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14. Aghnamptótatos

Greco antico: letteralmente, "inflessibilissimo". È parte di un proverbio citato nella raccolta di Zenobio: aghnamptótatos bátos aûos, "un rovo secco non si può piegare". Vale a dire che è inutile cercare di far cambiare posizione a chi è duro e cocciuto di carattere.

Signora Ponza: Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede.

[Luigi Pirandello, Così è (se vi pare)]


Castano, occhi scuri, pelle olivastra, Francis Argentsang si confondeva con le ombre della camera di sicurezza. Mattia aveva visto solo di sfuggita gli altri Argentsang e Jean condivideva con loro solo il cognome, eppure, conoscendo la provenienza della famiglia, il lupo non riusciva a spiegarsi come dei tratti così mediterranei potessero manifestarsi in Francis. Magari il ragazzo era solo una mosca bianca, pensò. O, forse, una pecora nera.

«Jean dice che sei un mostro di cattiveria» esordì Mattia dopo averlo studiato per un minuto. Francis sembrava molto più a suo agio del cugino, ma dopotutto non era lui quello confinato in una prigione sotterranea dove nessuno metteva piede da decenni.

Quello soffiò dalle narici nell'emulazione di una breve risata. «Jean dice che anche lui è un mostro di cattiveria.»

«Senza dubbio, per questo sono qui: sei l'unica persona che Jean odia più di se stesso.»

Un'altra risatina, un pizzico di sarcasmo nell'intonazione. «Touché

Lo Shadowhunter che aveva accompagnato Mattia e l'aveva guidato tra i corridoi della Guardia tornò in quel momento portando una sedia di plastica. Il tizio aveva solo un paio d'anni in più di lui; non era che un ragazzino, un pesce piccolo all'interno della società, il factotum di turno a cui delegare i compiti più bassi e umilianti. Gli pareva di ricordare che il Console l'avesse chiamato Balogh: sembrava essere dell'Europa dell'Est, forse bulgaro. Prima di congedarlo Mattia lo ringraziò con un cenno del capo, ma decise di lasciare la sedia lì dov'era e rimanere in piedi.

«E, visto che siamo d'accordo, com'è possibile che Jean pensi questo, per te?» riprese.

Nel buio della cella Francis scrollò le spalle con noncuranza. Mattia riusciva a distinguere i contorni della sua figura solo grazie al fioco lucore gettato dalle poche torce presenti nella stanza: avvertì le sue pupille da licantropo allargarsi per sopperire alla mancanza di luce. «Chi lo sa cosa passa per la mente di quello lì. Forse io sono solo la persona che lui vuole che io sia.»

Mattia assottigliò gli occhi, riflettendo. «E Jean chi vuole che tu sia, Francis?»

Francis tacque per qualche secondo e poi rispose, una strana serietà nel suo tono: «Non so, cambia idea piuttosto spesso.»

«Tu invece no» replicò Mattia, andando dritto al punto. «E forse ti conviene raccontarmela, la tua idea, se mai vuoi vedere di nuovo il sole.»

«Ti piacerebbe, lupacchiotto.» Di nuovo quella nota ironica. Era diversa dall'ironia di Jean: più divertita, spensierata, quasi bambinesca; di sicuro meno amara. «Magari un altro giorno.»

«Oh, be', di sicuro tu non vai da nessuna parte.»

«E neanche tu andrai molto lontano da qui, non è vero?»

Mattia si concesse un lieve sorriso. Francis aveva una pellaccia molto più dura rispetto a Jean, e un maggiore e migliore autocontrollo: sarebbe stato assai più difficile riuscire ad ammorbidirlo e a farlo parlare. «No, mi sposto solo verso un'altra cella. Chissà se Jean non riesca a convincermi che il colpevole sei tu, dopotutto.»

Stavolta, Francis rise davvero. «Io il colpevole?»

«Sì, tu il colpevole.»

«Oh, Nardone» mormorò Francis. C'era del miele, ora, nella sua voce: Mattia poté quasi percepirne la dolcezza sulla punta della lingua. «Ma io colpevole lo sono. Dipende però da cosa di cui Jean mi ritenga colpevole.»

Mattia aggrottò la fronte, confuso: il filo del discorso gli stava sfuggendo. «Di tutto quello che non ha fatto lui, ovvio.»

«Perché, tu credi che lui non abbia fatto niente?» rimbeccò subito Francis. «Idiota. E ingenuo. Io in confronto a lui sono senza macchia.»

«Io non credo niente» azzardò Mattia, stabilendo di tenersi sul vago: non voleva dare a Francis l'impressione – veritiera – di non star capendo nulla della situazione. «Io dico che Jean crede te colpevole di quelle cose compiute da te e non da lui, distinte e separate da quelle fatte da lui.»

Francis sospirò. «Allora forse sei vicino alla verità. Mi domando se ci arriverai mai.»

«Tu, di certo, non sarai lì fuori per vederlo.»

«Non lo sarà neppure Jean» obiettò Francis, prosaico. «E tu, Nardone? Tu sarai lì fuori?»

Mattia fu sollevato dall'onere di ribattere dal ritorno dello Shadowhunter sua guida. Balogh appariva trafelato: doveva aver fatto la strada di corsa. «Signor Nardone, l'Inquisitore la vuole nel suo ufficio» ansimò quello.

«Ma...»

«È urgente, signore, così mi è stato ordinato, la prego!»

Mattia non si degnò di nascondere un sonoro sbuffo di rassegnazione. «Arrivo» cedette, alzando gli occhi al cielo. Quella giornata si prospettava più lunga e difficile del previsto.

I denti bianchissimi di Francis balenarono per un istante nella semioscurità. «Vai, vai, Figlio della Luna. Ti tengo al caldo la cella accanto alla mia.»

~ • ~

Sembrava che un tornado si fosse appena abbattuto su Daniel Cartwright e stesse continuando a turbinare intorno a lui, in attesa della circostanza migliore per investirlo di nuovo. Cartwright era un giovane uomo, alto, sulla trentina, dal fisico muscoloso ma snello tipico dei Nephilim, abituati a combattere per guadagnarsi il pane. Pareva un animale chiuso in gabbia: prima di allora, Mattia non avrebbe scommesso una lira sulla possibilità di poterlo vedere seduto dietro a una scrivania a frugare tra pile e pile di fogli e fascicoli, con la barba di tre giorni e l'aria di chi ne ha già abbastanza del proprio lavoro dopo neppure due settimane.

Stando a quanto Mattia aveva potuto capire, a seguito dell'arresto di Jean e Francis c'era stata una protesta e il popolo si era diviso in due: alcuni avrebbero voluto rimandare ancora le elezioni per trovare nuovi candidati al posto di Inquisitore e Ministro della Sanità, ma la maggioranza si era dichiarata stufa dell'attuale governo e aveva fatto pressione affinché Cartwright e Ira Hornstock salissero al potere. L'unico ad essere eletto era stato il Console Nightwalk – la Kryoanemós aveva perso con uno scarto minimo e aveva accettato la sconfitta, comunque dignitosa, con grande cavalleria.

Anche Aaron Nightwalk attendeva Mattia, stazionando al fianco di Cartwright con un braccio parallelo al pavimento per appoggiarsi al muro. Quei due insieme, così vicini, formavano una strana coppia: l'uno moro, di carnagione olivastra e corporatura massiccia; l'altro biondo, più longilineo e di pelle molto chiara, con un accenno di lentiggini su naso e zigomi. Entrambi, però, indossavano la stessa espressione severa e appena scocciata quando Mattia entrò nella stanza scortato da Balogh, quest'ultimo più che felice di essere riuscito a condurlo lì senza dover ricorrere alle maniere forti.

Il ragazzo fu subito mandato via con un altro comando dettato da Nightwalk: «Va' a chiamare Abbagnato e fallo venire qui. Subito.»

Abbagnato. Un cognome italiano.

A Mattia suonava familiare, anche se non riusciva a spiegarsi il perché.

Seguì con gli occhi la figura di Balogh che sfrecciava fuori dalla porta, poi diresse lo sguardo sul Console e l'Inquisitore. «Ebbene?»

«Buongiorno anche a lei, Nardone. Si sieda» fece Cartwright, senza troppe cerimonie. «Come splende bene il sole stamattina, non è vero?»

«Stasera splenderà la luna piena» replicò Mattia, preferendo di nuovo restare in piedi, «e sono già abbastanza nervoso di mio, quindi risparmiatemi i convenevoli, per l'amor del cielo.»

«Curioso...» Nightwalk si aggiustò i polsini della camicia bianca; le sue dita indugiarono sul decoro dei gemelli d'argento, le quattro C intrecciate di Clave, Consiglio, Console e Concordanza. «È proprio di luna piena che volevamo parlare.»

Mattia soffocò un sospiro di sollievo: detestava ammetterlo, ma fino a quel momento aveva temuto di peggio. «Se siete preoccupati per la mia incolumità e quella del resto di Alicante, so controllarmi più che bene, grazie.»

«Oh, di questo non ne dubitiamo, considerando che ha passato tutti i suoi pleniluni tranne il primo sotto sedativi» dichiarò Cartwright, con più di un pizzico di sarcasmo nella voce. «No, la questione che vogliamo sottoporle è diversa. Oh, grazie, Balogh» aggiunse, indirizzando un cenno del capo al Nephilim appena ricomparso sulla soglia. «Fallo entrare e va' a prenderti un caffè.»

Balogh ringraziò e sparì di nuovo alla vista.

Nightwalk faticò a celare un verso di disprezzo. «Non essere così dolce con lui.» C'era un che di divertito, tuttavia, nel suo tono.

«Tu non sei mai stato nella sua posizione e non ti sei mai sentito abbaiare ordini da Robert Lightwood» gli rispose l'Inquisitore a denti stretti. «Ah, signor Abbagnato, ancora salve. Prego, si sieda.»

Mattia si voltò verso la porta e quello che vide gli fece saltare il cuore in gola.

~ • ~

Emanuele Abbagnato faceva parte del suo branco. O, meglio, ne aveva fatto parte. Era uno dei fedelissimi di Mallardo, a capo di quella folla neppure tanto piccola che verso la fine di giugno si era ribellata alla nuova autorità di Mattia e da lui era stata cacciata via a calci. Mattia non lo avrebbe mai dimenticato.

Non avrebbe mai dimenticato la lotta, ai limiti del Mercato delle Ombre di Gaeta, con Pietro e gli altri due mannari che avevano finto di volerlo proteggere e poi gli si erano rivoltati contro. Non avrebbe mai dimenticato il modo in cui Pietro gli aveva rotto la zampa sinistra e, poco più tardi, la fontana del suo sangue scarlatto e caldo che gli schizzava sul muso e negli occhi.

Non avrebbe mai dimenticato le atroci ore notturne al Palazzo trascorse a trattenere l'ira e a cercare di curare i pochi, fidati Beta che avevano avuto il coraggio di non schierarsi contro di lui e grazie a Dio non avevano subito ferite troppo gravi. Non avrebbe mai dimenticato Sabrina che stringeva tra le fauci il corpicino quasi inerme di Melissa, e la ragazza che, dolorante, nuda e rossa di sangue e vergogna, una fiala di morfina in vena, accettava di malavoglia che lui le ricucisse una grossa ferita sulla schiena.

Non avrebbe mai dimenticato l'orribile decisione che era stato costretto a prendere, il tono austero assunto da Chrysta mentre scandiva la maledizione che avrebbe reso i Beta traditori umani solo sotto la luna piena e lupi per i restanti giorni del mese. Non avrebbe mai dimenticato la sua stessa voce, priva di pietà come non avrebbe mai immaginato potesse suonare, dare ai disertori quello che credeva essere il suo ultimo saluto.

Aveva creduto male: uno di quegli ultimi saluti era lì, proprio davanti a lui, e gli stava sogghignando in faccia.

~ • ~

«Dunque, Nardone» esordì Cartwright, «il signor Abbagnato si è presentato da noi con un'interessante storiella riguardante lei, una maledizione e Chrysta Bane, mi pare. È corretto?»

Emanuele annuì. «Corretto.»

«Nardone, è corretto?» lo interrogò Nightwalk.

Mattia respinse l'impulso di serrare la mandibola. «Corretto.»

Cartwright gli riservò un'occhiata di fuoco. «Le dispiace spiegarci perché diavolo si è arrogato il diritto di punire i suoi Beta in... quella maniera?» quasi esplose. «Aveva la benché minima idea di cosa stava facendo, per l'Angelo?»

Mattia rifletté su come rispondere. Se avesse mosso anche un solo passo falso, Francis si sarebbe davvero ritrovato un compagno di cella. Sapeva di essere nel torto, sotto quel punto di vista, l'aveva sempre saputo; però doveva uscirne con le mani più pulite di prima, costasse quel che costasse. Odiava riconoscerlo, ma avrebbe dovuto giocare sporco. Parecchio sporco.

«Non ho forse diritto di vita e di morte sui miei Beta?» ribatté quindi, alzando il mento a ostentare sicurezza. Emanuele stava gonfiando il petto per ottenere lo stesso risultato, notò, ma con scarsa riuscita. «Carmine Mallardo lo aveva di sicuro.»

«Lei non è Carmine Mallardo» obiettò l'Inquisitore. «E di certo non è un anarchico, Nardone; mi è parso nutrire il giusto rispetto nei confronti della legge, e gliene do atto. Dunque, mi dica, per quale motivo ha fatto sì che accadesse una cosa del genere? Per quale motivo ha voluto, ha preteso che accadesse una cosa del genere?»

Mattia si strinse appena nelle spalle, come a sottolineare l'ovvio. «Per affermare il mio dominio sul branco, cos'altro crede?»

«Avrebbe potuto affermarlo in una varietà di altri modi possibili.»

«Ed è qui che si sbaglia, Inquisitore.» Mattia tentò un passo in avanti, soddisfatto nel constatare che quel semplice mezzo metro guadagnato lo stava già facendo sentire più potente. «Vede, Emanuele ha omesso un piccolo particolare: ho punito soltanto i Beta che avevano congiurato contro di me e contro il resto del mio branco, coinvolgendo peraltro anche i vampiri di Gaeta e la loro immensa fornitura di aconito nell'attacco, così da creare ancora più danno. Pleonastico specificare che la situazione era una di quelle difficili da gestire persino per un Alpha con decenni e decenni di esperienza, figurarsi per me che di esperienza avevo fatto a stento qualche settimana. I traditori avevano avvelenato i pozzi e, se non avessi fatto qualcosa che loro non avrebbero mai neppure sognato, sarei passato come il debole di turno che compie azioni drastiche solo se costretto. Ecco tutto.»

Cartwright rimase in silenzio ad accarezzarsi la barba per un minuto. Fu Nightwalk a riprendere la parola: «Non faccia la vittima, Nardone. Non quando è ben chiaro che lei è il carnefice.»

Mattia avanzò ancora. Negli occhi di Emanuele si accese una scintilla di paura. «Perché dovrei essere vittima o carnefice? Perché non potrei essere entrambi

Dalla voce del Console grondava stizza a fiotti. «E di cosa sarebbe vittima, di grazia?»

«Faccia lei: Carmine Mallardo, il sistema, l'inadeguatezza degli Shadowhunters...»

«Non trascini gli Shadowhunters nei suoi affari, Nardone!» abbaiò Cartwright, ridestandosi da quella sorta di annoiato torpore in cui era calato. «Le sue sono faccende tra lupi mannari e nient'altro. Non abbiamo mai interferito nei suoi interessi e mai lo faremo.»

«Ed è proprio questo il punto.» Mattia era ormai arrivato così vicino alla scrivania dell'Inquisitore da poterci sbattere sopra un pugno, ma si trattenne. «In Italia voi Shadowhunters siete assenti. Del tutto assenti. Il che è strano, considerato che ficcate il naso dappertutto e non ve ne scusate nemmeno. Dove ce l'avete, l'unico Istituto, a Roma? Nell'unica città al mondo che con tutta probabilità è consacrata per intero, dove i demoni non metterebbero piede neanche se pagati oro? Siete ridicoli

«Signor Nardone...» cominciò Nightwalk, perentorio, ma Mattia non lo lasciò continuare, fuori di sé dalla collera.

«C'è una cosa, sul mio branco e su Carmine Mallardo, che non è ancora emersa. L'ha accennata Jean Argentsang in Consiglio, in realtà, ma dubito che qualcuno abbia colto il riferimento, eravate tutti impegnati a chiedervi quando fosse diventato pazzo. Affiliazione alla camorra

Emanuele finse di essere interessato al pettirosso che stava volando fuori dalla finestra. Cartwright non completò un respiro e rimase con il fiato sospeso; il Console sembrò essere stato appena colpito da un fulmine. Mattia si congratulò con se stesso.

«Se volete tutta la verità, da quello che ho capito Mallardo non ha contatti con gli uma- i mondani; se ne ha, sono comunque un numero infinitesimo. Per quanto ne so, ha ereditato l'impero criminale dei genitori e, un po' per nascondersi dalla polizia mondana, un po' per ambizioni personali, ha iniziato a imporre la propria autorità sul Mondo Invisibile italiano. Io non posso buttare giù una rete così ben costruita in poco tempo; vorrei farlo, sul serio, ma non posso. Devo continuare a spacciare, a chiedere il pizzo e a uccidere chi mi sta scomodo – ma quest'ultima parte a voi è familiare, non è vero?»

Si concesse un sorrisetto sghembo. «Magari il vostro solito atteggiamento megalomane e supponente avrebbe potuto evitare la diffusione della malattia. Magari, per una volta, sarebbe potuto servire a qualcosa, a una causa reale e onesta. Peccato che non foste lì per poter salvare il mondo, dico bene?»

L'Inquisitore tirò un rumoroso sospiro irritato. «Signor Nardone, si rende conto di cosa sta blaterando?»

«Oh, me ne rendo conto eccome» replicò Mattia, in totale sincerità. «Ma, aspettate, c'è di più: chi credete fornisca i farmaci al vostro Ministero della Sanità?»

«No» sussurrò Nightwalk, e si nascose il viso tra le mani. «No. Mi rifiuto.»

«Esatto, Console, sono io» confermò Mattia, il sorriso che si allargava. «Io vi fornisco i farmaci, e carico anche il prezzo. Lo carico appena, niente di troppo pesante, ma lo carico. E il Ministero è in crisi, no? Cosa accadrebbe se dall'oggi al domani smettessi di spedire e di inviarvi tutto?»

Né Nightwalk né Cartwright aprirono bocca. Emanuele fece per levare le tende e andarsene, ma Mattia lo fulminò con lo sguardo e il lupo dovette obbedire.

«Inoltre» aggiunse, e registrò con piacere il sobbalzo dei Cacciatori a quella parola, «Lorianne Herondale mi ha raccontato di un certo Stephen, suo nonno se non ricordo male, e di un piano malvagio per sterminare i Nascosti travestito da piano per sterminare i Nephilim e bla bla bla, ho perso interesse quasi subito. Quello che è interessante, però, è il ruolo ricoperto da Carmine Mallardo pure in questa circostanza: armi bianche e uomini per riempire le fila dell'esercito di Herondale. Aveva le mani in pasta dappertutto, eh, questo cattivone di Mallardo?»

Il Console si agitò sulla sedia. «Ciò non giustifica la tua decisione di lanciare una maledizione contro i tuoi Beta, Figlio della Luna.»

«Questo non è neanche esercizio di potere di vita o di morte, questo è un abominio!» rincarò Cartwright. «Mai, mai nessuno aveva osato invertire il naturale ordine della licantropia, mai! Ne risponderai agli Accordi e al Praetor Lupus, Nardone, e Chrysta Bane con te!»

Mattia ormai reagiva per automatismo: il ragionamento coerente aveva ceduto il comando a impulsività e adrenalina. «Non vi conviene denunciarmi» mormorò, «perché voi dipendete da me. Se mi denunciate, io blocco le spedizioni di farmaci e addio Ministero, per non menzionare le moltissime vite che saranno in pericolo o andranno perse. Se denunciate Chrysta, non le blocco, ma aumento ancora di più il prezzo, e... addio Ministero lo stesso, non potete permettervi di spendere così tanto. Se denunciate entrambi, io rendo pubblici i fascicoli che ora tengo così gelosamente segregati nel mio studio e faccio sapere persino agli scarafaggi che gli Shadowhunters hanno fallito nel loro compito di garantire la pace e la sicurezza nel Mondo Invisibile. E poi vedremo chi subirà un processo, se io o voi.»

Fece una pausa per riprendere fiato. «Ma se non mi denunciate» riattaccò, «nessuno dovrà preoccuparsi più di nulla e continueremo le nostre vite di sempre. Anzi, vi dirò di più: se non mi denunciate, se non ci denunciate – né me né Chrysta! – riporterò i farmaci al loro prezzo originale e quell'importo che prima vi caricavo volerà dritto nelle vostre casse. Così farà pure il pizzo che riscuoto. Tutto a favore del Ministero.»

«E tu cosa ne ricaveresti, Nardone?» ribatté Cartwright in tono di scherno.

«Mi sorprende, Inquisitore. Non lo ricorda? Eppure mi ha inviato lei la lettera di accettazione al programma di formazione della Basiliade.» Mattia si passò la lingua sulle labbra. «Vogliate crederci o no, sono un aspirante medico: ci lavorerò anch'io nel Ministero, un giorno. E vorrei lavorare in un Ministero che non scarseggia di fondi, strutture e personale adeguato.»

Nightwalk si produsse in un sospiro nervoso. «Questa è corruzione celata sotto le false vesti di perbenismo e filantropia, Nardone.»

Mattia scosse la testa. «No, signori: questa è politica.»

A breve, a Cartwright sarebbe uscito del fumo dalle orecchie. «Raziel!» gridò, serrando i pugni. «E devo pure darti ragione!»

Nightwalk parve voler obiettare, ma dopo solo una manciata di secondi di indecisione chiuse la bocca e si colpì la fronte con il palmo della mano. «Sei piccolo, mannaro, ma sei un bastardo di prim'ordine.»

Mattia rise di gusto per la prima volta in quella giornata. «Dovrò pur imparare ad essere un po' come Carmine Mallardo se voglio avere salva la pelle.»

«Purtroppo non hai torto» mugugnò Cartwright, pizzicandosi la radice del naso tra indice e pollice come per scacciare via un brutto mal di testa. «Fuori di qui, non voglio rivederti mai più.»

«Giurate che il contenuto di questa conversazione rimarrà segreto?»

«Lo giuriamo, lo giuriamo» brontolò l'Inquisitore, al limite della pazienza. «E ora fuori di qui, o ti ci mando a calci in culo.»

Mattia ghignò, gustandosi il sapore della vittoria. «A presto, signori.»

«Fuori

~ • ~

All'uscita dalla Guardia lo incrociò Emanuele. Mattia fece finta di niente, ma gli fu impossibile ignorare ciò che il suo ex Beta disse dopo qualche metro di camminata in silenzio.

«Lo sai, a vederti ora, mi pento di quello che ho fatto: vorrei averci pensato su, prima di decidere di ribellarmi a te.»

***

«Lorianne Herondale mi ha raccontato di un certo Stephen, suo nonno se non ricordo male, e di un piano malvagio per sterminare i Nascosti travestito da piano per sterminare i Nephilim e bla bla bla, ho perso interesse quasi subito. Quello che è interessante, però, è il ruolo ricoperto da Carmine Mallardo pure in questa circostanza: armi bianche e uomini per riempire le fila dell'esercito di Herondale. Aveva le mani in pasta dappertutto, eh, questo cattivone di Mallardo?» → cfr. Remembering the Past e l'estratto dallo pseudobiblion di Lorianne in Parte prima – Caino.

Per quanto riguarda la maledizione di cui Emanuele Abbagnato è vittima, cfr. Seeing the Future, capp. Servire la luce, Deteriora sequor, Terrore ai malfattori e la parte finale di Se ho peccato.

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