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Capitolo 16: Invincible

Apro gli occhi, finalmente.
Tutto quel buio mi ha distrutto mentalmente e fisicamente.
Non ce la facevo più a sopportare quel buio, dentro e fuori di me.
Finalmente posso guardarmi, nuovamente, intorno.
Finalmente posso osservare ogni sfaccettatura di ciò che mi circonda.
Davanti a me si trova mio padre.
Finalmente posso vederlo di nuovo.
-Piccola mia, come stai?- mi chiede preoccupato.
Lo sento dalla sua voce, ma lo vedo dai suoi occhi e dalla sua espressione.
Non pensavo che mi sarebbe mancato tanto poter vedere ogni cosa, poiché lo davo per scontato, pensavo che non avrei mai perso la mia preziosa vista.
Dopo qualche minuto di riflessione, penso alla domanda postami da mio papà.
Come sto?
Non lo so, perché non dovrei star bene?
Non mi ricordo l'ultima cosa che ho fatto.
Mi ricordo solo di aver chiuso gli occhi per un dolore troppo intenso e di aver perso del tempo rinchiusa in un tunnel buio pieno di Oscurità senza poter controllare il mio corpo.
Nell'ultimo periodo, non riuscivo a controllare, nemmeno, la mia mente.
Ora, quel dolore che mi ha spinta a chiudere gli occhi non lo sento più.
È come se non fosse mai esistito.
-Perché dovrei stare male padre?- chiedo curiosa.
Mi guarda curioso.
Come se non riuscisse a capire il perché io non ricordo cosa sia successo.
Io non abbasso lo sguardo, voglio sapere il perché dovrei star male.
Lui sospira in modo pesante, sperava che io ricordassi tutto.
-Quando ricorderai ti sarà tutto chiaro e potrai usare ciò che ti ha ridotto così- mi dice.
Poi lo sento che sussurra "Purtroppo non posso dirti di più, a causa delle leggi che imposi moltissimi anni fa"
Ci rimango male, ma so che non può farci nulla.
Mi guardo intorno: sono a casa, ma non c'è nessuno.
Nessun rumore, nessuno che parla.
Ma che è successo?
Quanto tempo sono stata incosciente?
Ho paura di chiederlo a mio padre, ma ho bisogno di saperlo.
Dal suo sguardo, so che la risposta non mi piacerà.
"Due settimane".
Questo è ciò che sussurra.
Questo è il tempo che ho perso, senza il mio ragazzo, senza la mia migliore amica e senza tutti i miei amici.
Due settimane.
Quattordici giorni.
Trecentotrensei ore.
Ventimilacentosessanta minuti.
Un milione, duecentonovemilaseicento secondi.
Tutto questo tempo al buio. Sola.
Ora riscatterò tutto il tempo che ho perso.
-Sai dove posso trovare i miei amici, padre?- chiedo speranzosa.
Non vedo l'ora di riabbracciarli e scusarmi per il tempo passato lontano da loro, anche se non mi ricordo il motivo.
Il largo sorriso che si era fatto strada nel mio volto a questi pensieri scompare dopo aver visto il dispiacere negli occhi di mio padre.
Se questo è quello che devo vedere, perché ho rivoluto la vista indietro?
Se questo è quello che mi aspetta ora potevo rimanere nel buio, almeno lì non soffrivo.
-I tuoi amici sono prigionieri di Giulio, tesoro. Sono tutti lì, al castello dell'ultima battaglia.- mi informa addolorato.
Devo andare da loro.
Mio padre lo capisce.
Mi dà un abbraccio e, in un istante, un calore anomalo mi sconvolge le membra, una sensazione di smarrimento e di nausea mi travolge.
Quando riapro gli occhi sono a pochi passi dal mare che mi separa dal castello.
A noi due Giulio!
Vengo a riprendermi i miei amici!

ΦΦΦ

Pov Jason

Ormai ho perso il conto di quanto tempo abbiamo passato qui, rinchiusi nella stessa cella, senza aver informazioni sui ragazzi che si sono diretti in Texas, con Giulio che, ogni ora, viene qui a chiederci come mai Alisia non sia ancora arrivata e tortura uno di noi per ogni volta che è qui senza di lei.
Io sono il bersaglio preferito delle sue torture.
Era scontato.
Mi chiedo dove sia finita la mia ragazza, sempre se posso considerarla, ancora tale, visto che è sparita senza dirmi niente, sono settimane che non si è fatta sentire e non si degna, neanche, di venirci ad aiutare.
La porta si apre.
Ecco che arriva Giulio con le solite notizie.
Noi tutti ci raggruppiamo davanti a Chiara: lei è la più debole tra tutti noi e dobbiamo proteggerla, anche perché Hunter si farebbe uccidere piuttosto che vedere un graffio causato da quell'obbrobrio di natura e non possiamo permetterci di perdere il nostro amico.
-È sempre bello entrare qui e vedere i segni che vi lascia sulla pelle- entra sghignazzando quel lecchino del figlio di Ecate.
Non riceve nessuna risposta da noi, ma finge che questo non gli importi.
-Sapete, Giulio è tanto arrabbiato perché la vostra amica non si è, ancora, presentata innanzi a lui, così..- inizia a dire, ma lo interrompo.
-Innanzi? Ma come parli damerino? Ti senti ogni tanto?- lo derido aspramente.
Le vene sulla fronte cominciano a ingrossarsi. È sempre divertente farlo arrabbiare, nonostante le conseguenze lo siano di meno.
Lui alza un pugno e, lo so, vorrebbe scagliarmelo contro, ma la voce di Giulio lo precede, interrompendo la sua azione.
-Fermo Adrian. Lasciamo a questo piccolo raggio di sole quest'ultima gioia- dice beffeggiandomi.
Ora le vene della fronte che si ingrossano sono le mie.
Si sfrega le mani e poi se le passa in mezzo ai capelli, tirandoseli leggermente.
Ormai sappiamo cosa voglia dire quel gesto: sta scegliendo chi torturare.
Allunga una mano, mentre sul suo volto compare un ghigno che non fa presagire nulla di nuovo e apre la bocca per dire chi è il "fortunato di oggi", ma la porta si apre di scatto, investendo Alassio.
Era Alassio, giusto?
Chissene, l'importante è che ci abbia fatto ridere poiché si è fatto male.
-Signor Giulio!- esclama la guardia che è entrata.
-Quante volte vi ho detto di non interrompermi mentre sono con i prigionieri!- urla l'interessato, voltandosi verso la nuova arrivata.
Quella abbassa il capo, ma parla di nuovo.
-È importante!-
Fa una pausa per vedere se lui la caccia via, ma si limita a voltarsi verso di noi come se niente fosse successo.
-Capo, è davvero molto importante!- continua la ragazza strizzata in un top nero e un pantalone molto più che skinny, sempre nero.
Giulio si volta, nuovamente, verso di lei, con uno sguardo assassino e con la mano che inizia a crepitare per l'elettricità.
-Parla, ma se non è così importante come dici la tua fine sarà molto più dolorosa delle loro- la minaccia.
La ragazza risponde con tre semplici parole che hanno il potere di bloccare il tempo, lui, me e il mio cuore.

"LEI È QUI"


_A/N_

Allora, vi ho fatto dannare per il ritorno di Alisia, lo so, ragazzi.
Mi spiace, ma doveva andare così.
Cosa pensate sia successo?
Che torture potrebbe aver il nostro piccolo semidio della bellezza maschile?
Che cosa pensate succederà ora?
Tornerà tutto alla normalità, oppure cambierà tutto?
Giusto per mettervi un po' di ansia, ho già in mente il finale per questa storia, anche se il percorso non è ancora finito, non preoccupatevi!
O, forse si! Muahahahah!
Votate e commentate se volete :)

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