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Capitolo 34: #Fuori c'è il sole

Sento la porta aprirsi, sono stanca di stare qui dentro senza la compagnia di nessun altro se non quella della mia odiosa coscienza.

~Dovresti essere contenta di avere almeno me, stupida ingrata!~

~Ne sarei stata meno disturbata, se solo tu non avessi passato tutto questo tempo a rimproverarmi per la mia "Stupidata"~

~Vorresti dire che non ho ragione?~

~So benissimo anch'io che ho fatto la più grande cavolata della mia vita~

~E allora perchè l'hai fatto?~

~Era l'unico modo~

~Per cosa?~

~Per salvarli. Per salvarLO~

-Accetto mia cara, ho valutato la tua proposta e la reputo molto vantaggiosa... Per me- dice con un ghigno la persona che è appena entrata.

Non ho bisogno di voltarmi per sapere di chi si tratta, può essere solo lui, solo colui che potrebbe dirmi queste parole, Giulio.

-Bene, allora puoi farmi scendere da questo coso? Sono abbastanza scomoda- gli dico guardandolo negli occhi.

-Va bene tesoro, va bene.-

Cerca qualcosa in tasta, tira fuori delle chiavi e apre i lucchetti che bloccavano qualunque cosa mi tratteneva imprigionata in quel maledetto lettino ospedaliero. Mi massaggio i polsi e scendo per potermi mettere in piedi di fronte al mio aguzzino.

~In ogni non ti è andata male~

~Ma che stai dicendo?~

~Lui non è mica brutto!~

-Va meglio così?- mi chiede in un tono che ricorda quello di un tempo, molto dolce.

-Sì, grazie-

Rimaniamo qualche secondo, o forse minuti, in piedi a fissarci negli occhi in silenzio. Poi prendo parola:

-Hai già finito di preparare tutto, non è vero?-

-No, ho dato istruzioni, ma a momenti i miei seguaci dovrebbero finire-

Annuisco con il volto.

-Sai che cosa devi fare prima di iniziare, no?- chiedo ancora.

-Sì, non preoccuparti, ho già mandato qualcuno a occuparsene.-

Abbasso il capo, ormai il mio destino è segnato.

~Se non ti piace potevi evitare di fare quel patto, non credi?~

~Preferisco aver fatto questo patto piuttosto che le conseguenze che si sarebbero potute avverare~

Usciamo da quella stanza per dirigerci dove il mio destino si avvera.

=================================================================Pov Jason

Abbiamo aperto non so quante porte e quante altre volte siamo tornati indietro, siamo esausti, io sono esausto, ma non mi fermo, non posso fermarmi, non posso lasciare che le facciano del male.

~Fermati un attimo e riposati~

~No! Potrebbero farle del male! Sempre che non gliene abbiamo già fatto! Devo trovarla!~

~Perchè?~

~Perchè mi sono innamorato di lei!~

Mi fermo un attimo incredulo, l'ho pensato davvero? Sono davvero innamorato di Alisia? Che mi piaccia e che io abbia una cotta per lei è sicuro, ma sono davvero innamorato di lei?

~Te ne andresti mai senza di lei?~

~No~

~Se lei morisse tu cosa faresti?~

~No, lei non può morire!~

~Se succedesse cosa faresti?~

Non so cosa rispondere a questa domanda, perchè pensare a delle conseguenze vorrebbe dire rendere reale la possibilità e io non posso permetterlo, non posso vivere senza di lei.

~Ecco la risposta alla tua domanda~

Sono innamorato di Alisia, sono INNAMORATO di ALISIA!

Ora sono ancora più motivato a trovarla!

Apro una porta, stranamente, questa non è come le altre, cioè spoglia di ogni oggetto, no, questa contiene una specie di letto, tipo quello dei dentisti per intenderci, che ha dei lucchetti che aprono e chiudono delle manette e dei lacci di cuoio aperti e un tavolino a cui sono appoggiati sopra degli attrezzi, ma non riesco a riconoscerne nemmeno uno. Entro nella stanza, mi avvicino al letto e sento una leggera scia di profumo, un profumo che ho già sentito in un'altra occasione, un profumo indimenticabile: profumo di vaniglia, rosa, pesca, di mare, gelsomino, limone, mandarino, un sacco di profumi che mescolati insieme sono il paradiso, il profumo della MIA Alisia. Lei è stata qui!

-Ragazzi lei era qui!- grido rivolto verso i due.

-Come fai a saperlo?- mi chiede Jessica.

-C'è qui il suo profumo- dico.

-Ora sappiamo dov'è stata, ma rimane ancora una domanda a cui rispondere: dov'è ora?- chiede Steven.

=================================================================Abbiamo girato quasi tutte le stanza, quando, a un certo punto, sentiamo un urlo fortissimo.

-ALISIA!!!!- grido in risposta.

Corro verso l'origine dell'urlo, senza degnarmi di vedere se i miei amici mi stanno seguendo e, quando arrivo in quella sala, mi vengono i brividi in tutto il corpo, vorrei solo chiudere gli occhi e non guardare, ma sono paralizzato a guardare. Mi risveglio dallo stato di trance in cui ero caduto quando sento una voce, proveniente da davanti a me, che si rivolge a LEI.

-Bene, bene, i tuoi amici ti hanno trovata. Che facciamo adesso?-

Giulio.

~Finalmente hai capito il nome~

-Mandali... Via..- dice a fatica LEI.

-Cosa? Io non me ne vado di qui senza di te!- dico alzando la voce.

I suoi occhi incontrano i miei per un attimo, non è più lei, i suoi occhi non sono più pieni di vita, non hanno più quella luce dentro che ti fa credere che il mondo sia un posto meraviglioso in cui vivere. Ora i suoi occhi sono spenti, hanno perso tutto il loro bel colore e ora sono sbiaditi, annacquati.

-G... Giulio... Ti... Prego...-

-Ragazzi dovete andarvene, LEI non vi vuole- dice avvicinandosi a noi con un ghigno stampato in quella sua orribile faccia e marcando la parola lei.

-Io non ci credo! Cosa le hai fatto?- grida Steven.

-Io non le ho fatto nulla- il ghigno di quel Coso s'ingrandisce.

~Ecco, ci risiamo~

-Ha scelto LEI questa via.-

I miei occhi si spalancano e si fissano sulla sua figura, su quella figura di una donna bellissima e piena di vita, che non si è mai fatta mettere i piedi in testa da nessuno e ora è lì, con i polsi legati sopra la propria testa, le caviglie attaccate al muro, in piedi, immobile, con dei tubi attaccati al corpo che le succhiano via il sangue e la vita, portandola sempre più lontana da me, sempre più lontana da tutti noi.

Decide anche lei di guardarmi, non riesco più a capirla, non riesco più a decifrare le sue decisioni, ma non posso permettere che lei muoia, non posso permetterle di morire, non davanti a me sicuramente.

Non so cosa mi stia succedendo, ma sento una forza, mai provata prima, crescere in me, una forza che è molto potente. I miei amici, che erano rimasti dietro di me, vengono sbattuti fuori da me dalla chiusura in faccia della porta, chiusa a chiave, poi, molto lentamente, mi avvicino ad Alisia.

-Cosa vuoi fare?- mi chiede il coso psicopatico.

-Non posso salutarla?- gli rispondo con un'altra domanda senza mai staccare gli occhi da quelli di LEI.

-Va bene, ma fai in fretta, abbiamo dei lavori da fare noi.-

Quanto lo odio e questo odio che provo per lui fa crescere la forza che ho dentro di me e che vuole essere tirata fuori.

Arrivo davanti a LEI, l'abbraccio fortissimo e le sussurro:

-Chiudi gli occhi e non riaprirli salvo che non te lo dica io.- 

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