Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 8:Demoni interiori parte due

Ti desidero, ma so che non posso averti.

È ancora notte nel regno degli Hastings la principessa Anastasia si è addormentata da un po' e, ormai, la sua stanza era vuota.
Il principe Emanuele l'aveva lasciata sola, dopo che essa si era addormenta tra le sue braccia.

La principessa dormiva beatamente, quando sentì bussare alla porta.
Aprì lentamente gli occhi e dopo essersi alzata dal letto si diresse verso la porta.
E quando l'aprì, vide colui che non si sarebbe mai aspettata di vedere: Henry.

«Che cosa ci fate qui a quest'ora?» chiese la principessa ancora stordita.
«Volevo sapere come steste.» rispose in sussurro Henry.
«Sto bene, grazie.»
«Vi andrebbe di andare a vedere le stelle?»
«Ma non fa troppo freddo?» chiese la principessa e, in fondo, non aveva torto visto che in quella particolare serata la temperatura era scesa, tanto che era sotto i 10° gradi.

«Forse, ma potete sempre coprirvi, che ne dite?» chiese Henry aspettando una risposta, che non tardo ad arrivare.
«Aspettate fuori. Datemi il tempo di cambiarmi e mettermi qualcosa di più pesante.» Henry le fece un cenno di assenso.

La porta si chiuse e la principessa sì mise alla ricerca di qualcosa di più pesante da poter indossare quella notte.
Dopo, che trovo una mantella che la potesse tenere abbastanza a caldo, uscì dalla camera.
Fuori ad aspettarla vi era Henry con il suo dolce sorriso.

«Vogliamo andare?» le chiese quest'ultimo e prima che arrivassero in cortile la bendò. Anastasia provò a opporsi ma lui le sussurrò dolcemente all'orecchio.
«Fidatevi di me, per favore.»
Anastasia sospirò ma decise di fidarsi. Lui le prese le mani e la condusse piano piano al centro del cortile, dove le tolse la benda. Tenendo ancora la sua mano la condusse in alto a indicare la costellazione di Cassiopea.

«Quella è la costellazione di Cassiopea.» le sussurrò.
«È davvero bella.»
«Sapete il suo mito?» e dopo un cenno di negazione da parte di Anastasia, iniziò a raccontarle la storia su di essa.
«Secondo un mito greco Cassiopea era la regina di Etiopia, moglie del re Cefeo ed era molto vanitosa. Per questo motivo la possiamo vedere mentre si specchia e si pettina i capelli. Un giorno la donna osò dichiarare di essere la più bella delle Nereidi, le ninfe del mare, fanciulle bellissime figlie di dio Poseidone. Queste, sentendo il terribile affronto di Cassiopea, si adirarono moltissimo e chiesero al loro padre di aiutarle a vendicarsi.
Poseidone, stanco di sentire le loro lamentele decide di mandare un mostro marino chiamato "Ceto" (una balena gigantesca), sulle rive dell'Etiopia per creare una gigantesca onda che avrebbe annegato Cassiopea.
Il marito di Cassiopea, Cefeo, venne a sapere del fatto e chiese ad un oracolo come poter salvare la moglie da questa terribile sorte.
Esso gli rispose che l'unico modo per salvare la regina era sacrificare una bella, giovane fanciulla al mostro.
Cefeo e Cassiopea non ci pensarono un attimo e brutalmente incatenarono la bellissima figlia Adromeda sulla riva per sacrificarla al ceto.
La povera Adromeda era disperata e già vedeva il mostro arrivare, di certo l'avrebbe mangiata...
Quando arrivò l'eroe Perseo, appena tornato vittorioso dalla lotta contro Medusa e di cui portava ancora in mano, come trofeo, la sua testa tagliata.
Vedendola, Perseo si innamorò subito di Adromeda e decise di portarla via con sé, a cavallo di Pegaso.
I due si sposarono e come ogni favola a lieto fine vissero felici e contenti...
La regina Cassiopea fortunatamente si salvo dal mostro perché questo, rimanendoci male per la perdita della sua preda sacrificale, torno da Poseidone.
Ma non rimase di certo impunita!
Gli dei decisero di farla ruotare per sempre, assieme al marito, attorno al polo celeste, come in un girotondo.»

Alla fine della storia la principessa ammirò Henry, che aveva ormai gli occhi rivolti nei suoi.
«È una bella storia.»
«È una tra le mie preferite.» le sorrise lui e poi continuò
«Ci sta non piacersi sempre, ma credimi io in te non vedo nessun difetto.»
La principessa gli sorrise e dopo di che vedendo che lei stava congelando, il ragazzo le propose di rientrare dentro.

......................

Il re Luis stava per uscire dalla stanza della principessa Charlotte, quando sentì le urla di quest'ultima.
«Noo, ti prego.» lui si avvicinò a lei e vedendola agitarsi, le accarezzò una guancia.
«Ehy piccola, sono qui.»
«Non farmi male, ti prego. Noooo.» e a un tratto Charlotte si svegliò dal suo incubo e la prima cosa che potte vedere furono gli occhi oceano di Luis.
«Va tutto bene, è stato solo un incubo.» Luis le accarezzo la guancia, mentre lei lo guardava con lo sguardo impaurito e il respiro affannato.
«Nessuno ti farà del male.»
E con grande sorpresa del principe, per la seconda volta in un giorno, lei lo abbracciò.
Lo abbracciò come se lui fosse la sua ancora, l'unico che potesse proteggerla.

Lei si staccò pian piano da lui, così, i loro occhi si incontrarono.
Gli occhi ghiaccio di lei si mescolarono con l'oceano di lui diventando, così, un'unica cosa.
Una cosa rara e stupenda allo stesso tempo.
Dopo un minuto interminabile, lui le accarezzò nuovamente la guancia e lei glielo fece fare.
Anzi, appoggiò dolcemente la sua guancia nella mano di lui.

Lui l'ammirò, era la cosa più bella che avesse mai visto, anche in quello stato.
Anche se aveva i capelli arruffati, gli occhi gonfi per il pianto, lei era la cosa più bella che avesse mai visto.

Le portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mentre gli occhi di lei lo scrutavano, lui le prese il volto e la baciò.

All'inizio lei gli fece forza, ma poi si lasciò andare tra le braccia di lui.
Il bacio fu delicato, dolce, aveva paura di farle del male, di spezzarla con un solo bacio.
Ma prima che lui potesse cercare di aumentare il ritmo, di pretendere qualcosa in più, Charlotte si staccò.
Lo guardò per un secondo in faccia prima....

Ma prima, torniamo da Anastasia.

Durante il tragitto verso la camera di Anastasia i due parlarono poco ma il silenzio non fu pesante ma piuttosto qualcosa di calmo e tranquillo, di piacevole.

Appena arrivati davanti alla porta della stanza della principessa i due giovani si osservarono per qualche secondo senza proferire parola. A rompere il silenzio fu Henry.
«Spero che sia riuscito nell'intento di farvi stare un po' meglio.» lei gli sorrise dolcemente.
«Ci siete riuscito, grazie.» lui le sorrise e le prese la mano con il guanto e se la porto alla bocca.
«Buona notte, principessa.»
«Buonanotte Henry.» lui aspettò che lei entrasse all'interno della stanza prima di risalutarla e andarsene.

Quando la principessa rimase sola, stranamente si accorse di essere davvero felice. Henry era stato molto dolce e per un momento le aveva fatto dimenticare davvero tutto ciò che la circondava. Alla fine forse un titolo non era così importante, soprattutto se vi era di mezzo la felicità, no?

Ma a questa domanda noi non abbiamo risposta, l'unica a poter rispondere è Anastasia.

Ma torniamo da un'altra principessa.
Come avrà reagito Charlotte?

Ma prima che lui potesse cercare di aumentare il ritmo, di pretendere qualcosa in più, Charlotte si staccò.
Lo guardò per un secondo in faccia prima di dargli uno schiaffo.
«Non vi fate schifo? Siete un verme, non avete empatia. Il vostro cuore è solo pieno di voi e di nessun'altro. Per un attimo ho pensato che tenevate davvero a me.» disse Charlotte con le lacrime agli occhi.
Luis si accarezzò la guancia dolorante «Ed è così, mi importa di voi Charlotte più di chiunque altro.»
«Non vi credo, ora sparite.» gli disse lei lanciandogli un cuscino, un libro e delle scarpe. Peccato che nessuno di questi oggetti lo abbia preso in pieno ma solo di striscio.

Dopo di ciò Luis lasciò le stanze di Charlotte, lasciandola lì sola tra le sue lacrime.
Lacrime che valevano molto di più, da parte di qualcuno che si è sentita tradita e non capita quando per la prima volta voleva fidarsi.
Ma si sa, fidandosi non si sa a cosa si va in contro e molto spesso è un cuore in frantumi.

Luis entrò nella sua stanza, si guardò allo specchio e lo spaccò.
Odiava l'uomo che era. Charlotte aveva ragione, era un verme. Una persona insignificante che non sarebbe mai riuscito ad amare, era uguale a suo padre. Anche lui non sapeva amare, non aveva mai amato sua madre.
Anzi, l'aveva sempre tradita, tanto da fare un figlio con la sua amante.
Quel figlio non era altro che il frutto dell'egoismo di suo padre.
Odiava così tanto il padre, per quello che aveva fatto passare a sua madre e a lui. Con la sua amante e con l'altro figlio era dolce, era un buon marito e un ottimo padre, ma con lui e sua madre?
Era pessimo, da lui aveva visto solo violenza. Violenza nei confronti della madre e anaffettività nei suoi.
Ma almeno aveva la decenza di far cenare il suo bastardo nella sua stanza e non farlo partecipare agli eventi più importanti.

Forse l'odiava perché era il figlio perfetto, quello amato del padre. Invece, lui era il figlio che nessuno avrebbe voluto, la delusione di suo padre.
Ma si fece una promessa, non si sarebbe mai sposato. Non avrebbe fatto l'errore del padre, lui non sarebbe stato come lui.
Dopo ciò crollò per terra e si addormentò tra schegge di vetro e lacrime che sapevano di mare.

...

Buongiorno cari lettori, il sole ha iniziato a splendere nel regno dei Windsor e i nostri principi sono già svegli.
Seguitemi.

Anastasia aveva appena aperto gli occhi e si era trovata gli occhi curiosi delle due sorelle minori: Ludovica e Aurora puntati sul suo viso.
«Lasciate respirare vostra sorella.» disse la regina Maria ridendo, ma le due non ne volevano sapere di lasciare la sorella.
«Guarda ti abbiamo preso questo fiore.» disse Ludovica, porgendole un orchidea.
«Nostra madre ha detto che l'orchidea è la rappresentazione della bellezza, proprio come te.» continuò Aurora.
Anastasia annusò il fiore e poi strinse forte le due sorelle.

«Cosa farei senza di voi?» le tre sorelle rimasero qualche momento lì abbracciate e, per un momento, in quella stanza sembrava che il tempo si fosse fermato.
Intanto, il re e la regina guardavano quella scena abbracciati e commossi dalla dolcezza di quel momento.
«Dai venite anche voi.» disse Anastasia ai genitori che non se lo fecero ripetere un'altra volta.
«La mia bellissima bambina.» il re la strinse e le annusò i capelli come faceva da sempre.
«Ricorda che noi ci saremo sempre.» le disse il padre.
«Lo so, padre.» e lo strinse ancora di più.
«Anche noi.» risposero in coro Ludovica e Aurora che fecero suscitare le risate di tutti i presenti.

«Emanuele.» gridarono le due bambine correndo ad abbracciare il fratello che era appena entrato.
Lui le prese in braccio.
«Buongiorno anche a voi signorine.» disse Emanuele baciando i capelli a entrambe.
«Sapete di fiori.»
«Certo siamo andate a prendere il fiore per Anastasia.» gli disse Ludovica.
«Davvero?» fece lui con sguardo da finto sorpreso e le bambine iniziarono ad abbassare la testa.

Dopo che Emanuele posò per terra Ludovica e Aurora, si avvicinò al letto dove vi era Anastasia abbracciata dal padre e dalla madre.
«Come sta il mio angelo preferito?» le chiese scompigliandole i capelli.
«Prima del tuo arrivo bene.» gli rispose lei facendo la linguaccia.
«Così però mi sento offeso.» fece lui con tono teatrale, prima che lei gli lanciasse le braccia al collo e lui la facesse roteare.
E tutti si misero a ridere.

«Dai smettila idiota, mettimi giù.» disse Anastasia tra le risate.
«Come mi hai chiamato?»
«Non ti ho chiamato, anzi ho detto che oggi sei più bello del solito. Ma ora mettimi giù.»
«Sei una lecchina.» e la mise giù mentre ancora ridevano.

«Che ne dici tesoro di mangiare nella tua stanza oggi?» le chiese sua madre.
«Sarebbe stupendo.»
«Perfetto, tutto per la mia bellissima figlia.» le disse il padre abbracciandola.

...

All'ora di pranzo mancavano quattro principi all'appello e questi non erano altro che: Anastasia, Emanuele, Charlotte e Ginevra.
Le due sorelle insieme a Emanuele non volevano lasciarla sola.
«Dai mangia sorellina. Nostro padre ha fatto preparare il tuo piatto preferito.» le disse Charlotte.
Anastasia guardò il piatto dove vi era l'anatra, fece un respiro e prese un piccolo boccone.
«Bravissima.» la rassicurò Ginevra, accarezzandole il braccio.
«Tanto anche se pesi centoventi chili sarai bellissima lo stesso e chi non lo capisce ha il prosciutto sugli occhi.» le disse Emanuele.

«Ho conosciuto un nuovo ragazzo, non ha un titolo ma è dolce e anche carino.» sputò Anastasia dopo aver ingerito il boccone.
«Chi?» gridarono tutti e tre insieme.
«Si chiama Henry. Ieri mi ha portata a vedere le stelle. È stato bello.»
«Giuro che lo faccio fuori.» disse Emanuele alzandosi ma fu trattenuto da Anastasia per la manica.
«Non lo farai.»
«E come se lo farò.»

«No, invece.» gridarono insieme le tre sorelle.
«Ditemi un motivo per il quale non dovrei uccidere quel tale ora!» gridò Emanuele.
«Perché per un momento mi sono sentita la persona più bella del mondo.» disse Anastasia e si sorprese nel scoprire che ciò era la verità.
«Davvero?» gli chiese lui dolcemente e lei gli fece cenno di sì.
L'abbracciarono tutti insieme.
Volevano solo che la loro sorella si vedesse bellissima.

Passarono il pranzo così tra abbracci, risate e per la prima volta da tanto tempo Anastasia riuscì a finire un pasto senza sentirsi in colpa per ciò.
Se qualcuno riusciva a farla sentire come la più bella del mondo quelli erano i suoi fratelli, più di quanto avesse fatto Henry.
Ma ciò non glielo avrebbe detto mai, tantomeno a Emanuele. Ciò avrebbe aumentato il suo ego, già troppo grande.

...

Ormai erano passate le cinque del pomeriggio e, finalmente, Anastasia uscì dalle sue stanze e si diresse verso i giardini.

Lì vi erano tanti fiori di tutte le specie, ma il suo preferito era il narciso.
E tanto più amava il suo mito.
Narciso era il figlio della ninfa Liriope e del dio pluviale Cefiso. Egli era particolarmente bello e pieno di pretendenti che però egli respingeva fino a farli arrendere. L'unico che non desistette fu Aminia, tanto che Narciso gli donò una spada per uccidersi.
Egli obbedì al suo volere, trafiggendosi davanti la sua casa, invocando prima, però, gli dei per una giusta vendetta.
Questa si compì quando Narciso, contemplando in una fonte la sua bellezza, si innamorò perdutamente del suo riflesso.
Così, sopraffatto dal pentimento, prese la spada donata ad Aminia e si uccise.
Dalla terra bagnata del suo sangue spunto l'omonimo fiore.

Quel mito finiva male ed è vero che Narciso era troppo arrogante e narcisista, ma a volte lei avrebbe preferito piacersi così tanto da essere egoista, invece non riusciva neanche a specchiarsi.
Si stava perdendo in questi pensieri, quando qualcuno la prese e la trascino in un angolo.

«Lasciatemi!» gridò la principessa.
«Shhh, va tutto bene bambolina sono io.» si girò e vide che era Roger.
«Che ci fate qua? Mi avete fatto prendere uno spavento.»
«Non era mia intenzione, principessa Anastasia.»
«Che cosa ci fate qui?»
«Sto solo... Shh!» sentirono un rumore di passi, così le tappò la bocca. Lei lo guardò in cagnesco ma lui non se ne preoccupò.
Dopo che i passi sparirono lui le tolse la mano dalla bocca.

«Non fatelo mai più.» gli gridò Anastasia.
«Shhh bambolina o così ci farai scoprire.»
«Non chia...» non riuscì a finire la frase, che lui le premette l'indice sulla bocca.
«Non urlate, ok?» le sussurrò lui sulle labbra.
Lei fece cenno di sì.
«Sto supervisionando il castello.» sussurrò Roger.
«Capisco.»
«Ora devo andare, sono solo venuto per vedere come stavate. E anche se nei vostri occhi leggo tristezza so che un giorno essa sparirà.» le baciò la guancia, per poi guardarla con un intensità che le fece tremare le gambe.
E alla fine lui sparì. Lasciandola lì, senza fiato.

Bentornati, spero che il capitolo sia di vostro gradimento. Volevo pubblicarlo domenica, che è il giorno del mio compleanno, ma oggi ero così ispirata che l'ho finito e non volevo dover aspettare.
Che cosa ne pensate?
Cosa pensate di Luis?
E quanto sono dolci Ludovica e Aurora? Ed Emanuele?
Ci vediamo al prossimo capitolo.
Kiss kiss.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro