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Capitolo 23: Banana Pancakes

-Chiara dove sei?- sussurro stando appoggiata contro la ringhiera del balcone della mia camera.

All'improvviso si alza un vento più forte che mi fa svolazzare i capelli, io cerco di tenermeli fermi, non ci riesco e mi finiscono davanti agli occhi bloccandomi la vista. Riapro gli occhi, lo scenario è cambiato: mi trovo in un cimitero, non so cosa ci faccio qui, sarà una pista? Un aiuto di mio padre?

Inizio ad andare in giro per il cimitero cercando qualche indizio, qualunque cosa, ma devo trovare la mia migliore amica, la sorella che non ho mai avuto. Giro l'angolo e non posso crederci. Le mie mani corrono immediatamente a coprirmi la bocca per la paura, lo shock, il disgusto e non so che altro. Per terra, con il corpo dilaniato, ma la faccia ben riconoscibile c'è LEI, Chiara, in una posa scomposta.

Non riesco a trattenermi di più, scoppio a piangere lasciando che le mie gambe non mi reggano più, cadendo a terra, sui sassi che formano il sentiero del cimitero. Sposto lo sguardo dal suo corpo, non riuscendo più a guardare, le lacrime mi ricoprono la vista, ma sono sicura di quello che vedo, dove dovrebbero esserci delle lapidi ci sono altri cinque corpi nelle stesse condizioni di quello della mia migliore amica, mi avvicino un pochino per vedere chi sono, ma indietreggio immediatamente e le lacrime cominciano a scendere ancora più copiose, più veloci, più impetuose.

Ci sono loro, i miei amici: Steven, Hunter, Austin, Nadia e Jessica, ci sono tutti...

Aspetta! Non sono tutti! Jason non è qui! Potrebbe essere ancora vivo!

Inizio a correre per trovarlo. Non lo trovo, ho girato tutto il cimitero, mi fermo un secondo per riprendere fiato e mi ritrovo in una gabbia trasparente. Jason è di fronte a me.

-Jason! Come stai? Aiutami li hanno uccisi tutti!- grido io

-Alisia! Che è successo?- grida lui

-Sono morti tutti! I nostri amici sono morti!-

Trattiene un urlo di terrore.

-Ti tirerò fuori di lì, restiti- dice iniziando a cercare di rompere questa scatola.

Non faccio in tempo a provarci anch'io che vedo qualcuno arrivare alle spalle di lui.

-Jj attento! Dietro di te!-

Si gira in tempo e manca il montante che quello gli stava tirando.

Iniziano a lottare e io cerco di rompere questa gabbia e aiutarlo, in poco tempo, però, Jason si ritrova a terra sovrastato da quella figura.

-Guardalo pure per l'ultima volta cara, lui sta morendo per colpa tua. La tua nascita è la causa della sua morte, della morte dei tuoi amici e di quasi tutto il creato!- ride sguaiatamente con una risata malvagia che fa accapponare la pelle.

Grido più forte.

Jason volta lo sguardo verso di me.

-Ali, non preoccuparti, non è assolutamente colpa tua. Ma, in ogni caso, sono felice di morire per te- mi guarda con uno sguardo strano, carico di non so che cosa, ma che ho visto in uno degli ultimi momenti di Paolo.

Poi quella figura abbassa un coltello e infilza Jason

-NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!- urlo alzandomi a sedere.

Le lacrime occupano la mia visuale.

-Alisia che succede?- mi chiede una voce femminile conosciuta.

-Jess? Sei tu?- chiedo incredula.

-Sì, sono io- dice lei sconvolta.

È viva!

-Oh santo letto! Sei viva! Sei viva!- non mi importa se sveglierò qualcuno e le salto addosso.

-Ehmm... Sì, sono viva, siamo tutti vivi- dice ovvia e sbigottita, ricambiando la stretta.

Mi stacco dall'abbraccio, mi asciugo gli occhi e mi guardo intorno: sono tutti qui!

Tranne Chiara.

=================================================================Pov Jason

È stato divertente e un grande aiuto per il mio ego vedere Alisia intenta a mangiarmi con gli occhi gli addominali. Ha guardato me e solo me per un sacco di tempo.

~Ora non gongolare eh~

~E chi gongola?~

~Tu~

~Beccato ahah~

~Siamo contenti, eh~

~Molto, magari anche lei prova quello che provo io~

Mentre lo penso mi vado a lavare e mi metto il pigiama, fortuna che mio padre ha riportato con me anche la valigia che mi ero portato in viaggio. Quando arrivano i ragazzi, si lavano e si cambiano. Guardiamo quasi disgustati il letto, non perché sia brutto o perché fosse quello in cui dormiva la mortale, no, ma perché ci dobbiamo dormire in quattro! Va bene che è grande, ma non così grande! Vincendo il disgusto proviamo a sdraiarci e a dormire un po'. Niente. Non ci riesco. Mi alzo, andrò a dormire sul divano.

Esco dalla camera lasciando i ragazzi a dormire uno sopra l'altro e m'incammino verso la sala, ma devo obbligatoriamente passare davanti alla camera di Alisia: chissà se starà dormendo?

Mi fermo un secondo davanti a quella porta, mi piacerebbe guardarla mentre dorme, ma devo ricordarmi che non è sola e potrebbero prendermi per maniaco. Proprio quando sto per andarmene, sento delle grida provenienti dalla camera in cui stando dormendo le ragazze: Alisia!

Apro la porta e la vedo che scalcia, da pugni e grida come una pazza. Le ragazze la stanno guardando non sapendo cosa fare, ci raggiungono anche i ragazzi: siamo tutti shoccati.

Entra, tutta trafelata, anche la padrona di casa.

-Oh, no! Un altro incubo!-

L'incubo!

Oh no!

A un certo punto grida un no lunghissimo mettendosi seduta. Ancora ha gli occhi chiusi, é tutta sudata e piange ininterrottamente.

-Alisia che succede?- chiede Osbourne.

-Jess? Sei tu?- chiede Alisia aprendo gli occhi di scatto.

-Sì, sono io- dice lei sconvolta.

-Oh santo letto! Sei viva! Sei viva!- grida Ali abbracciando, meglio dire stritolando Jessica.

-Ehmm... Sì, sono viva, siamo tutti vivi- dice ovvia.

Alza lo sguardo e lo posa su tutti noi, mi pare che su di me l'abbia posato per un po' più di tempo, sarà vero?

Sua madre le corre incontro e l'abbraccia.

-Stai bene tesoro?-

-Sì mamma, era solo un incubo-

-Sicura piccola?-

-Sicurissima-

Esce e se ne torna in camera sua.

-Ragazzi sto bene, era solo un brutto sogno, davvero. Tornate pure a dormire-

I ragazzi escono dalle stanze, le ragazze, eccetto lei, si rimettono nel letto, esco e vado in salotto.

-Non riesci a dormire?-

Sobbalzo.

Mi volto e c'è Alisia dietro di me che sghignazza.

-Mi farai venire un infarto! Comunque no, non ci sto con i ragazzi-

-Lo sapevo, per questo vi ho preparato anche il divano!-

-Sei un genio! Ma ora non ho molto sonno- dico.

Lei si siede al mio fianco.

-Nemmeno io- dice sospirando.

-Stesso incubo dell'altra volta?-

-Simile, il succo è sempre lo stesso, voi che morite a causa mia e io dentro una gabbia-

-Tranquilla, non è niente, lo sai-

-Lo sapevo, fin quando non hanno rapito Chiara- sussurra convinta che io non l'abbia sentita.

Non so come consolarla, non sono bravissimo in queste cose, non so cosa dirle, cosa fare. Un secondo dopo mi ritrovo a tirarla a me e farmela cadere addosso per poterle dare un abbraccio che spero la consoli.

Lei non dice niente, inizialmente è tesa, molto tesa, poi si scioglie e mi abbraccia stringendo, forse, anche un po' troppo, ma la lascio fare, si deve sfogare. Io mi godo il suo calore, il suo piccolo corpo che abbraccia il mio e mi sento molto bene e molto fortunato. Si stacca ed è tutta rossa.

-Grazie- mi dice.

Stiamo ancora qualche minuto qui, senza dire niente, poi lei esordisce dicendo:

-Dai che è tardi! Vai a letto o domani non ti alzi più-

Poi si alza e si dirige in cucina, un secondo dopo sento dei rumori strani e la raggiungo, tanto non riuscirei a dormire sapendo che lei non dormirebbe.

-Che stai facendo?- chiedo.

Ora tocca a lei sobbalzare.

-Mi farai prendere un infarto!- ride.

Ha una bellissima risata.

-Touché- dico sorridendo anch'io.

-Preparo la colazione per la mattina, tu non dovevi andare a dormire?-

-Non ho sonno, posso aiutarti?-

-Se vuoi certamente!- mi risponde felice.

-Non sono molto bravo in cucina, ma, spero, che con la tua supervisione, riuscirò a non farti andare a fuoco la casa- dico a metà tra il serio e lo scherzoso.

Lei, come risposta, si mette a ridere e mi lancia un grembiule. E così iniziamo a preparare brioches e pancakes per tutti.

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