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Capitolo 12: Potere

Il potere che è uno può
tutto contro la
maggioranza che
non lo è.
Ludwing Van Beethoven.

Due settimane dopo.

Il re Robert stava percorrendo il corridoio che lo avrebbe portato nelle sue stanze.
Aveva passato una giornata difficile e, adesso, l'unica cosa che voleva fare era riposare.

«Vostra maestà!» a quanto pare i suoi desideri dovevano venir meno, dopo l'interruzione da parte di Alan.
«Si, Alan. Cosa c'è?» chiese in tono freddo il re.
«Volevo solo informarla che oggi è il compleanno della principessa Charlotte, quando dobbiamo intervenire?»
«Oggi è il compleanno di Charlotte?» chiese con calma il re.
«Si, oggi è il tre maggio.»
«Quando sarà invece il matrimonio?»
«La settimana prossima, vostra maestà. Volete intervenire per il matrimonio?»
«No, non sono così crudele. Lasciamoli divertire un po', prima della prossima mossa.» disse il re e gli fece un cenno col capo, che voleva dire che poteva andare.

Alan se ne andò, pensando che se il re non fosse così cattivo, poteva diventare lui stesso re di Scozia.

Il re, finalmente, andò nella sue stanze.
«Stai tranquillo cugino, tutto procederà come desideravi. Vedrai, lui sarà orgoglioso di me.» disse il re, guardando il cielo.
Aveva perso quello che considerava padre, anche se non lo era dopo cinque mesi dalla sua nascita e sua madre... Lei non l'aveva conosciuta, era stata decapitata dopo la sua nascita per adulterio. Era stato cresciuto dagli zii, non aveva mai avuto affetto e non sapeva cosa fosse. L'unica forma di affetto l'aveva avuta in parte da sua zia, prima che lei morisse uccisa dal marito quando lui aveva solo diciassette anni. Così, si era preso cura del suo cuginetto, che a quei tempi aveva solo dieci anni. L'unico con il quale avesse un buon rapporto e del quale gli importasse. A lui doveva tutto ciò che aveva e per lui avrebbe fatto la qualsiasi.

Era stato costantemente cresciuto con storie  tra la guerra tra Scozia e l'Inghilterra, gli dicevano che colui che aveva deciso di non riconoscerlo avrebbe voluto sconfiggere gli Hastings e che, se lui l'avesse fatto, lui sarebbe stato orgoglioso di lui.
Non possiamo farci domande, se ora il re Robert vuole togliere dal trono gli Hastings.

Mentre stava guardando fuori dalla finestra pensò a quello che sarebbe accaduto nei mesi successivi.
La sua vita sarebbe cambiata, ma era meglio così.
Non doveva pensarci, avrebbe fatto quello che era giusto da fare.
Avrebbe reso i suoi genitori fieri di lui. Anche se non li aveva mai conosciuti e l'uomo che considerava padre non lo fosse per davvero.

«Posso entrare vostra maestà?» chiese una delle domestiche con cui se la spassava.
«Potete entrare.»
«Avete bisogno d-» ma lui non la fece continuare a parlare, che la prese per la gola e la sbattette alla porta, mentre la sua bocca era sulla sua.
I loro corpi erano così vicini, che il suo membro toccava l'intimità di lei.

Staccò la bocca dalla sua e le sciolse il corsetto, facendo cadere il vestito sul pavimento e lasciandola nuda davanti al suo sguardo lussurioso.Con la mano sinistra le prese il seno e se lo portò alla bocca, facendola gemere.
Con la mano destra le accarezzò l'interno coscia, prima di infilarle due dita all'interno, toccandole il clitoride.
«Ohh.» la sentì gridare, così accelerò il ritmo.
«Ohh, mio signore.»

Era così bagnata, gli bastava poco e lei sarebbe venuta per lui.
Così accelerò un altro po'.
Lei portò la testa all'indietro e si morse il labbro inferiore.
Era graziosa penso il re, ma nulla di che.
Aveva dei capelli scuri e occhi, anche essi, scuri. Nulla che non avesse mai visto.
L'unico motivo perché la voleva lì dentro era perché... Non vi era un motivo particolare, lo voleva e basta.

Dopo pochi minuti, lei era venuta.
Lui uscì le dita e le porto alla bocca di lei.
«Avete un buon sapore, vero?» le chiese lui, senza aspettarsi una vera risposta, ma lei annui lo stesso.
«Ora è il mio turno, datevi da fare.» le disse, sedendosi sul suo letto.

La ragazza era leggermente spaventata per i modi bruschi ma gli si avvicinò lo stesso.
Non voleva pensare a quello che sarebbe accaduto se lei non avesse rispettato il volere di lui.
Chi lo sa, forse, l'avrebbe uccisa lì stesso e nessuno l'avrebbe mai saputo.
Ma non volle pensarci, non adesso.

Si inginocchiò davanti a lui e gli prese il membro portandoselo alla bocca e succhiandolo più che potesse.
«Mhh, più veloce.» gli disse il re, prendendole la testa e spingendola, per farselo prendere tutto.
Lei aumentò il ritmo, cercando di non fargli sentire le lacrime che stavano per scendere.
Lui odiava le persone che piangevano.
In realtà, penso, odiava ogni cosa, tutti e tutte. Non vi era qualcuno a cui tenesse particolarmente, togliendo suo cugino.

Il re invece, pensava, e non voleva farlo, un motivo in più per pensare di cambiare serva. Doveva trovarne una che gli facesse dimenticare pure il suo nome.
Sperava che un giorno avrebbe avuto qualcuno del genere, ma sembrava che le donne di lì, non lo facessero dimenticare.
Lui ricordava e non voleva farlo. Non voleva ricordare, era una richiesta così tanto grande? A quanto pare sì.

Perché nessuno comprendeva che non voleva ricordarsi delle cicatrici? Che non voleva ricordare nulla di tutto ciò?
La sua mente vorticava in quei perché.

«Basta così!» le disse, spingendola via.
«Ma..» la poveretta non capiva.
«Ho detto basta, potete uscire.»
Ella rimase bloccata per un momento, non comprendendo.
«Cosa non capite nel
"dovete uscire"?» le chiese, alzando il tono della voce, facendola riprendere da quel momento.
Non alzava quasi mai la voce, non ne aveva bisogno e ,soprattutto, se voleva essere rispettato non doveva alzarla.
La differenza tra un ragazzino e un adulto stava propri lì.
Un ragazzino urla e pretende, un uomo parla con la calma e prende ciò che desidera.

Lui, ormai, era abituato a ciò.
Ad essere così.
Glielo aveva insegnato suo zio. Anche se era stato un mostro, in parte avevo rispetto per lui. Ovviamente solo in parte, perché per il resto l'odiava. Ormai, quell'abitudine apparteneva a lui.
E ne andava fiero, come poteva non farlo? Ciò lo rendeva perfetto.
Ma era davvero perfetto? No.

Tutti ubbidivano a ogni suo ordine, ma nessuno gli stava accanto perché voleva.
Forse, tra qualche mese sarebbe cambiato tutto.
Non doveva innamorarsi, ciò lo sapeva.
E poi era immune all'amore.
In tutta la sua vita, non si era mai innamorato.
Molti lo avrebbero definito inumano, ma lui si definiva saggio.
L'amore portava solo problemi, ma poteva sperare che fosse un minimo apprezzato.
No? Non era un suo diritto?

Rieccomi. Lo so è molto corto, più degli altri, ma tranquilli è solo un capitolo di passaggio. Il prossimo sarà più lungo.
Cosa pensate di Robert?
Di quali cicatrici pensava?
E, soprattutto, cosa accadrà nei mesi successivi?
Fatemi sapere le vostre opinioni.
Kiss kiss 💋

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