4.
Fuck George Mansfield
10 Dicembre 2020
<<Quindi non tornerai qui nemmeno per Natale?>>
<<Ti ho chiamato apposta, che cazzo ho perso a fare tempo a spiegartelo allora?>>
<<Il tempo perso sono un minuto e dodici secondi Isolde, calmati.>>
La donna allontanò il telefono dall'orecchio e guardò lo schermo dove una scritta bianca recitava Kate Howard e poco più sotto un minuto e quindici secondi.
<<Ogni minuto è prezioso Kate, dovresti saperlo.>>
<<Non lo saprò mai quanto te che non fai altro che lavorare. Isolde, credo sia passato un anno da quando non torni a Tampa, mamma e papà vorrebbero vederti qui.>>
<<Potreste venire tutti nello chalet, ho spazio anche per le vostre famiglie.>>
<<Cristo ma come puoi essere così stupida? Sei geniale nel tuo lavoro Isolde ma cura i tuoi cazzo di modi di fare nei rapporti interpersonali.>>
<<Non capisco dove vuoi arrivare.>>
<<Non devi andare in quel cazzo di chalet perché vuoi fare la guerra al tuo ex-marito, ti vogliamo qui da noi perché devi smetterla di pensare a lui, basta Isolde, avete divorziato.>>
<<Non vado lì per fare un dispetto a Chris.>>
<<Eccome se lo fai, non dirmi cazzate.>>
<<Kate, tutto questo non ti riguarda ed è inopportuno. Non ci sentiamo da mesi e credevo volessi farti una chiacchierata con me e invece se qui a giudicare le mie scelte.>>
<<Il fatto che io non ti senta mai e finalmente ti sei degnata di rispondere ad una mia chiamata non significa che devo accomodare tutte le tue stronzate. Soprattutto se mi rispondi per dirmi che non tornerai a Natale.>>
<<Non è una stronzata per me.>>
<<Isolde so quanto tu sia stata innamorata di lui ma devi andare avanti, la tua vita non può girare intorno al rancore e alla vendetta. Non hai solo lui->>
<<E infatti ho anche un bellissimo chalet e un fantastico lavoro.>>
<<Uno chalet che è intestato ad entrambi e questo non mi sembra un buon modo per non avere rapporti con lui. Comunque non è questo il punto, siamo la tua famiglia Isolde, ci vediamo tutti insieme solo a Natale, non puoi evitarlo, non è giusto.>>
<<Quando io verrò lì sarete tutte prese da mariti, fidanzati, figli, figlie->>
<<E tu no invece, qual è il problema?>>
<<Kate, venire lì da sola in mezzo ad una famiglia mi fa sentire più sola che starmene in uno chalet di cinquecento metri quadri vuoto.>>
<<I nostri figli sono i tuoi nipoti e tu sei la zia preferita di tutti, gli manchi. E Dio, mamma freme dall'eccitazione per il fatto che finalmente tornerai a casa, sarà distrutta quando le dirò che non verrai e sinceramente non vorrei nemmeno la responsabilità del suo crepacuore se dovessi dirglielo.>>
Un poliziotto alzò la paletta ed Isolde imprecò sottovoce accostando la sua macchina.
<<Che succede?>> Chiese subito sua sorella, apprensiva.
<<Niente di che, polizia, la risolvo subito.>> Non chiuse la chiamata e appoggiò il telefono sul petto mentre abbassava il finestrino e guardava l'agente.
<<Ah ma lei è la signora Isolde D'Elia.>> Esordì l'agente.
<<Howard, Isolde Howard di nuovo.>>
<<Comunque immaginerà che sto andando al grattacielo, tra qualche minuto sono lì e andavo a velocità moderata.>> Continuò la donna.
<<Non si può stare al telefono mentre si guida, dovrò farle una multa.>>
<<E mi faccia questa dannata multa.>>
<<Ma certo, per lei sono spiccioli, voi ricchi spacconi non imparate mai.>> Isolde ruotò gli occhi al cielo per la frustrazione del poliziotto ma decise di non rispondere perché voleva muoversi, quella mattina era in ritardo.
<<Okay, ci sono di nuovo.>> Disse a sua sorella.
Il poliziotto era senza parole mentre Isolde, ancora al telefono e al volante, firmava la multa e gli augurava una buona giornata mentre andava via. Isolde era una di quelle che ne faceva subito una questione d'orgoglio e di certo non aveva imparato nulla dai commenti acidi dell'agente.
<<Cosa ti ha detto?>>
<<Mi ha fatto la multa, sono al telefono.>>
<<ISOLDE!>>
<<Sono ancora la maggiore qui, non gridare.>>
<<Comunque ci ho pensato, magari potresti portare anche Chris.>>
<<Kate? Che cazzo di effetto ti fanno i sonniferi?>>
<<Sono seria, alla fine lui ha visto nascere e crescere i nostri figli come te, anche lui è lo zio preferito, questo scinde dal vostro rapporto. Pensaci Isolde, davvero, dimmi che lo farai.>>
<<Sono arrivata alla Tower, ciao Kate.>>
E riattaccò mentre le mancava ancora un quarto d'ora di strada. Ovviamente non voleva più sentire la voce stridula di sua sorella.
L'edificio in cui lavorava era stato progettato appositamente da suo nonno nel lontano 1940 e all'epoca era uno dei grattacieli più alti di New York.
Alcuni nel tempo lo avevano superato ma la Savior Medical Tower era ancora maestosa e imponente.
Il nome della compagnia era talmente scontato e freddo che spesso la gente non correlava che quell'edificio fosse degli Howard, che invece avevano sempre avuto una certa fantasia con i nomi.
La verità era che quando la compagnia fu fondata, c'era un altro socio, un amico del college di suo nonno che si era autoeliminato nel corso del progetto, precisamente quando stavano per andare in bancarotta e la banca iniziò a pignorare le proprietà personali che avevano utilizzato come garanti.
Quando la compagnia si riprese, George Mansfield cercò di rientrare a far parte della grande macchina che era diventata l'International Biomedical Company ma per il vecchio Duke Howard non c'era nulla da fare, l'orgoglio era da sempre stato un forte richiamo per la sua famiglia.
Ancora oggi gli eredi Mansfield si mangiavano le mani e possedevano una piccola catena di farmacie in Minnesota.
Uno dei nipoti di George Mansfield in realtà lavorava per Isolde, durante un colloquio gli era parso brillante e dunque non si curò del suo cognome mentre lo assumeva.
Non aveva mai smesso di darle soddisfazioni ed era stato un grande schiaffo morale nei confronti di suo padre con cui la cosa era diventata una faida.
In realtà Tristan e Isolde Howard litigavano un po' per tutto, un classico per due personalità forti come le loro.
<<Buongiorno signora Howard.>> Geneva sorrideva alla sua postazione ma Isolde si limitò a squadrarla da dietro gli occhiali da sole un po' disgustata nei confronti di quella t-shirt scolorita con cui si era presentata.
Non che le interessasse, l'unica cosa che le importava era che la ragazza facesse il suo lavoro come Cristo comanda, però l'immagine era da sempre una cosa a cui aveva dato peso.
Geneva lavorava lì da quasi due settimane ormai e non aveva ancora avuto nessun crollo nervoso, era decisamente un record, uno di quelli per cui Isolde sperava l'avrebbe sopportata a lungo dato che come assistente le piaceva per davvero.
Eseguiva gli ordini senza ribattere, senza chiedere spiegazioni, parlava lo stretto indispensabile ed era sempre composta ed educata.
Sorseggiava il suo caffè e sbuffava nel suo ufficio mente leggeva un contratto di fornitura sul suo Mac e il telefono squillò segnando la linea 18.
<<Signora Howard, dovrei portarle delle pratiche in ufficio.>>
<<Vieni.>> Aveva risposto semplicemente.
Adorava che Geneva l'avvisasse prima di ogni spostamento, non perché nascondesse qualcosa in ufficio ma le dava comunque terribilmente fastidio che la gente bussasse direttamente alla sua porta.
Quando arrivi dietro la porta non ti posso più cacciare- pensava- e allora mi avrai già infastidito se avessi voluto farlo.
Geneva entrò in religioso silenzio consapevole della montagna di lavoro che sommergeva il suo capo e non volendo distrarla si stava già incamminando per l'uscita.
<<Geneva, che fai a Natale quest'anno?>> La fermò la voce austera di Isolde.
Per un po' si chiese se fosse una trappola, la Howard non le chiedeva mai nulla di personale, a stento la salutava. Poi però decise di rispondere sinceramente dato che una nota di impazienza iniziava a palesarsi sul volto del suo capo.
<<Andrò a stare un po' dalla mia famiglia.>>
<<Sono di New York?>>
<<No signora, sono originaria dell'Arizona, da Chandler.>>
<<Ti farai sette ore di volo per andare a Chandler? Sei pazza?>> Geneva ridacchiò.
<<Mi faccio sette ore di volo per andare dalla mia famiglia, non mi interessa che sia a Chandler o a Timbuktu.>>
<<Mia sorella pretende che vada lì in mezzo ai marmocchi.>>
<<A Tampa?>> Isolde annuì e si accese una sigaretta offrendone una anche alla ragazza che accettò senza troppe storie.
<<Si può fumare al diciottesimo piano, non preoccuparti.>>
<<Non lo sapevo, di solito esco dall'edificio.>>
<<Diciotto piani per una sigaretta, roba da matti. Si fottessero le multe, nessuno farà dei controlli, ci siamo solo noi due, fuma qui la prossima volta.>> Commentò nauseata Isolde che camminava solo se strettamente necessario.
<<Comunque insomma sì vogliono che io torni lì solo perché le bestioline vogliono vedermi.>>
<<Le sue sorelle sono tutte sposate?>>
<<Kate e Lavinia sì, Adele è solo fidanzata. Però hanno tutte dei figli e i figli di Kate soprattutto sono degli scassapalle.>>
<<E se non tornerà lì dove ha intenzione di andare se posso chiedere?>>
<<Ho intenzione di fregare al mio ex marito il nostro chalet così da rovinargli la vacanza.>>
<<Ma così rovinerà anche la sua.>>
<<Ho la faccia di una a cui importano le vacanze?>> Le chiese la donna con un sopracciglio alzato. Cristo no, aveva la faccia di una che non sapeva nemmeno cosa fossero le vacanze.
<<Ha la faccia di una a cui importa il suo ex-marito.>> Isolde la guardò a lungo con uno sguardo indecifrabile e a Geneva iniziarono a sudare le mani. Come poteva essere stata così stupida da commentare la vita privata del suo capo? Avrebbe voluto dare testate sul muro se non si fosse ridicolizzata ulteriormente con quel gesto.
Anche ad Isolde passarono tante cose per la testa, anche tanti insulti, ma si trattenne.
<<Tu porteresti il tuo ex marito ad una riunione di famiglia natalizia solo perché i tuoi nipoti vogliono vederlo?>>
<<Perché no, se si sta parlando di lei signora Howard io non voglio immischiarmi negli affari tra lei e il suo ex marito ma siete stati molto tempo insieme, credo sia entrato nel suo ambiente in tutti quegli anni e si sia affezionato anche lui alla sua famiglia. Davvero, non ci vedo nulla di male.>>
<<Grazie delle pratiche Geneva.>> E si chiuse di nuovo nel suo lavoro.
La ragazza stette in piedi per un po', destabilizzata dal comportamento di Isolde ma poi, nello stesso silenzio con cui era entrata nell'ufficio, ne uscì.
NOTA AUTRICE
Come potete vedere cerco di aggiornare il più velocemente possibile e se la storia vi sta piacendo spargete la voce.
Scrivo perchè mi piace ma è sempre bello avere un qualche tipo di riconoscimento <3.
Evaporo, ciao ahahahah.
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