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38

-Orribile. Orribile, orribile, orribile...- Tony stava borbottando contro la tazza del caffè e se ne stava piegato con i gomiti poggiati sul tavolo.
Non aveva dormito niente, il litigio con Peter lo aveva scombussolato. Come gli era saltato in mente di dargli implicitamente del mostro? Perché gli aveva detto che sarebbe morto se non avesse preso il siero?
Non c'era motivo di stupirsi se quel mercoledì mattina Peter era uscito molto prima pur di andare a scuola da solo ed evitare un altro discorso. Sperò che almeno avesse comprato qualcosa per la colazione.
In casa c'erano solo lui ed Anya, la quale stava ancora dormendo nella sua stanza.
Mise giù ciò che lo aiutava a restare vigile durante la giornata e si massaggiò le tempie. Era un enorme figlio di puttana bugiardo, non ce la faceva proprio a dirgli la verità. Quando si dice a un sedicenne la verità sui suoi e la verità su suo padre? Ossia lui...
La sera prima, il ragazzino era rimasto in camera sua e non era sceso nemmeno a cenare. Verso mezzanotte lo aveva sentito sgrafignare dal frigo e piangere per il resto della notte.
Era solo colpa sua.
Lo aveva ferito. Di nuovo. Lo aveva fatto arrabbiare. Di nuovo.
Avere un figlio è sia un peso che un regalo.
Doveva assolutamente trovare il modo di approcciarsi, dato che chissà come riusciva sempre ad allontanarlo. Voleva dimostrargli che era degno di lui, che era adatto a fare il padre. O meglio, la figura paterna.
-Jarvis, informami su Peter.-
-È a lezione di Biologia, signore. Pare si stia annoiando, gli manca la sua amica.-
La sua testa scattò in aria come quella di un suricata. -Come, prego?-
-La migliore amica di Mr. Parker, Miss Jones, risulta assente.-
Non seppe il perché, ma quella frase gli procurò un' idea. -Sei in grado di procurarmi il numero di Michelle Jones?-
-Un secondo... Numero caricato sulla sua rubrica, signore.-
Afferrò il cellulare e cercò il nome della ragazza. Premette il tasto di chiamata e aspettò pochi secondi.
-Pronto?-
-Tony Stark, sei malata o possiamo vederci?-
Silenzio imbarazzante prima che gli giungesse una risposta. -Si rende conto di avere fin troppo potere per riuscire ad avere senza problemi il numero di una minorenne? Perché sono certa che non gliel' ha dato Peter. Che cosa vuole?-
È sveglia, la ragazza.
-Nessuno conosce Peter meglio di te, giusto?-
-Confermo, ho la media dell' A+ in quella materia.-
-Bene, allora puoi essermi utile. Possiamo vederci da qualche parte e parlare? Annulla tutti i tuoi impegni, non accetto un "no".-
-Prima vuole dirmi che cosa vuole da me?-
Tony sospirò e poggiò con più forza del dovuto i gomiti sul piano, la mano libera scompigliò i capelli e massaggiò la faccia. -Ho fatto un casino col tuo amico, voglio rimediare.-
-Ho un' idea, provi a dirgli chi è lei veramente per lui.-
Fermò ogni movimento e si liberò gli occhi, sgranandoli nonostante vedesse solo chiazze nere che andavano a scomparire. -Cosa stai insinuando?-
-Faccia poco il finto tonto, so tutto. Ne avevo il sospetto e mio fratello ha confermato le mie ipotesi. So ogni cosa da qualche settimana. Di lei, dei Parker e dei miei genitori.-
Nascose nuovamente la faccia contro il palmo. Grandioso... -Senti, Michelle, mi dispiace tanto per i tuoi. Non dev'essere stato facile.-
-Scoprire che i miei genitori erano agenti dello S.H.I.E.L.D che hanno fatto un incidente stradale con me nell' auto perché stavano tentando di salvare le sue chiappe? No, non è stato facile per niente.-
Si strinse il ponte del naso in mezzo agli occhi. Altro macigno da portarsi sulla schiena. -Hai ragione e hai tutto il diritto di essere arrabbiata. Adesso però ti prego, aiutami. Sto incasinando tutto con Peter, voglio renderlo felice ma non ho le basi adatte. Tu sei l' unica che può darmi una mano.-
Sentì un sospiro dall' altra parte. -D'accordo, lo farò. Io farei di tutto pur di avvicinarmi a mio padre se fosse ancora... lo sa. E le ricordo che è lei ad essere in debito con me.-
-Di nuovo, hai ragione. Parliamo adesso, sai già dov' è la Stark Tower.-
-Oh, no. No, no, caro, non se ne parla. Faremo a modo mio. Incontriamoci tra mezz' ora davanti alla scuola, non fare tardi.- e gli riattaccò in faccia.
Il miliardario produsse un verso tra il colpito e il divertito. Quella ragazza era un peperino, nessun dubbio sul perché piacesse a suo figlio.
-Devo avere paura?-
Tony girò lo sguardo alla sua destra, Anya era in piedi con la camicia da notte e lo guardava sospettosa. -Non stavolta, no.-

Chiuse la portiera della sua macchina e abbassò gli occhiali da sole. Di fronte a lui, Michelle lo guardava seduta sulle scalinate della Midtown High. Aveva i capelli davanti raccolti in una piccola coda dietro, che cadevano liberi col resto dei ricci. Un piccolo ciuffo le cadeva sul viso, nascondendo quasi uno degli occhi scuri.
-Non temi che ti vedano se risulti assente?-
-Questo è il mio primo giorno di assenza, ho una difesa immunitaria da paura e trovo che fare fuga sia da sfigati. Sono la prima della classe in tutte le lezioni e Elijah ha pensato di lasciarmi riposare per un giorno. Anche perché ha sempre paura quando sono a scuola durante una delle sue pattuglie.-
-Iperprotettivo?-
-Mai quanto lei.-
L' uomo mostrò un mezzo sorriso, annuì e si morse il labbro. -Touché. Dove mi porti?-
Lei si alzò e si diresse verso l' edificio, sapendo che l' avrebbe seguita. Entrò, scese le prime scale che incontrò nel suo cammino e andò sempre più giù, fino ad arrivare ad un lungo corridoio buio. Accese la luce con un interruttore malandato e aprì la prima porta alla sua sinistra. Per la seconda volta, attivò le lampadine. Era un' aula vuota, vecchia, malandata e impolverata.
-Dove diavolo siamo?- disse Tony tra un colpo di tosse e l' altro, mettendosi poi un fazzoletto sulla bocca.
M.J. aprì subito le finestre più in alto usando una scopa. -Questa scuola prima non era specializzata in Scienze e Robotica. C' era anche l' indirizzo di Economia, quello di Cucina, Arte... Questa è una delle vecchie aule. Prego, si sieda.-
Dubbioso, Stark si mise a sedere a uno dei banchi in prima fila. La ragazza chiuse la porta, prese dal suo zainetto una penna e un piccolo quaderno e li porse a lui. -Benvenuto a lezione di "Peter 101" e io sono...- con un gessetto scrisse alla lavagna Miss Jones, -... la tua insegnante.-
-Mi prendi in giro?-
-Te l' avevo detto che avremmo fatto a modo mio.-
-Ah, ferma, da quando mi dai del "tu"? E cos'è questa pagliacciata? Ti ho chiesto di aiutarmi a renderlo felice.-
L' adolescente alzò gli occhi al cielo. -Proprio non ci arrivi, vero? Vuoi renderlo felice? Devi conoscerlo. Hai chiesto il mio aiuto e io ti darò il mio aiuto, nell' unico modo in cui te lo posso dare. Hai chiesto la bici? Ora pedala.-
-Va bene, va bene, ho capito. Farò questo "corso" quante volte lo riterrai necessario. Per quanto riguarda il favore che ti devo...-
-Tuo figlio mi ha invitata al ballo. Da quel che ho visto fin'ora, tu sembri uno di quei "genitori elicottero" e la cosa non piace a me come so bene che non piace a lui. Quella sera non voglio che tu, uno degli Avengers o altri dei tuoi uomini ci tengano d'occhio, ok? Già ci ha messo una vita a dichiararsi, non voglio altri problemi come voi che vi mettete in mezzo e rovinate tutto. Quando stiamo insieme, voglio la completa privacy. Lo stesso per quando usciamo insieme, lui viene a casa mia o io vado da lui. Prendere o lasciare.-
Tony contrasse la mascella e battè nervoso la penna sul banco. -Tu non mi piaci.-
-Ne avevo il sospetto; ti voglio bene anch'io, raggio di sole. Altre lamentele?-
Il bruno chiuse le palpebre, sospirò a lungo e scosse la testa. -Me la stai facendo pagare per i tuoi, dico bene?-
Michelle aggrottò la fronte. -Perché dovrei? Sono morti cercando di fare quello che era il loro lavoro, di portare a termine la loro missione, ovvero proteggere te da Toomes e Octavius. Ci hanno tentato almeno e questo dà loro onore. Certo, avrei voluto conoscerli e sono furiosa con Octavius per quello che ha fatto... ma ho avuto Elijah. Mi ha cresciuta, è stato sia madre che padre per me. È sempre stato dolce, leale, severo quando doveva e, cosa più importante, non mi ha mai mentito e mi ha detto la verità quando l' ha ritenuto più opportuno, quando ha capito che ero pronta.-
Tony incassò il colpo e la guardò con curiosità. -Sei molto intelligente per una della tua età. Pensi che Peter sia pronto per la mia di verità?-
M.J., che incombeva in piedi sopra di lui, fece spallucce. -Dipende da che tipo di verità è. Lo capisco se non vuoi dirmela, ma qualunque essa sia io so già la futura reazione di Pete. La famiglia è l' unica cosa buona in questo mondo che non dovrebbe mai mentirti.-
-E perché non gli hai detto tutto quello che sai?-
Ancora, fece su e giù con le spalle, piegando il collo e camminando indietro per andare a scrivere col gesso. -Non è compito mio dirglielo.-
Nuova frecciatina, nuovo dolore al cuore. Be', questa ragazzina sapeva senz'altro usare le carte che aveva in tavola.
Prese appunti non appena la "lezione" iniziò. -Tre punti base: libri, baseball e scienza. L' ultimo dovrebbe esser più facile per te. Partiamo dal primo; hai mai visto Peter leggere da quando vive con te?-
-Sì, qualche volta, prima di addormentarsi.-
-Sempre lo stesso libro?-
-Sì e se non sbaglio era di scuola.-
-Bene! Allora è facile, dagli un libro da leggere che si trova in casa tua.-
Tony guardò un secondo a terra, non capendo. -In casa mia?-
-Ovvio, magari uno di quelli che hai letto tu.-
Lui si morse il labbro inferiore e la ragazza allungò il volto in avanti. -Tu non leggi?-
-I manuali di istruzioni contano?-
-Assolutamente no! Non hai una sala con dei libri da te?-
Silenzio.
-Una biblioteca?-
Altro silenzio.
-Una libreria?-
E... adesso era ironico.
-Vuoi dirmi che non ci sono libri in casa tua?!-
-Ehi, sono un Avenger occupato a salvare il mondo e a impedire a mio figlio di fare delle scemenze, dove lo trovo il tempo di leggere?-
La faccia di Michelle assunse un'espressione di sgomento e strinse così forte i denti che per poco non sentì più nulla. -Fa niente... compragliene uno. Più specificamente, gli piace il genere avventuroso. Due; il baseball. Peter ama il baseball, ok? Gli piaceva giocarci quasi quanto andare a vederne le partite con Ben, ma non ha più voluto saperne nulla di questo sport dopo che lui...- non osò finire la frase, sia per il dolore di quella notizia ricevuta a dodici anni, sia per il brutto ricordo del suo migliore amico che si stringeva a lei in lacrime.
Tony deglutì triste e si sistemò meglio sulla sedia, schiarendosi la voce. -Andiamo avanti.-
-Giusto, sì... punto tre: la scienza.-
La lezione privata continuò per un'altra oretta e mezza, quando Tony tornò a casa era sfinito e di nuovo solo. Si addormentò sul divano e ci restò fino a sera, non accorgendosi di Peter che sgattaiolava fuori.

-Richard! Metti giù quella telecamera!- Mary Parker ride, coprendosi col lenzuolo il corpo nudo e nascondendo il viso rosso contro il cuscino.
Suo marito ridacchia e continua le riprese. -Perché dovrei? È la nostra prima notte di nozze e sei stupenda.-
-Non voglio che nostro figlio trovi questo filmato, un giorno. Chissà cosa penserà mai!-
-Penserà che ci amiamo, il che è vero. Aspetta, "figlio"? Non "figlia"?-
-Sento che è un maschio. Io... lo percepisco. Dai, metti via quella cosa!-
-Però è divertente, ammettilo!-
-Hai reagito così anche quando mi sono trasferita da te. No, anzi, adesso sei molto più testardo.- imbarazzata, prova a mettere una mano davanti all'obbiettivo.
Richard la schiva e le fa il solletico. -Perché finalmente, dopo sette anni di convivenza, hai detto "lo voglio".-
La donna fa una finta espressione offesa. -Ah, davvero? Se non sbaglio, sei stato tu, mio caro, quello meno propenso al matrimonio.-
-Eravamo all' università e volevamo sfondare nel lavoro, che ti aspettavi?- alza con fare innocente le mani e zoomma sul sorriso della moglie. -Prima ancora che tu mi dicessi di sì, però, quando nemmeno c'erano le gemelle e avevamo finito gli studi, tu hai iniziato quel corso di... cos'era, poi?-
-Ahm... arti marziali, tesoro. A proposito delle gemelle, parla piano sennò si svegliano.-
-Giusto, giusto. Eri talmente presa da quel corso che non ti vedevo mai, vivere insieme era l' unico modo per averti sempre attorno.-
Mary lo guarda con occhi liquidi e si accarezza il ventre con dentro suo figlio, sentendosi una traditrice. -Ti amo, lo sai. Ma mi hai spaventata quando ti sei messo in ginocchio, quel giorno.-
-Ti amo anch' io e, in mia difesa, volevo solo chiederti di convivere. So come funzionano le cose; prima la convivenza, poi l' altare. Non faccio le cose al contrario, io.-
-L' ho capito dopo solo perché me l' hai chiesto.- lo prende in giro e gli dà una cuscinata. L' uomo scoppia a ridere e si protegge col braccio. -Non ero pronta per il matrimonio.-
-Infatti mi hai fatto penare sette anni prima di farti la proposta vera e propria.-
-Come?!- torna all' attacco e stavolta gli lancia persino una pantofola.
-Ehi, Cenerentola, guarda che non te la rendo dopo la scarpa, eh! Non sono il principe azzurro o Peter Wright di Only You.-
La telecamera riprende la sorpresa e la commozione di lei. -Richard... il nostro primo appuntamento da coppia che vive insieme, te lo ricordi ancora.-
-Certo che sì.- le accarezza felice la guancia, -Ottobre del '94. Quella notte eri come sempre: bellissima.-
Mary si morde il labbro e prova ancora lo stesso sentimento che Richard le provoca da sempre: profondo e intenso amore. Le diventano la vista sfocata. -Sai... mi è sempre piaciuto il nome Peter.-
Il suo amato ci mette un po' a capire e sprizza gioia dappertutto quando lo fa. -Stai... stai dicendo che...?-
-Sì. Sì, Richard.- annuisce, sorridendo contenta. -Ce l' abbiamo.-
-Abbiamo il nome del bambino!- esulta e le salta addosso, provocandole uno scoppio di risa.

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-Kitta♡

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