Capitolo 7: One in a million
Pov Jason
-Non potranno mai essere degli occhi terribili, tranquilla. In ogni caso non ti prenderò in giro, lo giuro su mio padre.-
Dopo aver sentito queste mie parole, alza lo sguardo e incastra i suoi occhi nei miei.
Blu zaffiro e verde smeraldo.
Non so cosa dire, ho il cervello completamente in pappa, non ho mai visto degli occhi così belli, così magnetici, così spettacolari, così come i suoi.
È come se mi si fosse spento il cervello, forse ho anche smesso di respirare e il mio cuore non batte più come ha sempre fatto, ha cambiato ritmo, è un ritmo molto più bello.
In tutto questo c'è un qualcosa, come se i suoi occhi mi risucchiassero l'anima, come se m'incatenassero.
Sono ufficialmente andato. Ho trovato la mia musa. Lei e i suoi occhi spettacolari. So già che scriverò milioni di poesie e canzoni su di lei, farò milioni di disegni sui suoi occhi.
I suoi occhi sono i più belli del mondo.
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Pov Alisia
Ho ancora gli occhi piantati in quelli di Jason, ma lui non sembra voler parlare, a quanto pare, però, non vuole nemmeno più respirare, devo farlo tornare a respirare.
Chiudo gli occhi e abbasso lo sguardo.
-Sono davvero così brutti? Mi sono sempre vergognata dei...- m'interrompe mettendo una sua mano sulla mia bocca.
Caspita è liscia ma con dei calli, penso tipici per chi tira con l'arco e non so se suona, anche, strumenti a corde oltre al pianoforte.
-Hai degli occhi bellissimi Ali, dovresti mostrarli al mondo al posto di nasconderli.-
Le mie guance vanno a fuoco e, stavolta, nessuno schiaffo ne è la causa, ma solo i complimenti sinceri di questo semidio al mio fianco.
Alzo nuovamente lo sguardo e stiamo un po' a guardarci negli occhi senza dire niente. Quanto sarà passato? Un secondo? Un minuto? Delle ore? Non so quanto sia passato, ma dopo quelli che mi sono sembrati secoli si apre la porta dell'infermeria ed entra come una furia una Jessica arrabbiata e preoccupata.
-Come ti è saltato in mente eh? Non farmi mai più scherzi del genere! Lo sai che mi sono preoccupata a morte? Eh? Lo sai?-
Distolgo lo sguardo da quei laghi che ha al posto degli occhi Jay e guardo Jessica.
-Ei, sta tranquilla, ora sto bene, era solo un calo di zuccheri penso-
Lei mi guarda attentamente.
-I tuoi occhi! Che è successo ai tuoi occhi? Sono diversi! Il punto di rottura non ha mai cambiato gli occhi a nessuno! Cosa?-
Oh, giusto, non ho più le lenti, me lo ero dimenticato, sono troppo sbadata.
~No, eri troppo impegnata a sbavare davanti a quel figo da paura.~
~Ma smettila! Io non stavo sbavando!~
~Asciugati la bocca prima di mentirmi almeno.~
-È tutto ok, Jess: portavo le lenti a contatto per mascherare questo mio difetto, io ho gli occhi etero cromatici.-
-Ma sono meravigliosi! E mi ha fatto prendere nuovamente un colpo, te la farò pagare cara sappilo.-
Scoppio a ridere ed entrambi mi seguono a ruota, sono contenta di aver trovato degli amici qui, già dal primo giorno di scuola, certo, mi hanno stravolto la vita, ma cos'è la vita senza qualche cambiamento drastico?
Smettiamo di ridere perché siamo a corto d'ossigeno.
-Tu di chi sei figlia?- chiedo a bruciapelo alla ragazza che è entrata da poco.
-Mio padre è Hermes, messaggero degli dei, psicopompo, cioè accompagnatore dello spirito dei morti, protettore degli atleti, dio degli oratori, della letteratura, dei poeti, dell'atletica, delle invenzioni, dei confini, dei viaggiatori, del commercio e dei ladri e bugiardi.-
-Wow! Ma sono tutti Dei di infinite cose?-
-Ahahah eh gli dei!
-E tutti gli altri?-
-Oh bé... Hunter è figlio di Ares, dio della guerra, ma solo degli aspetti più violenti della guerra, della lotta intesa come sete di sangue e della violenza- mi risponde la ragazza.
-Nadia è figlia di Afrodite, dea della bellezza, dell'amore, della generazione e della fertilità, moglie di Efesto- continua Jason.
Oh ci credo che siano stati insieme quei due! Magari ci stanno anche riprovando!
-Un po' l'avevo intuito.-
-Austin, invece, è figlio di Demetra, dea del grano e dell'agricoltura, nutrice della gioventù e della terra verde, artefice del ciclo delle stagioni, della vita e della morte, protettrice del matrimonio e delle leggi sacre.- stavolta a parlare è stata di nuovo Jessica.
-Oh che cosa carina!-
-Steven, infine, è figlio di Dioniso, dio della vegetazione, del vino, dell'estasi, dell'ubriachezza, della liberazione dei sensi e delle feste.- conclude il suo amico.
-Ecco perché è sempre così allegro!-
Si mettono a ridere e poi la figlia di Hermes mi chiede:
-E tu? Sei figlia di Zeus, giusto?-
-Si ma...-
Mi giro verso Jason, ma si è messo un dito davanti alla bocca e scuote il capo come per dire "non parlare del fatto che Poseidone è tuo nonno", sono curiosa di sapere il perché, ma mi fido di lui, quindi seguo il suo muto consiglio.
-Sì, sono figlia di Zeus, re degli Dei, Dio dell'aria, del cielo, della pioggia e dei fulmini.-
-È proprio epico!-
-Già.-
Come al solito, quando sono nervosa, sotto pressione, pensierosa o non so cosa fare, mi metto a giochicchiare con il mio braccialetto.
È di non so quale metallo, l'ho portato in moltissime gioiellerie, ma mai nessuno ha saputo darmi una risposta; è un unico pezzo di metallo senza chiusura, un cerchio non completo per permettermi di metterlo e toglierlo, ha la forma di un fulmine e all'interno c'è inciso una parola strana, penso sia in greco e, sempre che sia greco, vuol dire "fulmine".
La scritta è αστραπή e, in greco, si legge "astrapí". Come al solito, me lo rigiro sul polso e traccio la forma ai lati del fulmine, ma, come spinta da una forza estranea, traccio la forma del fulmine al centro esatto del braccialetto, appena finisco il movimento il bracciale si illumina e si modifica.
Tutto questo dura solo un paio di secondi e, poi, mi ritrovo a stringere l'elsa di una spada.
La spada è dello stesso materiale del bracciale e l'elsa che sto stringendo è d'oro e luminosa come se fosse cosparsa di fulmini, è stupenda. Stupefatta, alzo lo sguardo sui miei amici e loro sono pietrificati davanti alla mia spada, faccio il movimento che mi ha portato a liberare la spada al centro della lama e questa torna a essere il mio solito braccialetto.
Dopo qualche minuto che ho ritrasformato la spada, Jason mi chiede:
-Quella che cosa era?-
-Una spada, credo che il suo nome sia "Astrapì", "Fulmine nella nostra lingua.- rispondo incerta.
-Dove l'hai presa?- chiede, invece, la ragazza ancora shoccata.
-A quanto pare l'ho sempre avuta, viene dal mio bracciale, l'unico oggetto lasciato da mio padre, oltre al mio nome.- spiego
-Lo sai che quella spada è quella che tuo padre usò per distruggere Crono? È una leggenda!- Jessica è entusiasta.
-E quando mai nella mia vita non c'è qualcosa di oltre l'ordinario?-
Jason guarda Jessica come per dirle di lasciar stare, poi si gira nuovamente verso di me, mi porge una mano e mi dice:
-Mi dispiace non essermi presentato per bene prima. Piacere di conoscerti Alisia Bianca Gaetani, figlia di Zeus, io sono Jason James Matthew, figlio di Apollo.-
Gli stringo la mano cercando di trattenere una risata. A un certo punto Jessica salta in piedi e grida:
-Oh per tutti gli Dei immortali! È tardi, è quasi ora di andarsene! Dobbiamo raggiungere gli altri!-
Riesco ad alzarmi dal letto e prendo le mie cose e scopro di aver appena ingaggiato una guardia del corpo, nome in codice J.J.MATTHEW.
-Sto bene, non ho bisogno di un gorilla, sai?-
-Non si sa mai.- poi, più a bassa voce aggiunge: -Non fidarti di ogni persona del nostro gruppo, controlla prima che siano realmente tuoi amici.-
Arriviamo in cortile e vedo Nadia e Steven che litigano, dopo qualche minuto che siamo lì a guardarli S mi vede, mi corre incontro e mi stringe in un abbraccio, possiamo anche dire che mi rompe tutte le costole.
-Meno male che stai bene! Avrei ucciso quella strega ammaliatrice se tu avessi avuto qualche ripercussione strana! Ma... Aspetta! L'hai avuta! I tuoi occhi!- si rigira verso Nadia e continua il suo monologo: -Ora te la vedrai con...-
Non gli faccio finire il discorso che gli metto una mano sulla bocca. E poi dicono che sono io quella logorroica!
-Eieiei! Se mi lasciassi spiegare sapresti che questi sono i miei veri occhi, indossavo delle lenti per nasconderli, mi facevano male e le ho levate e buttate.-
-Oh, non puoi più usare quelle cose, il tuo corpo ora non le riesce più a sopprtare. Comunque stai molto meglio così.- dice con un peso in meno addosso.
Mi giro verso la mia guardia del corpo e gli dico:
-Vedi? Lui non è stato molti minuti a fissarmi senza parlare facendomi preoccupare!- e gli faccio l'occhiolino.
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