20 - Le anime gemelle son destinate a trovarsi, gli altri al diavolo
"A-Aaron?", fu tutto quello che riuscì a dire, ma di sicuro fece sbarrare gli occhi a Harry e fare una smorfia di dubbio a Taylor.
Harry afferrò la mano del suo ragazzo, che intersecò di scatto le dita con le sue, forse per sentirsi più sicuro e protetto, anche se in effetti non era tanto lucido quanto si sarebbe potuto aspettare.
"Felice di vederti, cocco!", disse Aaron guardando Louis e facendo apparire il suo miglior sorriso. Che di carino non aveva proprio nulla, anzi, era un sorrisetto da puro bastardo. Del resto, lo era sempre stato. E l'aveva dimostrato con il tradimento e, adesso che ci pensava bene, durante tutta la loro relazione. Non si era mai interessato di nulla, fuorché del sesso che faceva con Louis. Probabilmente era l'unica cosa che gli piaceva del loro rapporto. Ecco perché Niall era sempre stato contrario a quel fidanzamento e alla successiva convivenza, senza mai dire nulla e standosene in disparte. Avrebbe dovuto dirglielo, far capire a Louis che stava sbagliando tutto con quel coglione. Ma di sicuro lo avrebbe accusato di essersi inventato tutto, e litigare con Niall proprio sarebbe stata la cosa che non voleva che accadesse.
"Allora...come procede la costruzione della casa in Finsbury Park?", chiese l'avvocato all'architetto. Taylor non capiva, Harry quasi non aveva più lacrimazione nei bulbi oculari per averli tenuti sbarrati per troppo tempo.
"Non ti riguarda la costruzione della casa, Aaron, ricordatelo bene!", rispose scontrosamente Louis, guardando in cagnesco sia la bionda ossuta sia il suo ex fidanzato.
Taylor sbarrò gli occhi di rimando e, alzando le mani per agitarle, parlò confusa, "Ehi, aspettate un momento, vi conoscete?", azzardò. Ma certo, era ovvio che si conoscevano, pensò. Quasi gli sembrò di aver fatto una domanda idiota, ma Louis e Harry di sicuro non si sarebbero stupiti del fatto che uscì proprio dalla sua bocca. La stupidità fatta persona, pensarono ancora una volta gli altri, Harry mentre roteava gli occhi.
"Certo che lo conosco, tesoro...è il mio ex fidanzato...", disse Aaron avvolgendo la vita della bionda, senza mai smettere di guardare Louis. E fu in quel momento che notò le mani dei due ragazzi intersecate, "E lui chi è? Il tuo nuovo scopamico?", chiese l'avvocato, "Almeno ti sfonda il culo come io facevo con te?", rincarò poi la dose di insulti che gli svolazzavano nel cervello.
Louis non ci vide più dalla rabbia. Passi essere presente alla serata che aveva organizzato, purché non l'avesse infastidito, ma arrivare ad offendere il suo Harry era una cosa inaudita, "Non t'azzardare a parlare di lui in quel modo! Non è il mio scopamico, è il ragazzo con cui sto, e si da il caso che non sia un pezzo di merda come lo sei stato tu!", disse, poi accorgendosi a sua volta della mano attorno al corpo di Taylor, "E comunque vedo che anche tu non hai per niente cambiato abitudini! Te le scopi ancora le donne mentre stai con un uomo?", l'espressione beffarda e di sfida che si era dipinta sul volto di Louis era impagabile. Aveva voglia di farlo sfigurare davanti a quella donna, che probabilmente aveva raggirato, e che gli fece diventare la sua vita quasi un mezzo incubo. Come se già in passato tutta la merda non fosse bastata.
Aaron accusò il colpo, ma non cedette, anzi la stessa espressione che si dipinse sul volto di Louis ora si era fotocopiata sulla sua, "Stai attento a come parli, Tomlinson! O ti darò del filo da torcere"
"Guarda, mi è bastato come mi hai già trattato di merda, come se fossi un giocattolino...", rispose senza esitazioni l'architetto.
"Oh, ma non ho ancora finito con te, sai? Ho come l'impressione che tu non sappia perché sono qui con la presunta ragazza...", lanciò l'uomo.
Harry guardava i due litiganti come si guarda una partita di tennis. Ma poi realizzò. Aaron era un avvocato. Aaron era con Taylor. Taylor si era sicuramente scopata Aaron. Aaron era diventato il suo avvocato per l'affidamento. Cazzo, cazzo, cazzo. No, non poteva essere. Toccò a lui parlare.
"Fermi tutti! Fammi capire, Taylor...Aaron sarà il tuo avvocato per il processo d'affidamento?", chiese confuso. Louis lo guardò, realizzando a sua volta che forse Harry aveva intuito esattamente. Quindi quella scopa rivoltata si era scopata Aaron per ottenere una sua consulenza. Aveva ragione quando pensò che fosse una gran zoccola. Fatta e finita. Altro che dispiacersi per la situazione. Era proprio una persona cattiva, voleva distruggere i sentimenti di tutti, soprattutto di Harry, e guai a chi o cosa l'avesse fermata.
"Certo, Harry...cosa pensavi che fosse altrimenti?", sorrise stringendosi di più all'avvocato, "me lo sono scopato violentemente più di una volta, e ora mi aiuta con ciò che voglio ottenere". Harry aveva intuito bene, molto bene anzi. Louis non poteva credere a quello che aveva appena udito. Harry non si stupì più di tanto e Aaron...bè, Aaron continuava a sorridere con quell'espressione da sfigato che gli aveva sempre incorniciato il viso. Tuttavia, a lui interessava una cosa sola al momento. A distruggere Louis ci avrebbe pensato più tardi.
"Tomlinson, ho bisogno di parlarti in privato...vorrei chiarire delle cose con te...", disse poi, staccando il braccio dalla vita della bionda, ma non levandosi il sorriso.
"Puoi pure parlare qua davanti...non ho segreti con Harry...", rispose Louis, stringendo ancora di più la mano del riccio che ricambiò.
"No, sono cose private mie, se non ti dispiace...cose che sai solo tu e non mi va di sbandierarle a chiunque...", ora il sorriso dell'avvocato era sparito, lasciando posto ad un'espressione contrariata e un tono roco e irritabile. Dio, quanto non gli era mancata per niente quella voce! Aveva magari potuto pensare che Aaron gli sarebbe mancato per tutta la vita, ma non aveva messo in conto il fatto che stette con quell'energumeno sprecando un sacco di anni. Forse, odiando le persone, si fa caso a qualsiasi difetto, e soprattutto, non si riescono a tollerare quelle determinate caratteristiche. Louis di Aaron odiava tutto. Odiava quel suo sorriso beffardo, odiava quel suo tono da esuberante, odiava come masticava il cibo, odiava come teneva nelle mani il calice, odiava qualsiasi smorfia che faceva con la bocca. Avrebbe potuto scaraventare un tavolo, dalla rabbia che quei difetti gli creavano.
Ma ora doveva tranquillizzare Harry. Voleva sentire cosa avesse da dire quel cretino, non prima di essersi assicurato che il suo riccio stesse bene. Si girò verso di lui, senza preoccuparsi di rispondere subito ad Aaron.
"Amore, ascoltami...", gli prese le mani, "vado con Aaron un momento, stai tranquillo, non succederà niente...", gli accarezzò una guancia, "sai che amo solo te, vero?", gli lasciò un bacio leggero a fior di labbra. Harry chiuse gli occhi al contatto delle sue labbra con quelle di Louis e sentì davvero tutto l'amore che poteva dargli. Si fidava ciecamente di lui, glielo aveva dimostrato parecchie volte. Anche perché se solo quello stronzo avesse fatto qualcosa al suo architetto, se la sarebbe vista direttamente con lui. Non era un ragazzino indifeso, anzi, e non aveva paura di affrontare un semplice arricchito come quell'avvocato dei suoi stivali.
Annuì a Louis, che sorrise di nuovo, ma se lo levò quando si rigirò verso l'ex, per fargli cenno di seguirlo. Sparirono quasi velocemente fuori dalla sala, Louis non sapeva ancora dove l'avrebbe portato per parlare, ma quello di cui era a conoscenza era che avrebbe dovuto di sicuro stare attento. Non ci si poteva fidare di Aaron, l'aveva imparato sulla sua pelle tanto tempo prima.
Harry poi guardò Taylor con rabbia, "Non pensare di aver vinto, stronzetta", disse, prima di allontanarsi e unirsi a Niall, Zayn e Liam, che stavano davanti ad un tavolo del buffet a parlare del più e del meno.
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Aaron e Louis uscirono dalla stanza della cerimonia e cominciarono a camminare in silenzio lungo il corridoio, per poi ritrovarsi in un altro, dove stavano le stanze. Louis era davanti a lui, ma non riusciva nemmeno a girarsi per guardarlo. Che faccia tosta doveva avere per presentarsi così ad un serata per rovinarla? Di sicuro sapeva che l'aveva organizzata lui, non era mai stato il tipo da fare filantropia, proprio per niente, e l'unico motivo doveva e poteva solo essere quello.
L'architetto si fermò ad un certo punto, aprendo una porta di legno lavorato, che avevano usato per tutto il tempo dell'organizzazione come sgabuzzino dove tenere l'occorrente. Si girò e senza dire mezza parola gli fece segno di entrare, prima di lui ovviamente. Si richiuse velocemente la porta alle spalle, appoggiandovisi, ma non osando a lasciare la maniglia, unica via di scampo, se avesse dovuto fare qualcosa di poco leale. Non voleva far vedere a nessuno con chi stava entrando in quel magazzino. Dio, perché aveva accettato? L'ansia cominciava a salirgli lentamente, ma si continuava a dire che doveva stare calmo, sfoderare il suo temperamento da perfetto insolente e fronteggiare quell'idiota.
"Allora, di cosa dovevi parlarmi di così privato che Harry non poteva sentire?", avanzò Louis. Aaron non si era ancora mosso dalla sua posizione iniziale. Dava le spalle a Louis, le mani nelle tasche oblique dei pantaloni del completo, probabilmente ultra griffato, tiravano la stoffa sulle natiche. Louis stava pensando cosa gli fosse potuto piacere di quel culo così usuale, quando stava con lui. Insomma, chiunque al mondo aveva un sedere del genere, se dedicava almeno due ore al giorno in una sala pesi costosissima in centro città. Davvero, stava trovando ogni difetto possibile in quell'uomo. Che una volta fu di sua proprietà, ma univocamente, a quanto pareva. Si, quel rapporto, si stava accorgendo proprio ora, non aveva mai avuto niente di biunivoco. L'avvocato guardò ancora per qualche secondo l'affresco sul soffitto, da bravo esperto d'arte quale si credeva di essere, poi si girò per guardare in faccia Louis. Lo fissò per qualche secondo, mai togliendosi quel sorriso beffardo dalla faccia, che evidenziava potentemente le rughe della vecchiaia sulla fronte. Era peggiorato, non c'era che dire.
Piano piano gli si avvicinò, e l'architetto stava per andare nel panico più totale, sbarrando piano piano gli occhi intrisi di paura, perché appoggiato alla porta non poteva arretrare e non poteva spostarsi. E se anche avesse voluto aprire, di sicuro Aaron sarebbe stato più lesto e l'avrebbe fermato. Ora si che stava male.
"Lou, te l'hanno mai detto che sei meraviglioso?", disse Aaron, cercando di accarezzare la guancia di Louis, che prontamente la spostò, facendogli togliere e rimettere a posto la mano.
"Non chiamarmi mai più Lou!", rispose, senza guardarlo in faccia. Sapeva, sapeva benissimo che lo stava seducendo per un secondo fine. Voleva semplicemente renderlo vulnerabile e fargli rendere conto di essere ancora innamorato di lui, per poi fotterlo un'altra volta e scavalcarlo per vincere il processo d'affidamento. Perché di sicuro era supponibile il fatto che in quella lotta fosse presente anche lui, per difendere il suo caro ricciolino.
Aaron non ci stava. Non si era mai abituato al comportamento insolente di Louis, neanche quando stavano assieme. Perché farlo ora? Si scaraventò su di lui velocemente, stringendolo a sé, appoggiando una gamba sul cavallo dei pantaloni di Louis e afferrando nella sua mano un gluteo. Louis emise un gemito di dolore e di paura, quell'uomo lo faceva stare male, lo aveva sempre fatto stare male. Cosa stava cercando di fare? Tentare di riprenderselo? No, inutile. Non ci sarebbe stato, neanche con le cattive.
"Non mi parlare mai più in questo modo", disse quasi urlando, poi avvicinò la bocca alla guancia di Louis, respirandogli sopra e calmando i toni, "mi sei mancato, sai? Tanto...", e le sue labbra piano piano si stavano avvicinando a quelle fini e rosee dell'architetto, che per la fifa aveva sbarrato gli occhi.
"Aa-Aaron...mi stai facendo male...", disse, socchiudendo gli occhi per il dolore della stretta sulla natica, "Lasciami", ma Aaron non lo ascoltò minimamente, anzi continuò lentamente ad avvicinarsi alle sue labbra. Voleva baciarle, voleva risentire il suo sapore addosso, anche se non l'aveva mai assaggiato e gustato bene, dato che non l'aveva tradito solo con la donna con cui lo scoprì Louis.
Sempre più vicino. Louis doveva fare qualcosa. Non gli avrebbe permesso di rovinare la sua vita ancora una volta. Pensò velocemente a cosa avrebbe potuto fare per mettersi in salvo da quell'uomo schifoso e viscido.
Fece la prima cosa che gli venne in mente, ma che di sicuro Aaron non avrebbe mai dimenticato. Alzò velocemente il ginocchio che andò dritto dritto a colpire le parti basse dell'avvocato. Non ebbe nemmeno il tempo di reagire, che si ritrovò a terra dolorante con i testicoli tra le mani e gli occhi serrati completamente. Non riusciva nemmeno a emettere dei rantoli di dolore. Louis aprì la porta e prima di uscire, "Ti sta bene, brutto pezzo di merda! Almeno la smetterai di infilarlo in ogni buco che ti fa comodo", uscì e fece per richiudersela dietro, ma poi parlò di nuovo, "Ah, e Aaron? Ti è andata bene che non ti ho sputato in faccia, ma ascoltami bene...non osare tu mettermi i bastoni tra le ruote, o te ne pentirai amaramente, stanne pur certo", e se ne andò soddisfatto come mai prima, perché l'unica cosa che voleva fare in quel momento era raggiungere il suo riccio e portare a termine quello per cui si era prefissato, assieme agli altri ragazzi, che lentamente stava considerando come la sua nuova famiglia allargata. E poi, voleva tornare da Harry, dal suo meraviglioso riccio, perché lo aveva fatto preoccupare abbastanza. Aveva bisogno di guardarlo negli occhi, di accarezzarlo e di lasciargli qualche bacio per calmarsi. Lui era la sua tranquillità e la sua felicità. Voleva vivere quella relazione con la sua anima sincera, umile e semplice, ma che aveva un cuore enorme, che avrebbe fatto di tutto per vederlo sorridere. Non poteva chiedere di meglio nella vita.
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Louis salì quei due scalini che portavano sopra al piccolo palchetto, che avevano allestito per poter attuare il discorso. Anche il banchetto che giaceva nel mezzo aveva dei ricami di stoffa rosa corallo sbiadito che adornavano il davanti e il microfono giaceva eretto, come se non vedesse l'ora anche lui di fare la sua parte per quella causa così speciale.
Si schiarì la gola proprio nel microfono, attirando l'attenzione dei presenti, che si girarono tutti nella sua direzione. Notò che in fondo alla sala c'erano Taylor e Aaron fissi in piedi, l'avvocato ancora paonazzo in viso per la ginocchiata ricevuta proprio da lui. Non era mai stato così contento di aver usato la violenza, se così si può chiamare, per vendicarsi su qualcuno o qualcosa. Gli altri quattro ragazzi si schierarono dietro di lui, ma Louis fece segno a Niall e Zayn di avanzare un pelo. Poi parlò.
"Buonasera a tutti, miei gentili ospiti...penso che la maggior parte di voi mi conosca...per chi non mi conoscesse, sono Louis Tomlinson, organizzatore di questa serata di beneficenza...so che molti di voi praticano la filantropia assiduamente, perciò ho voluto invitarvi per illustrarvi una causa che mi sta molto a cuore...ma non sarò io quello che vi spiegherà di cosa si tratta...", fece una piccola pausa per sbirciare sul foglio davanti a sé il discorso che aveva preparato in precedenza. Non avrebbe voluto neanche per tutto l'oro del mondo impappinarsi o fare la figura del salame cotto.
"...Vi presento il Dottor Malik, sarà lui a illustrarvi di cosa tratterà il progetto...", si girò per guardare Zayn e gli fece cenno di avanzare ancora di più di quanto già non fosse, "prego, Dottor Malik...".
Zayn annuì sorridendo, mentre Louis indietreggiava, mettendosi al fianco di Harry che si sporse, ma senza guardarlo, per dirgli qualcosa a bassa voce, "Lo sai che questo completo ti fascia il sedere divinamente?", sussurrò a bassa voce, e il tutto provocò un gemito di eccitazione e sorpresa da parte di Louis. Harry sorrise appagato per quella reazione perché era proprio quella che si aspettava e che voleva suscitare nel suo ragazzo.
"Ringrazio il Dottor Tomlinson per avermi dato la possibilità di essere presente questa sera e di parlarvi del mio progetto...ma prima mi presento...mi chiamo Zayn Malik, sono laureato in Scienze dell'educazione con specialistica in Neuropsicologia infantile...il mio più grande sogno è sempre stato quello di aprire un centro d'adozione per bambini orfani, e otto anni fa sono riuscito a realizzarlo...", cominciò a spiegare Zayn. Niall sorrideva insieme a Louis e a Harry, mentre Liam lo guardava adorante, quasi si vedevano gli occhi a cuoricino ad un miglio di distanza. Il moro continuò, "Andava tutto bene, fino a che purtroppo i fondi hanno cominciato a scarseggiare, abbiamo perso il contratto d'affitto e ci siamo dovuti trasferire in una catapecchia nella zona di Bricklane. Ora vogliono demolirla per costruire una nuova succursale dell'università di Architettura, ma capite che non possiamo lasciare per strada quei bambini...vi chiedo stasera se possiate darci un piccolo contributo, qualsiasi cifra andrà bene, per poterli almeno trasferire in uno spazio adeguato e, soprattutto riscaldato...", finì il discorso quasi in lacrime, gli faceva male ricordare quella brutta situazione, "Ringrazio ovviamente anche il socio del Dottor Tomlinson, il Dottor Horan, e Harry Styles e Liam Payne, che senza di loro non avrei saputo rialzarmi e andare avanti..."
Ecco, ora Liam piangeva del tutto. Harry sorrideva e teneva stretta la mano di Louis. Niall gioiva come un bambino. E le emozioni si moltiplicarono quando al tavolo delle adesioni cominciò a formarsi una lunga fila. Tutti gli ospiti erano stati colpiti dalle belle parole di Zayn, avevano chiacchierato tra di loro decidendo su che cifra lasciare, senza mai ovviamente lasciare il calice di champagne.
"Noi lasciamo duemila sterline, complimenti per la bella iniziativa", disse un donnone fasciato in un vestito di almeno tre taglie in meno della sua, con un porro enorme sul lato della narice destra e due labbra a forma di canotto gonfiato col compressore.
Alla fine di tutto, si ritrovarono nella sala solo loro cinque, con una lista in mano e una busta piena di assegni. Taylor e Aaron probabilmente lasciarono la sala molto prima che si concludesse la serata, di sicuro stavano cercando di macchinare per bene il processo d'affidamento e di sicuro neanche per tutto l'oro del mondo avrebbero lasciato dei soldi all'associazione di Zayn, anche se al suo interno cresceva la bambina per cui tanto si stavano dannando.
La busta conteneva almeno quindici assegni e la somma finale fu di ottantamila sterline raccolte. Qualcuno degli ospiti lasciò delle cifre esorbitanti. Non pensavano nemmeno che si potesse avere così tanti soldi sul proprio conto in banca. Ma erano felici. Avevano convinto tutta quella gente. E chissà che magari non avessero lasciato altri fondi.
"Ragazzi, siamo stati...uaah! GRANDI!", urlò Niall, battendo il cinque con ognuno dei suoi amici.
"Già, ottantamila sterline basteranno per pagare qualsiasi affitto", disse Zayn, "dobbiamo cominciare a cercare un posto degno per i nostri bambini...", e abbracciò e baciò Liam, che si offrì di prendersi la responsabilità di portare a termine quella piccola missione.
"Ora, architetto, che ne dici se concludiamo la serata come dico io? Ho tante cose di cui parlarti, tante idee nella testa...", disse mielosamente Harry, afferrando i lembi della giacca di Louis e tirandoli verso di sé.
"A me basta solo che mi illustri un argomento, Mr Styles...", quel bacio tutto lingua, ma dolce, che le loro labbra videro scambiarsi fu un'altra prova di quanto due persone insieme potevano essere forti. E quella notte fecero l'amore, tante volte, sugellarono quei sentimenti che li aveva legati qualche mese prima, che aveva permesso a entrambi di ritrovare l'amore perduto. Non sapevano esattamente cosa li avesse spinti a legarsi e ad innamorarsi. Forse la sintonia, forse le risate, forse le parole. O forse ancora l'incominciare a condividere qualcosa in più, a parlare un po' di sé per scoprirsi, per scoprire quello che i loro cuori celavano. Imparare a volersi bene, a non mentire mai, a capire che la fiducia in un rapporto è la miglior cosa che evita di mandarlo alla deriva. O forse, ancora, accade perché doveva accadere incondizionatamente. Perché le anime gemelle son destinate a trovarsi prima o poi.
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