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Capitolo 2: Re Mascalzone

Passione, una parola che coinvolge tanti sentimenti.
La sento quando ci tocchiamo,
la sento quando ci baciamo,
la sento quando ti guardo.
Perché tu sei la mia passione, il mio unico vero amore.
(S. Richardson).

«L'ospite è arrivato.» disse la regina ai figli.
«Ma madre, avevate detto che arrivava in questi giorni.» disse la principessa Charlotte.

«Lo so, ma è arrivato prima e dobbiamo dargli un bel benvenuto. Tutti insieme.» disse la regina ai figli, sottolineando le ultime due parole. Richiamò le principesse Aurora e Ludovica, che erano intente a correre per tutto il castello, e tutta la famiglia Hastings. Successivamente si diresse fuori dal castello per dare il benvenuto al re della Slovenia.

Arrivati nel cortile, lo si poté notare. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui.
Al principe Filippo non importava molto di quel ragazzo dagli occhi come l'oceano; invece, il secondogenito aveva un brutto presentimento. Aveva la sensazione che lui avrebbe portato solo guai e niente di buono.
Invece, le principesse, tranne una, pensavano a quanto fosse bello. E come dare a loro torto?
Gli altri principi erano soltanto innervositi, e come dare torto anche a loro? Alla fine, erano protettivi e tutti avevano capito che avrebbe fatto soffrire una delle loro sorelle, anche se non sapevano di preciso quale.
Ora dovrei proporvi il discorso di benvenuto della regina, ma a chi di voi interesserebbe per davvero?
Diciamo solo che, in un certo momento ben preciso, gli occhi del nostro Luis si erano fermati su una figura femminile, l'ammirò e ne rimase ammaliato, e in quel preciso momento capì che sarebbe stata sua.

La principessa Charlotte, che aveva gli occhi puntati su un punto a caso, capì immediatamente che aveva gli occhi di qualcuno su di sé. Alzò di poco il capo e i suoi occhi si trovarono in magnifica unione con quelli del ragazzo. Ne fu ammaliata, ma non l'avrebbe mai ammesso, anche se in quel preciso momento capì che la sua vita sarebbe stata stravolta da quegli occhi di un blu profondo come il mare.
Per fortuna, nessuno si era accorto dei loro sguardi.

Lasciamo da parte i discorsi e gli sguardi innocenti, e andiamo avanti nel tempo. In fondo, ciò non vi interessa, o sbaglio?

Le principesse sono sedute al loro tavolino e prendono il tè, tutte tranne una, che ha preferito giocare con il pallone insieme ai suoi fratelli. Penso che possiate immaginare di chi sto parlando.

Anastasia correva dietro il pallone, che era nelle mani di Emanuele, mentre gli altri fratelli ridevano della sua goffaggine.
«Che c'è, sorellina? Hai difficoltà nel prendere una palla?» le disse il principe Emanuele, mentre faceva girare la palla da una mano all'altra.
«Certo che no.» gli rispose lei prendendo la rincorsa, ma allo spostamento del fratello inciampò, finendo in mezzo al fango. Il resto dei fratelli scoppiò in una fragorosa risata, fino a quando la principessa non iniziò a gridare per il dolore. Emanuele, che si sentiva incolpa per ciò, si avvicinò a lei.
«Ehi sorellina, dove ti fa male?» lei gli indicò la caviglia e, quando lui posò la palla, lei la prese e iniziò a correre.
«Brutta villana.» le disse Emanuele, preso dalla collera.
William si avvicinò a lui e gli sussurrò, ridendo:
«Ti sei fatto fregare da una femmina.» Con quelle parole, William ebbe l'unica reazione di essere spinto dal fratello.
Anastasia si avvicinò a lui.
«Non ti sarai offeso, per caso? Non è colpa tua se sei così "amorevole".» lui la guardò di traverso e alla fine le rispose in latino con «Deformis meretis tacita stas.» e se ne andò. Non vi diciamo cosa ha detto, perché, in un contesto come il loro e dette da un principe a una sorella possono essere considerate inammissibili. Ma ricordiamoci sempre che Emanuele adorava le sue sorelle, specialmente Anastasia, ma come tutti odiava perdere. Di conseguenza, non odiatelo e, oltre a ciò, non era il classico principe a cui tutti pensavano.

Anastasia iniziò a camminare verso il tavolino dove si trovavano tutte le sue sorelle, anche le più piccole.
«Quanto è divertente fallo arrabbiare e batterlo in qualcosa.»
«Non comprendo come stai calma dopo ciò che ti ha detto.» le disse la sua gemella. In fondo, Anastasia era una ragazza impulsiva e che si arrabbiava facilmente.
«Conosco Emanuele: tra un po' si pentirà e mi supplicherà perdono, e non vedo l'ora di assistere a quella scena.»
«Sei troppo sicura, questa volta sembrava davvero arrabbiato.» continuò Ginevra.
«Ginevra, sembra che non conosci nostro fratello e il suo punto debole: Anastasia.» Questa volta a parlare fu Charlotte. Tutte le fecero cenno di sì.
In fondo, si parlava del principe Emanuele. Era orgoglioso come testardo, ma teneva molto alle sorelle e non le voleva vedere infelici.
«Hai il vestito tutto sporco.» le dissero le principesse Aurora e Ludovica.
«Per primo, le ancelle servono a questo. E per secondo, siete inquietanti quando parlate in contemporanea.» alle affermazioni di Anastasia, tutte si misero a ridacchiare.

Ma ora basta pensare alle chiacchiere: è il momento di pensare al ballo di benvenuto.
Le principesse iniziarono a correre nelle proprie stanze per la preparazione.
La principessa Anastasia indossava un abito rosa, con richiami floreali dello stesso colore dell'abito.
«Siete un incanto, principessa.» le disse l'ancella alla fine del capolavoro.
«Ne siete sicura? Non so se mi dona tanto. Mi fa sembrare in carne? Perché, se è così, vi ordino di dirmelo.» disse la principessa, che sembrava tanto forte ma che alla fine era tanto insicura.
«Vi giuro, principessa, che siete un incanto e farete colpo su tutti gli uomini della sala.» le rispose l'ancella, ma ciò non servì molto a far rassicurare la principessa, che era fin troppo insicura, specialmente sul proprio aspetto. Voleva fare colpo, ma come avrebbe fatto con un fisico che lei stessa riteneva brutto? Anche se, in fondo, sembrava quello che oggi noi definiremmo da modella.
E se in una camera ci sono insicurezze, in un'altra c'è una fiamma che si sta per accendere.

La principessa Charlotte stava per indossare un abito rosso, con tanti ricami e fiori sparsi su tutto il vestito.
«Mi sono dimenticata una cosa, principessa, posso uscire un attimo? Torno subito.» le disse l'ancella e, dopo un cenno quasi impercettibile da parte della principessa, uscì dalla stanza.
E la principessa rimase da sola, con sopra un vestito il cui corsetto doveva essere ancora stretto.
E dopo pochi secondi, la porta si aprì.
«Non pensavo che con "subito" intendeva così presto.» disse la principessa sorridendo, ma quando senti una presenza avvicinarsi, prendere i lacci del corsetto e iniziare a giocarci, capì che non era l'ancella ad essere entrata, ma l'uomo dagli occhi come l'oceano.

«Con questo abito toglierete il fiato a chiunque vi guardi.» le sussurrò Luis, e il calore del suo sussurro le solleticò l'orecchio.
«Sarebbe questo l'intento, non
trovate?» alla risposa provocatoria della principessa, un ghigno si formò sulle labbra del re, non abituato a qualcuno che gli parlasse in quel modo.
«Ma ora, mia maestà, ho una domanda da farvi.» disse la principessa girandosi, e pentendosi subito di averlo fatto, dopo aver visto che il volto del giovane distava pochi centimetri dal suo.
«La domanda è: perché mi trovo nelle vostre stanze?» le rispose il principe con la sua solita aria provocatoria che lo distingueva, mai smettendo di guardarla negli occhi. Anzi, prese una ciocca di lei e iniziò a giocarci.
«Mi sembra una domanda lecita, non trovate? E smettetela di giocare con i miei capelli, mi state dando solo fastidio.» lui tolse subito le mani dai capelli e indietreggiò con le mani verso il cielo e con il suo splendido sorriso.
«Non era mia intenzione, principessa.»
«Allora cosa ci fate nella mie
stanze?» richiese nuovamente la principessa con le braccia conserte. Di solito aveva pazienza, ma quel ragazzo, i suoi occhi e il suo sorriso, la stavano facendo innervosire.
«Mi sono perso.»
«Le vostre stanze sono dall'altra parte del castello.» le ricordò la principessa, che stava davvero perdendo le staffe.
«Ah, davvero? Sa questo castello è più grande del mio.»
«Ora potete uscire.»
«Va bene, ma dopo che vi avrò detto una cosa.» la principessa alzò un sopracciglio. Il re si avvicinò sempre di più, finché le sue labbra non furono a un millimetro di distanza dall'orecchio di lei.
«Potete venire nelle mie stanze quando volete.»appena l'uomo finì questa frase con il suo sorriso, la principessa iniziò a gridargli che fosse un maiale e iniziò a lanciagli tutto ciò che trovava davanti agli occhi.
«Non mi sognate troppo.» disse il giovane ridendo ed evitando il millesimo oggetto che la principessa gli lanciò, per infine uscire dalle camere della principessa.

Dopo un minuto, l'ancella ritornò e non mancò il rimprovero da parte della principessa «Finalmente vi siete fatta viva! Se dovevate metterci tanto mi tornavate subito?»
«Mi dispiace principessa, è che...»
«Non mi servono le vostre scuse, piuttosto fate il lavoro per cui siete pagata.» l'ancella annuì e cercò di trattenere le lacrime, non capendo che la rabbia non era rivolta a lei, ma a un certo re dagli occhi blu, sorridente, provocatorio e aggiungerei anche bambino.

Ciao a tutti, lo so, non riesco mai a continuare un libro, ma spero di finire almeno questo.
Che cosa ne pensate di questo capitolo?
Secondo voi chi è che si è accolto degli sguardi dei nostri protagonisti?
Cosa pensate di Anastasia ed Emanuele? Io li adoro. E dei nostri protagonisti? Stavo pensando di dedicare un capitolo, o mezzo per uno dei fratelli o personaggi, vi piacerebbe come idea? Il capitolo vi sembra troppo corto o va bene?
Adesso la smetto di rompervi, ci sentiamo al prossimo capitolo. Baci😘

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