrato e dal momento che i nostri occhi si sono incrociati durante quel giorno di iniziazione, sapevo che quella maledizione non sarebbe stata l'unica preoccupazione che avrei dovuto affrontare, Egon era un demone ma aveva un'aurea diversa.
<< Certo >> Ella risponde a nostro padre per farlo congedare. Mi prende per mano e ci dirigiamo su per le scale, so già dove stiamo andando, e quando la nostra vecchia stanza ci appare davanti mi si mozza il fiato. Mia madre è seduta sul mio letto, in mano ha la veste angelica che indossavo quel giorno della mia morte. L'annusa e sospira cercando di cacciare via le lacrime.
<< Mamma ... >> Ella si accovaccia ai suoi piedi e cerca di toglierle quei pochi stracci dalle mani che la collegano a me.
<< No! >> urla in preda ad una crisi << Non portarmi via la mia bambina >> si getta a terra e si copre la testa con le mani, Ella si alza con le lacrime agli occhi stringendo in un pugno la stoffa sporca del mio sangue.
<< Mamma ... >> sussurra prima di correre via, lasciandomi da sola con lei.
Di scatto mia madre alza la testa, gli occhi iniettati di sangue si posano su di me, d'istinto porto una mano sul cuore toccando il ciondolo che si cela dietro la stoffa.
<< Chi sei?! Cosa vuoi?! >> si alza avanzando verso di me, distolgo lo sguardo quando me la vedo difronte con un corpo fragile e ossuto.
<< Son..o Evel... in >> balbetto. Mi volto verso di lei per guardarla mentre mi analizza << Sono un'amica di Ella. Sono qui per aiutarla con il pre-parto >> spiego.
Le sue pupille d'orate si incastrano nelle mie, il labbro inferiore mi trema per la scarica di emozioni che mi pervadono il corpo. Cerco di inumidirle per cercare di parlare, ma prima che possa aprire bocca cade a terra abbracciandomi le gambe.
<< Oh Eva! >> piange e resto impietrita davanti a quella esclamazione. Le poggio una mano sulla testa e gliela accarezzo dolcemente, lei alza lo sguardo e mi sorride.
<< Sei tu vero? >> chiede.
<< Io ... >> cerco di mentire.
<< Non farlo. Ti prego, so che sei tu. Hai il suo stesso odore >> e in quell'istante le parole mi muoiono in gola.
<< Elettra! >> mio padre mi allontana da mia madre, l'afferra per le braccia e la fa alzare.
<< Scusala. Ha preso dei farmaci, presto le passerà >> spiega uscendo dalla stanza.
Una mano calda si posa sulla mia spalla, anche se non vedo la persona a cui appartiene, il calore che mi trasmette mi basta per capire chi sia.
<< Le passerà, fa sempre così. >>
<< Mi ha riconosciuta! >> esclamo voltandomi << Mia madre sta male, è la causa di tutto sono io >> piagnucolo << Perché faccio sempre del male alle persone che amo? Perchè? Perchè Egon? >> non so cosa succeda dopo, ma sono sicura che quelle due braccia calde, che mi circondano, non mi lasceranno mai.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro