7 - L'uno nelle braccia dell'altro
Tre ore si rivelarono poche per prepararsi, sia per Harry, sia per Louis. L'architetto non riusciva nemmeno a spiegarsi il motivo per cui era stato così ottimista. Ci aveva messo quasi tre quarti d'ora per farsi la doccia, e altrettanti per scegliere come si sarebbe vestito. E alla fine optò per un look casual, da una parte anche per sorprendere Harry, che, visto che lo conosceva da solo un giorno, non lo aveva visto che con l'abito da lavoro. Jeans blu scuro stretti con i risvolti alle caviglie, maglietta grigia e giubbotto di jeans dello stesso colore dei pantaloni, vans rigorosamente nere. Quelle che d'estate portava senza calzini, e ancora non si era chiesto il perché gli sudassero così tanto i piedi. Quella sera però, sebbene fosse quasi alle porte la primavera, non era il caso di metterle senza calze, così le indossò facendole intravedere tra la scarpa e il risvolto.
Harry, dal canto suo, rimase quasi mezz'ora al telefono con Zayn, anche se l'aveva lasciato nemmeno un'ora prima. Era agitato, non sapeva come vestirsi, non sapeva come colpire Louis.
"Zayn, cazzo...dammi una mano...smettila di cagarti Liam per un minuto...", gli disse spazientito, perché mentre parlava con lui al telefono, continuava a interrompersi per lanciare moine melliflue a quel ragazzo, che per Harry era diventato ormai Mr Capitan Ovvio.
"Oh cazzo, Harry! Ancora ti stai facendo paranoie su come vestirti? Sii te stesso, che non penso che a Louis interessa come sei vestito...quegli stracci andranno via per fine serata, o sbaglio? Il tuo intento penso sia quello..."
"Uffa, non sei romantico neanche per un po'!", lo rimproverò il riccio, pur sapendo che il suo amico aveva ragione su qualsiasi frangente. Quei vestiti, almeno per Harry, sarebbero potuti sparire anche da subito, perché nessuno gli aveva mai fatto così tanto sesso quanto gliene faceva Louis. Chiuse la chiamata poco dopo, accorgendosi che mancavano solo dieci minuti e Louis sarebbe giunto a prenderlo. Si spruzzò un po' del suo profumo preferito e si sistemò di nuovo quei boccoli ribelli che non ne volevano sapere di starsene a posto. Il suo cellulare squillò l'arrivo di un messaggio, nemmeno il tempo di finire di riordinarsi e apparire perfetto, come se già non lo fosse naturalmente.
Da: Louis
Se casa tua ha un cancello color bronzo, allora credo di essere arrivato...xx
Ecco, ora era completamente agitato. Tremava mentre leggeva quel messaggio, che aveva anche due baci alla fine di esso. Due baci. Harry sarebbe potuto svenire da un momento all'altro. E si, Louis aveva proprio azzeccato. Era sotto casa sua, ad aspettarlo, e lui era ancora lì che si dannava su come presentarsi, o addirittura sul modo in cui sarebbe morto quando l'avrebbe rivisto. Gli rispose, mentre chiudeva l'appartamento a chiave, aspettando che l'ascensore sgualcito e rumoreggiante arrivasse al sesto piano.
A: Louis
Si, è proprio quella. Sto scendendo. Xx
Neanche il tempo di uscire dalla porta d'ingresso, che le loro iridi già erano stanche di guardarsi. È vestito meravigliosamente, pensò Harry, che non si aspettava sarebbe arrivato vestito così non elegantemente, come quando lo conobbe. E l'altro pensò, cosa non farei con quei ricci lì, mentre gli si illuminavano gli occhi a vederlo avanzare verso di lui. L'emozione e l'imbarazzo erano talmente ad un livello mostruoso, che non seppero nemmeno loro come salutarsi, fino a che scelsero di scambiarsi un bacio sulla guancia, non sapendo nemmeno loro cosa stessero facendo.
"Ciao riccio!", esordì Louis, cercando di riacquistare un po' di fermezza e di coraggio. Cosa che avrebbe iniziato a fare anche Harry, o la serata si sarebbe rivelata un disastro colossale, fatta probabilmente solo di domande e risposte a monosillabo. Altro che pensare che quei vestiti sarebbero andati via, lì c'era proprio da rivalutare tutto.
"Ciao a te! Allora, architetto, dove mi porti?", ecco, così andava meglio.
"Pensavo di cenare in Baker Street, so che c'è un ristorante molto carino...e poi...non so, poi possiamo decidere assieme...ti va?"
"Si, mi va...", sorrise Harry, e salirono in macchina. Durante il tragitto quasi non si parlarono, o meglio, cercarono di intraprendere un discorso, finendo sempre sul punto di risultare troppo banali, e quindi smetterla preventivamente di collezionare figure del cazzo. Cosa li stava frenando dal non parlare tranquillamente? Forse quella cotta che si presero l'uno per l'altro, perché diciamocela tutta, era palesemente una cotta non da prendere così sotto gamba.
E finalmente arrivarono davanti a quel ristorante, che grazie al cielo era poco distante da dove parcheggiò la macchina Louis, perché davvero, tutto stava diventando troppo imbarazzante. Il maggiore aprì la porta per Harry, che entrò, e che letteralmente spalancò la bocca per il lusso di quel ristorante. Insomma, era abituato a lavorarci, ma mai ci aveva cenato, e per lui poteva essere solo che una nuova cosa.
"Louis, ma è bellissimo questo posto! Insomma, non pensavo che-...ecco...non dovevi-..."
"Zitto, riccio...e accomodati al tavolo che ho fatto preparare...", gli sorrise così tanto da far riapparire quelle rughette meravigliose ai lati degli occhi. Ora Harry poteva avere una scusa per morire in pace. Il maître li accompagnò nella saletta privata dove gli era stato riservato il tavolo, assicurandosi che facesse chiudere le tendine in raso rosso per potersene stare da soli, senza rompimenti di palle estremi. D'altro canto, Louis era abbastanza conosciuto per i locali del centro di Londra, per il suo lavoro così gratificante. Non voleva di certo che la sua serata, che doveva risultare perfetta, fosse interrotta da qualche fastidioso benestante che lo fermasse per un consulto.
"Addirittura la sala privata, Tomlinson? Non vorrai mica approfittarti di me in un ristorante, sarebbe poco consono...", provò a buttare lì Harry, che finalmente aveva perso qualsiasi inibizione, anzi, si era motivato sul fatto che quella dovesse diventare la serata e l'appuntamento migliore.
"No, diciamo che se mi devo approfittare di te, preferisco altri posti...", ecco, l'aveva detto. Ora doveva solo continuare su quella linea, oppure Harry avrebbe pensato che anche Louis avesse della ghiaia in testa, dalla quale i pensieri scivolassero via senza inibizioni. Il castano continuò, "...ho scelto questa saletta privata perché non mi va che mi interrompano la serata..."
"In che senso, interrompano la serata?", si chiese Harry. Insomma, non era mica uscito con un attore di Hollywood o qualche disco d'oro inglese.
"Per quanto possa essere solo un architetto, purtroppo mi conoscono qua nel centro di Londra...non vorrei che mi riconoscessero e mi interrompessero...capisci, no?"
Bè, non era un attore o un cantante, ma a quanto pare tra l'élite londinese era abbastanza conosciuto. Chissà quanto le altre persone che volevano portarselo a letto sarebbero stati gelosi del ragazzo riccio in quel momento.
La cena si rivelò fantastica, parlarono di tutto e di più, si rivelarono un sacco di cose imbarazzanti delle loro vite, ridendo a crepapelle a qualsiasi racconto che andava al di là del normale. Harry si trovava benissimo con Louis, e Louis era al settimo cielo. Non sapevano ancora come sarebbe andata dopo quella cena, o meglio, Louis non sapeva come sarebbero rimasti. Non aveva ancora avuto il coraggio di dire a Harry del progetto perché pensava che l'avrebbe abbandonato lì come un deficiente, per non essere riuscito a dirglielo prima. D'altronde, si conoscevano da solo ventiquattro ore, non era ancora una cosa in cui si fidavano ciecamente l'uno dell'altro, anche se il passo sarebbe stato breve.
"Allora? Cosa ti va di fare, Harry?", chiese Louis, appena uscito dal ristorante ed aver insistito per pagare il conto.
"Decidi tu, architetto! Tanto non posso dissuaderti dal fare nulla, come il pagamento del conto..."
"Bene, vedo che hai notato che tanto non l'hai vinta con me...perfetto...sali in macchina, ci penso io...", disse Louis, aspettando che Harry montasse sul posto passeggero, poi infilandosi nel posto guida e cominciando a sfrecciare per le vie della città.
"Insomma, mi vuoi dire dove mi stai portando...?", disse Harry, un po' spazientito, e con una benda sugli occhi. Louis lo obbligò a metterla e a non continuare a fare domande, anche se per l'ultima fase non aveva ottenuto granché dal riccio. Parcheggiò, scese dalla macchina dirigendosi al posto passeggero, per aiutare Harry a scendere dalla macchina.
"Louis, dai, dimmi dove siamo..."
"Prima di toglierti una benda, ti faccio una premessa...non rimanerci male, se non ti dovesse piacere...a me ricorda molto la mia infanzia, e mi piace venire qua...", disse Louis, arrossendo e ringraziando il cielo che Harry non poté vederlo perché ancora bendato. Tolse la benda dagli occhi del riccio, il quale rimase senza fiato.
"Mi hai portato in un Luna Park?"
"Si, ma se non ti piace, possiamo pure cambiare posto...insomma, siamo adulti e-..."
"Amo i Luna Park, Louis!", lo interruppe Harry. Fecero il giro di quel posto salendo su qualsiasi attrazione più di una volta. Le montagne russe, gli autoscontri, il calcinculo ormai ne avevano abbastanza di loro. Per non parlare delle signore e dei ragazzi che tenevano gli stand dove sparavi alle lattine, pescavi i cigni, facevi i canestri. Avevano davvero provato tutto più volte. Gli mancava solo la casa degli specchi, che a dirla tutta Harry non era molto d'accordo. Gli saliva l'ansia, perché aveva paura di non trovare più la strada, o peggio di sbattere ripetutamente contro quegli specchi stronzi, che si mimetizzavano tra loro, e fare così un sacco di figure con Louis.
"Dai Harry...che ti costa? Ci sono io con te..."
"No! Poi se sbatto contro gli specchi, sicuro comincerai a ridere e non vorrai vedermi più...", disse incrociando le braccia al petto. Louis sgranò gli occhi, ma si rilassò subito dopo, sfoggiando un sorriso mozzafiato.
"Se riderò come un pazzo, non puoi biasimarmi...ma stai pur certo che vorrò rivederti...", disse, e prendendo per mano Harry entrarono nel labirinto. Harry dal canto suo, non era nemmeno riuscito ad articolare una risposta degna di lui. Gli aveva detto che voleva rivederlo, che si sarebbero rivisti. E lo prese per mano. In quel momento, le orecchie di Harry avrebbero tranquillamente riprodotto un fischio da innamoramento precoce, se solo fosse stato da solo. Gli occhi già avevano la forma di due cuori impazziti, ma quelli era riuscito a nasconderli per bene, per ora. Non era sicuro di riuscire ad andare avanti a nascondere quella cotta per Louis.
Si ritrovarono poco dopo in un corridoio, l'ultimo prima di uscire. Louis si destreggiava così bene in quella casa maledetta, che Harry non aveva neanche sentito un pizzico di ansia. Lo richiamo da qualche metro più in là.
"Guarda questo specchio, Harry! Ci puoi fare le smorfie..."
"Ecco, mancava proprio quello...sei sicuro di essere un architetto, Louis?"
"Pff, non vedo cosa ci sia di male fare il bambino ogni tanto...guarda, guarda! Bleeeee...", mentre diceva quella frase, fece un verso improponibile, tirando fuori la linguaccia, verso lo specchio. Harry non riusciva a smettere di guardarlo, arrossendo e sorridendo come un ebete. Louis era davvero l'essere più bello che avesse mai visto, con cui avesse avuto la possibilità di uscire. Ed era contento, proprio come un bambino. Tutto di lui gli piaceva. Il suo viso, i suoi occhi, le sue mani piccole ma perfette, quel corpo tonico anche se con attaccata poca carne, e quel sedere da erezione istantanea. Non seppe come o perché, ma non riuscì a trattenersi dallo sporgersi e lasciare un bacio tenero sulle labbra di Louis. L'architetto rimase di sasso all'inizio, tenendo gli occhi sbarrati. Ma cristo, chissenefrega, pensò poco dopo. Era da ore che voleva baciarlo incondizionatamente, e ora Harry aveva avuto il coraggio di farlo al posto suo. Chiuse gli occhi, e portò le mani dietro al collo del riccio, che lo afferrò invece dietro la schiena. Le lingue non aspettarono molto prima di unirsi e cominciare ad esplorare assiduamente le loro bocche, prese dalla passione. Si staccarono dopo un po', solo il rumore degli schiocchi delle loro labbra. Si sorrisero, e Harry appoggiò la testa sulla spalla di Louis, nascondendola nell'incavo del suo collo. Risero ancora, questa volta più rumorosamente.
"Scusa...", disse Harry.
"Scusa di che? Era tutta sera che volevo farlo...", poi lo prese per mano, intersecandola con la sua e uscirono da quell'incubo, che poi tanto incubo non era. Certo, non era stato il primo bacio, se si conta quello della sera prima, ma dato l'alcool, non era proprio il caso di considerarlo come tale.
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"Sono stato davvero bene con te, Louis...", disse Harry, sempre tenendolo per mano, mentre Louis era appoggiato alla carrozzeria della sua macchina.
"Anch'io Harry, tantissimo...mi chiedo se potremmo uscire di nuovo, o fare altro...insomma...io e te...", gli chiese Louis, sempre arrossendo. Quel riccio lo aveva colpito nell'anima. Harry però non voleva che quella serata finisse così. Voleva rimanere con Louis per altro tempo, forse non voleva più staccarsi dalle sue braccia. E Louis, dal canto suo, non voleva più lasciarselo scappare. Nei loro occhi c'era dell'attrazione tale e della tenerezza che non sarebbe stato facile staccarsi. E Harry lo sapeva, lo sapeva bene che si era creata conseguentemente anche della tensione sessuale tra di loro, che rimanere a bocca asciutta quella sera non sarebbe stata la migliore conclusione.
"Louis...?"
"Dimmi, Harry..."
E' il caso di azzardare Harry, pensò. Se ti rifiuta, pazienza, ma è meglio un rimpianto o un rimorso?, continuò a pensare la sua testa. E agì, ovviamente, come gli disse il cuore.
"So che al ristorante ti ho svelato di non essere uno da una botta e via..."
"Si...nemmeno io se è per questo..."
"Ecco, appunto...credo che tra di noi stia nascendo qualcosa, non lo so, me lo sento..."
"Lo sento anch'io, non so come, ma mi hai rubato il cuore, Harry...", disse Louis, non pensando nemmeno per un momento di lasciargli andare quella mano grande e nodosa, dalla pelle morbida e liscia.
"Anche tu Louis...ed è per questo che non voglio che tu te ne vada, voglio che rimani con me...voglio passare la notte con te...voglio...ehm...voglio fare l'amore con te...", disse abbassando il capo. Louis sgranò gli occhi per la duecentesima volta quella sera, non riusciva a capire come in così poco tempo Harry fosse riuscito a vomitare una sicurezza personale così forte. Ma gli piacevano le persone sicure di quello che volevano nella vita. E anche lui, in quel momento, voleva Harry e voleva stare con lui.
"Si, anch'io voglio fare l'amore con te, Harry...", detto quello, si lasciarono la mano, ma solo per il tempo in cui salirono in macchina alla volta di casa di Louis, dove avrebbero consumato una notte d'amore, o di sesso, non si sa. Sapevano solo che sarebbero stati meravigliosamente, l'uno nelle braccia dell'altro.
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