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25 - What are you doing now?

                  

"Prego i miei gentili ospiti di accomodarsi, iniziamo tra pochissimo...", disse, con voce annoiata il giudice Ward. I ragazzi sbarrarono gli occhi alla vista della figura che si dirigeva alla cattedra dell'aula, a quella donna che avrebbe preseduto la sentenza. E chi mai si sarebbe aspettato che quel famoso giudice, su cui Pritchard aveva srotolato tutte quelle manfrine – come fosse brava, come fosse dedita al suo lavoro, come fosse determinata -  fosse una donna? Che poi, niente di cui meravigliarsi, se solo la donna non dimostrasse nemmeno venticinque anni, e forse non solo li dimostrava. Appoggiò la borsa e la ventiquattrore per terra di fianco alla sua cattedra, poi si accomodò scostando da parte la massa di capelli ramati stirati perfettamente, con neanche mezzo ciuffo fuori posto. Afferrò lo specchietto da borsetta e si sistemò il lieve strato di trucco che abbelliva quel viso pallido e quelle guance rosee, leggermente scurite con del blush. Sistemò qualche documento davanti a sé, riordinando velocemente quelli che non avevano a che fare con quell'udienza, e si dedicò a rileggere velocemente il sunto preparato da ogni avvocato. Niall già aveva gli occhi a cuoricino, ma si ricordò velocemente che stava frequentando Zoe assiduamente da ormai un mesetto, per cui tutte le sue fantasie di possederla dovunque fosse stato possibile scemarono in quattro e quattr'otto. E si meravigliò del fatto che fisicamente non fosse precisamente secondo i canoni su cui si basava prima di chiedere a qualsiasi donna di uscire. Di solito gli piacevano le curve nei punti giusti, i seni prosperosi, le natiche belle sostenute e un livello di stupidità al di sopra della media – diceva che sarebbe stato più facile dominare la femmina in quelle condizioni, piuttosto che una intelligente. Ma questa volta si era lucidato gli occhi davanti a quell'essere piccolo e magrolino, con una prima scarsa probabilmente. Forse era stata l'influenza della stessa Zoe, anche lei fisicamente simile. Eppure gli piaceva, da matti.

Si sporse, senza dare nell'occhio, verso Pritchard, che stava seduto davanti a lui affianco al suo assistito, "Dottor Pritchard..?", non rispose. Lo toccò sulla spalla col dito, anche se ben sapeva che gesti di quel tipo dessero un fastidio immenso all'avvocato, "Dottor Pritchard...?"

Pritchard tirò un sospiro, quasi infastidito, e scostò leggermente la testa verso il retro per sentire cosa Niall avesse da chiedergli, "Che c'è, Horan?", chiese a bassa voce.

"Ma è quello il giudice di cui ci ha tanto parlato?", chiese, senza mai scostare gli occhi da quella dea della bellezza e della raffinatezza seduta alla cattedra.

"Si, Horan, ma plachi i bollenti spiriti, non gliela darà mai...", Niall sbarrò gli occhi. Non tanto per la risposta in sé, quanto per il fatto che quell'uomo tutto d'un pezzo, mai volgare in quanto a battute, avesse potuto conciliare le corde vocali e far uscire una frase di quel calibro, decisamente non da lui. E probabilmente anche Pritchard chiese a sé stesso da quale angolo remoto del suo cervello fosse potuta uscire un' asserzione del genere. Ma non evitò di mascherare il suo viso, di solito sempre rilassato, con un sorriso scherzoso. Gli piaceva un sacco prendere per i fondelli il povero biondo, pensando che fosse davvero facile farlo.

"Bene, possiamo iniziare...", il giudice si alzò in piedi e così fecero anche Pritchard, Harry, Aaron e Taylor. Si vedeva che erano tutti particolarmente tesi, ma forse quella che lo era di meno era la donna, "saluto prima di tutto gli avvocati, il dottor Pritchard e il dottor Blake...", disse prima di prendere in mano il foglio con il sunto della situazione e aspettando che i due avvocati ricambiassero. Poi diede la parola a Pritchard, che sarebbe stato il primo a parlare.

"I miei ossequi, giudice", e si alzò in piedi, "sono qui per assistere il signor Harry Styles, padre biologico della suddetta bambina...", lo indicò con una mano spostandola verso di lui e poi, alla richiesta del giudice di raccontare brevemente i fatti, continuò, "il qui presente mio assistito chiede l'affidamento totale del minore, avendo riscontrato che l'assistita della controparte non è assolutamente adatta a ricoprire il ruolo di madre"

"Permettetemi di obiettare, ma da ciò che la signorina Morgan mi ha raccontato, lei è la persona adatta a cui affidare la bambina...", interruppe Aaron, alzandosi velocemente in piedi.

Il giudice si mise una mano sulla fronte, già esausta di quella messa in scena che stavano facendo i due avvocati, manco fosse davvero un processo penale per omicidio colposo. Si alzò quindi di nuovo, sbuffando e facendo calmare i due litiganti, "Mi pare di capire che la bambina sia nata da un rapporto sessuale non protetto, non desiderato e probabilmente anche causato dall'alzata repentina di gomito, quasi sette anni fa...la madre biologica, la qui presente Taylor Morgan, non in grado di prendersi le sue responsabilità nei dovuti modi, se ne è liberata, abbandonandola e facendola recapitare anonimamente al centro d'adozione aperto dal Dottor Malik, anche lui vecchia conoscenza della signorina, che l'ha cresciuta per sette anni con l'aiuto dell'assistito del Dottor Pritchard, nonché padre biologic-...", Aaron cercò di interrompere anche lo sproloquio della Ward, senza nemmeno accorgersi di aver fatto un errore madornale. Insomma, lo doveva sapere benissimo che era contro le regole interrompere un discorso fatto da un membro della corte posizionato in un gradino più in alto della gerarchia.

La Ward continuò, "non osi interrompermi, Blake...", non c'era che dire, quella donna, o forse ancora ragazza, aveva coglioni e controcoglioni sotto la tonaca, "dicevo...aiutato dal padre biologico della bambina, il signor Harry Styles...mi piacerebbe ora sentire cosa hanno da dire a loro favore i due assistiti..."

Si alzò per prima la donna, fece il gesto di ripulirsi il vestito sul davanti e si schiarì la gola, "Giudice Ward, mi permetto di dire, a mia discolpa, che ho abbandonato la bambina per problemi economici, quando è nata...non l'avrei mai fatto di mia spontanea volontà se avessi avuto le disponibilità per crescerla a tenerla con me", si mise la mano sul cuore come per giurare che quello che stava dicendo fosse vero, facendo quasi finta che un fiume di lacrime era pronto a bagnarle il viso, "e quindi, sono sicura che mia figlia deve essermi affidata in toto, perché io sono la madre e so quello che è giusto per lei...e poi, me lo lasci dire, ma per quanto mi riguarda, non credo che una coppia di uomini sia in grado di crescere una figlia...", di nuovo quella stupida affermazione. Cosa c'era di sbagliato? Anzi, cosa c'era di sbagliato in lei? Ma perché era così una cosa fuori dal mondo? Louis strinse i pugni per non alzarsi e picchiarla, come invece avrebbe meritato, mentre Harry tirò un sospiro e si alzò a sua volta.

"Mi permetto di intervenire, giudice Ward...innanzitutto, quella che la signorina Morgan chiama sua figlia, vogliamo ricordare che è anche figlia mia", si girò per fulminare Taylor con lo sguardo e per ricordarle che l'affermazione che aveva fatto era del tutto corretta, "...secondo, quella bambina l'ho cresciuta io come se fosse stata davvero sangue del mio sangue e ora che ho scoperto che lo è davvero, mi prendo tutti i meriti del suo sviluppo...e poi, me lo lasci dire, ma non vedo quale sia il problema sul fatto che una coppia omosessuale sia in grado totalmente di prendersi questa responsabilità...e il mio fidanzato, il presente Louis Tomlinson, si è dato disponibile a continuare a prendersi cura di lei con me..."

Taylor si stava mordendo le mani dal nervoso, mentre Aaron non accennava ad aiutarla neanche per tutto l'oro del mondo. Se ne stava seduto nella sua postazione senza nemmeno alzare un dito o dire una sola consonante in favore della sua assistita. Bè, quello che voleva l'aveva ottenuto di già, quindi perché continuare con quella farsa? E anche se avesse voluto continuare la relazione con Taylor, di sicuro non avrebbe voluto un marmocchio tra i piedi, sempre pronto a disturbarlo o a capitare in camera mentre si stava consumando un perfetto atto sessuale. La passione sarebbe diminuita e niente scopata di soddisfazione.

"Signor Tomlinson, è vero quello che dice il signor Styles?", il giudice si rivolse direttamente all'architetto, che, alzandosi, "Certo, sono più che sicuro che la bambina sia protetta nelle nostre mani, piuttosto che in quelle della signorina Morgan...", disse girandosi verso Taylor e Aaron e fulminandoli entrambi con lo sguardo.

"Che cosa ha contro la signorina Morgan?", chiese il giudice a Louis, il quale rispose che non era sicuramente la persona giusta per il modo in cui si era sempre comportata con lei. L'aveva maltrattata psicologicamente più volte, e se l'aveva già fatto, l'avrebbe ripetuto sicuramente in futuro. Le persone non cambiano, mai. Come chi tradisce; tradisci una volta, tradisci sempre.

"In più, mi permetta di farle vedere alcune cose...", disse Harry, girandosi verso Zayn e annuendo per dargli il lascia passare per agire. Zayn lasciò momentaneamente Ashlee nelle mani di Niall, e consegnò delle fotografie al giudice. La donna le osservò con cura; alcune ritraevano Taylor e Aaron in atteggiamenti intimi, e altre erano degli scatti di un video del giorno in cui la bambina seppe di essere figlia della bionda e di Harry. Zayn aveva registrato tutto con la telecamera, come volevasi dimostrare, quindi più prove di quelle, non ce ne potevano essere. Con quel filmato anche il giudice avrebbe potuto vedere che razza di sgualdrina fosse la bionda, sia nella vita, sia nei confronti della piccola Ashlee.

"Dottor Malik, ha il filmato con sé?", chiese il giudice. Zayn e annuì e consegnò il piccolo dvd su cui era registrata la conversazione. Il giudice lo esaminò tra le sue mani, poi fece riaccomodare Zayn al suo posto e si rivolse direttamente alla piccola Ashlee, facendole segno di camminare verso di lei nel corridoio in mezzo all'aula. La bambina annuì, chiedendo però il permesso del suo papà, che annuì a sua volta e la spronò ad avvicinarsi alla donna. Aveva dei complessi verso qualsiasi essere femminile, probabilmente perché gli ricordavano la madre snaturata che si era, purtroppo, ritrovata ad avere.

"Tesoro, ascoltami...voglio sapere cosa pensi del fatto che Harry e Taylor siano i tuoi genitori...", chiese la donna, dolcemente, alla bambina quando questa fu fatta sedere su una sedia di fianco alla sua scrivania. La bambina indugiò nella risposta, facendo il labbruccio. Strinse a sé il suo orsacchiotto, che amava alla follia, e poi sospirò e rispose, "L'ho già detto un sacco di volte...il mio papà è Harry, ma la mia mamma è Louis, non Taylor...il mio papà e lo zio Louis si vogliono tanto bene, ed è questo che una mamma e un papà fanno...", si alzò lentamente, scendendo da quella sedia evidentemente troppo alta e corse indietro tra le braccia di Louis, questa volta, stringendolo forte dopo essersi piazzata sul suo grembo. Gli diede perfino un bacio sulla guancia, per far vedere che gli voleva realmente bene e che quello era il suo desiderio più grande.

Il giudice annuì, poi si alzò, "Bene, miei cari ospiti, mi assento per un attimo e sarò indietro con il responso...", disse e lasciò lo studio. In quella mezz'ora che passò, nessuno osò spiccicare parola, tranne la piccola, "Zio Louis, ma ora che mi faranno? Ho paura...".

Louis accarezzò i capelli ricci di Ashlee, che gli ricordavano in tutto e per tutto quella meraviglia del suo fidanzato, e le lasciò a sua volta un bacio sulla fronte piccola e poco spaziosa, "Non ti succederà niente amore...stanno decidendo se farti vivere con me e il tuo papà o con la mamma...", rispose Louis, sorridendo, ma avendo l'ennesima fitta al cuore per la tenerezza e il desiderio repentino di Ashlee di vivere con lui.

"Ma io voglio vivere con te e il mio papà...", ripetè un'altra volta, come se non fosse stata abbastanza chiara in tutti quei precedenti momenti in cui espresse quel desiderio. In fondo, non gli sarebbe servito altro. Voleva semplicemente starsene per tutta la vita a giocare con Louis, a tirare i capelli del suo papà e a solleticarlo come faceva quando lui la infastidiva nel suo vissuto alla casa famiglia. Avrebbe voluto anche avere a casa tutte le sere gli altri tre zii acquisiti, per far giocare Liam con le sue barbie – diceva che era l'unico dei cinque che avesse gusto nel vestire - o per farsi leggere una storia da Zayn, o ancora per correre su e giù con Niall e saltargli addosso per dichiararsi vincitrice di guerra. Avrebbe passato la vita migliore di qualsiasi altra bambina della sua età, con quei fantastici cinque super eroi al suo fianco.

La tensione era a dei livelli stratosferici. L'aria cominciava a mancare dentro quella sala chiusa. Pritchard non vedeva l'ora di vincere quel processo per vendicarsi totalmente di quello stronzo di Blake. Il giudice Ward rientrò poco dopo, con un foglio in mano e si risedette alla cattedra. Scrutò tutti i partecipanti dentro l'aula e poi si rialzò, "Bene, signori, credo di aver preso la mia decisione...alla luce di tutto il materiale che ho analizzato e di tutte le disposizioni che ho ascoltato, la bambina sarà affidata al padre, il signor Harry Styles, per il semplice fatto che ritengo sia più opportuno nella sua crescita e nel darle un futuro certo...la signorina Taylor Morgan potrà vederla solo una volta al mese, se le aggrada la scelta, o non vederla più del tutto...con questo, l'udienza è tolta", fece ondeggiare la tonaca e uscì dall'aula, stanca di tutto, ma soddisfatta e certa di aver preso la scelta migliore, di aver dato alla bambina quello che desiderava e meritava.

Louis fece un sorriso e un urlo, che risuonò con quelli degli altri ragazzi, mentre Harry si portò le mani al viso e iniziò a piangere, fino a che non fu consolato dalle braccia di Louis che lo abbracciarono da dietro, mentre gli appoggiava il mento su una spalla. La bambina corse verso i suoi due nuovi papà e li abbracciò attorno alle gambe, mentre Harry le accarezzava la testa e si strinse in quell'abbraccio collettivo per esprimere la sua gioia, perché, veramente, di parole non ne aveva. Pritchard si avvicinò a Aaron per stringergli la mano, e si chinò verso il suo orecchio, "Complimenti Blake, sei sempre un avvocato tutto d'un pezzo...ma ricordati, io sono sempre stato più bravo di te...ah, e se oserai ancora fare una cosa simile a mio figlio, come hai fatto due anni fa, sappi che non la passerai liscia, per ora ti risparmio, perché mi sono preso la vincita di questa sentenza...", poi si rialzò sorridendogli, godendosi la faccia spaventata per la prima volta nella sua vita di Aaron, e tornando dal suo assistito e dagli altri ragazzi.

"Ma bene bene, che bel quadretto di famiglia abbiamo ora...", una voce roca e arrabbiata echeggiò nella stanza, la quale attirò l'attenzione dei ragazzi. Sbarrarono gli occhi, tutti, nessuno escluso.

"Ma che fai?"

 

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