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23 - All we can do is try

                  

"Io voglio che la mia mamma sia lo zio Louis...", sbiascicò Ashlee con la faccia nascosta nel collo di Harry. Non ne voleva sapere di staccarsi. Il profumo di suo padre era come se fosse casa sua, lo inalava mentre singhiozzava. Louis e Taylor sbarrarono gli occhi, il primo perché era rimasto sicuramente sopraffatto dalla confessione della bambina, la seconda perché probabilmente se l'era presa, ma anche cercando di sorridere e far ragionare la bambina, non riusciva a nascondere le rughe di fastidio e arrabbiatura che erano comparse sulla sua faccia in quel momento. E forse, aveva anche pensato che il lavoro che avrebbe dovuto fare con Aaron sarebbe stato molto più duro e difficile di quanto sembrava. Ma per quello, di sicuro non c'erano problemi. Avevano instaurato una relazione fatta di favori pagati totalmente in natura, e non poteva che esserne più soddisfatta. Si, perché anche il sesso con l'avvocato era soddisfacente e appagante.

Ma ciò non precluse il fatto che provò lo stesso ad accarezzare la schiena della bambina. La quale, però, si spostò velocemente sul grembo di Louis, per evitare il tocco della donna. Gli occhi erano completamente colmi di lacrime, ma non ne volevano sapere di scendere. Erano due pozzi senza fondo, o magari il fondo c'era ed era quell'insieme di soluzione salata stantia nei suoi cristallini.

"Amore, ascoltami...io sono la tua mamma...non vuoi restare per sempre con me?", chiese Taylor, ma dal tono di voce si poteva intuire che fosse completamente infastidita da quelle che lei considerava semplicemente scenate, per di più inutili.

"No, tu non sei la mia mamma...la mia mamma è Louis, l'ho già detto...", disse di nuovo, cercando di alzare al massimo la vocina, "Louis mi ha comprato le caramelle, Louis ha giocato con me...tu non le hai mai fatte queste cose...", sembrava davvero troppo intelligente per avere solo sei anni. Eppure, quel modo di arguire con la gente pareva identico a quello del suo vero papà. Harry faceva lo stesso quando doveva discutere con qualcuno, oppure, senza andare troppo lontano, quando disquisì con Louis per l'umiliazione che gli aveva regalato la prima volta che si incontrarono.

Taylor non ci vide più dalla rabbia. Quella bambina doveva essere sua, in qualche modo. E già si sapeva che avrebbe usato qualsiasi arma a sua disposizione per poterla portare via da quello scostumato del suo papà biologico. Ma come poteva essere normale che una coppia gay potesse crescere una figlia in un modo migliore di una coppia etero? Semplice, veramente, ma lei non riusciva a comprenderlo. Ma quando il livello d'intelligenza arriva malamente al rasoterra, si arriva a fare ragionamenti di questo tipo. Harry e Louis lo sapevano bene, ma lei evidentemente non se ne era ancora resa conto di quanto fosse malauguratamente stupida.

Si alzò, prese la bambina per il polso e la fece scendere sgarbatamente dal grembo di Louis, "Senti, piccola, devi capire che io sono tua madre e che tu verrai via con me, volente o nolente, ci siamo capite?", disse urlando, a pochi centimetri dal viso della bimba, che, ora, scoppiò definitivamente in un pianto liberatorio, fatto di tristezza e paura. Forse aveva esagerato, forse era stata un po' troppo violenta. Allentò la presa sul polso di Ashlee, che prese l'occasione per correre di nuovo in braccio da Harry, che la strinse forte, accarezzandole i capelli e baciandole la fronte, mentre a bassa voce la tranquillizzava.

Louis non sapeva cosa lo stava trattenendo dall'alzarsi e schiaffeggiare quella cretina. Oltre ad essere scema già di suo, aveva dato prova ancora una volta della sua stupidità e della sua chiusura mentale. Si trattenne solo per far piacere ad Harry, per non spaventare la bambina e per non creare un litigio comune passando conseguentemente dalla parte del torto.

"Tesoro di papà, non vuoi andare con la mamma?", chiese Harry alla bimba, a bassa voce. La bimba lo guardò ancora con qualche lacrima che gli scendeva sulla guancia.

Tirò su col naso e, "Ma tu e mamma Louis venite con me?", singhiozzava potentemente, e quell'immagine della bambina conciata in quel modo lo faceva arrabbiare ancora di più, anche se non lo voleva dare a vedere.

"No, tesoro, se vai con lei non potrai stare con noi...", disse sorridendo Harry, ma dentro di sé sentiva un vuoto a metà stomaco, come se solo quella bambina e Louis potessero davvero riempirlo del tutto. E Louis, grazie al cielo, già stava riempiendo la sua parte.

"Allora no, io voglio stare qua con te e Louis...non voglio andare con quella strega...", urlò forse un pochino, il che fece sbarrare di nuovo gli occhi a Taylor. Se fosse stata un vulcano, probabilmente avrebbe eruttato e sotterrato una città intera. Le narici le si allargarono, chiaro segno di collera improvvisa. Ma poi si ricompose, prese la borsa e se la rimise sull'incavo del gomito, sorridendo beffardamente.

"Bene, per ora me ne vado, ma sappi, piccola peste, che tu, prima o poi, verrai via con me, e questi due non li rivedrai mai più", disse indicando e guardando Harry e Louis, poi rivolgendo lo sguardo anche a Zayn, che come capo di quel posto un pochino c'entrava anche lui.

Louis sbuffò totalmente infastidito, se non arrabbiato, poi si alzò lentamente dal divano, come se volesse inscenare un duello a pistole tipico del Far West. Sarebbe stato anche capace di dire una frase come, "Gringot, questo loft è troppo piccolo per tutti e due, uno di noi dovrà morire", ma non lo fece, grazie al cielo, o si sarebbe reso ridicolo. Ed era l'ultima cosa che voleva fare. Si avvicinò anzi a Taylor e ricambiò il sorriso insolente, e diciamoci la verità, chi poteva competere con lui? Nessuno, certo.

"Strega, ti ha detto di andartene, non viene con te...dai, su, pedala...", disse, facendo il gesto con la mano alla ragazza e indicando l'uscita.

"Sappiate che non finisce qua", disse girando i tacchi e avvicinandosi all'uscita.

"L'hai già detto troppe volte", rispose Louis, non smettendo ancora di indicarle con la mano la porta. La donna emise un gemito di irritazione e se ne andò, sbattendola.

La bambina ancora non aveva smesso di piangere, con la faccia appoggiata al petto di Harry. Louis tornò indietro e si risedette di fianco ai due ricciolini, talmente uguali che lo fecero sorridere come un ebete.

"Non ci posso credere...che stato, ragazzi", disse Zayn, sistemandosi meglio sulla poltrona. Harry e Louis annuirono, ma la prima preoccupazione di Harry in quel momento era consolare e far smettere di piangere la sua bambina, non avrebbe voluto vederla in quelle condizioni mai più.

"Amore, vuoi che il tuo papà ti coccoli un po'? Magari fai un sonnellino, eh?", disse Harry, afferrando dolcemente il mento della sua bambina e sorridendole.

La bambina lo guardò con gli occhi lucidi, "Viene anche mamma Louis?", chiese, esalando gli ultimi singhiozzi. Louis e Harry sorrisero.

"Se vuoi, si...", disse Louis, accarezzandole la schiena. La bambina si girò e annuì sorridendo lievemente, mentre Harry cercava l'approvazione di Zayn, che sorrise a sua volta.

"Andate nella sala dei giochi, c'è il materassone, quello riempito di polistirolo...", ridacchiò un pochino, "forse ci state meglio lì, non vorrei mai vedervi che vi incastrate nel lettino della bimba", poi si alzò e raggiunse gli altri sul retro in giardino, mentre i tre salivano le scale. Harry con la bambina in braccio e Louis che gli teneva la mano, con le dita intersecate.

Appoggiarono la bimba sul materasso, poi si sdraiarono uno su un lato e uno sull'altro, come per circondare la bambina e proteggerla. La bambina si girò su un fianco, appoggiandosi al petto di Harry, mentre con l'altra mano tirò la maglia di Louis, per fargli segno di avvicinarsi e di accoccolarsi appoggiato sulla sua schiena. Louis non perse tempo e fece ciò che la bambina aveva chiesto indirettamente.

"Io voglio vivere per sempre con papà Harry e mamma Louis...", disse già con gli occhi chiusi, probabilmente non si era accorta di essersi addormentata. Poi si portò il pollice in bocca e quella scena fece sorridere Harry e Louis. Sorridevano talmente tanto guardandola, che sicuramente avevano consumato qualsiasi muscolo facciale.

"Staremo sempre con te, piccola...", rispose Harry, poi guardò Louis che stava ancora sorridendo e gli diede un bacio sulle labbra, prima di accoccolarsi e addormentarsi coi due amori della sua vita. Il suo ragazzo e sua figlia. Ma come poteva essere più felice di così? E' vero, la bambina non era ancora sua legalmente, ma tutto quello che disse, tutta la fiducia che gli regalò, gli fece capire che quella bambina voleva solo lui, solo loro come genitori. Aveva vinto, quasi, per una volta. Anzi, per la seconda. A chi era capitato nella vita un compagno ai livelli di Louis Tomlinson?

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Niall era riuscito ad ottenere un appuntamento con Mr Pritchard, anche se doveva ammetterlo, aveva faticato parecchio, e lui di solito otteneva tutto in poco tempo, sia che si trattasse di affari, sia che si trattasse di sesso. Aveva parlato direttamente con lui al telefono, gli fece un sacco di domande, ma ricevette in risposta solo monosillabi dall'avvocato. Forse, la risposta più lunga che ottenne fu 'chieda alla mia segretaria di fissarle un appuntamento, gliela passo, i miei ossequi, Dottor Horan". Era già un traguardo per Niall, ma in fondo si fidava del suo sesto senso. Antipatico e taciturno o no, doveva risolvere in poco tempo quella questione e riuscire ad affidare la bambina ai suoi amici.

Msg da – NIALL – nel gruppo – ONE DREAM, ONE DIRECTION –

Belli miei, vi ricordo l'appuntamento con Mr Pritchard oggi...non fatemelo arrabbiare, già è frustrato...

Msg da – LOUIS – nel gruppo – ONE DREAM, ONE DIRECTION –

Ci ricordiamo, anzi ci stiamo già preparando...e tu come fai a sapere della sua frustrazione?

Msg da – NIALL – nel gruppo – ONE DREAM, ONE DIRECTION –

Bè, data l'età, non gli tirerà più di sicuro, non farà sesso da una vita...poverino, un po' mi dispiace per lui...privarsi di una cosa del genere...

Msg da – ZAYN – nel gruppo – ONE DREAM, ONE DIRECTION –

Ma tu pensi sempre a scopare, vero?

Msg da – NIALL – nel gruppo – ONE DREAM, ONE DIRECTION –

Domanda già fatta e risposta già data...SI!

Msg da – HARRY – nel gruppo – ONE DREAM, ONE DIRECTION –

Scemi noi che ancora credevamo il contrario...va bè, ci sentiamo dopo e vi facciamo sapere...

Msg da – NIALL – nel gruppo – ONE DREAM, ONE DIRECTION –

Siamo con voi, spaccate tutto, innamorini!

Msg da – LIAM – nel gruppo – ONE DREAM, ONE DIRECTION –

Fateci sapere, mi raccomando...

Louis e Harry si prepararono velocemente, come se avessero la fretta più grande del mondo, dettagli che fossero in anticipo di almeno mezz'ora per l'appuntamento. Era meglio non far figure con questo avvocato, a quanto pare al minimo sgarro avrebbero dovuto salutarlo da lontano. No, dovevano farcela, dovevano ottenere la sua consulenza.

Si ritrovarono in men che non si dica davanti all'entrata del grande studio, al primo piano di un palazzo vittoriano di recente ristrutturazione interna e restaurazione interna, nella zona centrale di Trafalgar Square. Louis guardava quelle pareti esterne con gli occhi illuminati, qualsiasi cosa che riguardasse l'arte lo affascinava e lo usava per prendere spunto per i suoi progetti futuri. Harry lo prese per mano, distogliendolo dai suoi pensieri e se lo tirò dietro di sé, in qualche modo tranquillizzandolo, anche se tra i due, quello che aveva bisogno di stare tranquillo era lui.

Suonarono alla porta e una donna di mezza età, con ancora qualche segno in viso della violenta acne giovanile, aprì loro la porta.

"Voi siete...?" chiese, non permettendogli di entrare fino a che non avesse saputo i loro nomi.

"Styles e Tomlinson, avevamo un appuntamento alle...", Harry guardò il suo orologio che portava sul polso sinistro, "...tra mezz'ora...", disse sorridendo, per darsi un tono e per tranquillizzarsi autonomamente. La ragazza socchiuse la porta in faccia ai due ragazzi, camminò verso la scrivania probabilmente, perché sentirono il rumore dei tacchetti che si muovevano velocemente. Tornò poco dopo e gli fece cenno di entrare nello studio tranquillamente e di raggiungere l'ufficio del signor Pritchard, che li aspettava immediatamente, perché l'appuntamento di quell'ora era stato cancellato.

L'avvocato stava seduto sulla sedia girevole girato di spalle all'entrata, "Buongiorno, Dottor Pritchard...", osò dire Louis, il che fece girare velocemente l'uomo sulla sedia, ancora con le mani congiunte dinnanzi al mento.

"Accomodatevi e chiudete la porta...", disse guardando in basso sulla scrivania, poi continuò, "cosa vi porta qua? Mr Horan ha preso l'appuntamento per voi...", disse con voce scura e roca, quasi infastidita.

"Ehm, ecco...noi...", ma non finì la frase il riccio, che l'uomo parlò di nuovo.

"Ehm, ecco noi, cosa? Sicurezza ci vuole nella vita, ragazzo! Non sarete mica qua per farmi perdere tempo?", si stava arrabbiando, era il momento per loro di tirare fuori i coglioni.

Harry si armò della sicurezza più forte che avesse potuto possederlo e aiutato da Louis cominciò a raccontare tutta la vicenda al suddetto avvocato. Aveva bisogno che lo aiutasse a ottenere l'affidamento della sua bambina, che lei aveva accettato di vivere insieme a lui e al suo compagno, che non voleva vedere la madre neanche lontano un miglio e che l'aveva respinta il giorno prima chiamandola 'strega'.

"...si, insomma...so che di solito non si occupa di cose civili, Dottor Pritchard, ma il suo aiuto è fondamentale...la ragazza ha trovato nel Dottor Aaron Blake il suo appoggio per la consulenza...".

Il viso dell'uomo si illuminò, "Aaron Blake hai detto?", chiese e Harry annuì vigorosamente. Aaron Blake. Il nome dell'avvocato che avrebbe voluto far fuori in meno di un minuto. Quel bastardo. Aveva creato non pochi problemi a Mr Pritchard che ora, tutte le volte che sentiva parlare di lui o anche solo il suo nome, gli crescevano dei bubboni non indifferenti per il fastidio. Cercò di non sbilanciarsi troppo, ma accettò di aiutarli e raccontò ai giovani, sempre nei minimi termini perché la confidenza era diventata per lui la cosa più brutta e deludente del mondo, come sarebbe stato fiero di distruggerlo in tribunale, solo per quello che aveva fatto al figlio, in passato.

"So bene di cosa sta parlando...", disse Louis, spostando il capo, "ha fatto lo stesso con me un po' di tempo fa...", sorrise, per evitare di scatenare la furia che ancora era appollaiata nel suo corpo. Harry gli prese la mano e gli sorrise, per farlo tranquillizzare. Inutile dire che ci riuscì.

"Bene, vi bastano due settimane a partire da oggi per ingraziarvi la bimba ancora di più di quello che già non abbiate fatto?", chiese l'avvocato. I due annuirono, poi fissarono la data del processo e di un ultimo colloquio per mettersi d'accordo sulle idee per come farlo funzionare al meglio.

"Oh, e ci sarebbe un'altra cosa importante avvocato...", disse Harry guardandolo, "e spero che quel giorno arriverà in orario...me ne assicurerò io..."

"Mi mandi una mail con quello di cui sta parlando, devo esserne al corrente...", disse l'uomo prima di farli uscire dal suo studio. Harry annuì, riprese la mano del suo compagno e uscirono, soddisfatti. Neanche poi così male questo signor Pritchard. L'avevano descritto come la bestia umana, e invece era parso disponibile e collaborativo.

Msg da – HARRY – nel gruppo – ONE DREAM, ONE DIRECTION –

Colloquio andato alla grande, tra due settimane da oggi ci sarà il processo...Zayn, ricordati il tuo compito...

Msg da – ZAYN – nel gruppo – ONE DREAM, ONE DIRECTION –

Lo farò, Styles, fidati di me...

Msg da – NIALL – nel gruppo – ONE DREAM, ONE DIRECTION –

Ehi, ma di cosa parlate?

Msg da – HARRY – nel gruppo – ONE DREAM, ONE DIRECTION –

Non si può dire...

Msg da – LIAM – nel gruppo – ONE DREAM, ONE DIRECTION –

Avanti, non potete tirare il sasso e poi ritirare la mano...Louis?

Msg da – LOUIS – nel gruppo – ONE DREAM, ONE DIRECTION –

Io so meno di voi, purtroppo...e il riccio non mi vuole dire niente...

No, il riccio sarebbe stato zitto con chiunque, anche col suo ragazzo, fino al grande giorno. Non poteva di certo creare false speranze, non voleva rovinare tutto, per nessun motivo al mondo.

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