6.
What you know about rollin' down in the deep?
I feel like an astronaut in the ocean
14 Dicembre 2020
Non riusciva a negarlo, la notte che aveva passato era stata orribile, le ricordava una delle prime dopo il divorzio, quando per la prima volta si era ritrovata in quel letto da sola.
Era felice di come fossero andate le cose con Chris, lei non aveva dovuto chiedergli nulla ma aveva ottenuto esattamente ciò che voleva.
Solo che dall'altra parte del telefono lui sembrava quasi felice.
Ma certo che lo era, dall'altra parte dell'America viveva nella bella e calda Los Angeles, viveva lì dove c'erano anche i suoi genitori, i suoi amici, la sua compagna e ultimo ma assolutamente non per importanza, c'era un figlio.
Chris aveva un figlio, aveva una famiglia, era riuscito a costruire qualcosa.
Di certo lo scandalo con quella ragazzina aveva affossato e non di poco la sua reputazione e la sua notorietà, ma Isolde non lo aveva mai giudicato né si era sentita intaccata minimamente dalla questione anche se la gente continuava a chiederle di quella storia e di cosa ne pensasse.
Cosa poteva pensare? Era una donna che era stata tradita, che fosse con la fottuta Kristin Taylor o una diciassettenne, non le faceva differenza.
Poco etico? Poco morale? Isolde faceva un lavoro che le faceva passare in secondo piano queste cose ed era entrato a far parte abbastanza del suo modo di vivere in tutta la sua complessità.
<<Hai una faccia orribile, Isolde.>> Thomas Jewith se ne stava alla postazione di Geneva con i piedi sulla scrivania.
<<Dov'è quella stronza? È in ritardo?>>
<<No, sta fotocopiando delle cazzate, comunque placati demonio.>>
<<Thomas, sei l'ultima persona che devo avere tra i piedi oggi, sappilo.>>
<<Perché?>> Domandò sinceramente incuriosito dal perché la sua amica fosse ridotta così male.
<<Perché passerò il Natale dai miei.>>
<<Beh non mi sembra la fine del->>
<<Con Chris.>>
<<Okay allora sì, mi muovo. Domani entro in paternità e il mio sostituto è già al sesto piano, gli sto spiegando un po' di cose.>>
<<Non spettava a me assumerlo?>>
<<Ti ho alleggerito il lavoro.>>
<<Se è un idiota ti licenzio, sai che lo faccio Tom.>>
<<Buona giornata miss gentilezza, me ne ritorno ai piani alti.>> Si voltò verso l'ascensore con le mani nelle tasche.
<<Sono i piani bassi.>>
<<No, sei tu che vivi al piano basso dell'Inferno, dove vive Lucifero.>> Isolde alzò gli occhi al cielo scocciata dal suo amico mentre si dirigeva nuovamente nel suo ufficio.
<<Buongiorno signora Howard.>> Geneva, piccola e sorridente, aveva un cumulo di fogli tra le mani e stava tornando alla sua scrivania.
<<Devi essere qui quando arrivo.>>
<<Sono costernata.>>
Geneva non aveva ribattuto, non aveva detto che era stato il suo capo ad ordinarle di fare quel lavoro venti minuti prima per messaggio, non aveva mica uscito fuori la storia della chiamata alle quattro di notte per prenotare l'aereo per Tampa.
Aveva solo sorriso e si era scusata, non era quello il giorno per chiedere ad Isolde Howard se avesse un tatuaggio sul pube.
Intanto la donna era entrata nel suo ufficio, aveva bevuto il suo caffè e le era passata tutta la voglia di lavorare, non sarebbe tornata dopo la pausa pranzo, questo era sicuro, ma fino ad allora doveva trovare una scusa per non incollare i suoi occhi allo schermo del computer.
<<GENEVA!>> Gridò per non prendere il telefono e la ragazza, intimorita dall'urlo, corse più veloce della luce.
<<Signora Howard! Sta bene? Devo chiamare qualcuno?>> Esordì subito.
Ma il suo capo era in ottima forma, aveva ancora le décolleté cipria, i pantaloni bianchi di Dior e una camicetta cipria mentre la giacca era riversa su una montagna di fascicoli in un angolo a destra.
<<Noi due oggi sistemiamo il mio ufficio.>>
A Geneva venne un coccolone, avrebbe preferito correre la fottuta maratona di New York che sistemare tutto quel casino, le venne in mente che l'arredamento dell'ufficio non era tale perché la donna era minimalista ma semplicemente aveva dovuto togliere i mobili per mettere le cartacce.
<<Per capire cosa buttare dovremmo leggere tutto, sarà un lavoro di settimane.>> Provò ad evitarlo.
<<No, sistemeremo prima di pranzo.>>
<<Prima di pranzo?>>
<<Sì Geneva, Dio svegliati, sono le otto e mezza ormai, siamo nel pieno della giornata e tu non hai di meglio da fare che quello che io ti dico di fare quindi forza, al lavoro.>>
<<Ma alcune pratiche dovrebbero essere riviste entro oggi, non voglio dirle cosa dovrebbe fare secondo me->>
<<Ecco brava, non lo fare e inizia a leggere quella pila di fogli, lì ci sono i raccoglitori per l'archivio e vanno archiviate tutte le cose dal 2015 a prima, il resto lo ordini sempre per anno, nome e tipo di contratto e comprerò qualcosa per tenerli qui.>>
<<Beh, sono già qui.>>
<<Sì ma non a terra. Ti senti spiritosa oggi, Geneva? Conosco qualche modo per farti passare questa voglia di ridere.>> Geneva ridacchio un po' ma si mise a lavoro.
C'erano così tante cartacce e di conseguenza così tante pratiche aperte che davvero la ragazza non riusciva a capacitarsi della forza di cui Isolde Howard era in possesso.
Tutto quello in cui la donna riponeva attenzione spaziava dagli investimenti immobiliari, petroliferi, contratti di vendita e fornitura per ospedali e privati, ricerca scientifica e aerospaziale.
<<Cosa c'entra la ricerca aerospaziale con la Biomedical Company?>>
<<Prima di tutto perché bisogna sempre differenziare gli investimenti e poi perché è un passione. Avrei voluto fare l'astronauta da piccola. Ah e ricorda che tutto quello che passa tra le tue mani, passa per la prima volta tra mani esterne alle mie, non essere un cattivo investimento.>>
<<Capisco che tutte queste cose siano private signora Howard, non avrebbe dovuto nemmeno specificarlo.>>
Isolde annuì e la fissò a lungo per cercare in lei qualche tratto di insicurezza, Geneva era conscia di quello che aveva detto e mai avrebbe tradito il suo capo, dunque non tentennò, rassicurando la donna.
<<Alla fine Chris verrà con me a Natale.>> Esordì Isolde continuando a leggere svogliata un'ennesima pratica.
<<Me lo dice perché vuole che prenoti un altro posto in aereo?>>
<<No, se la vedrà lui come venire a Tampa, te lo dico perché mi va.>> Geneva non capì se stava in qualche modo entrando in confidenza con Isolde e si prese del tempo prima di tentare il tutto per tutto.
<<Signora Howard, posso chiederle una cosa?>>
<<Dimmi.>>
<<Lo sa, sono una sua ammiratrice da tempo, ho seguito la storia con suo marito e davvero non riesco a spiegarmi perché vi siete lasciati, ho sempre creduto fosse per la storia della pedopornografia.>>
<<Pedopornografia Cristo, aveva diciassette anni, non dodici. E comunque no, è venuto dopo, credo nel suo periodo di crisi per il divorzio.>>
<<Era una minore, non dovrebbe difenderlo.>>
<<La gente continua a difendere me solo perché fatturo miliardi e faccio beneficienza, sono molto più cattiva di lui Geneva, fidati.>>
<<Quindi cos'è successo?>> Provò ancora la ragazza.
<<Mi ha tradita, con la tipa da cui adesso ha un figlio quindi immagino si fosse innamorato o cazzate del genere.>>
<<Non ne ha mai parlato con lui?>>
<<No Geneva, non mi è mai importato la modalità, mi importava solo che fosse successo.>>
<<Dev'essere stato dolorosissimo quando lo ha scoperto.>>
<<Non l'ho scoperto, me lo disse lui. Gli piaceva quest'altra ragazza e voleva il divorzio.>> Fece spallucce.
<<Ma in tribunale risulta che lo ha chiesto lei.>>
<<Certo, per avere agevolazioni nel processo.>>
<<Pensa al processo anche nel suo matrimonio?>> Isolde sorrise quasi come una mamma, trovava Geneva così ingenua.
<<È sempre una questione di processo, è sempre una questione di chi vince e chi perde. E a me non piace perdere, neanche con l'unico uomo che ho sposato e che ho amato.>>
<<Vorrei essere forte come lei.>>
<<Non è un bene, è questo caratterino che ha mandato all'aria la mia vita privata. Se vuoi essere una donna di successo devi rinunciare all'ottanta percento della tua felicità, è un vero e proprio patto con il Diavolo Geneva, pensaci bene prima di farlo tu che hai scelta.>>
Persino quando parlava di questioni personali Isolde Howard manteneva la sua spavalderia e Geneva per un attimo credeva di essere omosessuale perché il potere e il fascino della signora Howard le facevano venir voglia di scoparsela, in realtà erano così smisurati da attrarre chiunque, persino la pianta grassa nell'angolino.
E Chris D'Elia l'aveva tradita.
Dio che idiota.
Isolde invece nel frattempo si era soffermata a sfogliare nel suo cervello i ricordi di quando tutto iniziò a sgretolarsi, di quando si trasferì a New York e lui la seguì, di quando iniziò a tornare tardi la sera e lo trovava già a dormire, di quando smise di accompagnarlo nelle serate, di quando non lo riceveva in ufficio e lo faceva dileguare dalle sue assistenti.
Per Chris il loro matrimonio non era stato affatto facile, quella vita frenetica le aveva strappato via la donna di cui si era innamorato, quella che credeva fosse la donna della sua vita, quella con cui avrebbe voluto costruire una famiglia e nulla era riuscito a riportargliela indietro.
Era stato a tutti gli effetti ingannato, credeva di avere una determinata donna al suo fianco che nel giro di pochi anni si era trasformata in tutt'altro. Era stato deluso.
Chris era senz'altro la parte danneggiata nel loro processo ma Isolde Howard aveva cinque avvocati ed un'astuzia sopra le righe, cosa che non poteva essere contrastata dall'ingenuità e l'affetto di Chris e i suoi due avvocati.
Per un attimo le venne in mente che prenotargli il posto in aereo sarebbe stato un gesto opportuno e quasi carino ma poi si riprese, suo nonno Duke le aveva ripetuto per trentaquattro anni che non bisognava mai e poi mai abbassare la guardia, che l'uomo era un animale carnivoro e predatore ed aspettava solo il giusto momento per attaccare e sbranare la preda.
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