15
A Peter mancava May.
Gli mancava il profumo dei suoi waffles alla piastra, la morbidezza nelle sue carezze quando lei gli accarezzava la testa o la guancia, quelle giornate passate insieme a lei e allo zio Ben al parco, dove facevano sempre un picnic.
Sentiva la mancanza di ogni cosa di lei: dal rumore dei suoi tacchi sul parquet al suo canto stonato come una campana. Persino le loro litigate senza senso e senza conclusione. E si sentì morire quando scoprì che, più i giorni passavano, più dimenticava le piccole cose che la rendevano la donna che era.
Le emozioni provocate da questi pensieri vennero scaturite da un messaggio di Elijah; doveva andare a prendere alla centrale di polizia la roba di May rimasta intatta dall' incendio.
Peter si passò una mano sulla faccia e poi tra i capelli, mentre guardava il paesaggio fuori dal finestrino dell' auto cambiare. Grandioso, davvero grandioso, gli ci voleva proprio un altro taglio nell' animo. Anche se tentò con tutto sé stesso di rimanere forte, qualche lacrima gli scappò comunque. Come se non bastasse, la cosa non era sfuggita all' uomo al suo fianco.
-Ehi, campione.- Tony gli asciugò la guancia bagnata col pollice, venne scacciato bruscamente ma ciò non lo fermò. -Cosa c'è, mh? Che hai da piangere?-
L' adolescente lanciò un' occhiata veloce all' autista davanti a loro. Saddy? Angry? Boh. -Niente, una cavolata.-
-Non è una cavolata se ti fa piangere.-
-Non è affar suo, mi lasci in pace e basta.- tagliò corto e si voltò di più verso la propria portiera, cercando di fargli intendere che il discorso era finito.
-Sei sempre così diffidente con me.- scosse il capo Tony, guardando il figlio attraverso gli occhiali da sole. -Sbaglio o hai promesso a Steve che avresti provato a fare il bravo?-
-Adesso mi spia anche?-
-E hai pure lasciato metà colazione intatta stamattina.- lo ignorò, -Così non andiamo bene, ragazzino.-
-Lo sa dove se lo può mettere il suo parere?-
Ad Happy sfuggì uno scoppio di risa, che bloccò subito con le labbra serrate e diede a Tony uno sguardo di scuse attraverso lo specchietto retrovisore.
-Sei già in punizione, bimbo-ragno, non complicare la situazione.-
-Uh, sennò che mi fa?- lo sfidò sfrontato, un sorriso per nulla divertito accompagnò le sue parole. A detta sua, Stark doveva decisamente trovarsi un nuovo hobby se il salvare il mondo e creare armature erano troppo noiosi per lui. Così noiosi da portarlo a tirare i fili della sua vita.
Gli occhi scuri del miliardario lo puntarono con fare d'avvertimento. -Attento, Peter, posso essere molto più invadente e seccante di quanto tu abbia potuto pensare e vedere fin'ora.-
-Confermo.-
-Happy!-
Ah, ecco come si chiama.
-Scusa, Boss.-
-Tornando a noi, dopo scuola faremo il giro di perlustrazione del tuo quartiere come ti ho promesso, ma non indosserai quell'orribile tutina che ti sei fatto da solo.-
-Non è una tutina. E con cosa dovrei andare in giro, poi? Non ho nient'altro.-
Ecco la nota dolente. Doveva dargli il costume, cavolo. L'avrebbe protetto più di quel pigiamino fatto a mano, ma se glielo dava era come confermare che faceva ufficialmente parte della squadra. Non voleva metterlo in pericolo. Si diede del cretino; era già in pericolo. -Ho io qualcosa per te, te la darò nel pomeriggio.-
-Non voglio niente da lei.-
-Un semplice "grazie" sarebbe bastato.- conclusa questa frase, si accorse finalmente di cosa aveva Peter come pantaloni. -Scusa, e quelli?-
Il giovane seguì il suo sguardo. -Cosa?-
-Li hai prestati per sbaglio ad Edward "Mani di Forbice" o li hai presi dalla spazzatura? Come ho fatto a non accorgermene prima? Happy, fermati al supermercato più vicino.-
-Che? Perché?- Peter portò lo sguardo da uno all' altro, non capendo.
-Tu non andrai a scuola con uno scempio del genere addosso, ragazzo. Non sono neanche degni di farsi chiamare "jeans". C'è uno strappo persino nell'interno coscia, Dio Santo.-
-Sono fatti apposta, fa caldo e siamo quasi a Maggio.-
-Non m'importa della temperatura, del mese o della marca, ti si vede troppa pelle!-
-Sono gambe, non una vagina! Oggi ho anche un test, non posso fare tardi.-
-Niente da fare, non ti lascio andare vestito così.-
-Troppo tardi, non possiamo fermarci proprio adesso e tornare indietro. Mi porti a scuola e basta.-
Tony per poco non sentì degli altri capelli bianchi formarsi sulla sua testa. Quel ragazzino sarebbe stato la sua morte. E col cavolo che avrebbe lasciato suo figlio andare a scuola con pantaloni di seconda mano e osceni! Prese il proprio telefono e cliccò solo qualche pulsante. -Jarvis, manda una delle armature a comprare dei pantaloni per Peter. Che siano decenti, te ne prego.-
Neanche cinque minuti dopo, un Iron Man vuoto bussò al finestrino di Tony e lasciò loro dei pantaloni Gucci della taglia del ragazzo.
Peter arrossì fino alla punta delle orecchie. -Col cacchio che mi cambio di fronte a voi due!-
-Happy, finestrino separatore e un po' di musica, se non ti spiace.-
Detto fatto e rimasero "da soli", per così dire. Tony gli porse l'indumento. -Su, muoviti.-
-No.-
-Ti giuro che non guardo.-
-No!- era irremovibile su questa faccenda. Peccato che Stark sapesse usare le parole come ruspe.
-Ultima chance: ti cambi qui dove nessuno può vederti coi finestrini oscurati oppure dico ad Happy di parcheggiare proprio davanti alla tua scuola dove scenderemo entrambi e io ti farò calare le braghe davanti a tutti i tuoi compagni pur di farti indossare questi.- e agitò i pantaloni.
Lo sguardo di Peter divenne un unione tra smarrimento e profondo imbarazzo. -Non oserebbe.-
-Sfidami se ne hai il coraggio. Accettalo, non finirà mai bene per te se ci provi.-
Ok, di lì a poco il sedicenne gli sarebbe saltato alla gola. Avrebbe preferito morire piuttosto che essere umiliato di fronte a tutta la sua scuola, compreso quel coglione di Thompson. -Mi dia qua.- sbuffò arreso e si abbassò la zip dei jeans.
Tony si girò prontamente dalla parte opposta e in sottofondo ai suoni provocati da Peter poté sentire Bon Jovi alla radio. Si sorprese molto quando suo figlio cominciò a canticchiare la canzone. -Conosci Livin' on a prayer?-
-Chi non la conosce? È una delle mie canzoni preferite.-
Le sopracciglia dell' uomo si alzarono. Davvero? Wow, lo teneva d'occhio praticamente da sempre e non sapeva nemmeno i suoi gusti musicali. Be', la sera prima aveva la maglietta di una rock band per dormire, perciò...
Si ritrovò incredulo davanti alla propria ignoranza su Peter. Quando controllava le registrazioni fatte dal chip o lo faceva muovere pur di salvargli la vita tagliava sempre delle parti che trovava insignificanti. Certo, a parte le varie scene che proprio non doveva vedere per la sua privacy. Possibile che togliendo le parti delle giornate dove ascoltava la musica, parlava coi suoi amici, mangiava o stava al computer avesse perso tante cose su di lui?
Quello con la sua amica, M.J. o come si chiama, era sul serio il suo primo bacio? Era veramente amante del rock metal come lo era lui alla sua età?
Cos'altro non so su di lui che me lo fa scivolare ogni volta dalle dita?
-We're half way there.- si ritrovò a intonare, ricevendo in risposta un sorriso da Peter. -Livin' on a prayer.-
Fu così che padre e figlio cantarono insieme nella macchina e il cuore di Tony si allargò un po' nel vedere che, finalmente, l' aveva fatto sorridere. Sorridere per davvero.
Come promesso a Peter, Happy parcheggiò due edifici lontano dalla Midtown High. -Siamo arrivati. Scendi, ragazzino.-
Peter fece per aprire la portiera, ma prima Tony gli rubò di mano i pantaloni incriminati. -Questi te li brucio una volta a casa. Te li sceglierò veramente io i vestiti a partire da domani. Troverò una soluzione anche per la colazione, sappilo.-
-Blah, blah, blah, a dopo, Mr. Stark.- lo liquidò e se ne andò il più in fretta possibile.
L' autista si voltò verso il suo amico e lo trovò con in mano il telefono. -Stai chiedendo a Jarvis di hackerare il cellulare del ragazzo?-
-Voglio sapere chi è l' uomo morto che ha fatto piangere il mio bambino.-
-Tu non conosci proprio il significato di "privato", vero?-
Tony si limitò ad alzare un sopracciglio. -È mio figlio, niente di lui dovrebbe essermi nascosto.-
-Tu sei suo padre, eppure lui non sa niente di te, neanche chi sei.-
-Touché.-
Nel frattempo, Peter entrò in classe e si sedette vicino alla sua amica. Quando poteva chiederle un appuntamento? Uno in cui entrambi sono coscienti che non è un uscita tra amici? Meglio prima o dopo la Prank Week? Mmh, forse era il caso che prima si accertasse che anche lei provasse interesse nei suoi confronti. E come poteva capirlo?
Dio, le femmine sono così complicate!
-Ragazzi, via libri e appunti, forza.- il professor Gillian, insegnante di Chimica, battè due volte le mani e osservò attentamente i suoi alunni per assicurarsi che nessuno tentasse di copiare con bigliettini o roba del genere. Dopo di che, camminò tra di loro per posare dei fogli pinzati sui banchi. -Il test comincia non appena vi dico di girare la verifica. Parker, mi hai sentito?-
-Sì, prof, provvedo subito.- borbottò, mettendo a terra lo zaino.
-Ti ringrazio. E grazie anche di essere arrivato puntuale, almeno oggi.-
-Avrà pagato un taxi visto che la macchina non ce l'ha.- rise Flash, volendo farsi sentire e causando delle risatine.
Michelle e l'insegnante stavano per riprenderlo, però Peter li battè sul tempo: -Meglio avere la saggezza di non copiare a una verifica di fine scuola piuttosto che possedere una macchina vecchia e scassata come la tua; prof, gli controlli le mani, vedo le scritte sulla sua pelle da qui. E Flash? Perché per una buona volta non ti fai i cazzi tuoi?!-
-Parker, Thompson, in punizione dopo la scuola!- li sgridò Mr. Gillian, che però venne ignorato; il ragazzo era troppo preso dalle urla e dalle acclamazioni dei suoi coetanei, dallo sguardo furibondo di Flash che si era voltato nella sua direzione e dalla bocca aperta di M.J., la quale lo ammirava con occhi sgranati e le mani che applaudivano.
Punizione. Bene, perfetto. Tony lo avrebbe ucciso.
La porta si aprì e ne entrò il preside, seguito da un ragazzo. -Buongiorno. Scusate il disturbo, so che state facendo un test ma volevo presentarvi in anticipo il vostro nuovo compagno di corsi. Lui è Carl Grimes, inizia oggi. Trattatelo bene.-
Il giudice, in piedi nel suo studio e dietro la propria scrivania, firma l'ultimo accordo di riservatezza e lo consegna ad Harold Joseph Hogan, detto Happy. -Ecco. Ora vuole dirmi chi è lei e per chi sarebbe questo processo anonimo?-
-Lascerò che sia il mio capo a rispondere per me.- si limita a rispondere l'uomo e va ad aprire la porta a doppia anta, per poi andarsene.
Entrano coloro che stavano aspettando fuori, ossia due avvocati, delle guardie del corpo, una donna e...
-Tony Stark?- la giudice Monroe corruga la fronte, confusa. -E io che pensavo di dover scarcerare il presidente.-
-È sempre bello rivederti, Gloria.- sorride sarcastico Tony.
-Bando alle ciance, che ci fai qui da me? Non sono io che mi occupo di multe, oltraggio o armature che dovrebbero essere consegnate al Governo.-
-No, infatti, tu ti occupi dei minori. Happy.- fa cenno al suo amico, il quale fa subito chiudere porte e finestre, tutte bloccate da una delle sagome scure che li accompagnano.
-Mary.- fa cenno dopo la donna al suo fianco.
La donna si apre la grande giacca indossata appunto per nascondersi e mostra il pancione di quasi otto mesi alla giudice.
Gloria Monroe sbianca, i corti capelli rossi le si rizzano quasi sulla nuca. Gli occhi color del miele passano da Mary a Tony e si fermano su quest'ultimo. Altre rughe si aggiungono a quelle d'età della signora quando assume un'espressione di pura rabbia, sgomento e incredulità. -Oh, bontà divina, conoscendoti sapevo che questo giorno sarebbe arrivato... Sedetevi.-
I due si accomodano alle poltrone in legno di fronte alla scrivania di altrettanto materiale.
Il giudice Monroe si siede a sua volta e indossa i propri occhiali, che fino ad allora le stavano dondolando dalla catenina appesa al collo. -In quanto persona, terrò per me le mie ipotesi sul perché siete qui e spero vivamente di sbagliarmi, ma in quanto donna di legge... cos'è successo e perché siete venuti da me?-
-Sono il padre del bambino.-
-Che Dio abbia pietà della sua anima, questo l'avevo intuito. Mi serve comunque il test di paternità per ragioni legali, ce l'avete?-
-Sì, vostro onore.- annuisce May, prendendo l'oggetto in questione dalla sua borsa e porgendoglielo. -Vogliamo entrambi l'affidamento a tempo pieno.- proclama, determinata nel vincere quella stupida guerra che Stark stesso ha messo in piedi.
Mrs. Monroe annuisce e tira fuori dei fogli. -D'accordo, i vostri avvocati?-
I due uomini chiamati in causa si fanno avanti e firmano sulla carta porta dalla giudice.
-Molto bene. Vorrei riassumere, se non si svolge in aula e in presenza di testimoni o di una giuria, questo processo è solo... diciamo "di base". Io vi posso dare una spintarella a entrambi, però più avanti dovrete trovare una soluzione insieme o rendere la cosa pubblica. Capisco che potrà essere pericoloso per lei, Stark, d'altro canto le cose stanno così. Siete coscienzienti di ciò che accadrà qui dentro per i prossimi minuti?-
Riceve in risposta due cenni d'assenso.
-Possiamo iniziare, quindi. Uno di voi due ha una relazione seria?-
-Io sono sposata.-
-Ho una compagna.-
Il giudice si morde il labbro. -Terrò per me le mie domande. I vostri partner sono a conoscenza del bambino e di chi sia?-
Tony ridacchia senza vergogna. -Oh, mio Dio...-
-No, no, non lo sanno. Ho detto a mio marito che è suo.- Mary parla a denti stretti, un nodo le stringe la gola. Tiene in modo protettivo una mano sull'addome gonfio.
-Ritenete che il vostro compagno possa essere un soggetto pericoloso per il bambino?-
-Assolutamente no!- rispondono in contemporanea i due ex amanti.
-Vostro onore, mi consente?- alza un dito l'avvocato di Mary e fa un passo avanti. -Data la domanda, vorrei sottolineare il fatto che Tony Stark possiede delle armature cariche di proiettili, laser e programmate per combattere. Non chiedete della sua amata, io penserei piuttosto a lui.-
-Avvocato Dohcey?- Mrs. Monroe domanda all'altro avvocato in modo sottinteso se vuole controbattere.
-Quelle armature sono state create dalle mani e dalla mente di Tony stesso. Sì, sono per combattere, ma ognuna di esse è programmata per proteggere il bambino in qualsiasi occasione e per sorvegliare la Stark Tower.-
-Vi ringrazio. Da questo, devo dedurre che casa sua sia un luogo sicuro per il neonato, Stark.-
-Al mille per cento. È anti incendio, anti furto, purtroppo non ancora anti Ant-Man ma ci sto lavorando. Quel tizio riesce ad infilarsi ovunque, cavolo...-
Adams, l'avvocato di Mary, si intromette. -Obiezione: non è rilevante.-
-Accolta. Mr. Stark, resti concentrato per più di sei secondi, se non le dispiace. Casa sua, invece?-
-Sicura, totalmente.- risponde prontamente Mary.
-Mamma mia, signore, come siete noiose.- sorride di poco il miliardario. -Non sapete neanche stare al gioco?-
-Non è un gioco, Tony. Stiamo parlando di tuo figlio, se non ti interessa...-
-Certo che mi interessa, per chi mi hai preso?- interrompe il giudice con voce grondante di collera.
-D'accordo. Sarò sincera, tenendo conto del fatto che la madre sia sposata e il padre no, il bambino dovrebbe rimanere con lei. Inoltre, lei ha parecchi nemici, Mr. Stark, metterebbe la sua vita in serio pericolo. Ritengo sia più opportuno che lei resti a debita distanza dal neonato. In futuro potrà fargli visita, se vuole.-
-Mi sta prendendo per il culo?-
Tony non capisce, è forse impazzita?
-È malato, sono suo padre, avrà bisogno di me.-
-Lui ce l'ha già un padre.- la voce di Mary è senz'anima e fredda.
-Andate al diavolo, non finisce qui.- si alza senza cura e se ne va, distrutto dentro.
Mary non ha accettato la sua prima opzione per salvare il bambino e adesso vuole anche toglierglielo completamente. Deve fare qualcosa.
-Tony.- Happy lo raggiunge una volta fuori. -Mi ha appena chiamato Pepper. L'armatura a forma di uccello gigante, avvoltoio o quel che è, è sparita.-
Cazzo. -Toomes.-
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Commentate, grazie! :)
-Kitta♡
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