Capitolo 2
Interrotta la chiamata con mio fratello, cerco di mettere al proprio posto almeno metà della roba che ho distribuito per tutta la stanza, infine afferro i tacchi e me li infilo scendendo le scale per andare in soggiorno.
Mentre cerco di infilare l'ultima scarpa le voci del mio ragazzo e di mio padre mi arrivano come piccoli frammenti.
<< Sei sicuro? >> chiede mio padre allarmato. Sarà successo qualcosa?
<< Sicurissimo >> la voce dura e rauca di Eric mi solletica l'udito, il suo tono mi provoca un brivido lungo la spina dorsale. Mi fa ricordare sensazioni che credevo essere sepolte, tutte quelle che facevano parte della mia vita passata.
<< Di cosa sei sicuro? >> entro interrompendo il loro discorso.
<< Niente >> afferma mio padre. Guardo il suo viso segnato dalla vecchiaia, dalla crudeltà della vita che gli ha portato via una moglie troppo giovane e dal rimpianto di essere la causa dell'allontanamento di suo figlio. Tutte queste sensazioni caratterizzano le sue solite espressioni, ma una nuova caratteristica segna il suo viso. Non so cosa sia, ma sono sicura che circa dieci minuti fa non c'era. Sarà stata la conversazione di prima ad averlo segnato? Cosa ha detto Eric?
<< Sei stupenda >> Eric mi sussurra parole dolci all'orecchio, ma la sua voce fredda e tagliente stona con tutto questo romanticismo improvviso.
<< Sei troppo mieoloso in queste ultime settimane >> lo ammonisco facendogli ricordare che io l'ho amato per il suo vero io, ragazzo forte e determinato, e non per il perfetto ragazzo che ogni donna vorrebbe al suo fianco.
Forse il suo carattere duro, quell'espressione minacciosa e il look total black mi ricorda cio' che una volta era mio ... o forse sono attratta dai tipi di cui si narra nei romanzi rosa. Questo non lo saprò mai perché la mia doppia vita, ogni maledetto giorno, mi tormenta. Non credo di essere pazza, io ho davvero visto quel demone nello specchio. Io lo conoscevo.
Tu l'amavi.
La mia mente cerca di ricordare il passato perduto, ma io sono stanca di perdermi nei miei pensieri.
<< Allora andiamo? >> mi appoggia una mano sul braccio. La sua mano tatuata, a contatto con la pelle del mio braccio, puo' essere paragonata ad una macchia di inchiostro su un foglio candidamente bianco. Un contrasto che ti acceca e che sembra quasi impossibile.
<< Dobbiamo passare da Elliot >> dico guardandomi intorno in cerca del corpo di mio padre, ma sembra che il diretto interessato ci abbia lasciati non appena Eric mi ha sussurrato all'orecchio.
<< Ok >> afferra la mia mano e usciamo di casa. Arrivati davanti alla sua auto, mi apre la porta e, con un inchino un po' goffo, mi fa cenno di entrare. Non protesto e non lo prendo in giro per il suo strano comportamento, ma tutto questo sta rendendo la serata fuori luogo. Le smancerie non mi dispiacciono, ma sembra che se Eric sia ben disposte a farle non le rendono più così attraenti e sembra quasi che ogni suo fascino in Eric scomp... SCIOCCHEZZE!
Si ha ragione la mia mente, basta rimuginare su Eric e il suo carattere che sembra, in un certo senso, avvicinarmi ad Egon. Da quanto tempo non sento quella parola e, dal molto più tempo, ho cercato di far sì che quel nome non sfiorasse la mia mente da quel giorno.
Sembra che il demone abbia inciso il suo marchio sulla mia pelle, abbia scalfito ogni singola lettera del suo nome nel mio cuore lasciandomi sola immersa nella rete di pensieri che collega il mio essere a lui.
EGON.
A volte credo che la mia mente mi giochi brutti scherzi, negli ultimi mesi ho fatto sogni strani. Più che sogni erano dei piccoli pensieri, ma sono sicura che non erano miei. Piani oscuri disturbavano il mio sonno, il Paradiso e l'Inferno avrebbero dovuto affrontare di lì a poco un altro grande scontro.
Ho pensato di prendere appuntamento da uno psicologo per cercare di capire cosa ci fosse di sbagliato in me, ma non sono mai andata oltre la prenotazione telefonica. Momenti di lucidità in cui afferro il telefono per effettuare la chiamata, si alternano con altrettanti momenti lucidi in cui Egon, Ella, Keira ed Elain non sono frutto di una mente malata, ma sono la mia famiglia.
<< Eva >> Eric mi scuote appoggiando una mano sul mio ginocchio scoperto dal tessuto di seta del mio abito nero.
Appoggio la mia mano sulla sua e gliela scosto velocemente. Non mi da fastidio il contatto fisico con Eric, io lo amo ma non siamo andati oltre i baci passionali. Non sono ancora pronta per donargli tutta me stessa.
3 anni!
La mia mente non vuole darmi tregua.
<< Aspettami qui >> cerco una scusa plausibile per evitare che mi segua, mio fratello lo odia << se i miei nipotini ti vedono vorranno giocare con te e non avremmo più la nostra serata>> annuisce attirandomi verso di sè. Le sue labbra toccano le mie, le sue mani arrivano ai lati del mio viso e un piccolo flashback, almeno credo che lo sia, si fa spazio nella mia mente.
Una donna che urla mi appare davanti agli occhi, immagini di fiamme avvolte nell'oscurità invadono l'ambiente, anime in subbuglio balzano da una parte all'altra per reclamare il corpo sepolto dalle fiamme.
Mi stacco con gli occhi spalancati, Eric cerca di parlare ma lo rassicuro dicendo che non posso perdere tempo, devo andare a casa di mio fratello.
Arrivata sotto il grande porticato, Elliot mi accoglie a braccia aperte. Mi fa entrare in casa e noto Meredith dormiente sul divano.
<< Era stanca >> dichiara mio fratello. Sorrido vedendo il suo sguardo, pieno di amore e riguardo, nei confronti della ragazza distesa.
<< A quando l'arrivo? >>
<< Altri tre mesi. Non vedo l'ora. >> annuisco << Sai come la chiameremo? >> scuoto la testa << come nostra madre>> annuncia.
<< Elain >> lo precedo. Annuisce.
<< Mi manca >> dichiaro << anche se non la ricordo, mi manca. Lei era un parte di me>> lo guardo negli occhi << una parte di te e io te l'ho portata via. Non so come tu faccia a guardarmi ancora in faccia ... >> mi abbraccia interrompendo il mio monologo.
<< Tu eri la cosa più preziosa che lei ha voluto mettere al mondo. Non dimenticarlo Eva, lei ha sempre pensato che tu dovessi nascere per il bene dell'umanità>>.
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