3 - Non sfuggire al ricordo
Sebbene in quella casa non avessero ancora allacciato i riscaldamenti e l'acqua, quella mattina quando Louis si svegliò, sentì una strana sensazione di calore in tutto il suo corpo. Riuscì ad aprire gli occhi solo a fessura, la luce del sole, che attraversava le finestre ancora senza persiane, gli dava un fastidio immenso. E quel calore non se ne andava, come non se ne andava il mal di testa. Cavolo, la sera prima doveva aver bevuto come un cammello. Il reflusso gastrico ormai aveva occupato l'esofago. Non riusciva nemmeno a ragionare, o a capire che cosa ci facesse in quella casa, sdraiato a terra. E soprattutto per quale motivo, un braccio stava cingendo teneramente la sua vita.
Si, doveva sicuramente essere il braccio di Aaron, che era tornato da lui. Perché solo con lui poteva stare in quella casa, solo Aaron era a conoscenza dell'esistenza di quella casa. Chi altro altrimenti? Forse il suo migliore amico Niall ne era a conoscenza, ma di sicuro non poteva essere lui l'artefice di quell'abbraccio meraviglioso. Era etero, per Dio!
Quando l'uomo al suo fianco si mosse un attimo, Louis stette immobile. Non aveva ancora capito. Non riusciva a capire nulla.
"Buongiorno...", disse la voce roca al suo fianco.
"Aaron?", è tutto quello che tentò di dire Louis, perché voleva verificare se era davvero con lui che aveva passato la nottata.
"No, Louis, sono Harry..."
Louis ebbe un colpo al cuore. Harry? E chi cavolo era Harry? Non aveva mai conosciuto nessuno che si chiamasse così. E perché lo stava cingendo? Perché erano assieme abbracciati sotto a una coperta, nella casa che aveva fatto costruire per lui e Aaron? Si girò malamente, levandosi dalla presa del riccio e sbarrando gli occhi.
"E tu chi cazzo sei?"
"Oh, vedo che il rhum ha fatto il suo effetto ieri sera...", Harry guardò Louis con gli occhi non ancora del tutto aperti, poi sfregandoseli. Louis si guardò in basso, sentendosi completamente strano e scomodo nell'abito da lavoro che ancora indossava dal giorno prima. E la prima reazione fu quella di sbarrare di nuovo gli occhi. Quasi voleva mettersi a urlare.
"Mi vuoi dire chi cazzo sei? E soprattutto, perché ho il pisello di fuori?", disse Louis, rimettendo l'armeria a posto nei boxer e allacciandosi la cerniera velocemente. Lo sguardo di Harry non poté che cadere in basso, "e smettila di guardarmi con quegli occhi da forsennato...".
"Bene, non ti ricordi un cazzo...mi fa piacere...sono Harry Styles...ma non penso che ti dica qualcosa questo nome...", Harry si alzò da quel pavimento freddo, per sistemarsi.
"E mi vuoi dire, di grazia, cosa ci faccio qua con te?"
"Tanto non mi crederesti, cosa te lo dico a fare?", continuò, afferrando poi la coperta da terra, ripiegandola e riponendola nell'armadietto dove l'aveva trovata. Louis lo seguì fino all'armadietto, afferrando il braccio di Harry e girandolo verso di lui. Voleva parlare, voleva chiarirsi le idee.
"Ora tu mi racconti tutto..."
"Cosa vuoi sapere, eh? Da dove vuoi che parta? Dal fatto che ti ho trovato al pub mezzo ubriaco? O dal fatto che poi tu mi abbia chiesto di accompagnarti qua per farmi vedere questa casa? O ancora dal fatto che dopo che mi hai raccontato le tue disgrazie, ci siamo baciati?", urlò Harry in faccia a Louis, allentando la presa violentemente.
"CI SIAMO BACIATI? E COME MI SPIEGHI IL FATTO CHE AVESSI IL PISELLO DI FUORI?", urlò di rimando Louis, che poi si calmò, "Abbiamo fatto sesso? Ti prego dimmi di no...", Louis girò lo sguardo. Harry si era stancato. Si sentiva umiliato, ma d'altronde cosa si poteva aspettare da uno che aveva bevuto l'inverosimile?
"No, non abbiamo fatto sesso...ti ho solo fatto un pompino..."
"Non ti credo...", gli rispose Louis, incrociando le braccia al petto.
Ecco, ora Harry si era anche stancato, non solo si sentiva umiliato. Cosa stava cercando di fare? Sicuramente non ne valeva la pena di rimanere lì a parlare con quel coglione. Si, Louis era un coglione. E un po' lo era anche Harry, perché non aveva frenato quell'eccitazione che portò entrambi a scambiarsi quei baci, che però gli erano piaciuti. Cazzo, se gli erano piaciuti. Quello era il punto, quel coglione di un architetto baciava divinamente, ed era altrettanto bello, proprio come una divinità. Ma Harry non poteva annullarsi, non avrebbe sacrificato il suo desiderio di trovare l'amore vero per uno stronzo di quelle proporzioni.
"Senti, sai cosa ti dico? Credi a quel cazzo che vuoi...non sono di certo qua a farmi prendere per il culo da un coglione qualsiasi in hangover...", lasciò la stanza, ma si rigirò poco dopo, "Ti dico solo una cosa...non mi interessa quanto ubriaco fossi, ma ricordati che la lussuria che ho visto nei tuoi occhi mentre te lo succhiavo, non l'ho mai vista in nessun altro...ciao...", era contento di avergli detto quelle cose. Voleva umiliarlo a suo modo, per ripagarlo con la stessa moneta.
E Louis rimase lì come uno stoccafisso. Non sapeva cosa pensare, non gli era riaffiorato nessun ricordo della sera prima. Sapeva solo che per non disperarsi a casa andò in quel pub. Ma non si ricordava quanto ci aveva dato dentro con l'alcool. E soprattutto non si ricordava ancora nulla di quanto ci era rimasto sotto per quella voce, che poi si trasformò nell'ammasso di ricci più bello che una persona umana avesse mai visto. Doveva ricordare qualcosa. Doveva per forza ricordare qualcosa.
Guardò l'orologio, dopo essersi ripreso da quei pensieri che lottavano nel suo cervello, e quasi lanciò un urlo. Erano già le otto e mezza, alle nove doveva arrivare in ufficio. Quei progetti dovevano essere terminati perché alle due lo aspettava la riunione per il progetto del secolo, a quanto diceva la mail. Raccolse le proprie cose, chiuse a chiave la casa e corse fuori verso la fermata della metropolitana Finsbury Park, sulla Piccadilly Line, per raggiungere in fretta la fermata Holborn e cambiare con la Central Line, arrivando così al suo studio a Marble Arch. Sperava che quella giornata a lavoro lo avrebbe fatto un po' riprendere. Varcò la porta dello studio di Niall, perché portava al suo ufficio, ma non si rigirò nemmeno a guardare l'amico.
"Niall, trovami un'aspirina, subito!", entrò nel suo ufficio velocemente.
"Buongiorno eh?", Niall scosse la testa, poi prese un'aspirina dal suo cassetto della salvezza e la portò a Louis con una bottiglietta d'acqua, "Nervosetti stamattina?"
"Niall, non sono in vena di scherzi..."
"Eh calmati, era solo una domanda! Ma ti sei pettinato con i petardi?", chiese Niall, ridendo sotto i baffi, perché davvero, i capelli di Louis erano qualcosa di inguardabile quella mattina. Sparavano in qualsiasi direzione, e Louis stesso non aveva certo l'aria di uno che avesse dormito tanto. O di certo si era svegliato dalla parte sbagliata del letto.
"Niall, ho detto che non ho voglia di scherzare..."
"Ma mi vuoi dire che succede?"
"Se lo sapessi, te lo direi volentieri...ma non lo so, cazzo, non lo so...", Louis si prese le tempie con le mani, scuotendo il capo ossessivamente.
"Ehi calmati, amico...buttati giù l'aspirina e poi con calma mi racconti..."
Louis fece come gli disse l'amico. Doveva parlarne con qualcuno, e l'unico con cui poteva parlarne era lui. Ma da dove poteva cominciare? Non si ricordava nulla, le uniche cose che sapeva erano quelle che il riccio gli aveva detto la mattina. Bevve quel liquido effervescente tutto d'un fiato, e poi cominciò a mettere insieme quei due o tre fatti che sapeva.
"So solo che mi sono ubriacato ieri sera, Niall...sono andato al pub da solo, dopo il lavoro..."
"Cazzo, sei messo male...da solo? Ad ubriacarti?"
"Si, avevo bisogno di stare da solo, e mi sono ubriacato...ma il punto è che stamattina mi sono svegliato nella casa in cui dovevamo andare a vivere io e Aaron...e ci ho dormito per terra, con un ragazzo..."
"Mi stai prendendo per il culo...?"
"No, e non so altro, non mi ricordo nulla...lui ha detto che ci siamo conosciuti al pub, mentre mi sorreggeva per la sbronza...io gli ho chiesto se voleva che gli facessi vedere quella maledetta casa, e ci siamo ritrovati là dentro...e poi, ha detto che ci siamo e baciati e..."
"E...?"
Louis abbassò la voce, come se chissà chi in quello studio potesse sentirlo, "...e che mi ha fatto un pompino...", si guardò intorno, ma davvero, là dentro, a parte la segretaria svampita, non c'era nessuno, e nessuno poteva sentire quelle confessioni.
"Louis, questo racconto ha degli intrighi interessanti...", Niall si sedette su una delle sedie davanti alla scrivania dell'amico, appoggiando i gomiti sul tavolo e portandosi avanti con la schiena, "avanti, continua...ti ha fatto un pompino e poi...?"
"E poi non lo so...io non mi ricordo di ciò che è successo...sta di fatto che mi sono svegliato con l'amico fuori dalle mutande e prendendomi un sacco di insulti da questo ragazzo..."
"Bè, scusami se te lo dico, ma non ci trovo niente di male..."
"Come non ci trovi niente di male?", Louis non poteva credere alle parole di Niall e soprattutto non poteva interfacciarsi con la tranquillità di quel ragazzo. Insomma, era abbastanza tragico quello che era successo o no?
"No, Louis...non ci trovo assolutamente niente di male...ti sei ubriacato, hai conosciuto quel tipo, vi siete baciati, ti ha fatto un pompino, non ti ricordi nulla...qual è il problema? E' morta lì la questione...", mi disse con sincerità Niall, scrollando le spalle alla fine del discorso, e tornando nel proprio studio.
Era veramente morta lì la questione? Niall aveva ragione in effetti. Anche se Louis non era proprio il tipo da una botta e via, o in questo caso, da una succhiata e via, non era di certo scoppiata la rivoluzione. Capita, nella vita, di rimanere coinvolti con qualcuno giusto per divertimento. Non era il caso di rimanere lì a rimuginare sull'accaduto, o a piangere sul latte versato. Eppure Louis continuava a pensarci. E più pensava, più gli vennero in mente dei ricordi sfuocati della sera prima. Si ricordò vagamente di aver in qualche modo abbordato l'essere dai capelli ricci più bello che avesse mai visto, di averlo portato in quella casa, e non sapeva ancora per quale motivo l'avesse fatto, e di essersi effettivamente fatto fare un pompino. E tutto quello gli venne in mente mentre tracciava righe su righe, per finire il progetto. Niall rientrò qualche ora dopo nello studio di Louis.
"Louis, ti va del cinese take away?", disse, sbucando con la testa e alzando trionfante una busta di carta riciclata.
"Ehm, si...fammi finire qua..."
"Ok, intanto apparecchio di là...muoviti, che si fredda...", lo avvisò l'amico. Louis tracciò quell'ultima riga con matita h2 e righello, che rappresentava la porta d'ingresso del ristorante. Sorrise al progetto soddisfatto. Ora mancava solo di riprodurlo sul programma nel pc, e sarebbe stato pronto. Il giorno dopo al massimo. Che, come tempistica, funzionava alla grande, visto che aveva ancora a disposizione cinque giorni di tempo. Ma salvando quei quattro giorni, avrebbe potuto dedicarsi con più calma ad altro.
Raggiunse Niall nell'altra stanza cinque minuti dopo.
"Finalmente ho finito quel cazzo di ristorante, batti il cinque, amico..."
"Grande! Te l'ho mai detto che sei il mio architetto preferito?"
"No, ma grazie...", disse Louis, affondando la forchetta nella box di cartone degli spaghetti di soia, "ora vediamo chi è che ci brama così ardentemente questo pomeriggio..."
"Uuh, è vero, la mail di ieri...sono curioso...", disse Niall, non accennando nemmeno ad abbandonare la scatola delle polpette al sesamo. Louis fece un risolino sotto ai baffi alla vista di quella scena, ma quella manifestazione felice scomparve poco dopo, riportando le labbra di Louis alla sua forma originale. Quella di una linea dritta senza espressione.
"Che succede, Lou?"
"Niente...pensavo..."
"A cosa?", chiese Niall. Poi capì. Non fece continuare a parlare Louis, che comunque non aveva nemmeno la minima intenzione di aprire bocca. Anzi, parlò lui stesso.
"Uh, si...so a cosa stai pensando...stai pensando che finalmente hai ricordato tutto della sera prima, e che quel ragazzo che hai incontrato deve considerarti un coglione cosmico per come l'hai trattato...e soprattutto..."
"Soprattutto cosa?"
"E soprattutto, stai pensando che ti piace, ti piace da matti...e che forse non è stato proprio un errore...e ancora, che forse non devi lasciarti perdere questa occasione..."
"Ma va, cosa ti salta in mente?"
"Louis...mi salta in mente che sei un cretino e che se ti lasci scappare questa occasione, perché non te la vuoi far scappare, sei proprio un babbeo...e soprattutto, mi salta in mente che continuerai a non scopare fino a che non ti levi dalla testa quel pezzo di merda di Aaron...quale modo migliore, scusa?"
"Non so...tu dici?"
"Certo che dico...dai avanti, contattalo..."
"E come lo contatto? Non ho il suo numero, non ho niente..."
"Nemmeno il nome?"
Oh si, il nome Louis ce l'aveva. Ed era il nome più strambo ma più carino e tenero che avesse mai sentito. Harry Styles.
"Si chiama Harry Styles..."
"Avanti, apri quel portatile...Facebook non inganna mai...cercalo..."
"Ma dai, Niall, non voglio mica sembrare uno stalker..."
"Non devi sembrare uno stalker, devi solo cercarlo, e sperare che abbia il profilo pubblico o qualsiasi informazione visibile...non lo devi nemmeno aggiungere alle tue amicizie..."
E così, Louis fece quello che l'amico gli consigliò. Andò sulla home del social network, e cercò Harry Styles. Comparvero solo tre o quattro risultati, per cui non sarebbe stato difficile trovare quale profilo fosse il suo. Sempre che ce l'aveva un profilo. Perché, se così non fosse stato, l'euforia di Louis si sarebbe trasformata in rimpianto. Rimpianto di aver trattato così di merda quel tipo.
Ma Harry un profilo ce l'aveva. Eccome, se ce l'aveva.
"Eccolo, Niall! Eccolo!", disse Louis, cliccando sul profilo. Si aprì la pagina, e per fortuna, il suo profilo era pubblico.
"Dai, avanti, scorri le foto...fammi vedere com'è!"
Aprì l'album delle foto profilo, e cominciò a scorrere le foto. E cazzo, quanto era bello! Se lo ricordava proprio così, dalla mattina. Come aveva potuto trattare quella meraviglia, con quegli occhi ipnotizzanti, quei ricci indomabili e quelle fossette infantili, così di merda? Si, era ubriaco la sera prima. E si, a quanto pare aveva ricevuto un pompino, proprio da quella bocca. Oddio, chissà come sarebbe stato meraviglioso veder formarsi quelle fossette mentre succhiavano il suo membro! Però non gli era ancora riaffiorato il ricordo del servizio, purtroppo. Stava cominciando a fare dei pensieri troppo sconci, tanto che là in basso sentì stringere i pantaloni. Avrebbe dovuto cambiar pensieri per un attimo, pensare a una donna. Ecco si, pensare a una donna era proprio quello che l'avrebbe fatto sgonfiare. Pensò alla segretaria oca. E subito svanì l'effetto dell'eccitazione, e per Louis fu una fortuna.
"Cazzo Louis! Scusa, io sono etero, ma questo è proprio un bel manzo su due gambe! Mi vuoi dire che cazzo stai aspettando ancora? Vai sulle info...muoviti!", Niall rubò il mouse collegato al portatile, e cliccò sulle info.
"Ti ricordo che l'interessato sarei io, Niall...", disse Louis, lanciando un'occhiata stranita all'amico.
"Si, e il tuo amico è felice di aiutarti...oh, guarda...lavora a Knightsbridge...al San Lorenzo...è quello proprio dietro Harrods...cazzo, deve avere i soldi il ragazzo..."
"Non penso che sia più di un cameriere...comunque, non mi interessano i soldi..."
"Si, lo so...ti interessa scusarti e rivederlo...per cui, muovi il culo, e vacci...è pure vicino..."
"Prima facciamo la riunione, e poi ci vado...", disse Louis, rassicurando l'amico con un sorriso. Si, ci sarebbe andato. Doveva rivederlo, sia per scusarsi di come si era comportato da super insolente la mattina, e soprattutto perché un po' ci sperava di avere una seconda chance con quel bel ragazzo. Sarebbe stato il modo giusto per dimenticare Aaron, anche se solo sarebbe finito veramente in una cosa da una botta e via. Se poi fosse sfociato in altro, perché rifiutarlo?
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