Capitolo 11: Una proposta inaspettata
L'amore è perdersi in uno
sguardo e ritrovarsi in un
abbraccio nell'estasi di un bacio.
«Sembrate una stella.» sussurrò Emanuele nell'orecchio di lei mentre la stringeva a sé.
Elisabeth si alzò di scatto dal letto, lui la guardò sbigottito.
«Ho detto qualcosa che vi ha
turbato?» chiese lui.
«No, ma non potete sperare che basti ciò per farvi perdonare, vero?» lui la guardò ma non disse niente.
«Lo sospettavo.» disse prendendo le sue cose.
Lui fece lo stesso e cercò di farlo il più velocemente possibile, non voleva perderla.
«Venite al castello con me.»
Lei si girò verso di lui e lo guardò con disgusto.
«Venire al castello con voi? E per cosa? Per essere la vostra amante?»
Lui non ebbe il tempo di dire ciò che pensava, che lei fu fuori dalla sua stanza, così si rimise i pantaloni e uscì.
La vide davanti a un uomo basso e grassotto, sapeva già chi fosse lui.
Era il proprietario del bordello.
Ma quando vide la mano di lui alzarsi, si precipito da lei, fermando la mano dell'uomo.
«Che state facendo?» gli chiese l'uomo guardandolo male, anche se sapeva bene chi fosse lui.
«Stavo per chiedervi lo stesso.» rispose Emanuele.
«Nulla che vi interessi, cosa faccio e come mi comporto con le mie puttanelle è una cosa che riguarda me. E questa qui ha proprio bisogno di una punizione.»
«Ah si?»
«Ora toglietevi entrambi di torno e voi siete licenziata.» disse l'uomo, capendo che con il principe davanti non poteva alzarle le mani, preferì così licenziarla. Tanto non aveva bisogno di lei. Specialmente nell'ultimo periodo allontanava tutti i clienti.
Emanuele si girò e vide Elisabeth sul punto di piangere.
Senza pensarci un momento prese l'uomo per il colletto.
«Scusatevi. Subito!» gli gridò.
«P-Perché?» riuscì a spiccicare l'uomo con un ghigno.
«Perché avete a che fare con la mia futura moglie. Con la futura principessa consorte e non tollererò che qualcuno la tratti in questa maniera. Avete capito?»
L'uomo fece cenno di sì ed Emanuele lo lasciò cadere per terra.
«Avete fatto bene a licenziarla, non avrei permesso che qualcuno oltre a me la toccasse.» disse Emanuele, prima di girarsi verso Elisabeth e prenderla per mano.
«Andiamo cara?» ma senza neanche darle il tempo di rispondere la trascinò via dal quel postaccio.
Quando furono abbastanza lontani Elisabeth si staccò dalla presa, fermandosi.
Lui si fermò e la guardò in tralice.
«Che vi prende?» le chiese Emanuele.
«Che prende a me? Cosa prende
a voi.» urlò Elisabeth.
Lui le si avvicinò e le tappò la bocca.
«Non urlate o ci guarderanno tutti.» le sussurrò lui e lei in compenso le morse la mano.
«Ahia.» e la guardò furibondo.
«Datemi una spiegazione o le mie urla saranno l'ultima cosa di cui vi preoccuperete.» le disse lei, incrociando le braccia.
Lo sguardo di lui, come accade spesso agli uomini, si posò lì.
«Principe?» chiese Elisabeth, richiamandolo alla realtà.
«Volete una spiegazione su cosa?»
«Davvero me lo state chiedendo?» urlò lei.
Lui le si avvicinò e la baciò, prima che lei si staccasse e gli desse uno schiaffo.
«Non sono la vostra puttanella.» gli disse lei guardandolo negli occhi, prima di incamminarsi.
Lui la ricorse e la fermò.
«Non ho mai pensato che lo foste, ma dovevo farvi zittire.»
«Giusto, se qualcuno vi vedrebbe con una come me sarebbe uno scandalo.»
Elisabeth dovette trattenersi dal non scoppiare in lacrime, non voleva che lui la vedesse debole.
«La volete smettere di trattarvi così, non lo sopporto.» le disse lui addolcendo la sua espressione.
«Ma è quello che sono.»
«No, siete molto di più. Siete intelligente, simpatica, sorridente, di buona compagnia e dolce, per questo sarete mia moglie.» le disse lui accarezzandole una guancia.
Lei lo guardò sbigottita.
«Eravate serio quando avete detto che diventerò vostra moglie?»
«Pensavate che non lo fossi?» lei annuì.
«Non scherzavo, voglio che diventiate mia moglie. Sono stanco che lavoriate per quel tizio o che qualcuno oltre me possa toccarvi, o anche solo guardarvi.
E prima che dite che non apparteniamo allo stesso mondo vi sbagliate, so che appartenevate all'aristocrazia.»
Lei lo guardò sconvolta, come poteva saperlo? Credeva di averlo tenuto al sicuro, era vero che il suo parlato poteva far credere diversamente.
Forse era quello che lo aveva portato a scoprirla.
«C-come?» balbettò lei.
«Quindi lo ammettete, chi è vostro padre?»
Elisabeth si guardò a destra e a sinistra per cercare una fuga, ma lui le avrà dovuto leggere la mente.
«Non azzardatevi a scappare. Piuttosto parlate, chi è vostro padre?»
«Era, ora non c'è più.»
Lo stavo odiando così tanto, come poteva credere che lei lo volesse sposare se non le lasciava il suo spazio, se la opprimeva?
Ma la vera domanda era odiava lui o suo padre per ciò che le aveva fatto fare?
«Sono la figlia del barone di Willoughby de Broke.»
«Se sei una baronessa perché
lavori lì?»
«Perché l'unica cosa che mi ha lasciato mio padre sono i debiti e dovevo pagarli in qualche modo.»
«Datemi la mano, vi aiuto a salire sul cavallo.» disse Emanuele, cambiando argomento. Aveva capito che ciò la turbava, ed era l'ultima cosa che volesse fare.
Ma lei non lo ascoltò e salì da sola, senza bisogno dell'aiuto di nessuno.
«Come volete.»
Ma mentre i due si dirigono verso il castello che ne dite di andare d'Anastasia? Seguitemi.
Anastasia era in giardino insieme agli altri fratelli, Luis e ad Henry.
Mentre i fratelli e Luis rincorrevano la palla, lei ed Henry erano seduti a guardarli.
Di solito lei si sarebbe unita ai fratelli, ma quel giorno non le andava.
Dall'ultimo incontro con Roger non smetteva di pensarlo.
Lo desiderava ardentemente, sperava solo, di rivederlo presto.
«A cosa pensate?» le chiese Henry.
«Scusate, ero distratta, cosa mi avete chiesto?» disse Anastasia tornando alla realtà.
«Vi ho chiesto a cosa pensavate.» le rispose, dolcemente, Henry.
«A nulla, perché?»
«Mi sembravate da un'altra parte.»
Lei, dopo di ciò, non disse nulla.
«Attenta alla palla.» gridò William, prima che la palla colpisse Anastasia.
Per fortuna, la principessa non si ferì.
«Chi l'ha tirata?» urlò la principessa.
«È stato lui!» gridò William, indicando Enrico, che fece la stessa cosa.
«Non sapete neanche lanciare bene una palla. Vi faccio vedere io.»
Così, la principessa partecipò ai giochi e con lei si unì Henry.
Per un attimo, riuscì a non pensare a nulla.
Era vero la sua famiglia era la sua cura.
«Passate la palla.» le gridò Henry nello stesso tempo in cui lo fece anche Luis.
«No, passatela a me.» gridò, invece, Charlotte.
Ma, come accadeva spesso in quella famiglia, lei non diede ascolto a nessuno di loro.
Lanciò la palla, che colpì la testa di William.
«Ti sei fatto male? Sei ferito?» gridò lei, precipitandosi da lui.
«No, tranquilla.» le disse lui, alzandosi.
«Peccato, vuol dire che ti dovevo colpire più forte.»
«L'hai fatto apposta?»
«Certo. Mi hai mai visto mancare una mira?»
«Ma è stato lui!» disse William, indicando Enrico.
«No, è stato lui.» disse Enrico, indicando William.
«Ragazzi, basta litigare. Chiunque sia stato è passato.» disse Luis, abbracciando entrambi, prima di rubare la palla.
«Non vale!» gridarono tre voci.
«Invece, si.» disse Luis, segnando un punto.
«È cosi che si gioca. Ci vuole sempre intelletto e occhi aperti.»
«Emanuele!» gridarono Aurora e Ludovica, correndo dal fratello, che ormai era tornato con Elisabeth.
«Le mie bellissime bambine.» disse a loro Emanuele, prendendole in braccio.
«Chi è lei?» chiese Aurora, indicando Elisabeth.
«Non è la ragazza del bordello?» chiese Francesco.
«Si, è lei.» fu la risposta di Emanuele.
«Pensavo non la conoscessi.» continuò Francesco.
«Oh è cosi, a volte sono un'estranea, altre no. A volte non mi degna neanche di una parole, altre mi propone un matrimonio.» a parlare questa volta fu Elisabeth, che si meritò un'occhiataccia da parte di Emanuele.
«Matrimonio?» gridarono tutti i presenti.
«Si, lei sarà la mia futura sposa. Vi conviene accettarlo!» tuonò Emanuele.
«Già, l'adoro!» disse Anastasia.
Tutti i presenti si avvicinarono a lei.
«Benvenuta!»
«Ora saremo, come sorelle!»
«Ti ha scelta bene!»
Questi furono i commenti di tutti.
Elisabeth si sentì schiacciare, ma capì da subito che aveva trovato una nuova famiglia.
In fondo, lei sapeva che Emanuele poteva avere dietro di sé, soltanto, una famiglia amorevole.
«Emanuele, che cosa sta accadendo?» chiese la regina che era appena arrivata.
«Dove si trova mio padre?» chiese Emanuele.
«Nel suo studio, perché?» chiese la regina.
«Perfetto, gli devo parlare. È urgente.»
«Va bene.»
«Elisabeth, posso lasciarti sola con i miei fratelli?» lei gli fece cenno di sì.
Emanuele, seguito dalla madre, si diresse nello studio del padre.
Appena entrò, il padre lo guardò sbalordito.
«Emanuele, è accaduto qualcosa?»
«Voglio sposarmi.» fu la risposta di Emanuele.
«Cosa?» gridò la regina.
«Che bella cosa, chi sarebbe la fortunata?» chiese, invece il padre, andando ad abbracciarlo.
«Non è una principessa, ne appartiene all'aristocrazia, o almeno una volta ne apparteneva. So che per te sarà un'altra delusione da parte mia, ma io l'amo. L'amo con tutto me stesso, lei riesce a farmi sentire vivo. Non immagino la mia vita senza di lei.»
Il padre lo guardò addolcito, invece la madre era sul punto di piangere.
Padre e figlio non sempre avevano avuto un buon rapporto, ma si volevano bene, e questo era la cosa importante.
«Tesoro, tu non sei una delusione per me. Nulla di quello che potresti fare sarebbe una delusione per me. Non mi interessa quello che diranno le persone.
L'unica cosa che mi importa è che mio figlio sia felice.
Ora, chi è la fortunata?» gli chiese il re abbracciandolo.
«Si chiama Elisabeth.»
«La ragazza di prima?» chiese la regina.
«Si, è figlia del barone di Willoughby de Broke.»
«Non è morto cinque anni fa?» lo interruppe di nuovo la regina.
«Maria, lascialo finire» la rimproverò il re.
«Grazie, come avete detto voi madre, il barone è morto. Alla sua morte ha lasciato a Elisabeth solo debiti, per questo ella si è dovuta prostituire.»
«Povera ragazza.»
«Ok, ma caratterialmente com'è?» chiese il re.
«È intelligente, solare, tenace, dolce, amorevole, sarcastica.» disse Emanuele con gli occhi che gli brillavano.
«Mi sembra la sposa perfetta.» disse, sorridendo, il re.
«Ora voglio conoscerla.» continuò il re, dandogli un colpetto sulla spalla, facendo sorridere Emanuele.
Non si aspettava una reazione del genere dal padre, anzi pensava che lui non l'avrebbe accettato, che si sarebbe opposto. L'aveva sorpreso. Per una volta non si sentiva sbagliato.
I tre reali si diressero verso il cortile, dove vi era ancora Elisabeth, insieme agli altri.
Stava iniziando ad amare quella famiglia, erano tutti uniti e disponibili.
Nessuno aveva osato dire una parola contro di lei, anzi, l'incontrario.
Pensava, che forse, il suo sogno stava diventando realtà.
«Benvenuta nella nostra famiglia Elisabeth.» le disse il re, lei gli fece un inchino, ma lui la fermo.
«Ora appartieni a questa famiglia, non c'è bisogno d'informalità.»
«Per me è un onore poter appartenere a questa famiglia.»
«È per noi è un onore avere voi.» le disse la regina, abbracciandola.
Era ufficiale, aveva trovato una nuova famiglia. Una che, per una volta, la stava accettando.
Il pomeriggio stesso a Elisabeth le fu assegnata una camera degli ospiti e le fu lasciato il tempo per sé stessa. Invece, gli altri reali continuavano le loro faccende. Nel cortile rimasero solamente Anastasia ed Henry.
«Voglio la rivincita. Mi sento offeso dal fatto che abbiate deciso di non passarmi la palla. Saremo stati una bella squadra.» le disse lui, prendo la palla tra le mani e iniziando a giocarvi.
«Non dovete prenderla nel personale ma sono molto competitiva.» lui le sorrise.
«Lo so, per questo vi sto sfidando.» le passo la palla, che lei presa subito e iniziò a correre con Henry alle calcagne. Stava vincendo, finché non cadde su un sasso e sentì le risate del ragazzo. «Piuttosto di ridere delle mie disgrazie, aiutatemi.» gridò lei. «Scusate ma è troppo divertente.» le disse, porgendole la mano senza mai smettere di ridere. Lei prese la mano, sbuffando e quando fu in piedi lo spinse. Lui però, anticipando la sua mossa la trascino giù con lui. Lei sbuffò, i loro volti distanti di qualche millimetro. «Non-» lui la bloccò, mettendole un dito alle labbra e facendole cenno di restare in silenzio. Lei obbedì e restarono così per qualche secondo, prima che lui rivoltasse la posizione e le rubasse la palla. Lei rise e inizio a corrergli dietro. Ciò durò per un bel po'.
Rieccomi qui, con il terzo aggiornamento della settimana.
Quanto sono buona?
Vi aspettavate che Emanuele chiedesse a Elisabeth di sposarlo?
Anche se non l'ha proprio chiesto a lei, ma gle lo ha imposto.
E che il re lo accettasse?
Cosa vi ha sorpreso di più?
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Kiss kiss💋
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