Capitolo 6: Testa o cuore?
"È impossibile",
disse l'orgoglio.
"È rischioso",
disse l'esperienza.
"È inutile"
taglio la ragione.
"Provaci",
sussurrò il cuore.
Aforismano.
Una settimana dopo.
La principessa Ginevra è seduta in una delle sedie del giardino, mentre legge uno dei suoi libri, regalatogli dal padre per il suo compleanno.
Mentre leggeva, si perse nelle parole, entrò dentro la storia, immergendosi così a trecentosessanta gradi.
Era così tanto immersa che non sentì suo fratello Francesco sedersi vicino a lei, fin quando non lo sentì parlare.
«Che cosa leggi?» la principessa si prese di paura, non immaginandosi che vi era qualcuno lì.
«Non volevo spaventarti Ginevra.» la principessa, dopo aver fatto qualche respiro, gli parlo.
«Tranquillo, la colpa è mia che ero così immersa nel racconto da non sentirti.» il principe la guardo, per poi rifare la domanda di prima.
«Che cosa stavi leggendo?»
«Stavo leggendo il libro che mi ha regalato nostro padre il giorno del mio compleanno. Proviene dall'Italia e si intitola Decameron.»
«Di cosa parla?» le chiese il principe Francesco incuriosito.
«È una raccolta di cento storie, raccontate da dei ragazzi durante la peste.»
«Non è noioso?»
«Certo che no.» e dopo di ciò la principessa si ributtò di nuovo nella lettura del suo libro, concludendo, così, la conversazione.
Il principe capendo che la conversazione fosse finita, andò per il castello in cerca di suo fratello Enrico.
E dopo vario tempo di ricerca lo trovò nella sala delle armi, mentre si stava allenando con il padre.
Non volendo interrompere il duello, si accosto allo stipite.
«Buu.» il principe saltò ma non si fece notare, si girò e vide suo fratello Emanuele.
«Mi hai spaventato.»
«Sei un codardo, ti spaventi per così poco.» disse Emanuele girando gli occhi, mentre il principe Francesco sbuffava.
«Ci metteranno un bel po', se non ti vuoi annoiare seguimi.»
«Dove andiamo?» chiese il principe, ma il fratello si stava già incamminando e per questo motivo dovette iniziare a correre.
Si fermarono quando arrivarono al maneggio, il principe non capii quando sentì il fratello dare l'ordine di preparare due cavalli.
«Dove andiamo?»
«A divertirci, ti prometto che è molto più divertente di vedere nostro padre ed Enrico combattere.»
«Ma non dovremo avvertire
qualcuno?»
«Sai che sei insopportabile, se sapevo che avresti fatto tutte queste domande non ti avrei proposto niente. Sappi fratello che sei ancora in tempo per rimanere in questo mortuario.» gli disse il principe Emanuele girando nuovamente gli occhi, odiava coloro che non sapevano divertirsi ed erano sempre troppo seri o che si facevano tante domande e non si godevano il momento.
«Vengo con te.» fu la risposta di Francesco.
«Bene, ma non voglio sentire lamenti.» vi fu un cenno di consenso e quando arrivarono i cavalli i due iniziarono a incamminarsi.
Per chi conosce il principe Emanuele non sarà difficile dedurre in che luogo si starà dirigendo, e voi cari miei lettori lo sapete?
Ma in tanto che i due principi si dirigono nel luogo a sorpresa, noi ci dirigiamo dalla nostra protagonista. La quale si trova nella sala principale, dove si sta riposando prima di essere disturbata.
La principessa si stava godendo la pace di quel tratto temporale, che negli ultimi giorni non ci fu.
Seduta su uno dei divanetti della sala, si guardava attorno, notando i quadri appesi, la luce del sole che si inoltrava nella sala e faceva risplendere tutto ciò che poteva essere accarezzato da essa.
Decise di alzarsi, di aprire la finestra e di respirare dell'aria fresca.
Mise il volto fuori da essa per prendere più aria che potesse.
«Se vi sporgete un altro po' cadrete.» disse una voce dietro le sue spalle.
La principessa si girò lentamente e vide davanti ai suoi occhi non di meno che Luis.
«Non cadrò vostra maestà, state tranquillo non è la prima volta che lo faccio.» lui le sorrise.
«Non vi adirate, anche perché la mia vista non era male.» la guardò con intensità, cercando ogni sua piccola reazione alle sue parole.
La principessa volse il suo sguardo ai suoi piedi, per poi alzarlo e urlagli contro.
«Non vi vergognate? Siete un re e vi relazionate con le donne come farebbe un uomo di campagna.» lui le si avvicinò sempre di più, portandola ad arretrare finché la sua schiena non fosse appoggiata al davanzale della finestra.
Le prese un capello e lo attorciglio tra le dita «Quando lo capirete principessa che non sono come gli altri re? Quando lo capirete che siete diventata il mio nuovo desiderio proibito e che non faccio altro che pensare a voi dalla mattina alla sera. Siete entrata nella mia mente e sembra proprio che non vogliate uscire e io non so più cosa fare.»
Lei si avvicinò tanto che le loro labbra erano a un millimetro di distanza.
«Sapete anche io vi penso.» quando lui le si stava per avvicinare ancora di più per avere qualcosa in cambio, lei arretrò per poi proseguire.
«A quanto siete insopportabile, senza un minimo di valore morale, vuoto e a quanto la mia vita fosse più bella prima del vostro arrivo.»
Il re deglutì e si allontanò da lei ma non si scompose a lungo.
Quanto la principessa si stava dirigendo alla porta le gridò.
«Almeno mi pensate e dovete ammettere che la vostra vita è più movimentata da quando
ci sono io.»
La principessa si girò, gli sorrise dolcemente.
«Forse anche troppo, non trovate?» il sovrano le sorrise ma non le rispose.
Così la principessa in assenza di una sua risposta girò i tacchi e uscì dalla stanza, lasciando il giovane a bocca aperta.
Ora aveva più voglia di conquistarla, di farla sua. Sarebbe stata un'impresa, visto il carattere della principessa, ma alla fine sarebbe stata di sua proprietà.
Ma ora torniamo ai due principi, che si erano diretti al bordello dove lavorava Elisabeth.
«Questo non è un bordello?» chiese il principe Francesco.
«Lo so cosa è.» gli rispose con nonchalance il principe Emanuele.
«Che ci facciamo qui?»
«Ti ricordo che avevi promesso di non lamentarti più, ricordi?» e come risposta vi fu un cenno di assenso da parte del fratello.
«Perfetto, ora rilassati non siamo qui per le meretrix ma per giocare con le freccette, ti va?»
«Ok, allora preparati a perdere.»
«Vedremo chi dei due perderà.» e i due principi entrarono dalla porta, ottenendo gli sguardi di tutti su di loro.
Soprattutto quello di Elisabeth.
Gli occhi della meretrix indagarono tutto il corpo del principe, partendo dagli occhi, aveva degli occhi così belli. Si, aveva visto molti occhi del suo colore, ma nessuno le parlava come facevano i suoi. Se fosse vero che gli occhi sarebbero lo specchio dell'anima, l'anima del principe doveva essere tra quelle più pure. Ma con purezza non la si intende come facciamo noi, ma con un altro significato. Il principe era puro perché in lui vi era solo bontà, nemmeno una traccia di cattiveria.
Elisabeth ne era così innamorata, non si ricordava quando se ne innamorò ma lo fece. Sognava una vita in cui loro due erano sposati e avevano cinque figli. Tre maschi e due femmine, che avrebbero chiamato Alan, George, Noah, Genevieve e Clare.
Ma ciò sarebbe stato solo un sogno della sua mente, un principe non avrebbe mai sposato una meretrix.
E quella giornata ne ebbe la conferma.
I principi si misero subito a giocare.
«Avete bisogno di qualcosa vostra altezza?» chiese Elisabeth garbatamente.
«No, grazie.» le rispose Emanuele, senza rivolgerle neanche uno sguardo.
«Chi era che avrebbe perso?» chiese Emanuele scherzando con il fratello minore.
«È solo fortuna.»
«Certo, credici.» e la sua risata echeggiò per tutto il locale.
Elisabeth cercò di andare dagli altri clienti ma prima passò per la toilette.
Appena arrivò lì la povera ragazza scoppiò in lacrime.
Si odiava per quello che era ma soprattutto odiava la sua famiglia d'origine per quello che le avevano costretto a dover fare per non morire di fame.
E si odiava ancora di più perché aveva creduto che il principe potesse essere interessato a lei. Lui voleva solo qualcuno che gli facesse dimenticare chi fosse, un divertimento, non un matrimonio.
Ci volle un po' perché Elisabeth potesse riprendersi ma quando torno indietro il principe se ne era già andato.
«Perché ce ne siamo andati così presto?» chiese il principe Francesco al fratello.
«Che c'è? Volevi continuare a
perdere?» a questa domanda il fratello girò gli occhi.
«Chi era quella ragazza? E per lei che te ne sei voluto andare?»
«Chi? La biondina? Non è nessuno, solo una che lavora lì, immagino. Non la conosco molto bene, l'ho vista solo da lontano.» e la conclusione finì con ciò.
Ma se la bocca del principe diceva una cosa, la sua mente e il suo cuore ne dicevano un'altra.
Non riusciva a smettere di pensare a Elisabeth, sapeva di averla trattata in malo modo ma non poteva pensare di avere un futuro con lei. Doveva smetterla di pensare a lei, anzi non doveva avere più nulla a che fare con lei, sarebbe stato difficile ma ce l'avrebbe fatta.
Rieccomi dopo una lunga attesa, con un capitolo di passaggio.
Vi prometto che proverò a essere più attiva. Che ne pensate di ciò?
Del comportamento di Luis ed Emanuele?
Quanto si può adorare Charlotte?
Il prossimo capitolo su quale fratello Hastings lo vorreste Filippo, Emanuele, Charlotte, Anastasia o Ginevra?
E, infine, che cosa cambiereste? Che cosa, invece, no?
Dopo tutte queste domande, vi lascio e noi ci vedremo nel prossimo capitolo.
Kiss kiss😘.
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