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17 - Don't forget to hug me

Dopo l'amore illegale, sempre se così si poteva definire, che consumarono in quella cantina, i due si rivestirono in fretta, temendo che George, o peggio, quella pettegola di Zoe, arrivassero da un momento all'altro. E non riuscivano a mettersi un pezzo del loro outfit, che si davano un bacio e si sorridevano sulle loro bocche. Un altro pezzo, bacio e sorriso. Si facevano un po' schifo, erano talmente mielosi che chiunque sarebbe stato disgustato. Ma a loro cosa importava? Si erano detti finalmente quelle due paroline che sugellarono del tutto il loro stare assieme. Chi li avrebbe fermati più, da quel momento?

Harry, dal canto suo, era la persona più felice di questo mondo. Non solo si era chiarito con Louis, non solo non si era fatto spaventare, pur essendosi preso del tempo per pensare, da quella Taylor, rispuntata fuori nel momento meno opportuno, ma si era anche preso la briga di aiutarlo ad ottenere l'affidamento. Già se lo sentiva, avrebbe dovuto combattere a spada tratta, perché la donna di sicuro non si sarebbe arresa al primo ostacolo. Otterrò l'affidamento della bambina, fosse l'ultima cosa che faccio. Quelle parole risuonavano nella sua testa ininterrottamente, e la faccia prima triste poi determinata di Taylor gli si parava davanti. Era parecchio preoccupato, a dire la verità. Ma si ripeteva continuamente che con il suo ragazzo al fianco, avrebbe combattuto qualsiasi guerra. E non importava se non l'avessero vinta, lui aveva già vinto.

Salirono le scale della cantina, Harry riaprì la porta dall'interno, per poi richiuderla dall'esterno sempre con lo stesso mazzo di chiavi, che velocemente nascose nella tasca dei pantaloni, come se qualcuno li stesse osservando di nascosto. E che sarà mai, un po' di sesso nel sotto-bottega! Zoe, in effetti, già gliel'aveva lanciata l'idea quando vide Louis per la prima volta sul portone ad aspettare di scusarsi con Harry. Quindi perché non seguire i consigli della ragazza, che ogni tanto si rivelavano utili?

"Amore, stasera ti voglio da me...dobbiamo decidere cosa ti metterai alla serata di beneficenza, e magari mi aiuti a decidere gli ultimi dettagli...manca poco al grande giorno...", disse Louis, sorridendo e accarezzando il fianco del suo ragazzo, che si irrigidì. La serata, cazzo! Quasi si era dimenticato, per tutto quello che successe in quei giorni. Ma appena l'accennò si ricordò delle paranoie che fece alla sua migliore amica, pensando di non essere all'altezza per apparire ad una serata di quel tipo. No, non poteva fare brutte figure. Non poteva rischiare di mettere in cattiva luce Zayn e la casa famiglia, e non poteva rischiare di far fare una brutta figura a Louis coi suoi clienti col conto in banca cospicuo.

"Louis...ma se io stessi a casa?", chiese, nel panico più totale.

"Cosa? Ma che dici, Harry?", Louis sbarrò gli occhi e alzò un sopracciglio. Non capiva come mai Harry non volesse partecipare. Ci teneva così tanto alla causa e ad aiutare il suo amico Zayn, perché ora aveva cambiato tutt'ad un tratto idea?

"Si...insomma...io sono agitatissimo, non so come ci si comporta tra quei ricconi che avete invitato...e se sbaglio qualcosa? Qualche parola? Qualsiasi cosa? Se ti faccio fare brutta figura e perdere i clienti?", stava andando davvero nel panico, quelle domande gli uscirono talmente a raffica che Louis lo dovette calmare, non prima di aver scosso la testa.

"Amore, sarai bellissimo, sarai bravissimo...non ti preoccupare di quello...il discorso lo terremo io e Zayn, tu dovrai solo stare al mio fianco...e non ti azzardare mai più a dire di non essere alla mia altezza, cosa pensi che io sia?", provò ad usare un tono di rimprovero, ma la verità era che non gli uscì, perché gli occhi grandi, verdi e lucidi di Harry lo facevano sorridere, mentre il cuore quasi gli saliva in gola per le emozioni che gli trasmetteva. E tutto solo guardandolo. Quel ragazzo era sicuramente un essere magico, non poteva essere altrimenti.

"No-non so...i-io...", balbettò il riccio, fino a che non si sentì afferrare le mani da Louis, "Ti fidi di me?", chiese l'architetto. Harry lo guardò negli occhi e annuì, poco convinto all'inizio, ma quando riconobbe la luce negli occhi di Louis, la luce che rifletteva quando diceva la verità, si tranquillizzò e si fidò del tutto. Allora annuì più vigorosamente. Prese per mano Louis per accompagnarlo alla porta. Sarebbe tornato in ufficio per finire gli ultimi pezzi di un'ala del progetto della succursale della facoltà. Va bene, avevano ottenuto una dilazione, ma quel prospetto sarebbe stato la conferma che loro erano degli architetti da urlo, affermati e geniali. Bè, Niall si era dimostrato un architetto da urlo, facendo letteralmente urlare la moglie del rettore, quando se la fece. Ma quelli sono dettagli.

Tutto quello, aspettando di ricominciare la routine dei giorni passati, stando con Harry, rotolandosi con lui nelle lenzuola, baciandolo e tenendoselo vicino.

Uscirono sulla strada poco trafficata dove sorgeva l'entrata del ristorante, senza mai staccare le mani, e senza mai smettere di farsi delle battutine e dei sorrisi da ebeti, proprio come due innamorati alle prime armi. Si guardarono negli occhi e Louis scostò con la mano un ciuffo di ricci dalla fronte di Harry, poi riguardandolo.

"Ti amo, riccio", gli disse, lasciandogli un bacio a fior di labbra, ma passionale. Harry sorrise e rispose che, sì, lo amava anche lui, e tanto. Altro bacio. Altro sorriso. Altro ti amo. E chi li fermava più?

Bè, si qualcuno li avrebbe fermati. Louis si sentì picchiettare sulla spalla fino a che non si girò e vide Zoe con le mani sui fianchi e la classica espressione contrariata.

"Che vuoi, Zoe? Ma sei sempre in mezzo?", gli chiese Harry sbuffando.

"No, riccio rompiballe, volevo solo dire all'architetto di guardarsi alle spalle ogni tanto, ma forse non riesce a staccarsi da te"

Louis si girò all'avvertimento di Zoe e, "Una firma qua...ecco fatto!", si sentì lo strappo di un foglio di carta carbone da un blocchetto. Il tergicristallo della macchina si alzò e si ritrovò sotto di lui il foglietto incriminato. Quando poi quel signore vestito di blu scuro se ne stava per andare via, Louis lo afferrò alzando leggermente il tergicristallo della sua Audi e lo rincorse.

"Scusi, la prego, si fermi...", riuscì per un pelo a mettere la mano sulla spalla del vigile. Aveva due ciuffi a forma di nuvola grigia sopra le orecchie, il resto completamente pelato, due sopracciglia esagerate e un paio di baffi alla Charlie Chaplin gli incorniciavano il viso, nascondendo un paio di occhietti piccoli e neri e una bocca pressoché inesistente.

"Si? Che vuoi, ragazzo?", la sua particolare voce assomigliava a quella di un paperotto addestrato all'ABC, senza tralasciare la stragrande quantità di sputi che lanciavi da sotto quei baffi a scopettino, ispidi come lui.

"Sto vedendo bene? Novanta sterline di multa? Per cosa?", chiese Louis porgendogli il foglietto, che il vigile guardò e poi scansò con le mani.

"Bè, mi pare logico, ragazzo...la sua macchina era in divieto di sosta...", gli rispose guardandolo negli occhi, "e da quello che mi hanno riferito, era lì da parecchio tempo", da quello che gli avevano riferito? Ma chi gli aveva riferito cosa? Si passò le mani sulla fronte per asciugare quelle due tracce di sudore freddo che gli si erano formate.

"Veda di pagare entro trenta giorni, in modo da non avere altre aggiunte sulla cifra originale", disse prima di girare i tacchi ed andarsene, per cercare probabilmente qualche altra macchina in divieto di sosta, in quattro frecce, o qualsiasi cosa fosse, per poterci ricavare qualche altro gruzzoletto di sterline. Neanche lo sceriffo di Nottingham ci giocava così sui soldi dei meno fortunati o del povero Fra Tuck, che li raccoglieva per la parrocchia.

Affranto e abbastanza alterato, tornò indietro dai due ragazzi. Harry lo afferrò per la vita e lo baciò sulla fronte. Zoe quasi stava per vomitare.

"Dio, quanto siete mielosi...va bè, io entro..."

"Zoe, quando vedrò te e il biondo fare così, stai pur certa che ti riempirò di insulti", urlò Harry, mentre Zoe saliva gli scalini e se la rideva come una matta. Le piaceva prendere per il culo il suo migliore amico, ma in fondo gli voleva bene, ed era felicissima del rapporto che si era creato tra loro. Oddio, a quanto pareva, tutti quelli che stavano attorno a Harry e Louis erano felici per entrambi. E si sa, gli amici vedono con occhi diversi e giusti quello che tu non vuoi vedere, o che non vuoi ammettere a te stesso di aver visto. Ma in Louis, quello che aveva visto Harry, lo avevano visto anche Zayn e Zoe, e viceversa per Niall.

"Vado a pagare sta cazzo di multa...ci vediamo stasera da me...", disse Louis, girandosi e andando verso la portieri della macchina.

"Louis, aspetta...ti sei dimenticato una cosa...", lo richiamò Harry.

Louis si girò lentamente, "Cosa?". Harry gli si buttò tra le braccia, stringendolo forte e quasi spingendolo del tutto contro l'abitacolo.

"Non dimenticarti di abbracciarmi la prossima volta, ok?", disse sfregando il naso contro il collo di Louis, che sorrise, che lo strinsi ancora più forte, che gli baciò le labbra e che sprecò un'altra volta quelle due paroline magiche.

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No, non aveva nessuna voglia di andare a pagare la multa. Ci sarebbe andato il giorno dopo, che fretta c'era in fondo? La scadenza era entro trenta giorni, quindi non c'era motivo di diventare matto per una stupida multa. Soprattutto se l'aveva presa per una giusta causa. Insomma, tra il lasciare la macchina in divieto di sosta, senza accorgersene, e il poi fare l'amore col suo ragazzo in una cantina di un ristorante, avrebbe sicuramente scelto la seconda tutta la vita, e avrebbe pagato qualsiasi multa.

Decise quindi di preparare una sorpresa per il riccio, quando l'avrebbe raggiunto a casa. Voleva preparargli un dolce. Non era mai stato bravo in cucina, l'unica cosa che aveva mai provato a cucinare era uno stupido petto di pollo ripieno di mozzarella e avvolto nel prosciutto crudo di parma, con del purè come contorno. Purè ovviamente già pronto. Dai, chi era il deficiente che non sarebbe stato in grado di preparare una roba del genere? Jamie Oliver o qualsiasi altro cuoco l'avrebbe bocciato in meno di due secondi.

Ma quella volta voleva dare il meglio di sé. Che dolce poteva preparare? Si, si sarebbe dato alla composizione di una magnifica cheese cake, con fragole e cioccolato, totalmente afrodisiaci, così da sollevare la passione. Anche se già l'avevano placata per bene quel pomeriggio. Ma chissà che non fossero riusciti a fare il secondo round?

Entrò nel primo Marks & Spencer disponibile sul tragitto, anzi, uno quantomeno fornito, per prendere tutto l'occorrente.

"Ecco...allora, panna liquida c'è...burro, ok...cioccolato e fragole, si le ho prese...", parlava tra sé, chiunque avrebbe potuto prenderlo per pazzo, "...qualche cuoricino per decorare, che fa sempre la sua porca figura...e poi, vediamo...cosa manca?"

Mentre decantava tra sé tutti gli ingredienti che aveva preso e ciò che gli mancava, sentiva una presenza strana dietro la schiena, ma non ci badò più di tanto, perché stava pensando solo a ciò che doveva comprare, fino a che, "Tomlinson, qual buon vento..."

Si girò per vedere chi lo aveva chiamato. Sperava nessuno dei suoi clienti, non aveva voglia di parlare di lavoro anche mentre faceva la spesa. Che palle, c'era lo studio per quello! Si girò e la figura che gli si parò davanti gli fece sbarrare gli occhi. Taylor.

"Vedo che frequentiamo gli stessi posti e le stesse persone...", disse la ragazza, "anzi, più che altro le stesse persone...",

"Che cazzo vuoi?"

"Ehi ehi, stai molto calmo, e bada a come parli...", disse Taylor alzando una mano davanti a lui, come per stopparlo. Ma cosa voleva quella sgualdrina? E soprattutto, cosa intendeva con le stesse persone? Lui frequentava Harry. Lui amava Harry. Lui era l'unico che poteva avere dei diritti sul riccio. Non lei, non quella cretina. Solo perché se l'era scopato, da ubriaco, e perché avevano fatto una figlia assieme?

"Senti, bellina, guardami in faccia...io e te non abbiamo un cazzo da spartire, soprattutto Harry...mettiti bene in testa che lui sta con me, e che la storia della bambina non ti farà avere nessun diritto su di lui...", e voglia di discutere con lei, con una scopa in piedi al contrario, proprio non ne aveva.

"Forse non possiamo spartirci Harry, ma di sicuro non vi renderò la vita facile...", disse, avvicinandosi all'architetto. Se si fosse avvicinata ancora di qualche centimetro le avrebbe vomitato in faccia. Che schifo, "ascoltami bene, otterrò l'affidamento della bambina, volente o nolente...quindi, cercate di non crearmi problemi, o sarò costretta a distruggervi con le mie stesse mani", sembrava minacciosa, ma quella faccia da cretina patentata e quei capelli biondi da scema – si, Louis la odiava, quindi tutto andava bene per insultarla – la facevano sembrare una disperata.

"Fai ciò che vuoi, ma evita di metterti contro di me...non sai a cosa vai incontro...ora, passi lunghi e ben distesi, ho delle cose più importanti da fare...", disse voltando il capo, ma la ragazza lo afferrò per il braccio.

"Ricordati sempre che il tuo ragazzo ha pucciato il biscottino anche dentro di me...ciao bello, ci si vede...", lasciò il braccio di Louis, girò i tacchi e se ne andò.

"Vaffanculo, troia...", disse sussurrando, come per non farsi sentire, ma gliel'avrebbe voluto urlare con tutta la forza che si celava nelle sue corde vocali.

Gli aveva rovinato la serata, non c'era dubbio. Meglio pensare alla serata con Harry, di sicuro gli avrebbe ristabilito il morale che ora era completamente a terra. Anche se continuava a pensare a cosa avrebbe architettato Taylor per rovinarli. Tutto era possibile, tutto poteva essere un pericolo per loro. Era il momento di sfoderare tutte le armi possibili, di cui erano stati dotati.

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