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16 - E' che si tratta di te...

"HARRY...!", urlò Louis, spalancando la porta d'ingresso del ristorante, col fiatone ancora, perché fece tutto di fretta per raggiungere Harry al ristorante. Gli toccava il turno di sera quel giorno, e ancora stava ringraziando ogni santo nel regno dei cieli per averglielo fatto trovare. Anzi, forse era meglio che ringraziasse la tecnologia, ma quelli erano dettagli. Che tu sia lodato, Steve Jobs!

Harry si sentì chiamare, la voce era talmente familiare che avrebbe potuto riconoscerla anche da più lontano. Era la voce che lo stava facendo sentire come mai si era sentito prima nella sua vita insulsa. Si girò, vedendo effettivamente che la figura che si aspettava era proprio quella che voleva vedere. Louis. Il suo Louis, così bello, come sempre, anche se non lo vedeva da solo poche ore.

Per un po', i due non parlarono. Si guardavano solo negli occhi, lontani uno dall'altro qualche metro. Louis cercando di riprendere un respiro regolare, ma che non ne voleva sapere. Guardare Harry in quella maniera glielo faceva aumentare, insieme ai battiti del cuore.

Harry, fermo immobile. Anche a lui il cuore batteva forte, quasi gli usciva dal petto. Smise di preparare i tavoli per la cena, non disse una parola di più, che poi già non stavano dialogando molto. Si catapultò correndo da Louis e lo abbracciò forte, seppellendo la faccia nell'incavo del collo, che emanava il profumo più buono del mondo. Il profumo del suo ragazzo.

"Louis, amore, scusami! Scusami per tutto! E' colpa mia, cazzo", e lo strinse ancora di più, "Se mi vuoi lasciare, lo capisco, ma scusami...perdonami per tutto", continuò, in lacrime. Perché ora quelle gocce che tratteneva nelle cornee da troppo tempo, scesero ininterrottamente sulle sue guance arrivando alla bocca, facendogli assaggiare il gusto salato che celavano dentro di esse.

Louis lo strinse ancora più forte a sé, di quanto non stessero già facendo. Poi lo guardò e gli diede un buffetto dolce ma di rimprovero sulla guancia, approfittando anche per asciugare le lacrime traboccanti, "Non dirlo nemmeno per scherzo, Harry! Tu mi devi scusare, sono io che sono stato un coglione...ma non ti lascio, mi fido di te", gli prese le mani e le congiunse con le sue davanti alla bocca, per poi baciarle, "non posso lasciare una persona meravigliosa come te per una squinzia come quella". Harry si sporse verso il viso del suo ragazzo per lasciargli un bacio, che all'inizio voleva essere a fior di labbra, ma poi estrapolò tutto l'affetto, o l'amore, o non sapevano bene cosa, di cui era possibile. Ma non ci fu violenza, o impeto, o passione. Almeno, per quel momento.

Era solo il bacio per sugellare quello che di vero c'era tra di loro. Tutto quello che di vero c'era tra di loro.

In fondo, chi riesce a renderti felice quando hai solo voglia di piangere, è veramente speciale. E Harry lo sapeva. Aveva voglia di piangere tutta la superficie acquea del globo terrestre, ma la maggior parte di quelle lacrime erano di felicità. Felicità di sapere che tra le sue braccia c'era ancora quel ragazzo di cui si stava innamorando. Non se n'era mai andato.

"Ti aiuterò per qualsiasi cosa, ti starò accanto, Harry", disse Louis, sorridendogli. Ed era vero. Aveva avuto tempo per pensare a tutto, anche a quanto fosse stato coglione ad abbandonare così Harry.

Harry però distolse lo sguardo dagli occhi di Louis, che se prima brillavano, ora al vederlo così triste si erano totalmente spenti.

"Che succede, Harry?", chiese Louis, sempre tenendogli le mani. Harry lo guardò di nuovo, e nel suo sguardo ci trovò sollievo. Anche se non poteva stare tranquillo per nessun motivo.

"Abbiamo deciso di fare il test del DNA per vedere effettivamente se la bambina è figlia di entrambi, o almeno di uno dei due...ma-...", non riusciva a continuare, qualcosa gli bloccava le parole nello stomaco, sul quale si era formato un nodo che non si sarebbe sciolto facilmente, "ma Taylor ha detto che combatterà per ottenere l'affidamento della bambina, fosse l'ultima cosa che fa..."

Louis non poteva credere alle parole di Harry. Lo sapeva, cazzo. Lo sapeva che quella sgualdrina aveva in mente qualcosa, per rovinare Harry. Per fargli pagare il fatto di non essersela più cagata in passato, dopo quella scopata, che per altro era stata fatta per l'alcool e dimenticata subito dopo, avendoci anche vomitato sopra.

"Io la uccido, quella merda...", Louis digrignò i denti per il nervoso.

"Hai capito? L'ha abbandonata, l'ha lasciata crescere come un'orfana e ora la rivuole...", rispose Harry, più cercando di fare un discorso retorico, per continuare a insultarla. Probabilmente non si sarebbe mai stancato di insultarla in ogni modo possibile di questo mondo. Louis fece la cosa che sicuramente sarebbe stata migliore per tutti, Harry non si meritava che quella zoccola le riversasse addosso tutto il male di cui il suo cuore era stato subissato.

"Harry, amore, ascoltami", gli disse, alzandogli il mento per far combaciare gli sguardi, "quanto è importante per te quella bambina?"

"Tanto, tantissimo...lo è sempre stata, da quando è arrivata in fasce il primo giorno"

"Bene! Allora ti aiuterò a ottenere l'affidamento, fosse per me l'ultima cosa da fare...gli daremo del filo da torcere a quella stronza su due gambe...brutte, per altro...tsk...", disse Louis deciso, sorridendo al riccio. E a Harry gli si illuminarono gli occhi. Cosa poteva dire? Niente, lo abbracciò forte, fortissimo. Stavano insieme da un mese e già per lui era tutto chiaro. Era la miglior cosa che gli capitò nella sua vita, e non si sarebbe mai stancato di ripeterlo fino a che le corde vocali si sarebbero seccate.

"Louis...io...i-io...no-non so cosa dire..."

"Dimmi che va bene e che ti farai aiutare da me..."

Harry annuì scuotendo il capo fortissimo, sorridendo e facendo comparire quelle fossette per cui Louis sarebbe morto prima o poi. Adorabili, carine, belle, infantili. Inutile dire che si riabbracciarono ancora forte. E quando sciolsero l'abbraccio, si guardarono intensamente negli occhi. Sia i verdi sia gli azzurri brillavano come le stelle del carro maggiore. Come le luci dei lampioni di Chanel in Savile Row, dietro la Regent Street, nel quartiere di lusso. Come la luce della bacchetta magica di una fata buona, che da lontano li guardava e li aiutava.

"Fai il test del DNA...se sei il padre, ti assicuro che faremo di tutto per ottenere l'affidamento...te lo meriti tu per primo, e anche quella creatura si merita di avere un padre come te...", quello sguardo tra i due che ancora non si era sciolto, nonostante Louis avesse parlato, si trasformò in un bacio. Anzi, nel bacio più bello che la popolazione mondiale avesse mai visto e nel bacio più sincero che Louis e Harry diedero ad un uomo che fece parte delle loro vite in passato. Quello era IL bacio. E la passione, questa volta, ci mise poco a prendere il sopravvento. Le lingue si unirono velocemente, creando un'opera d'arte, che avrebbe fatto invidia a un qualsiasi Amore e Psiche. Harry gemette nel bacio, poi si spostò a baciargli il collo, salendo a leccare la linea della mascella, poi tornando giù per lasciare qualche succhiotto sulle clavicole, che si intravedevano dalla camicia sbottonata dell'architetto. E toccò a Louis gemere forte, quando Harry sbottonò altri bottoni per dirigersi a mordergli e a baciargli i capezzoli, già eccitati per conto proprio. Le due erezioni non ancora del tutto dure si sfregavano tra di loro, con la stoffa di mezzo, e presto non sarebbero state più in grado di sopportare i boxer stretti che le avvolgevano.

"Ha-Harry...", gemette Louis, "Harry, ti prego...". Harry si scostò, guardando storto il suo ragazzo, ma non mollando quell'espressione di completa lussuria che si era appena appropriata di lui, gli occhi lucidi sempre più lucidi.

"Cosa c'è, architetto? Non vuoi fare l'amore con me?", disse Harry, facendo scorrere il dito sul petto di Louis, arrivando fino alle labbra. Quel gesto fece rabbrividire Louis di piacere, gli fece chiudere gli occhi e schiudere le labbra, quasi per baciarlo. Ma era come fosse intorpidito dalla passione che il riccio ci stava mettendo solo tracciandogli il contorno del visto.

"Si che voglio, Harry...ma...qui? No-non mi pare il ca-caso...", cercò di mettere insieme qualche parola per formare una frase sensata, balbettando come un dodicenne con davanti la sua cotta, ma la verità era che non riusciva a sentire altro che brividi e la morbidezza della pelle di Harry, che si guerreggiava con la sua.

"Sono solo ancora per un'ora, Lou...Zoe oggi ha fatto la mattina e George attacca sempre poco prima dell'apertura...", disse, poi gli venne un lampo di genio, nell'impeto della passione, "vieni con me!", disse, afferrando il braccio di Louis, avvicinandosi a una porta e prendendo un paio di chiavi dalla sua tasca posteriore degli skinny. Le inserì nella toppa, aprì la porta e accese la luce. La scala che portava nello scantinato era di legno, i gradini erano un po' pericolanti. Quando Louis lo ebbe superato, reinserì le chiavi dall'interno e chiuse a chiave. Poi afferrò il suo ragazzo per la mano e lo trascinò giù.

"Ma dove mi stai portando?"

"Nella cantina dei vini...facciamo l'amore qua, Lou...", disse appena finì di scendere le scale, mentre lanciava le braccia attorno al collo del maggiore, e lo cominciava a baciare sulle labbra, desideroso di iniziare subito a placare quell'eccitazione che gli stava divorando le viscere.

"Harry ascoltami, io-...", non riuscì a finire la frase che Harry gli si ributtò addosso baciandolo sulle labbra, poi sul collo, "Louis, finiscila di fare il fifone...nessuno ci scoprirà...e poi non ti piace l'idea di possedermi in un posto diverso?", ammiccò il riccio. Louis non rispose. La sua mente cominciò a vagare nella fantasia. Si immaginò Harry nudo riversato su una botte, mentre Louis da dietro gli faceva sentire quanto lo volesse far godere e gridare di piacere. Poi se lo immaginò sul tappeto al centro della stanza, che per essere uno scantinato era arredato meglio di qualsiasi altra cosa, e lì non ci vide più dalla voglia di possederlo in quell'istante. Non ti piace l'idea di possedermi in un posto diverso? La sua voce gli si ripeteva nella testa come un disco rotto, e più la ascoltava, più la passione lo travolgeva. Al diavolo, come sempre, Harry Styles, creatura più sexy di questo mondo!

Lo afferrò tra le sue braccia e lo baciò forte, unendo le lingue e gemendo all'unione delle loro labbra. E mentre tentava di non staccare le labbra dal riccio, gli sbottonò la camicia, scoprendo i suoi pettorali tatuati e muscolosi, che tutte le volte gli facevano salire l'eccitazione al massimo. Si tolse anche la sua maglietta e subito i pantaloni, rimanendo solo coi boxer.

"Sei così bello, cazzo...", disse, cominciando a guardare ogni parte del suo corpo, mentre Harry teneva gli occhi chiusi per godersi il momento, "questi tatuaggi ti rendono sexy...", gli disse languidamente. Poi afferrò i ricci con una mano e gli tirò il collo indietro, per poi fiondarsi sul collo e cominciare a lasciargli dei piccoli morsi umidi. Voleva lasciare il segno. Quella volta non se la sarebbero mai dimenticata, già lo sapevano. Louis si abbassò poco a leccare i contorni dei tatuaggi sul petto di Harry, per poi scendere del tutto e inginocchiarsi davanti alla evidente erezione. Gli slacciò la cerniera, e fece calare i pantaloni insieme ai boxer, per poi afferrare con la mano il suo pene e inglobarsi la punta umida.

"Oh, Louis...cazzo, si...", gemette, "lascia che ti aiuti...", disse, cominciando a spingere il bacino in avanti per scopargli la bocca voracemente, mentre Louis ansimava a bocca piena. Continuò ancora a pompare per qualche secondo, poi si alzò tornando nella posizione iniziale e baciò ancora una volta il riccio. Intersecò le mani con le sue e lo accompagnò sul tappeto, facendolo sdraiare supino, allargandogli le gambe e mettendosi in mezzo, per baciarlo di nuovo. Non lo avvertì quando gli infilò il primo dito all'interno, il che "AAH!", provocò un urlo spezzato di Harry. Lo faceva roteare, girare, andare in su e in giù e ad ogni movimento il minore gemeva diversamente.

"Si, cazzo...", disse guardandolo negli occhi, "scopami, Louis, scopami...ti voglio ora", il maggiore non diede retta alle parole di Harry, anzi continuava ad allargarlo, "Devo prepararti bene...ti scoperò così forte Harry che dovrai pregarmi di fermarmi", disse con la voce roca e piena di voglia di farselo in quell'istante.

"Oh, si...che aspetti, cazzo? Spaccami in due, distruggimi, Louis...", e a quella preghiera disperata non si fece più nessun problema, anzi senza contare fino a uno, prese in mano la sua erezione dolorante e la infilò velocemente nell'apertura di Harry, e quando si accorse che già si era abituato all'intrusione della sua grandezza, cominciò a scivolare fuori e dentro più veloce, tenendosi aggrappato lievemente alla gamba appoggiata sulla spalla. I gemiti e gli ansimi erano osceni, Harry non sapeva più come pregarlo di scoparlo sempre più forte. L'atmosfera era un non so che di diverso, quella luce fioca e quegli scaffali con tutto quel vino pregiato lo facevano ubriacare senza neanche averlo assaggiato. O forse, era la bravura di Louis, che si spingeva sempre più forte e velocemente in lui, che lo faceva ubriacare.

"Oh...si...mmmm...cazzo, spaccami Louis...è così bello...", gridava tra un gemito e un verso osceno. Era quasi al culmine, anzi, tutti e due erano quasi al culmine, e quando Louis cominciò a spingere come un forsennato, ancora più forte di qualche minuto prima, Harry si dedicò alla sua erezione. La pompava con la mano, seguendo il ritmo celere delle spinte di Louis, fino a che non vennero insieme.

"Oddio, Louis, è stato...wow", disse, ancora tenendo tra le mani il suo pene, che pulsava per l'orgasmo micidiale che aveva appena avuto, "Harry, tu mi fai spossare ogni volta, ma è sempre meraviglioso il sesso con te..", gli disse uscendo del tutto da lui, e sdraiandosi al suo fianco e permettergli di abbracciarlo. L'abbraccio racchiudeva affetto, però, oltre a tranquillità e coccole post sesso meraviglioso. Ma Louis non aveva ancora finito il suo lavoro. Doveva rendere indimenticabile quel momento, perché il fatto di averlo fatto di nascosto in un posto non particolarmente adatto per fare l'amore, l'aveva già reso illegale. Indimenticabile e illegale erano gli aggettivi giusti da aggiungere alle descrizioni delle loro performances.

"Harry?", lo richiamò, baciandolo sulla fronte imperlata di sudore e con qualche riccio appiccicato qua e là.

"Hmm?", disse Harry a occhi chiusi, mentre sfregava dolcemente la guancia sul petto di Louis, dove giaceva il suo tatuaggio col numero settantotto.

"Ti amo...", cosa? Aveva sentito bene? Harry sbarrò gli occhi. Poi alzò la testa per incrociare lo sguardo di Louis, che sul viso aveva un sorriso sincero e tenero. L'architetto annuì, "Hai sentito bene...ho detto che ti amo...".

Harry lo strinse sempre più forte a sé, baciandolo ancora incredulo delle parole che erano uscite dalla bocca del suo ragazzo. Aveva detto che lo amava, "Stronzo di un Tomlinson, non puoi scoparmi così forte e rendermi debole e poi dirmi che mi ami...", gli rispose. Ma alla faccia di Louis, che tentò di parlare per giustificarsi, Harry lo bloccò, facendolo tacere con un bacio mozzafiato, "Ti amo anch'io..."

E finalmente cazzo! Finalmente quei due idioti, come li avrebbero chiamati Niall e Zayn, si erano detti che si amavano. Era palese. Era da quasi un mese e mezzo che stavamo insieme, ma la passione era nata al primo incontro. Si piacevano da matti, e ci misero poco a innamorarsi. Harry, dal canto suo, era ancora più convinto delle parole che aveva appena detto, perché quale ragazzo non innamorato avrebbe aiutato il proprio compagno a combattere una lotta per l'affidamento di una bambina? E forse il riccio già stava fantasticando su Louis. Sarebbe stato un padre meraviglioso. Ma per ora, bastavano quelle emozioni. Era felice del fatto che ogni giorno tra di loro crescesse un'emozione diversa.

Erano le loro voci quando si parlavano che li tranquillizzava. Era il loro modo di parlarsi, il loro modo di chiamarsi, di prendersi in giro. Era che erano loro. E quando si trattava di loro, entrambi non sapevano cosa succedesse ai neuroni. Per quanto cercassero di trattenersi, quando si trattava di loro, del loro amore, loro erano felici.



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