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Capitolo speciale 12

Unico avviso prima di lasciarvi alla lettura del capitolo: non troverete più il nome Nadia in tutti i prossimi capitoli speciali (e nei capitoli nuovi di "The Daughter"), da ora in avanti troverete solo Julia.

ψψψ

E se gli Dei non fossero esistiti?

Era un giorno come tanti quando mia mamma mi disse che ci saremmo dovute trasferire, quel giorno piansi e feci i capricci come la più rognosa delle bambine, eppure avevo diciotto anni.
Dopo tutto quel tempo avrei dovuto lasciare la mia casa e i miei amici?
Non ci pensavo minimamente.
Alla fine l'ebbe vinta lei e nonostante tutte le mie reticenze ci ritrovammo a New York in men che non si dica.

Maledivo la sorte dentro di me, mentre passeggiavo per le vie di quella metropoli in cerca di una libreria.
Dovevo essermi persa e non me ne accorsi nemmeno.
Imboccai una via senza notare che era l'unica via che avrei dovuto evitare e quando me ne accorsi era troppo tardi, tre grandi uomini dalle brutte intenzioni mi stavano inseguendo.
In un attimo mi ritrovai in un vicolo cieco pregando ogni Dio esistente di essere salvata e in quel momento udì una voce più dolce cercare di far paura a quei bruti.

Quando riaprì gli occhi li vidi davanti a me che cercavano di scegliere se credergli, ma al suono delle sirene scapparono con le gambe in spalla.
Mi chiese se andava tutto bene, ma io scappai come una codarda: ebbi paura che volesse farmi del male anche lui.

Qualche settimana più tardi me lo ritrovai nello stesso scuolabus e scoprì che veniva anche nella mia stessa scuola.
Jason era il suo nome.
Fui stranita di vederlo lì, ma cercai di non darlo a vedere, chiedendogli informazioni su come fosse riuscito a scacciare quei bruti.
Quando tirò fuori il telefono e fece partire la sirena della polizia per poco non mi venne un colpo, anche se poi dovette spiegare al conducente e a tutti gli studenti presenti che non era una vera polizia e non rischiavano niente.
Fu la prima risata che riuscì a fare in quel paese straniero.

Le ore passarono veloci e il mio compagno di banco, un biondino tutto pepe dagli occhi verdi e amico di Jason volle fare amicizia con me a tutti i costi e così è successo.
Jason, il bellissimo ragazzo dai capelli più neri di un buco nero e degli occhi dello stesso colore del mare che mi stregò al primo sguardo stette un po' da parte nonostante tutti i nostri sforzi di farlo unire alle nostre risate.
Poco dopo scoprì il perché se ne stava distante e in quel momento sentì come se il mio cuore avesse smesso di battere: aveva una storia con la più bella della scuola, una certa Julia, figlia di uno dei più importanti imprenditori della città e ragazza che ha mostrato che i cliché sulla bellezza della bionda con gli occhi chiari sono tutti falsi, visto che lei era tutto il contrario.

I giorni passavano lenti con tutte quelle lezioni, anche se le parti migliori erano quelle insieme al gruppo che si è creato: Hunter, il fratellastro di Julia era il bad boy della situazione e si contraddistingueva con i suoi capelli dello stesso color del rame e il piercing sul sopracciglio destro. Era quello che parlava meno e mangiava di più, anche se ogni tanto riusciva a farsi scappare una battuta o una risata.
Jessica era la classica bella ragazza dai capelli biondi e occhi chiari, la più simpatica e intelligente del gruppo: diede ripetizioni in ogni materia a Steven che diceva di non capire, anche se in classe lo sentivo sempre che risponde in borbottii alle domande del prof, ero sicura che qui gatta ci covava.
Infine c'era Austin, il ragazzo dalla pelle dello stesso colore del cappuccino chiaro che si prodigava in quattro per cercare di aiutarci tutti.
Eravamo un grande gruppo, l'unico neo furono Julia e Jason che se ne stavano tutto il tempo in disparte se non per qualche piccola frase da parte di lui.
Non sopportai sola a lungo quella situazione.

In uno di quei pochi giorni in cui riuscì a stare a casa e riposarmi da sola, sentì qualcuno citofonare alla mia porta, nonostante non aspettassi nessuno.
Quando andai ad aprire mi ritrovai una sorpresa nel vero senso della parola: la mia migliore amica Chiara era davanti alla mia porta!
In un primo momento cercai di capire come potesse essere visto che ormai abitavamo in continenti differenti, ma dopo le sue spiegazioni non potei che saltarle addosso ed esternare tutta la mia felicità in tanti gridolini, come tutte le adolescenti.
Venne a scuola con me e anche lei si interessò subito a Jason, anche perché non le raccontai immediatamente della mia cotta e smise in poco tempo, guardandosi intorno freneticamente.
Fui felice di averla con me anche in questa nuova avventura che era diventata la mia vita.

I giorni passarono e Jason lasciò Julia, il perché è ancora un mistero per tutti noi, hanno voluto tenerselo come segreto ma quando lo scoprì il mio cuore cominciò a fare tanti di quei salti della morte che a un certo punto pensai di morire d'infarto.
Cosa che fortunatamente non avvenne.
Julia iniziò a stare molto con un ragazzo di nome Daniel, uno che era in classe con me in un corso, ma si stancò presto e tornò a far parte del nostro gruppo, lasciando diventare la sua storia con Jason solo una bella amicizia e legò subito anche con Chiara, tanto da fare dei ritrovi solo loro due per parlare di bellezza e cose simili.
Non ne fui gelosa, anche perché ho sempre avuto piena fiducia nella mia migliore amica.

Io e Jason ci avvicinammo, ma io non osavo fare nessun passo per cercare di fargli capire i miei sentimenti: ero troppo insicura e lo vedevo felice in mia compagnia come amici e dedussi così che per lui ero una semplice amica.

Mesi dopo decidemmo di andare a mangiare fuori, per festeggiare il primo voto altissimo di Steven e davanti al ristorante mi scontrai con un ragazzo, vista la mia solita goffaggine e sfortuna.
Quando cercai di aiutarlo a tirarsi su e chiedergli scusa tolsi immediatamente la mano dalla sua, come se mi fossi scottata e feci un salto all'indietro rischiando di rompermi un piede poiché atterrai male.
Avevo lo sguardo sconvolto e continuavo a tenerlo fisso su quel ragazzo a terra, il quale ricambiava il mio sguardo con un sorriso che non voleva promettere niente di buono.
Jason mi si affiancò subito, chiedendomi anche che cosa ci fosse che non andasse, ma la mia bocca aveva deciso che da essa non sarebbe dovuto uscire alcun suono nonostante i miei sforzi.
Chiara ci raggiunse poco dopo e quando vide il ragazzo emise un suono strozzato, paralizzandosi come me, mentre Steven si avvicinava per aiutarlo ad alzarsi anche se lo ignorò bellamente.
Disse parole di cui non riuscì a comprendere il significato, ma solo che la sua minaccia stava per mettere in atto.

In un attimo mi ritrovai in quel parco, seduta su una panchina e circondata dagli amici di Giulio.
Mi ricordai delle violenze subite, delle mani che cercarono di insinuarsi in posti nei quali non avrebbero dovuto, delle mie grida disperate tappate da una mano troppo grossa mentre l'altra continuava a darmi pugni e schiaffi cercando di mettere fine alle mie resistenze.

Ricordai di come se ne andarono dopo avermi sputato ovunque perché non erano riusciti a fare di me quello che volevano e di come rimasi sanguinante su quella panchina isolata fino a tarda sera, quando il mio telefono iniziò a squillare e trovai la forza di rispondergli.
Ricordai degli occhi di Chiara quando riuscì a trovarmi e quelli di mia mamma quando mi ritrovò in ospedale.

Sentì Chiara rispondergli a tono e minacciarlo a sua volta, mentre io tremavo mentre il terrore dai miei occhi non voleva cessare di essere.
Se ne andò velocemente, senza paura ma con la fretta di chi deve ultimare un piano malvagio mentre io rimanevo ancora ferma immobile.
Non ebbi nemmeno la forza di lasciarmi cadere sulle ginocchia.

Entrammo nel ristorante, sperando che tutto quello mi avrebbe risvegliata, ma sentire il racconto di quello che mi aveva fatto dalla bocca di Chiara peggiorò la situazione.
Sentì qualcuno prendermi da sotto le ascelle per alzarmi e portarmi da qualche parte, poi tanti suoni messi uno dietro l'altro e dell'acqua che mi sciacquava il viso e il collo.
Quando riuscì a uscire da quello stato catatonico davanti a me vidi Julia, cosa che mi stupì e non poco, ma lei mi rassicurò e mi disse che ora andava tutto bene, che avevo loro e che lui non sarebbe più riuscito a farmi del male.
Le credetti.

Le credetti per qualche settimana, o forse erano mesi.
Le credetti fin quando Giulio non riuscì a rapirmi e a rinchiudermi per giorni in una struttura che non ero riuscita a identificare: mi aveva tolto il telefono, distruggendolo davanti miei occhi, in quel momento per poco non scoppiai a piangere visto che lì avevo quelle poche foto con Jason e lì custodivo il segreto di averlo baciato dopo una festa nella quale era ubriaco.
Passai quel tempo, giorni o settimane rinchiusa lì dentro con lui, che quando voleva entrava nella stanza in cui mi aveva segregata e faceva di me quel che preferiva.
Fu come vivere uno dei miei peggiori incubi, nati dopo quel fatidico giorno.

Ogni volta che faceva di me quel che voleva, morivo dentro e pregavo ogni cosa vivente o meno che qualcuno mi trovasse e mi salvasse.
Non ebbi le forze di farlo da me.

L'ultima volta che vidi quella porta aprirsi ebbi paura che Giulio stesse tornando nonostante fosse andato via da poco, ma trovai davanti a me Jason.
Mi guardò con uno sguardo strano, mentre io lo guardavo come se fosse un Dio mentre mi liberava e mi portava fuori di peso a passo di carica.
Non so come riuscì a evitare Giulio, ma ce la fece e mi portò in ospedale dove riuscì a denunciarlo, cosa che non avevo avuto il tempo di fare in Italia visto che il capo di mia mamma e padre di Giulio appena scoprì quel che era successo ci fece prendere un aereo per New York.
Cercava di salvare suo figlio o il suo buon nome?

ψψψ

-Ali, svegliati tesoro!-
Senza ascoltare quella voce, mi volto dall'altra parte cercando di prendere più coperte possibili per portarmele fin sopra la testa.

-Smettila di fare la bambina e alzati che oggi è il giorno in cui ti devi laureare-

A quelle parole, la mia testa comincia a macinare e capisco che quello che ho fatto era solo un incubo e non qualcosa che avevo veramente vissuto e solo qualche secondo più tardi capisco che giorno è oggi.
Come una molla mi alzo dal letto, rubando il bagno a chiunque ne avesse bisogno, sentendo in sottofondo la melodiosa risata del mio ragazzo.

Sotto la doccia ripenso al "sogno" appena passato e mi rendo conto che questi poteri sono stati una manna dal cielo che potrebbero aver cambiato la mia vita in meglio.
Senza usare asciugamani e phon mi asciugo e mi vesto in un razzo, prendendo tesi e trovando tutti gli altri ad attendermi davanti alla porta di casa.

-Sei pronta dottoressa?-
Poso lo sguardo sugli occhi sorridenti di Jason, oggi hanno una sfumatura molto chiara che mostra la sua felicità a chi li sa osservare e vedo che mi mima un "Ti amo", al che sposto lo sguardo sulla mia migliore amica mentre mi avvicino e prendo per mano Jason e le rispondo di sì.

Ecco qui un nuovo capitolo speciale di questa raccolta!
Ne siete felici?

Sì, il nome che voi avete sempre letto come Nadia è cambiato (cosa che viene spiegata nel capitolo intitolato Revisione in "The Daughter"), ma a parte questo vi è piaciuto?
Che cosa ne pensate del gruppo senza poteri? Vi piacciono di più così?

E no, non preoccupatevi, non é uno spoiler di quel che farò succedere nel nuovo "The Daughter" quello che Giulio ha fatto ad Alisia, potete tirare un sospiro di sollievo!

Ahah, comunque la cosa importante che dovevo dirvi!
Per la prima volta ho scritto un capitolo al passato e spero di essere riuscita a tenere i tempi verbali nel modo corretto, se così non fosse vi pregherei caldamente di evidenziarmi i punti in cui sono sbagliati con la correzione per aiutarmi a imparare e migliorare.
Vi ringrazio in anticipo!

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