9.
Il resto del viaggio lo aveva passato nell'ampio bagno del suo aereo pensando se fosse stato giusto o meno scoparsi per l'ennesima volta il suo ex-marito e se questo l'avrebbe aiutata in qualche modo a superare il divorzio.
O ne fosse un effetto collaterale.
L'idea che fosse diventata l'amante dell'uomo che l'aveva tradita da un lato le creava una marea di brividi di eccitazione, dall'altra la faceva sentire una vera merda.
Ed erano poche le cose che la facevano sentire una merda.
<<Si prega di allacciare le cinture, l'aereo sta per atterrare.>>
Isolde a quel punto inspirò ed espirò lentamente guardandosi allo specchio per darsi un contegno e in silenzio se ne tornò al suo posto che adesso le sembrava pericolosamente vicino a quello di Chris.
Aveva seguito le indicazioni del pilota e non aveva degnato di uno sguardo l'uomo accanto a lei, rivolgendolo al finestrino e alla vista che c'era fuori di essa.
Tampa era sempre stata bellissima, era un po' la Los Angeles della Florida e dall'alto era ancora più bella con il mare limpido, i grattacieli luminosi, le palme e i colori vividi che si espandevano su tutto il territorio.
E ovviamente c'erano gli stadi, una marea di stadi. Tampa era la capitale del football con i suoi Tampa Bay Buccaneers e suo padre aveva acquistato la squadra da poco, da parte di Bryan Glazer, suo grande vecchio amico.
Voleva un'attività da svolgere in pensione ed effettivamente gestire una squadra in NFL era qualcosa di leggero per Tristan Howard.
L'hostess li raggiunse per accompagnarli all'uscita e così fecero salutando i dipendenti, la nuova assistente di volo volle anche farsi una foto con lei ed Isolde sorrise all'obbiettivo.
<<Credo tu conosca la politica del contratto, quando volo e con chi volo deve rimanere assolutamente privato.>>
<<Non dubiti signora Howard, sarò una cassaforte.>>
<<Va bene->>
<<Crystal.>> Si presentò lei.
<<Perfetto, buon ritorno a New York Crystal, salutami il pilota.>> Percorse la breve scalinata e raggiunse Chris poco più avanti che aveva nuovamente indossato gli occhiali da sole e camminava verso la strada che conosceva bene.
Erano diretti al parcheggio in quanto le valigie sarebbero arrivate massimo dopo un'ora direttamente a Villa Howard, precisamente stavano raggiungendo suo padre il quale era venuto personalmente a prenderla perché voleva passare un po' di tempo da solo con sua figlia.
Tristan infatti se ne stava seduto nella sua Audi mentre leggeva il giornale quotidiano per assicurarsi che Isolde non avesse combinato danni. Per carità, voleva molto bene a sua figlia ed era piacevolmente stupito che riuscisse davvero a gestire la compagnia, ma Isolde era pur sempre una donna e lui era convinto che una donna prima o poi avrebbe mandato tutto all'aria.
<<Ciao papà, noto che sei felice di vedermi.>> La donna se ne stava in piedi di fronte a lui che era stato costretto ad alzare lo sguardo e si era alzato, quasi raggiungendola in altezza.
Tristan era alto poco meno di un metro e sessanta ed era leggermente in sovrappeso, cosa che gli impediva di risultare autoritario davanti a sua figlia che con l'ausilio dei tacchi, passava addirittura il metro e settantacinque.
<<Smettila Isolde, sono sempre felice di vederti, lo sai.>>
<<Beh potresti essere riconoscente dato che sul lavoro sto andando bene.>>
<<Stai facendo metà del tuo dovere Isolde, non devo esserti riconoscente di nulla.>> E lei alzò gli occhi al cielo.
Non aveva mai ricevuto un complimento da parte di suo padre, l'intero mondo riconosceva che lei fosse un prodigio di presidente, il fottuto Forbes le aveva dedicato innumerevoli copertine ma Tristan Howard non poteva ancora superare l'idea di non avere figli maschi, il nome Howard si sarebbe fermato in quella esatta generazione.
Tristan come zio aveva solo due nipoti maschi, erano entrambi figli di sua sorella e dunque portavano un altro cognome, purtroppo.
E lui beh, aveva avuto solo figlie femmine che non si erano nemmeno imposte per far portare il loro cognome ai figli maschi.
<<Hey Tan, posso solo immaginare allora quanto tu sia contento di vedere me.>> Isolde dovette trattenere una risata alla vista di suo padre con gli occhi fuori dalle orbite mentre osservava quel buffone di Chris.
<<Che diavolo ci fai tu qui? Non mi libererò mai di te, cazzo.>>
<<Esatto paparino, passiamo un bel Natale in onore dei bei vecchi tempi, alla fine sono due anni che non ci vediamo.>> Continuava a mantenere la sua faccia da schiaffi intenzionato nel provocare il vecchio davanti a lui.
Chris credeva di non aver mai odiato nessuno quanto odiava Tristan Howard. Era il tipico riccone arrogante che credeva di non dovere nulla a nessuno e il settanta percento del suo tempo lo impiegava a screditare e mortificare sua figlia, ovvero quella che era stata sua moglie.
<<Stavo benissimo senza di te intorno. Tua madre e le tue sorelle lo sanno?>> Si era rivolto poi ad Isolde.
<<Lo hanno invitato loro, credi che io sia felice di averlo qui?>>
<<Dannate donne.>> Aveva borbottato mentre rientrava in macchina per mettersi alla guida silenziosa.
<<Accendiamo la musica?>> Tentò Chris dai sedili posteriori.
<<Sta zitto.>> Risposero in coro padre e figlia.
Le strade di Tampa erano piene di vita, stavano percorrendo il lungomare ed Isolde si sentiva stranamente bene mentre viaggiava nell'attesa che l'Inferno iniziasse. Abbassò il finestrino e si accese una sigaretta sotto lo sguardo disgustato di suo padre.
<<Quella merda è tossica.>> Aveva commentato.
<<Più o meno di te?>> Era la risposta che Isolde si era riservata di dare.
<<Doveva arrivare il momento in cui le cose non sarebbero più andate come volevi tu, sei semplicemente cresciuta, io sono rimasto sempre lo stesso. È la realtà in cui vivi che non ti piace.>>
<<Può darsi.>>
<<Vendi tutto e vai a vivere in convento, allora.>>
<<No Tan, Isolde sarebbe sprecata in un convento, fidati.>> Lo chiamava appositamente con quel nomignolo ridicolo, per il gusto di fare perdere a Tristan Howard la sua aurea di impassibilità. In realtà gli bastava mettersi di fianco a lui e guardarlo dall'alto per quello.
<<Non voglio sapere se mia figlia scopa bene Chris, grazie.>>
<<Oh Gesù papà.>>
<<Non ho ancora capito perché devo tenere questo coglione in casa mia. La ragazzina lo ha mollato? Quanti anni aveva questa volta? Tredici?>>
<<Papà, smettila ho detto. Finitela, tutti e due.>> La donna intrecciò le dita della mano destra con i suoi capelli e si poggiò su di essa, spense la Winston nel posacenere e ricominciò a guardare Tampa fuori dal finestrino.
Quando arrivarono, un lungo sbuffo uscì dalle labbra di tutti e tre i passeggeri.
Chris adesso sapeva sarebbe stato un inferno, suo suocero avrebbe approfittato di ogni occasione per uscire la storia di quelle accuse sessuali.
Per Tristan beh, a lui bastava che quel coglione si aggirasse per casa sua per rovinarsi la vacanza, benediceva fosse così grande che probabilmente avrebbe potuto evitarlo per i prossimi dieci giorni.
E Isolde si era resa conto di aver fatto una cazzata sotto tutti gli aspetti. Aveva fatto bene a prendersi due settimane di ferie perché sapeva le sarebbero serviti altri giorni per riprendersi da quello che sarebbe a breve successo.
Mike, il maggiordomo di Villa Howard, si precipitò ad aprire i grossi cancelli color argento sul quale il cognome era scritto a caratteri cubitali.
Era giunta l'ora di attraversare tutto il giardino che antistava la magnifica casa e Isolde si sentiva già stanca.
Era davvero immenso e ci vollero quindici minuti per passare la serra dei fiori di sua madre, la grande piscina, l'idromassaggio, la serra, la casa per i cani –sì avevano una casa solo per i cani- e l'esteso verde che ricopriva tutto esso.
Avevano percorso il vialetto in marmo e finalmente avevano suonato il campanello dell'edificio principale.
Villa Howard aveva sedici camere da letto, ventuno bagni di cui molti erano privati per le rispettive camere, tre sale da pranzo, due cucine, una sala cinema, stanze per sport di ogni tipo, svariate cabine armadio, stanze per le casseforti, studi e Dio, Isolde non ricordava neanche più quante cose ci fossero in casa sua, sicuramente ne stava dimenticando qualcuna.
In più, poco distante dall'edificio principale, nel giardino che stava dietro di esso, c'era una piccola casa anche per tutti i dipendenti della famiglia: maggiordomi, cameriere, cuochi e giardinieri.
<<Isolde! Amore di mamma!>> Margaret Howard, biondissima e altissima si avvicinò a sua figlia per abbracciarla e baciarla con quelle sue labbrone rifatte. In realtà la signora Howard era quasi tutta rifatta e continuava a rincorrere l'idea per il quale non sarebbe mai invecchiata.
Margaret, nei suoi anni d'oro, era stata una modella di punta per Playboy e quello stesso anno aveva compiuto i suoi sessant'anni tondi tondi. Aveva certamente festeggiato ma Kate le aveva detto che si era anche rinchiusa una settimana a piangere perché il peso degli anni iniziava a gravarle sulle spalle.
Nonostante ciò, Margaret era sempre molto bella, da togliere il fiato, e inoltre era stata davvero una brava mamma, una di quelle che nonostante tutto il resto della sua vita, aveva sempre piacere di rivedere.
Anche lei era sempre molti ansiosa di rivedere la sua figlia maggiore e rimproverava costantemente suo marito poiché non aveva mai una buona parola da spendere per lei che a suo parere, meritava molto di più di qualche parola.
<<Ciao mamma!>> Isolde aveva ricambiato la stretta ed aveva risposto cullandosi del dolce abbraccio della sua mamma.
<<Ciao Chris!>> Aveva poi sorriso anche al suo genero e alla fine aveva abbracciato anche lui.
Margaret era così, ti voleva bene a prescindere e vedeva sempre del buono nelle persone, a volte non riusciva a credere che avesse sposato un uomo come suo padre.
<<Ciao Margaret, sono felice di vederti.>> L'aveva addirittura sollevata per la vita Chris che aveva sempre avuto un buon rapporto con sua suocera.
<<Com'è andato il viaggio? Tutto bene? Come vanno le cose a New York? Hai sentito già le tue sorelle?>> Da madre apprensiva quale era, aveva già iniziato a bombardare di domande la sua povera figlia che provava a rispondere ad ognuna di loro.
<<Non dovrebbero essere già qui le altre?>>
<<Sì e Lavinia ha una sorpresa per te.>>
<<Chissà cosa sarà.>> Lanciò uno sguardo a Chris che rideva sotto i baffi, Margaret ingenuamente gli sorrise.
<<Vedrete! Sareste felicissimi!>> Tristan aveva alzato gli occhi al cielo, i ragazzi erano ironici ma figurarsi se Margaret avrebbe capito.
Le voleva un bene dell'anima, dopo tutti quegli anni l'amava ancora come la prima volta che l'aveva vista, riconosceva però che Margaret fosse il vero e proprio stereotipo di donne ricche e viziate e a tratti anche un po' stupide cui le uniche preoccupazioni erano abiti, estetiste e parrucchiere.
E gli faceva male ammettere che anche due delle quattro figli erano così, Kate e Lavinia, quando lui aveva cercato di renderle il più maschili possibili, misogino com'era.
<<Venite nel salone, credo siano tutti lì anche se i bambini staranno già nella stanza dei giochi.>>
<<Ci sono già tutti i bambini?>> Chiese Isolde.
<<Sì, tutti.>> E i due ex coniugi sbuffarono all'idea di avere a che fare con loro.
Erano gli unici a non avere figli dunque tutti i cuginetti facevano a gara per prendere il posto di essi e diventare il loro nipote preferito, in più tutti sapevano che zia Isolde fosse quella più ricca e gli avrebbe fatto il regalo migliore se fossero stati bravi con loro.
Era per quello che Isolde sceglieva un solo regalo, sia per i maschi che per le femmine e lo regalava a tutti gli otto nipoti che ogni volta restavano delusi dai giochi educativi.
Ovviamente erano le loro madri e i loro padri a spingerli verso di lei poiché nonostante le sorelle fossero molto unite e si volessero tutte molto bene, la crescita e la consapevolezza che Isolde fosse migliore di loro, aveva fatto in modo che ognuno di loro volesse essere la più vicina alla donna, a volte anche screditando le altre.
Isolde aveva risolto questo allontanandosi un po' da tutte, sposando un uomo che se ne fregava dei suoi soldi e soprattutto non avendo figli.
La piccola Michelle, figlia di Adele, con quale dentino caduto, l'aveva incontrata in un corridoio e si era già attaccata al pantalone con quel sorriso da bimba indemoniata.
<<Ciao zia Holde.>> La chiamavano così tutti i suoi nipoti.
Confermava, quella vacanza sarebbe stata un incubo.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro