26 - When did your heart go missing?
"Ma che fai?", fu l'unica reazione di Niall. Gli altri non osarono nemmeno spiccicare una parola. Taylor se ne stava davanti a loro, con una Calibro 9 puntata verso le loro facce terrorizzate. Non si sapeva dove avesse preso quella pistola, non si sapeva che cosa avesse in mente. L'unica cosa di cui si era a conoscenza era il fatto che fosse pazza. Lo era sempre stata, altro che scenate dolci per conquistarsi l'amore della piccola Ashlee. Harry prese la bimba in braccio e la strinse a sé, per proteggerla da quella furia improvvisa e dall'arma repentinamente indirizzata verso di loro.
"Che cazzo fai, Taylor?", si intromise Louis, per fare da spalla a Niall, che se ne stava davanti a tutti, come se volesse proteggerli in qualche modo. Nell'organismo dell'architetto vagheggiava un misto di collera e spavento.
"Cosa faccio? Sei un pezzo di merda, Tomlinson...", abbassò un attimo l'arma per passarsi la manica sulla bocca e asciugarla, come i peggiori serial killer, poi la ripuntò addosso a quella massa di testosterone tutto concentrato assieme, "...ti sei messo in mezzo fin dall'inizio, e ora hai ottenuto tutto quel cazzo che volevi...Harry e la bambina...sei contento, stronzo cagato male?", chiese, gli occhi di fuoco e la voce sempre più arrabbiata.
Liam si avvicinò a Harry insieme a Zayn per aiutarlo a salvaguardare la creatura. Povera, così piccola e costretta a vedere, o meglio subire, situazioni di quel genere. Come avrebbe potuto anche solo pensare per un secondo che quella sarebbe davvero stata in grado di fare la madre? Le pareva completamente logico il fatto di aver scelto Harry e Louis, come famiglia.
Louis non aveva nemmeno il coraggio di continuare a parlare. Un conto era quando era disarmata, ma ora con una pistola tra le mani, non era proprio il caso di sfidarla più di quanto già aveva fatto. Taylor si guardò intorno, sempre tenendo l'arma puntata, li osservò uno per uno e cominciò uno sproloquio, "...mi avete stancato tutti...ma per chi mi avete preso?", si girò verso Aaron, "tu...pezzo di merda...mi hai scopato, mi hai aiutato fino a che ti è andata bene e poi te ne sei sbattuto...", si girò di nuovo verso gli altri, "e l'ho sempre saputo fin da quando ti ho incontrato alle superiori, Harry...ti sei preso gioco dei miei sentimenti, non mi hai mai detto chiaro e tondo che ti piaceva un'altra cosa...no, anzi, mi hai scopato pure tu e hai dato la colpa all'alcool...tutti mi si vogliono solo fare e poi mi abbandonano..."
"E ti sei chiesta come mai?", intervenne di nuovo Louis, incapace di starsene zitto per anche solo un secondo e permettendole di puntargli addosso sia gli occhi sia l'arma, "ti rode, vero? Ti rode che la bambina ha scelto di stare con suo padre...ma forse perché ha visto subito che di lui si poteva fidare...io se fossi tuo figlio non mi fiderei mai di te...", girò il capo. Taylor si sentì umiliata di nuovo, come se già non avesse una collezione di umiliazioni in un angolo del suo cuore. Pensò che forse la bambina e Louis avessero ragione. Da quando si era vendicata di tutti quelli che l'avevano bullizzata in passato, aveva sviluppato un carattere molto forte, ma pieno di debolezze e insicurezze. Non sapeva nemmeno lei perché avesse fatto tutta quella messinscena per sua figlia. Forse perché era l'unica cosa di sincero che le era rimasta nella vita. Ma quei pensieri non riuscirono a stabilizzarsi francamente nel suo cervello e convincerla della verità che celavano, era sempre in qualche modo convinta di avere sempre avuto ragione, su tutto. Louis voleva Harry e la bambina. Harry voleva la bambina. Zayn e gli altri si erano schierati dalla parte del loro amico ricciolino. Aaron voleva solo un'altra grande scopata da aggiungere alla sua agenda. Non ci pensò due volte.
Un boato. Un rumore talmente forte riecheggiò nella stanza, da far smettere di battere ogni cuore presente al suo interno.
"LOUIS...ATTENTO!", si sentì spingere forte verso il pavimento, e poi sentì un urlo soffocato. Ebbe un attimo il tempo di rialzarsi e di capire cos'era successo, e vide Niall accasciato a terra che si teneva il bicipite sinistro, la mano sporca di sangue. Taylor, sempre ferma immobile al suo posto, aveva gli occhi completamente spalancati, la pistola nella mano destra e guardava la scena. Fino a che non crollò in ginocchio sul pavimento, "cos'ho fatto?", ripeteva, prendendosi la testa tra le mani, "cos'ho fatto?".
Niall giaceva lì, sempre nella stessa posizione, "Biondo, che ti succede? Rispondimi, Niall...non mi prendere per il culo...NIALL!", non parlava, aveva rigirato gli occhi all'indietro nel momento in cui incontrarono quelli azzurri di Louis, lucidi e spaventati. Perse conoscenza in pochi minuti, "CHIAMATE UNA CAZZO DI AMBULANZA!", urlò Louis girandosi verso gli altri ma mai lasciando la mano di Niall.
Il mezzo di soccorso di base insieme ad uno avanzato arrivarono in un battibaleno. Entrarono nell'aula, presero il corpo senza reazione di Niall, dopo aver tamponato l'emorragia alla base e aver preso la vena per iniettare fisiologica. Lo misero su una barella, per correre poi velocemente verso il primo pronto soccorso disponibile, a tutta velocità e con le sirene spiegate. Louis abbandonò con molta difficoltà la mano dell'amico che stava reggendo, alzandosi e iniziando a perdere lacrime, non più intrappolate nelle sue cornee stanche di starsene sbarrate, come se gli stuzzicadenti che le tenevano aperte si fossero d'un tratto spezzati. Harry lo abbracciò, consolandolo e accarezzandogli la testa.
Con le ultime forze rimastegli nel corpo, Louis si girò verso Taylor, gli occhi impregnati di acqua salina, "Io spero per te che non sia nulla di grave...altrimenti ti perseguiterò per tutta la vita...", si rigirò per appoggiarsi al petto di Harry, stremato, come se quelle ultime parole lo avessero destabilizzato del tutto.
"Andate voi...alla donna ci pensiamo noi...", disse Pritchard, facendo segno a Harry di affrettarsi. Harry prese Louis e lo portò fino alla macchina, tenendolo per la vita perché non si reggeva in piedi per la debolezza e la tristezza dispensata nel suo essere.
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Harry teneva stretto Louis al suo petto, per quanto quelle sedie di plastica scomode glielo permettessero. Ormai non piangeva più, aveva solo gli occhi sbarrati e fissava un punto fermo davanti a sé, mentre in qualche modo si godeva le carezze del riccio, o almeno cercava di godersele. Ashlee era seduta di fianco a suo padre, facendosi tenere la manina stretta stretta nella sua, per un po' di conforto, anche se in cuor suo sapeva che in quel momento tutto l'appoggio del suo papà sarebbe stato per Louis, o per il suo secondo papà, a quanto pareva. Quindi se ne stava buona buona seduta sulla sedia con le gambe distese, perché troppo grande per una bimba come lei, fino a che non alzò lo sguardo per incontrare in qualche modo quello di Harry.
"Papi?", disse sussurrando, come se non volesse disturbarlo. Harry girò il capo e il suo cuore perse un battito. Lo aveva chiamato papà. Non gli era stato poi così difficile, dopo tutto quello che era successo. In cuor suo egoisticamente sperava che quel momento sarebbe arrivato in fretta, anche se sapeva che la bambina non si era ancora abituata al fatto di essere sangue del suo sangue.
"Dimmi, amore...", gli sorrise. Ashlee si sistemò comodamente per guardarlo negli occhi. Lo scrutava senza dire niente, poi si fece coraggio, "Come sta lo zio Niall?". In quel momento Louis alzò il capo, guardandola e sorridendo. Quella voce forse gli aveva fatto recuperare della speranza. Fece cenno ad Ashlee che poteva sedersi in braccio a suo padre, ma lei scelse di arrampicarsi sui ragazzi e mettersi a metà, una gamba su Harry e una gamba su Louis, "Lo zio Niall starà bene, è un uomo forte sai?", disse Louis, poi guardando Harry, che gli stava rivolgendo un sorriso tutto fossette, segno che fosse davvero sincero e rincuorato del fatto che non potevi distruggerlo solo con una mossa del genere. Ashlee annuì e si fece abbracciare dai due.
"Ragazzi!", urlò Zayn da lontano, mentre correva verso di loro seguito da Liam e prendendosi un sacco di occhiate dalla gente che aspettava in rigoroso silenzio, "come sta?", chiese Zayn riprendendo fiato.
"Non lo sappiamo ancora, lo stanno operando...", rispose Harry. In quel momento, il medico uscì dalle porte a soffietto che collegavano il corridoio alla sala operatoria e camminò verso le sedie della sala d'aspetto, "C'è qualcuno per il signor Horan?", chiese. Louis e Harry si alzarono, tenendo la bambina, "Si, noi...", rispose Louis, cercando di far accendere qualche speranza nel suo cuore.
"Siete parenti?", chiese di nuovo, guardingo e titubante. Harry, Zayn e Liam si scambiarono uno sguardo colpevole, mentre Louis si fece un po' più avanti e rispose, "No, Niall non ha parenti...io sono la persona più vicina che ha e quello che lo conosce meglio...", rispose sinceramente. Il dottore annuì e gli fece cenno di seguirlo nel suo studio. Louis si girò e sorridendo forzatamente, fece segno agli altri di stare tranquilli e che sarebbe tornato in un nano secondo.
I due si avvicinarono alla porta dello studio, ma il medico non lo fece accomodare, "Mi serviva semplicemente un po' di privacy...", disse, cercando un foglietto nella tasca inferiore del camice. Louis cominciò a sudare freddo, cosa voleva dire che gli serviva un po' di privacy? Voleva forse non farsi sentire dagli altri, per dirgli senza mezze misure che il suo migliore amico, quasi fratello, non ce l'aveva fatta? Oppure che ce l'aveva fatta, ma ora era in coma vegetativo? Pensò davvero alle soluzioni più tragiche e disastrose mentre la sua fronte cominciò a imperlarsi di sudore. Quando portò la mano ad asciugarsela, il dottore lo guardò e fece un mezzo sorriso, "Che succede, Tomlinson?"
Lo guardò meravigliato, "Come che succede? Me lo deve dire lei che cosa sta succedendo", rispose scontrosamente. Quel medico gli stava facendo perdere vent'anni di vita in un secondo. Il medico gli mise una mano sulla spalla e sorrise di nuovo, "Il suo amico sta bene, il proiettile l'ha preso di striscio...insomma, l'emorragia è stata importante e ha perso un bel po' di sangue, ma ora sta bene e l'operazione è stata un successo...", gli disse il medico, e Louis esalò un sospiro di sollievo. E poi, non si sa se per l'euforia, la contentezza o chissà chi altri cosa, circondò il collo del medico con le braccia e lo strinse forte, "Grazie grazie...non saprò mai come ringraziarvi...", urlò, poi si accorse di quello che fece e si ricompose, "Ehm, mi scusi...ehm...in-insomma, no-non vole-volevo...", abbassò lo sguardo e si schiarì la gola, "quando potrò vederlo...?"
"Ora sta riposando, lo lasci dormire per un po'...tra qualche ora la farò chiamare da un'infermiera...vada a rilassarsi un po' e a mangiare qualcosa, che la trovo un po' deperito...", lo squadrò dall'alto al basso. Louis si imbarazzò diventando tutto rosso, ma salutò lo stesso il medico e girò i tacchi. Raggiunse gli altri in poco tempo e gli raccontò della conversazione con il medico, che tutto era filato liscio come l'olio e di quanto fosse contento. Gioirono tutti, Harry lasciò la bambina in braccio a Zayn per un momento, giusto il tempo di abbracciare forte il suo fidanzato e baciarlo dolcemente sulle labbra, per qualche minuto. Erano ore che non lo baciava, erano ore che non sentiva la morbidezza di quelle labbra sulle sue. Dovette fermarsi fulmineamente però, primo perché la bambina li guardava sorridendo come un'ebete, quasi facendoli imbarazzare, e secondo, perché non gli sembrava il momento e il posto adatto per lasciare che la sua erezione crescesse così senza mezze misure. Da una parte, però, non era colpa sua, se Louis gli faceva quell'effetto. Sospirò e si allontanò dalla bocca di Louis, tenendolo però per mano, le sue dita ben salde e intersecate con quelle dell'architetto.
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"Si può?", chiese Louis sorridendo, sbucando con il capo dietro la porta della stanza di Niall. Il biondo si girò di scatto, sussultando per la voce quasi ad alto volume del suo socio, e sentendosi sollevato finalmente di vedere una faccia familiare e una voce amica. Sorrise e mosse il braccio buono per far cenno a Louis di entrare.
"Dai, faccia da idiota, entra...", gli disse, scherzando. Non aveva perso il suo modo strafottente ma tenero di fare e Louis fu grato di vederlo stare bene.
"Ho portato qualcuno con me...può entrare?", chiese titubante senza azzardarsi ad aprire la porta. Niall alzò un sopracciglio, "Se non è qualcuno che voglia uccidermi, allora può entrare...". Louis finalmente spalancò la porta ed entrò, per mano alla bambina, che scalpitava da quasi un'ora per poterlo salutare ed abbracciare. La bimba lasciò la mano di Louis e si diresse verso il letto del suo adorato zio biondo, salendo alla bene e meglio sulla sedia alta di fianco al letto, "Zio Niall, stai bene?", gli chiese, appoggiando la manina sullo stomaco coperto da quelle lenzuola bianche spente del letto d'ospedale. Niall le afferrò la mano e la strinse nella sua, accarezzando il dorso con il pollice, "Certo tesoro, il tuo zietto preferito è un osso duro", disse sorridendo, con gli occhi che gli si chiudevano per la stanchezza e per l'effetto dell'anestesia che stava svanendo. Cercò di issarsi per appoggiare la schiena ai cuscini dietro al letto, trasalendo e imprecando per il dolore, "Ahia, cazzo", Louis gli corse incontro per aiutarlo a sistemarsi, "Tomlinson, non sono mica un moribondo...", rise per la faccia ferita del suo amico, che si allontanò, come se gli desse davvero fastidio essere toccato da lui.
"E dai che scherzo! Suscettibile come sempre, eh?"
"Fottiti, stronzo! Mi hai fatto prendere uno spavento!", gli disse, afferrando l'altra sedia libera e sistemandosi di fianco ad Ashlee, che intanto aveva iniziato a fargli un sacco di domande. Si sedette e cominciò a guardarsi le gambe, pensando. Pensando a quanto cazzo avesse sofferto Niall per proteggere lui e la bambina, a quanto cazzo gli voleva bene e a come non sarebbe riuscito a ringraziarlo doverosamente. Gli doveva la vita, avrebbe dovuto esserci lui in quel letto d'ospedale, non il biondo. Ma come sempre, c'era sempre qualcuno pronto a difenderlo, ad aiutarlo a non lasciarci le penne. Non se lo meritava, non si meritava un cazzo. Le paranoie cominciarono quasi a strabordare dalle orecchie, tanto che Niall se ne accorse.
"Che succede, Lou?", gli chiese, corrugando la fronte. Louis alzò lo sguardo, una lacrima sola scendeva lungo la sua guancia. Si alzò e gli si fiondò addosso, cercando di non fargli ancora più male di quello che già sentiva, e lo abbracciò stretto. Niall fu sorpreso di quel gesto, insomma, in tutto quel tempo che si conoscevano forse si erano abbracciati due volte, contando il giorno della laurea. Ma sorrise, perché quel Louis tenero era una cosa che non si vedeva tutti i giorni, o almeno, nessuno lo vedeva, a parte Harry e la bimba. Lo strinse a sè, "dimmi cosa ti turba, dottor Tomlison". Louis non si staccò dall'abbraccio neanche se l'avessero prelevato a forza con una gru, "Mi turba che in tutti questi anni sei sempre stato tu a salvare me, da qualsiasi situazione, e non ti ho mai ringraziato. Sei stato tu a farmi aprire gli occhi davanti a Harry e sei stato tu che mi hai salvato il culo stamattina...io invece sono un fallito, non sono mai riuscito ad aiutarti in qualche modo, o a dimostrarti affetto...", Niall a quelle parole sbarrò gli occhi. Perché non era vero, Louis gli era stato accanto quando tutti lo abbandonarono, quando i suoi genitori smisero di contattarlo e di parlargli per non aver seguito le loro orme nel campo medico, quando tutto andava male, quando si era innamorato veramente per la prima volta e lei lo aveva trattato come un oggetto.
"Non è vero, pezzo di pirla, tu sei sempre stato al mio fianco...sei il mio migliore amico e mi hai aiutato in un sacco di occasioni che tu neanche ricordi...ci sei sempre stato e spero che tu rimanga fino alla fine dei miei giorni...", gli disse abbracciandolo ancora più stretto.
"Non credere di liberarti troppo facilmente di me", gli disse Louis, sorridendo sul suo petto.
"Oh, che palle, quindi ti dovrò sopportare ancora per quanto?", chiese, cercando di non scoppiare a ridere come un demente. Louis si staccò dall'abbraccio e alzò velocemente il capo, "Ehi!", incrociò le braccia al petto, giocando a fare l'arrabbiato, ma la voce forse gli uscì squillando un po' troppo forte. Niall sbuffò mezza risata, "Cazzo, quanto sei checca, Tommo!", non poterono esimersi dal cominciare a ridere assieme, come ai vecchi tempi, come quando erano due giovani pischelli in cerca della vita perfetta.
"Ti voglio bene, biondo"
"Anch'io, stronzetto", fece in tempo a dire Niall, prima che la porta si aprì di nuovo e rivelò le altre tre figure dei suoi amici, sorridenti e in trepidazione. Louis e la bambina si spostarono ai piedi del letto, per lasciare spazio a Zayn, Liam e Harry. Il riccio lo abbracciò per primo, poi si affiancò al suo ragazzo, abbracciandolo per la vita. Fino a che non si sentì tirare il lembo della camicia. Guardò in basso e vide Ashlee che lo chiamava, "Che c'è, amore?", gli chiese. Vide la bambina che tendeva le braccia in alto verso di lui per farsi prendere in braccio. Harry ubbidì e l'afferrò, fino a che lei non mise una mano sull'orecchio del suo papà per coprirlo bene e gli chiese qualcosa a bassa voce. Harry sbarrò gli occhi, e poi ridacchiò. Gli altri lo guardarono perplessi.
"La bimba vuole sapere cosa vuol dire 'checca'", disse, girando lo sguardo alternativamente tra Niall e Louis, come per colpevolizzarli, che arrossirono e ridacchiarono a loro volta.
"Ashlee, checca vuol dire femminuccia, come lo è Louis, ma si dice solo ai maschi...però tu non devi dirlo, ok?", gli disse Niall, facendosi promettere di ascoltarlo. Louis non poteva che sentirsi meglio di così. Degli amici meravigliosi, un ragazzo fantastico e ora anche una figlia acquisita. Quasi pianse per l'emozione, ma per darsi conforto strinse la mano di Harry nella sua. Zayn lo notò subito. Voleva anche lui rendersi utile in qualche modo. La coppia di suoi amici aveva passato abbastanza in quel periodo, forse era tempo che si prendessero una vacanza. O quantomeno due giorni di riposo.
"Ragazzi, se vi va, posso tenere io la bambina per stasera e domani, e voi magari uscite e state un po' soli, che ne dite?", chiese sorridendo e provocando la stessa reazione in Liam e Niall, che annuirono.
"Zayn, sei sicuro?", chiese Harry, con gli occhi che quasi brillavano di luce propria. Aveva proprio bisogno di starsene un po' da solo con Louis, che tra una cosa e l'altra, non aveva nemmeno avuto il tempo di baciarlo decentemente negli ultimi giorni. Solo bacini fugaci e piccoli.
"Certo, Ashlee ha ancora tutto alla casa famiglia, tenerla un giorno in più dopo che l'ho avuta lì per sei anni non è una tragedia". I due ragazzi ringraziarono ancora una volta Zayn e gli altri, si salutarono, Louis abbracciò un'ultima volta il suo migliore amico e baciò sulla fronte la bambina. Poi aspettò che Harry facesse lo stesso, "Amore, presto saremo una famiglia a tutti gli effetti", le disse, baciandola sulla guancia e aspettando che lei ricambiasse.
"Si, papi...una famiglia...io, tu e mamma Louis", disse sorridendo e salutando con la mano i due fidanzati, che lasciarono l'ospedale, pronti per passare del tempo da soli, loro due, per non scordarsi mai l'amore che l'uno provava per l'altro, per sugellare ogni emozione che potesse continuare ad unirli, per l'eternità, e ora, come una vera famiglia.
aès
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