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Capitolo 7 - Ora di andare

Era ancora buio pesto quando la mamma Loretta chiamó sua figlia e Sara, dicendole che era l'ora di partire. Il portale si era già aperto. Così almeno sosteneva Salemme.
Sul tavolo Sara ci trovó la colazione e un fagotto pieno di provviste, cibo e acqua, preparate da Loretta, che le servivano per il viaggio.
Colazione terminata. Sara ancora tutta assonnata stentava a tenere gli occhi aperti. Era il momento di andare. Il suo soggiorno nella casa di Saretta era stato memorabile, ma ora doveva farsi valere e affrontare sè stessa e i suoi difetti, quelli che le impedivano di dare il meglio ed essere la vera sè stessa.

In piazza c'era una grande porta che Sara non aveva mai visto prima, forse era quella che l'avrebbe condotta alla sua avventura. Era in legno scuro, il battente robusto e un'aria misteriosa.
"Buongiorno Sara" si avvicinò con un sorriso Salemme quando furono in piazza "Sai, credo che i Doni si siano così affezionati a te, che hanno deciso di salutarti un'ultima volta per augurarti buona fortuna."
Infatti iniziarono ad aprirsi porticine e finestrelle e iniziarono a uscire intere famiglie di Doni. "Buon viaggio Sara" esclamavano, "Torna presto", "Abbi cura di te", "Buona fortuna", "Ti sosterremo, sei speciale", "Fatti valere"...
Sara si commosse, era come se la fiducia in lei, inesistente dalla sua tenera età, le si stesse riversando in quel momento... sbalorditivo come ci si potesse sentire, accerchiata da persone che davvero credevano in te. Tutto sarebbe stato diverso se i suoi le avessero dato un pó più di autostima, ma forse in quel caso non avrebbe conosciuto i Doni e sarebbe stato molto peggio!

Sara abbracciò un'ultima volta Saretta che le diede un altro bacio, questa volta aveva il sapore triste di un addio. Addio? Ma come, si sarebbero sicuramente riviste, com'era ridicola a volte Saretta! E questo che pensò Sara. Così i suoi muscoli ripresero a stirararsi,  inizió ad allungarsi: statura, gambe, braccia, mani, piedi... insomma dopo pochi secondi ridivenne la Sara umana di sempre.
Prese di nuovo Saretta nelle sue mani e le disse dolcemente: "Vedrai, ritornerò trionfante con quella Perla Nera, ci rivedremo e consolideremo ancora di più la nostra amicizia, te lo prometto! Durante la missione sarai sempre nei miei pensieri, così la gioia dell'attesa trasformerà l'incontro in qualcosa di meraviglioso! Tornerò, puoi starne certa, ci rivedremo!" Le asciugó dolcemente le lacrimucce che stava versando e le diede lei un bacio, così troppo grande che Saretta stava quasi per perdere l'equilibrio.
"Promettimi solo che avrai cura di te e qualunque cosa succeda ti ricorderai di me e del bene che ti voglio!"
Sara annuí, le scappò anche a lei una lacrimuccia, accarezzò un'ultima volta Saretta e la posò a terra. Salutò  tutti gli altri con la mano, ora forse era pronta per il viaggio: fagotto in spalle e tanta voglia di cambiare.

"Salemme sono pronta!"
"Perfetto, ora varcherai la soglia di quel portone e ti condurrà dritta al punto di partenza della tua missione. Abbi cura di te, buona fortuna e buon viaggio! Crediamo in te!" disse con un sorriso Salemme.
"Salemme..." inizió a parlare Sara. Le sarebbe piaciuto conoscere il suo Idedono non l'aveva forse riconosciuto in mezzo agli altri? Ma forse era una cosa superficiale in quel momento, troppo tardi, le conoscenze aveva già avuto modo di farle.
"Si Sara!?" le chiese Salemme con quel sorriso a 360°.
"No, niente... ora vado."
Gli occhi le luccicavano, le riusciva difficile abbandonare quel mondo che l'aveva fatta sentire diversa, come se ci fosse davvero qualcosa in lei. Si voltó per l'ultima volta. Saretta piangeva ancora, Salemme le si avvicinò  e le sussurrò all'orecchio qualcosa che Sara capí appena, ma parlava di una cosa non detta. Sapeva tutto Sara, o no? Probabile era qualche dettaglio in più del viaggio, ma a Sara bastava così è non ci fece caso. Tutti gli altri Doni la guardavano sorridendo.
Sara fece un sospiro. Bussò con il battente alla porta. Si aprí. La ragazza chiuse gli occhi pronta ad abbandonare quel magico mondo e incontrarne un altro ancora più magico, irreale e misterioso. Varcó la soglia e qualcosa di strano la circondó. Una Presenza. La trattenne e la tirò a sé, mentre il corpo esile di Sara si lasciava andare.

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